Chiesa di S.Erasmo - Formia

Via degli Olivetani - 04023 Formia (Lt)
Tel: 0771.700287
Fax: 0771.310128
e-mail: SErasmoFormia@tiscalinet.it

Parroco: Sacerdote Antonio Punzo

La chiesa, nella sua forma attuale, venne rinnovata pressoché totalmente tra il 1538 ed il 1560, come ricorda l'iscrizione incisa sull'architrave dell'attigua cappella di S. Probo.
L'incarico della riedificazione fu affidato, come risulta dalle Historiae Olivetanae dell'abate perugino S. Lancellotti, ai monaci olivetani Teofilo d'Aversa e Placido dell'Aquila, i quali dovettero affrontare complessi problemi strutturali e statici a ragione della particolare natura del terreno e del luogo.
L'edificio, nel suo insieme, rispecchia una architettura di gusto tardo rinascimentale.
L'equilibrio delle proporzioni in pianta e in alzato, la rendono opera unitaria e frutto di un progetto organico. La disposizione planimetrica di tipo basilicale a tre navate prive di transetto, pur se risolta secondo i consueti schemi dell'architettura del tardo Cinquecento, presenta già taluni elementi che troveranno il loro punto di forza nelle istanze riformistiche sancite dal Concilio .

Il profondo presbiterio con coro rettilineo e la presenza di ingressi minori, in corrispondenza delle navate laterali, riaffermano il desiderio di conferire alla direzione longitudinale una certa predilezione.
La facciata, priva di rilievi, ma che sicuramente doveva contenere salienti che ne spartivano la superficie in tre zone corrispondenti alle navate, preceduta da un atrio porticato, che ricorda il paradisus delle basiliche paleocristiane, scandito dal ritmo delle arcate a tutto sesto, voltate su colonne di spoglio inserite in pilastri in muratura, è risolta con molta semplicità. Presenta al centro un unico finestrone rettangolare che rischiara l'interno, facendo risaltare gli elementi aggettanti della costruzione in una penombra ricca di suggestione, e si conclude in alto con un timpano triangolare sottolineato da una classica cornice modanata fortemente aggettante.
Il portale di centro, di struttura severa, si mostra di un gusto prettamente rinascimentale nella cornice a gola che caratterizza i piedritti e l'architrave monolitico, e così l'uso di elementi classici dell'interno come la cornice a gola dritta, su cui sono impostate le volte e gli arconi di scarico della navata di centro.

L'interno a tre navate, presenta la fusione della basilica paleocristiana a navata unica, con le successive modifiche tardorinascimentali. Le campate sono coperte con volte a crociera e divise da pilastri compositi, su cui scaricano le membrature delle volte della navata centrale e gli archi trasversali longitudinali, rispettivamente a tutto sesto e a sesto rialzato, e gli archi minori che sostengono le strutture delle navatelle.
Alle cinque ampie campate rettangolari della navata centrale, corrispondono altrettante campate nelle navate minori, anch'esse rettangolari, ma con orientamento ortogonale rispetto alle prime.
L'interno, pertanto, si presenta articolato in una successione di spazi definiti dal chiaro ordine delle strutture, poste tra loro in perfetto accordo ed equilibrio ed, al tempo stesso, mostra l'essenziale linearità di una struttura che non ha subito l'imposizione delle macchinosità barocche; cosicché l'interno appare disegnato con sobrietà ed eleganza. Non manca, tuttavia, qualche reminiscenza dell'arredo settecentesco, come la monumentale lastra funeraria dei duchi di Marzano (1698), sul primo pilastro a destra dell'ingresso. Il marmo policromo, il ritratto imparruccato racchiuso in un clipeo modanato, il linguaggio pomposo della dedica, sono tutto ciò che rimane dell'epoca in cui vissero i due nobili.
Un poco più oltre vi è ancora la lapide che ricorda un altro nome illustre nativo di Castellone: Lucia Merola, zia del pittore Pasquale Mattej. La si può vedere sulla parete nord della navata destra, dove è pure un dipinto di anonimo del XVIII secolo che raffigura il beato Bernardo Tolomei, attorniato da abati olivetani e santi protettori della Congregazione olivetana.
Nella navatella sinistra, tra il secondo ed il terzo pilastro, in corrispondenza dell'accesso alla cappella carolingia, delle membrature architettoniche monocrome, residue della decorazione settecentesca della chiesa, con un gioco prospettico di pilastri, volte ed archi, stanno ad indicare l'accesso al luogo della depositio del martire Erasmo.