MORFOLOGIA DEL TERRENO

Sulla morfologia dei terreni della Calabria c'é da dire che escludendo l'Aspromonte, la Sila e la catena costiera, molti sono i strati gessosi e solfiferi che compaiono in tutto il territorio fino alla piana di Sibari. Però c'é da dire che se la mistura gessosa-solfifera si manifesta in molti territori della Calabria, l'esistenza del puro minerale si è scoperto solo nei territori crotonesi e precisamente nei compressori di Melissa, Strongoli.San Nicola dell'Alto, Pallagorio, Zinga, Casabona, Belvedere Spinello, Petilia Policastro, Cotronei, Caccuri, Cerenzia, Castelsilano, e Verzino. Ricerche sono state fatte anche nei territori di Caloveto e Lattarico, perù sono stati quasi subito abbandonati in quanto l'entità fu considerata di scarsa estrazione. Queste ricerche essendo state eseguite con mezzi inadeguati, non si può escludere che detti territori non abbiano dei grossi giacimenti specialmente lungo la catena costiera ad est di Paola. Infatti i cristallini, le argille bituminose e le acque sulfuree fanno pensare che in quei territori molte possono essere le probabilità di sicuri grossi giacimenti solfiferi.

Le zone che più sono state soggette a ricerche sono state quelle nei territori fra San Nicola dell'Alto, Pallagorio, Zinga, Casabona, Verzino e Cerenzia. In questi luoghi si manifestavano e ancora oggi lo si può notare, grandi formazioni gessose, e dove questi finivano si presentavano argille solfifere di colore bianco fluorescente. Questa diversità, notata da alcuni ricercatori, oltre che a portare all'estrazione del sale, costrinse anche la Guardia di Finanza a proteggere quei luoghi per evitare che quel prezioso alimento venisse estratto clandestinamente  dalle popolazioni vicine e quindi proteggere le disposizioni dei monopoli di stato.

Questa ricchezza che veniva dal sottosuolo portava con se anche una penuria di sorgenti d'acqua potabile, perché tutte quelle che venivano trovate erano quasi tutte di origine salifera, quindi salate oppure di origine sulfurea. Nessuno si recava al lavoro senza portarsi con se una certa riserva di acqua; essa veniva trasportata con delle anfore di terracotta, oppure con gli inseparabili barilotti di legno. Era una scena molto sconsolante vedere file di persone che aspettava il proprio turno per poter riempire i propri contenitori in quelle poche sorgive naturali.

Solo nella metà degli anni cinquanta incominciò a cessare questo disaggio, con la costruzione di un grande acquedotto che incominciò ad incamerare una grande quantità di acqua che proveniva dalla Sila. Anche Crotone che di acqua ne aveva ben poca, si servì di questo nuovo acquedotto nel 1954 e poté finalmente soddisfare il fabbisogno dei suoi abitanti.

Tornando ai territori solfiferi, le località in cui il minerale si manifestava meno profondo, erano quelle di Strongoli, Melissa e Casabona e fu proprio questo particolare che reso meno difficile la ricerca e di conseguenza l'estrazione del prezioso minerale. Le prime ricerche venivano effettuate nelle località dove la possibilità di estrazione era più facile sia per l'estrazione che per il trasporto. Per molto tempo, lo zolfo che veniva estratto nei territori di Strongoli e Melissa veniva trasportato, come già accennato nella prima parte, negli scali di loro competenza perché i più vicini ai bacini minerari. Crotone non era raggiungibile, oltre che per la distanza, anche per la mancanza di strade idonee, solo nel 1922 venne costruito il ponte sul Fiume Vitravo e fino al 1930 la strada esistente non era percorribile per via del suo fondo argilloso.

Nonostante Strongoli fosse diventato il centro di raccolta dello zolfo, questo privilegio non portò alcun beneficio, ne tanto meno quella notorietà che rispecchiasse il vecchio splendore dell'antica Petelia.

Strongoli, che anticamente si chiamava Petelia ebbe anche lei un'antica storia colma di aneddoti curiosi e reale storia. Nell'anno 89 avanti Cristo si parlava addirittura la lingua greca e nella sua lunga storia ebbe diverse vicissitudini. Nel 216 sempre avanti Cristo, con l'invasione dei cartaginesi ad opera di Annibale, subì un lungo assedio durato circa 11 mesi per la sua ubbidienza e fedeltà all'Impero Romano. Dopo lunghe sofferenze dovette arrendersi per fame ai Generali Cartaginesi Imilcone e Annone. Roma per la sua eroicità la compensò con il diritto della Zecca ed il titolo di Municipio. Risorse dopo breve tempo per poi sparire completamente sotto l'Impero di Giustiniano. Non vi rimase che il solo Castello di Strongylos, nome di origine greca dal significato di " Rotondo " da cui successivamente ne prese il nome di Strongoli.

In questo bacino solfifero, racchiuso nei territori di Strongoli, Melissa e San Nicola dell'Alto, si scoprì anche un certo tipo di terreno roccioso che racchiudeva in esso una certa quantità di petrolio. Infatti nella località di Carbonara dopo aver scavato delle gallerie di oltre 100 metri e 25 di profondità, nel 1937 furono ricavate circa 40 q.li di petrolio grezzo, che poi  venne utilizzato in un mulino di San Nicola dell'Alto per far funzionare un motore a nafta.

Trovato quest'altra risorsa importantissima, si eseguirono altre ricerche mediante delle gallerie orizzontali in località Canale Sottano, ma dopo breve tempo la rassegnazione prese il sopravvento sull'entusiasmo, in quanto tutte le ricerche non ebbero che risultati negativi.

La cosa strana, che ancora oggi rappresenta un punto interrogativo, fu per quanto riguarda le due sorgenti di origine sulfurea che scaturivano nelle località di Ranghello e Carbonara a sud di San Nicola dell'Alto. Esse infatti, pur essendo di materia sulfurea, scaturivano da rocce metamorfiche impregnate di petrolio.

Rinunciato definitivamente alla ricerca del petrolio, tutta la mano d'opera si proiettò solo ed esclusivamente all'estrazione dello zolfo e così nacquero diverse miniere che fecero la fortuna di tutto il comprensorio.