MINIERA VERGINE DEL CARMINE

La presenza di acque di origine sulfurea ritrovate nei pressi del burrone Frea e quindi a ridosso del Fiume Vitravo, condusse la Ditta dei F.lli Labate ad iniziare una ricerca con lo scopo di sondare in profondità la vera consistenza del materiale trovato.

I primi lavori furono iniziati attorno al 1897 con la costruzione duna galleria che in breve tempo raggiunse la lunghezza di 82 metri con una pendenza di 35°. Nel 1898 dopo un prolungamento di ulteriori 44 metri, i lavori vennero abbandonati, per un'improvvisa inondazione causata da piogge torrenziali, e dalla presenza di gas infiammabili che rendevano impossibile la permanenza sul posto di lavoro.

Nel 1903 i lavori vennero ripresi dalla Ditta Vetta, Guerra e Scicchitano, con la costruzione di due gallerie in senso orizzontale, poco distanti tra di loro. I lavori ben presto raggiunsero il minerale desiderato con una resa pari del 17% in riferimento alla grandezza del blocco che era di circa quattro metri di potenza. Dopo questi risultati, la ricerca continuo per ulteriori 100 metri di galleria sempre in senso orizzontale , mentre per la pendenza ci si dovette fermare  nello stesso livello del Fiume, causa la presenza di acque molto pericolose. Sempre nel 1903, dopo aver catalogato la ricerca tra le Miniere con il Nome di "Vergine del Carmine", la stessa venne abbandonata per motivi tecnici dopo aver sfruttato i vecchi filoni minerari. Nel 1907, quando tutto il minerale ritrovato, venne estratto, un crollo del sotterraneo, portò la Ditta a sospendere l'attività. 

Senza scoraggiarsi, la Ditta esercente, dopo aver constatato l'inaccessibilità della galleria, cercò di rendere operabile la vecchia galleria Labate, poi soprannominata "Risorgimento": Dopo i dovuti lavori e la continuazione della medesima per ulteriori altri 162 metri, si raggiunse lo strato solfifero. Collegate le due gallerie, si continuò la ricerca fino a quando nel 1903, il Corpo Minerario non diede il fermo. Troppo alto era il pericolo causato dalla scarsa ventilazione. Per la scarsa mano d'opera, i lavori andarono avanti molto a rilento, fino a quando nel 1919, dopo essersi collegati alla vecchia esplorazione del 1903, non si raggiunse uno strato di zolfo dalla portata mastodontica per poi assottigliarsi dopo breve percorso.

Sempre a causa della scarsità di mano d'opera, tra il 1921 ed il 1923, i lavori andarono sempre più a rilento e si proseguì in tal modo fino al 1928 quando tutto il minerale non raggiunse il totale esaurimento.

Nel 1932 i lavori vennero di nuovo ripresi dalla Ditta Eredi Domenico Vetta, la quale una volta constatato che le origini delle inondazioni non erano causate dal Fiume Vitravo, bensì dalle solite infiltrazioni piovane, installò per la prima volta, all'interno dei sotterranei, l'energia elettrica, facendo funzionare un motore a benzina che faceva lavorare una pompa centrifuga. Nonostante tutto i risultati furono molto sterili, perché la prima deduzione che aveva portato alla convinzione che le acque fossero di origine piovana, si dimostrò del tutto errata, perché la vera origine delle infiltrazioni si confermò di origine fiumara.

Scoraggiati per i risultati ottenuti, la Ditta esercente, dopo aver asportato tutti i pilastri di minerale che si erano lasciati per strada a sostegno delle gallerie, decise nel 1934 di abbandonare definitivamente la miniera.