Il 23 febbraio 1922 si spegneva, dopo un vile attentato subito il giorno precedente, Ferdinando Cianciulli.
Noto propagandista del Socialismo, in Irpinia, lottò fino ad immolare la sua giovane vita per il riscatto della plebe di questa sfortunata contrada. Abbracciata la causa del Socialismo giovanissimo, era nato a Montella (Av) il 14 aprile 1881, alla fine del secolo era già socio della sezione di Avellino "Libero Pensiero". Nel 1904, al suo paese natio, fondò "Il Grido" giornale quindicinale politico al servizio degli umili e della causa socialista. Sempre in prima fila nella lotta alle prepotenze politiche provinciali, e alle mafie locali, divenne ben presto il bersaglio numero uno della reazione in provincia.
Gli umili e gli sfruttati irpini vedevano in Lui una guida sicura e, grazie al suo impegno, anche in queste zone attecchirono gli ideali del Socialismo.
Assieme a Remigio Pagnotta e ad Emanuele Papa, Cianciulli è da considerarsi senz'altro il maggior propagandatore e organizzatore socialista irpino dei primi venti anni del secolo. Pubblicista, fu autore di numerosi drammi sociali, scrisse interessanti opuscoli di propaganda socialista e fu anche autore di inni rivoluzionari, tra cui fanno spicco: "Inno alla plebe" e "Abbasso alle frontiere".
A ciò si aggiunga un saggio su
Giordano Bruno del 1909, il quale ebbe il plauso di Turati, Ferri, Colajanni, Podrecca, ed altri. Contrario alla guerra di Libia lanciò, attraverso il Grido, i suoi strali contro Francesco Tedesco, parlamentare irpino e ministro del Tesoro del Governo Giolitti, poiché oltre all'alto costo di vite umane che la guerra comportava vi era un costo economico che immiseriva l'Italia e ancor di più le già derelitte regioni meridionali.
Nel 1910
il Grido, al pari dei giornali socialisti La Verità e La Giustizia, dovette essere stampato in una tipografia di Salerno a causa degli attentati alle tipografie di Avellino che stampavano i giornali socialisti. Ancora una volta il potere politico e mafioso irpino, ricorreva ai metodi violenti per zittire qualsiasi voce di dissenso. