MINIERA DI SANTA DOMENICA

La miniera Santa Domenica si trovava, e si trova, nel territorio del Comune di Melissa, situata a metà strada tra i Comuni di Strongoli e San Nicola dell'Alto.

Il terreno su cui si trovava la miniera in questione, nel 1864 fu prima quotizzata e poi assegnata a diversi assegnatari. Le particelle 17 - 18 e 28 della contrada Santa Domenica furono assegnate ad un certo Deni Giuseppe, il quale fu il primo che incominciò dei lavori denominando il luogo "SANTA DOMENICA DENI". La quota 16 ed la zona della contrada Sirtini furono assegnate a Labate, Ranieri & C. che denominarono le ricerche con il nome di "MINIERA SANTA DOMENICA LABATE". Infine la quota A della stessa contrada Sirtini fu assegnata al gruppo Morelli, Basile e Pingitore che denominarono la loro ricerca con il nome di "MINIERA SANTA DOMENICA MORELLI". Ci fu un'altra sezione del medesimo territorio nelle vicinanze della Fiumara Seccata che fu assegnata ad una concessione di Promiscui.

I veri lavori di ricerca furono iniziati nel 1878 dalla Ditta Deni Giuseppe e poi quasi in contemporanea anche dagli altri concessionari.

Siccome difficilmente tanti galli possono coesistere in solo pollaio, anche i diversi concessionari ben presto vennero a rintuzzarsi tra di loro sconfinando reciprocamente nelle varie ricerche. Le continue liti non portarono altro che  controversie giudiziarie fino al punto da coinvolgere anche il Comune di Melissa. La Ditta Morelli, Basile e Pingitore per porre fine alle continue liti, nel 1884 fecero la proposta di creare un'unica Società. La proposta fu accolta favorevolmente e con atto notarile del Notaio Nocilla di Cosenza, si creò la Società " Deni, Rossetti, Morelli & C." con un capitale di 1.080 azioni, di cui 360 azioni per la ditta Morelli,Basile e Pingitore, 360 per il Gruppo Deni,Tommasi & C: e 360 per il Gruppo Rossetti, Labate e Ranieri. La Società fece un contratto di fitto con il Comune di Melissa pagando una parcella di £. 2.500 annue. Detto contratto fu rinnovato di volta in volta fino al 1932.

La suddetta Ditta per poter iniziare i lavori, concesse a cottimo lo sfruttamento del sottosuolo alla Ditta Labate Emanuele e Giovanni i quali a loro volta nel 1916 la concessero in subcottimo alla Ditta Tucci, Salerno & C.

La ditta Conti Giovanni che eseguiva i lavori della seconda parte della concessione Morelli & c. in sintonia con la prima concessione andò avanti con i lavori fino al 1921, anno in cui per una grave crisi di mercato portò sia la Società concessionaria che le due ditte Cottimiste alla definitiva chiusura per fallimento.

Dopo tre anni di inattività, la Ditta Morelli riprendendo le redini della Concessione, il primo gennaio del 1925 decise di dare la direzione dei lavori alla Ditta Vetta Francesco con un contratto a scadenza 31/12/1932. In questo periodo, per applicazione della legge 29/07/1927, il il terreno consistente in 48,85 ettari, con decreto del 211/07/1932 fu dato in condominio anche ad un gruppo rappresentato da Morelli Salvatore e gli stessi eredi Vetta.

Fino al 1942 la Ditta Vetta continuò a lavorare in condominio con la suddetta ditta per poi ottenere con un successivo contratto datato 27/07/1942 un ulteriore rinnovo per altri 29 anni con scadenza dicembre 1971. Con questo esclusivo contratto, la Ditta Vetta si obbligò a versare un premio di produzione del 2% al Comune di Melissa ed un ulteriore 3% alla Ditta Deni, Morelli e C.

