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San Basilio 2002

 

Sa bidda: vie e vicinati

 

Le vie del paese, come quelle dell’agro, spesso si rifanno alla conformazione geografica delle diverse  zone. Citiamo ad esempio le località di Sa Tellaja (caratterizzata dalla presenza di pietre piane di grandi dimensioni, dette tellas ) e di Gruttixeddas (cosi chiamata per la presenza di costruzioni e nicchie scavate nella  roccia simili a piccole grotte).

Probabilmente, la conservazione delle antiche denominazioni è legata al fatto che non vi siano insediati nuclei abitativi permanenti, se non in epoca recentissima. Epoca nella quale,  la popolazione  e le amministrazioni locali avevano già sviluppato una certa sensibilità sull’importanza della conservazione del patrimonio linguistico e culturale della Sardegna.

In alcuni casi l’assegnazione dei nomi alle vie e ai vicinati è basta sul tipo di attività svolta in un determinato rione(es. Is Concias, Gabellotto) o, ancora, sulla presenza di  luoghi di culto (tutta la zona circostante la chiesa di San Pietro, ad esempio, veniva denominata vicinato di Chiesa o Cresia; la strada e la zona vicina ai ruderi della chiesa di San Sebastiano, denominata in alcuni documenti “Bia de su  Bixinau  de San Sebastianu”; la strada che porta al vecchio cimitero dove si trova la piccola chiesa dedicata a San Basilio, ancora chiamata  Sa Cora de Santu Basili, ma ormai via San Basilio nella denominazione ufficiale). Altre zone, nelle quali la comunità o parte di essa era solita riunirsi per svagarsi, venivano designate col nome di Su Boddeu; tale termine, ormai in disuso, è stato sostituito da Su Friscu.

Tuttavia, gran parte delle antiche denominazioni delle strade di San Basilio  è spesso mutata nel corso degli ultimi secoli.

Esigenze di vario tipo hanno infatti indotto le varie dominazioni succedutesi nell’isola ad attribuire alle zone del paese nomi non corrispondenti alle denominazioni che ai vari bixinaus erano state date dalla comunità. Queste denominazioni, peraltro, sono spesso caratterizzate per l’imprecisione con la quale i funzionari dello stato civile le riportavano sui documenti ufficiali. In effetti, l’attribuzione di un nome ad una zona  era spesso arbitraria: lo si può constatare dalla consultazione del registro degli atti di morte, nei quali ad esempio si ritrova la stessa zona con svariati nomi derivanti probabilmente da trascrizioni erronee o da evoluzioni linguistiche (Tiberi, Siberi, tutti riferiti ad una zona i cui confini mutano col tempo e a seconda delle fonti consultate che può, anche se con poca precisione, essere collocata nelle vicinanze dell’attuale via Tiberi). Altre volte i toponimi risultano da traduzioni dal sardo all’italiano piuttosto approssimative ed inutili ( ad esempio; Scala Piddedda  tradotto come vie Scala Pietra ), dovute sia alla mancanza di abitudine a scrivere in lingua Sarda sia ad un atteggiamento psicologico - peraltro ancora persistente – che sottovaluta il Sardo come lingua.