Il Conte Mago e Stregone
Alla metà del 1400 Marsilio Ficino traduce in latino il Corpus dei Dialoghi di Platone, le Enneadi di Plotino, testi di Proclo, Porfirio, Giamblico e di un padre della Chiesa di straordinario interesse: Dionigi l'Aeropagita. Inoltre tra il 1463 e il 1464 Ficino traduce i 14 trattati del Corpus Hermeticum. Questi testi, che hanno una vastissima risonanza, risalgono al 1° secolo d.C., ma dal Ficino e dagli studiosi del rinascimento sono attribuiti al leggendario Hermes Trismegisto, fondatore della religione degli Egiziani, contemporaneo di Mosè e indiretto maestro di Pitagora e di Platone. La grande rinascita della magia nel tardo 1400 e nel 1500 e la persistenza dell'ermetismo nella cultura europea del 1600, sono dovuti a questi testi. Tutta l'eredità magica-alchemica-astrologica del pensiero medievale viene in tal modo inserita in un vasto e organico quadro platonico ed ermetico. In questo ambito ci allontaniamo vorticosamente dalla magia nera, dalle forme di stregoneria stigmatizzate da Orazio e dai padri della Chiesa. Nella magia rinascimentale dominano la tendenza a cogliere "l'unità" che è nel profondo sottesa alle differenze, l'aspirazione a conciliare le contraddizioni, la visione di un universo ordinato secondo gradi di perfezione, l'esigenza di un itinerario dell'anima verso un totale possesso dell'Uno-Tutto. Il mondo è immagine e specchio di Dio e l'uomo è l'immagine e lo specchio del mondo, per questa sua posizione privilegiata l'uomo è in grado di cogliere e di rivelare segrete corrispondenze. Il mago è colui che sa penetrare entro questa realtà infinitamente complessa, entro questo sistema di relazioni armoniche che rimandano al Tutto e dentro le quali il Tutto è racchiuso. Questa grandiosa costruzione unisce e mescola il neoplatonismo con l'astrologia, l'alchimia, la magia come già nel medioevo. Il termine strega, ed il suo derivato stregone, deriva dal latino strix che significa barbagianni, o gufo, uccelli notturni ai quali la credenza popolare attribuisce la pratica di rapire i neonati ed i bambini dalle culle per nutrirsi del loro sangue; anche per le streghe e gli stregoni la notte è il momento opportuno per compiere azioni funeste. La mitologia della strega trae origine da Ecate, antica divinità raffigurata con tre teste e tre corpi. E' la signora dei fantasmi, della notte e delle tenebre, delle tombe, del sangue e del terrore. La tradizione vuole che le streghe e gli stregoni siano persone nate di venerdì; inoltre, tra i marchi del destino, appare l'essere nati entro il sacco amniotico. Streghe e stregoni, accusati di ogni sorta di nefandezze, sono perseguitati e giustiziati dal Tribunale della santa inquisizione, che tra il 1484 ed il 1717 sembra abbia mandato al rogo trecentomila persone. Le tracce pittoriche lasciate dal Conte, pochissime invero, rivelano la sua associazione alla stregoneria e la sua appartenenza alla scuola di Giambattista Della Porta, suo maestro, che più di una volta affronta le tematiche dell'occulto. Salvo ulteriori rinvenimenti, allo stato odierno sono visibili alcuni cicli pittorici nello studio del conte Giovanni Battista Negroni. Lo studio, ricavato nella duecentesca torre nord ovest, è costituito da un ambiente rettangolare con il lato maggiore orientato lungo l'asse nord sud. Vi si accede da una sola porta e dispone di una finestra che guarda verso ovest, lungo il corso del Paglia, tra Castel Viscardo e monte Rufeno. Le pareti sono originariamente tutte affrescate: oggi rimangono leggibili quelle nord, ovest e qualche traccia di affreschi fa mostra di sé su quella est; nulla rimane ad ornare la parete sud. Il soffitto è a cassettone, detto anche alla ducale, e riporta nelle formelle dei corpi astrali, confermando il forte interesse del Conte per l'astrologia. Gli affreschi parietali hanno due sensi di lettura, uno verticale, dal pavimento fino a circa un metro dal soffitto, ed uno orizzontale sulla sommità delle pareti. Gli affreschi delle pareti, almeno quelli rimasti, sono costituiti da pannelli decorati con grottesche floreali con vasi sorretti dalla testa bionda del ragazzo demonio, forse Lucifero, mentre i due pannelli alle estremità di ogni parete riportano ognuno un giglio visto lateralmente, in sezione, dalle radici al fiore ed il relativo fiore visto dall'alto, in pianta. Lo stesso giglio è riportato ai lati della scultura dell'Agnus Dei, più avanti descritta, che, secondo il Conte, è la trasposizione vegetale del proprio nome, Giovanni Battista, come l'Agnus Dei ne è quella animale. I pannelli sono divisi da semplici colonne rettangolari dipinte di marrone con fregi bianchi a greca. Il fascione, tra l'inizio del soffitto e l'estremità superiore delle pareti, che perimetra lo studio del Conte, riporta vari affreschi con almeno due serie di soggetti o cicli pittorici: la nascita e lo sviluppo del Castello di Monte Rubiaglio per opera del demonio e le fasi lunari rappresentate dalla grandezza e dalla posizione del busto di Ecate, la dea protettrice della stregoneria. Una donna dalla bianchissima carnagione con il capo e le spalle avvolti da un velo azzurro. La divinità protettrice della stregoneria, infatti, non è il diavolo od il becco, ma una dea consacrata alla Luna: Ecate o Selene. Di natura triplice, viene raffigurata con tre teste e tre corpi legati alle fasi lunari e la si identifica in cielo con la Luna, in terra con Diana e negli inferi con Proserpina. E' la signora dei fantasmi, delle tenebre, delle tombe, del sangue, del terrore e degli incroci: per questo motivo i rituali di magia suggeriscono l'incrocio quale luogo da preferirsi nelle evocazioni e si crede che i Sabba vi si svolgano regolarmente. Infallibile nell'attuare la vendetta, deve sempre essere evocata all'aria aperta: sovraintende al mese di novembre. Le fasi lunari identificano, inoltre, il calendario della stregoneria: dal tramonto del trenta aprile all'alba del primo maggio si svolge una delle più misteriose festività della stregoneria, il raduno universale delle forze del male, ovvero la notte di Santa Valpurga o Walpurgisnacht, la rivincita sulle forze del bene; il 23 giugno, la vigilia di San Giovanni, solstizio d'estate, il male risulta invece del tutto impotente; il due febbraio ricorrono le feste Lupercali in onore di Pan, le Candlemas, il primo agosto quella della festa del raccolto, Lammas, poi il trentuno ottobre festa delle deità degli inferi, Allhalo, in aprile quella detta di Beltane, il tredici maggio quella dei Lemuri, i geni malefici o le anime dei dannati che spaventano e tormentano i vivi, ecc.... Nella notte di Valpurga, che vede le potenze della luce assopirsi sopraffatte di fronte al fatale apparente dominio del male, si liberano le forze più ostili e basse della terra, gli spiriti inferiori si risvegliano dal loro letargo emanando putride essenze, esseri immondi vagano in cerca di vittime ed entità vampiriche trasudano dai luoghi impuri affrancandosi dai legami eterni della legge divina, gli schiavi di Satana (Has sa tan - l'avversario) scatenano l'orgia infernale che per lunghe ore è di corona alla vittoria effimera del Principe delle Tenebre. L'indomani tutto è finito; le anime giuste si svegliano di nuovo alla luce dall'assurdo incubo, le emanazioni fetide si ritraggono impotenti e gli effluvi negativi rientrano loro malgrado, respinti dalla forza che domina l'Universo, nei loro abissi maledetti. Il Giusto si lava con l'acqua profumata dai fiori per togliersi l'infimo odore del male dalla pelle e dall'anima. Se il conte Giovanni Battista Negroni è un adepto della stregoneria, trova certamente nel Castello di Monte Rubiaglio, suo laboratorio poiché egli abita in Orvieto, tutto quello di cui ha bisogno: la chiesa nei sotterranei sconsacrata ed occultata da lui stesso, le tombe dei Monaldeschi della Cervara, l'incrocio per le evocazioni diaboliche e per il Sabba, la segretezza e lo spazio di cui necessita per la pratica di questi riti satanici. Il Sabba, noto anche come Tregenda, è l'assemblea dei demoni, degli stregoni e delle streghe. Si celebra in un crocicchio soprattutto nelle notti tra il mercoledì e il giovedì e tra il venerdì e il sabato, iniziando a mezzanotte quando spettri e demoni possono apparire ai mortali. I rituali sono talmente osceni che per un migliore approfondimento si suggerisce la lettura di testi specifici. E' probabile che, utilizzando la chiesa sconsacrata, il Conte abbia organizzato delle messe nere, officiate da un prete spretato con un corpo nudo femminile, possibilmente di una vergine, usato come altare ed una liturgia che stravolge quella della messa cattolica, terminando con la profanazione delle ostie consacrate. La prima messa nera ufficiale sembra sia stata celebrata alla fine del XVII secolo a Parigi, dalla strega madame La Voisine arsa viva sul rogo nel 1680. In origine i pannelli nello studio del conte Giovanni Battista Negroni, illustranti l'evolversi del castello, sono sei: uno sulla parete nord, uno su quella sud, due su quella est e, infine, due su quella ovest. Oggi ne rimangono due, uno sulla parete nord e l'altro sulla parete ovest: tutti gli altri sono stati in parte asportati ed in parte coperti da successive dipinture. Secondo la numerologia adottata dagli occultisti, la cabala, e dagli stregoni, il numero 6 identifica la settimana demoniaca, ovvero priva della domenica, il giorno dedicato al Signore, il Dominus die. I demoni protettori dei vari giorni, dal lunedì al sabato, sono nell'ordine: Lucifero, Nembrot, Astarot, Acham, Astarte e Nabain. Il venerdì è il giorno consacrato dalle streghe alle loro riunioni. Lucifero è spesso rappresentato come un ragazzo biondo, con le ali da pipistrello che porta una torcia, come il suo nome lascia intendere. Per i demonologi anche i mesi hanno i propri demoni protettori: gennaio ha Belial, febbraio Leviahan, marzo Satana, aprile Astarte, maggio Lucifero, giugno Baalberith, luglio Belzebù, agosto Astarotte, settembre Thamuz, ottobre Baal, novembre Ecate e dicembre Moloch. Il pannello sulla parete nord, in accettabile stato di conservazione pur se scontornato anch'esso da una mano di pittura bianca negli anni '80, mostra un panorama agreste, a tinte cupe, spazzato da un vento rabbioso, con la torre sud est del Castello di Monte Rubiaglio: in primo piano svetta un demonio, forse Lucifero, nelle sembianze di un ragazzo nudo e biondo, come è tipico nelle allegorie dell'epoca riportate nel Compendii maleficarum del 1626, che suona uno strumento a corda, forse una chitarra. Il pannello sulla parete ovest è analogo per soggetto e colori. Il demonio questa volta suona uno strumento ad arco, forse un violino, considerato fino a quasi l'epoca attuale lo strumento del demonio, e sullo sfondo si vede che alla torre di Monte Rubiaglio è stato aggiunto un corpo, costituendo così il castello, e che nuove costruzioni sono presenti ad originare il borgo. Purtroppo gli altri quattro pannelli sono andati dispersi, distrutti o coperti e pertanto la leggibilità del ciclo viene irrimediabilmente compromessa. Non è dato sapere, inoltre, il motivo della dedicazione di Monte Rubiaglio al demonio. Forse le vicende storiche piene di sangue e di morti violente hanno condizionato il Conte. D'altronde non è molto lontana nel tempo la cruenta fine di Giovanni Rinaldo Monaldeschi della Cervara, il fantasma del castello, fatto uccidere a Fontainebleau da Cristina di Svezia che visita il castello nel 1680 ospite di Paolo Pietrantonio I, il nipote dell'ucciso. Lucifero può essere evocato il lunedì, dalle undici fino a mezzogiorno, oppure dalle tre fino alle quattro del pomeriggio, entro un cerchio magico disegnato con carbone e creta benedetta all'interno