Ritornando alle origine di questa ricerca, molti particolari ti fanno pensare che i primi lavori pare che abbiano avuto origini molte remote. Infatti, le monete, i vasi di terracotta ed altro, ti fanno pensare che le origini abbiano avuto sin dall'epoca romana, mentre altri oggetti ti indirizzano verso periodi più prettamente mediovali. Si dice anche che tra il 1847 e 1848, un certo Generale Mongiante, pare che abbia voluto iniziare delle ricerche, per poi essere sospese per mancanza di risultati. In seguito le ricerche vennero riprese verso il 1876 da un certo Sciansuta, poi da un certo Pugliese ed Interlicchio, realizzando solo dei piccoli risultati. Solo nel 1878 con l'arrivo di Deni Giuseppe la cosa incominciò a prendere un certo e serio rilievo di ricerca. Le gallerie più importanti furono la Pecora, la Vittoria, La Risorsa, L'Avola, la Polveriera e l'Alba.

La maggior parte dei lavori con le gallerie Avola ed Alba furono eseguite dalla Ditta Deni, Rossetti, Morelli & c., dai F.lli Labate ed i cottimisti Tucci, Salerno & C. Man mano che i lavori  progredivano, maggiori diventavano i problemi causati dallo smaltimento delle acque che s'infiltravano dall'esterno nel periodo invernale. Questo problema interessava anche le miniere di Calcarella e Prato che poi vennero ragruppate con la Mangialardo nella concessione Prato degli Arnaggi.

La prima galleria poi denominata "ALBA" fu costruita per poter far defluire meglio lo scorrimento delle acque, e fu costruita nel 1901 da Tommasi Bartolomeo esercente della Miniera Prato. Questa ebbe inizio nelle vicinanze della Fiumara Seccata, sfruttando tratti di gallerie gia costruite e raggiunse nel termine di un anno la lunghezza di oltre 310 metri.

Morto il Tommasi, i lavori vennero continuati dall'erede Deni Silvio, e poi dalla Ditta Deni, Rossetti, Morelli & C. concessionari della Santa Domenica. Gli scavi della Galleri Alba furono continuati anche negli anni successivi e nel 1913 dopo aver attraversato le miniere di Calcarella e Prato, questa raggiunse anche la Miniera Santa Domenica per poi raggiungere la lunghezza di 1.300 metri.

Nello stesso anno, per diversi mesi, le tre miniere restarono chiuse per un allagamento dell'intera galleria, causato dalla piena della Fiumara Seccata. La stessa galleria fu riaperta nello stesso anno con la creazione di un riflusso nella Miniera Santa Domenica, e dopo aver ristabilito la sicurezza necessaria, si andò avanti nei lavori fino ad arrivare alla lunghezza dei 1.750 metri.

Anche negli anni cinquanta ed inizio sessanta, la suddetta galleria "ALBA" ebbe l'importanza di arteria principale per tutto il sotterraneo sfruttandola sia come scolo delle acque che per trasporto e transito generale.

Dopo i quattro anni di crisi che attanagliarono gli anni che andavano dal 1921 fino al 1924, con l'entrata in scena della Ditta Vetta nel 1925, i lavori ripresero con una certa consistenza recuperando tutto il tempo perduto. Le Gallerie Alba, Risorsa e Pace vennero completamente sgomberate e la produzione incominciò ad avere i frutti desiderati. La Ditta Vetta non andò alla ricerca di nuovi filoni, bensì si premurò di sfruttare in profondità tutto il giacimento esistente, partendo dai confini della Miniera Calcarella. La Ditta che era in possesso di macchinari meccanici molto efficienti sia per lo smaltimento delle acque che per l'estrazione dello zolfo cercò di sfruttare tutto ciò che le tre concessioni  in suo possesso le offrivano. In seguito, delle tre Miniere Santa Domenica, Prato degli Arnaggi e Promiscui, che costituivano un unico campo di lavoro per la Ditta Vetta, solo la Santa Domenica restò attiva e produttiva, e continuò a dare lavoro fino agli anni sessanta, periodo in cui dopo una travagliata crisi le miniere furono costrette ad essere chiuse definitivamente.