Questo lavoro di Salvatore Moscariello può essere considerato davvero come il testamento della sua consistente attività di ricerca. Lo è non soltanto perché esso è dato alle stampe quando il suo autore è venuto a mancare; ma lo è ancora di più perché costituisce l'approdo finale e più maturo ad una genuina e partecipata riflessione sugli aspetti caratterizzanti la comunità di appartenenza. La morfologia antropologica di Montella, la distribuzione del potere e delle risorse, gli elementi fondativi della identità collettiva sono i temi affrontati nel libro. L'A. ha ricostruito l'intreccio di esperienze del microcosmo sociale montellese dando spazio al vissuto dei suoi abitanti, alle loro credenze e alle loro inquietudini. Ha così delineato un esempio di decostruzione dell'oggettività storica e di abbandono delle punte del nostro passato a favore delle sue basi sommerse. La complessità analitico-interpretativa rende questo un lavoro di ampio respiro, ben al di là dei suoi limiti geografici e si accompagna ad una scrittura godibile e comunicativa che lo faranno apprezzare anche da un pubblico non specialistico. L'oggetto unitario di indagine, quello che conferisce coerenza e spessore epistemologico a tutto il lavoro, va rintracciato soprattutto nella percezione che la comunità montellese ha di sé, dei suoi numerosi interlocutori e controparti, del proprio passato e nella rappresentazione sociale che ne ha fornito. Le vicissitudini di questa comunità irpina vengono in sostanza filtrata attraverso la soggettività dei contemporanei, quello prescelto è il punto di vista comunitario. È chiaro, allora, che l'opzione metodologica di base non poteva non coincidere con l'antropologizzazione della storia e la storicizzazione dell'antropologia; in altre parole con l'assunzione di una collocazione intermedia protesa a recuperare l'alterità di un microcosmo sociale ma anche a sottrarlo a bricolages erratici. La fenomenologia descritta della vita sociale offre parecchi spunti di riflessione su quadri mentali autocentranti fino allo spasimo, nel quale ogni riferimento più ampio sembra naufragare nell'appartenenza comunitaria. Su questo terreno sfuggente e affascinante nello stesso tempo, l'A. fa valere le sue attitudini di studioso e di osservatore, offrendoci, purtroppo, un ultimo interessante spaccato della sua terra, ricostruito con sagacia e sapienza giocando a dipanare con la mente e con il cuore ciò che gli si rappresentava davanti in modo informe e disordinato.

Giuseppe Moricola