del quale bisogna scrivere il suo nome. Il cerchio magico è importante perché spesso i demoni cercano di scagliarsi contro coloro che li hanno evocati e pertanto l'evocatore deve proteggersi ponendosi al centro del cerchio, sacrificando un cane, un gallo o un pollo nero, a condizione che questi animali siano di sua proprietà, oppure gettando al demone una moneta d'oro o d'argento, avvolta in un pezzo di carta bianca senza alcuna scritta, giurando piena ed eterna obbedienza. In passato molti dotti hanno studiato il fenomeno per cui il cerchio magico attrae nugoli di formiche, ma non sono giunti a spiegarlo. I cicli della rappresentazione delle principali fasi lunari contornano i pannelli descritti. Ecate o Selene viene simboleggiata a serie di tre ritratti corrispondenti alla quadratura orientale o fase di primo quarto (seno a ponente), alla fase di opposizione o di Luna piena quando è visibile l'intero disco lunare con la Luna nera Lilith, alla quadratura occidentale o fase di ultimo quarto (seno a levante). La fase di congiunzione ovvero la fase di Luna nuova, essendo invisibile, non è rappresentata. Tra le immagini di Selene vengono comunque inserite, forse per l'eterna raffigurazione dualistica cara all'alchimismo del conte Giovanni Battista Negroni, le universali immagini della Luna nelle fasi di primo ed ultimo quarto. Il soffitto a cassettone dello studio del Conte è formato da dodici colonne di formelle disposte su sette righe. Il numero 12 nell'ermetismo alchemico identifica, appunto, il mistero delle 12 porte, che porta alla congiunzione, ovvero all'unione degli opposti ed alla materia unica, mentre il numero 7 rappresenta il numero magico, il numero sacro a tutte le religioni, i 7 elementi importanti dell'alchimia: mercurio, ferro, argento, piombo, rame, oro, stagno, i 7 re infernali. Il numero 12, come Arcano dei Tarocchi, simboleggia l'Iniziazione attiva, detta maschile o dorica. L'Iniziando stimolato da una nobile e legittima ambizione personale dispone finalmente, se se ne dimostra degno, della suprema forza magica: egli realizza allora l'ideale di mago, signore assoluto di se stesso e dominatore, di conseguenza, di tutto ciò che subisce il suo ascendente. Il mago ha fede in se stesso, nella propria intelligenza e nella propria volontà: si sente sovrano ed aspira a conquistare il proprio regno. Nel dodicesimo Arcano compare un ragazzo biondo e snello, inattivo e impotente nel corpo, perché la sua anima si è liberata per avvolgere l'organismo fisico in una atmosfera sottile, dove si riflettono le radiazioni spirituali più pure. Nel suo complesso, la figura ricorda così il segno alchemico del Compimento della Grande Opera, che rovescia l'ideogramma dello zolfo. L'opposizione che viene così messa in luce è quella del fuoco e dell'acqua, del fuoco interiore o infernale, nel senso letterale della parola, e dell'acqua sublimata o celeste.Il numero 7 rivela la legge del settenario come nel sigillo di Salomone in cui le somme dei numeri opposti sono sempre uguali a 7. Nel sigillo i due triangoli intersecati rappresentano l'unione feconda dei due fattori d'ogni generazione: maschio e femmina, attivo e passivo, fuoco ed acqua, spirito e materia, bene e male, ecc.. Anche il numero 7 indirizza l'attenzione sui Tarocchi e sull'alchimia, costituendo un catalizzatore, un qualcosa che unisce magia, cartomanzia ed alchimia. La settima carta, Sephirah, dei Tarocchi, il Carro, simboleggia lo spirito coordinatore che governa il mondo, dirige il movimento e presiede al progresso: in sintesi il Grande Architetto dell'Universo. In ognuna delle ottantaquattro formelle è dipinto un corpo astrale in rotazione su se stesso. Diverse sono le grandezze dei corpi celesti e diverse sembrano essere le loro rivoluzioni, almeno riferendosi al numero ed all'arcuosità dei raggi rotatori dipinti.
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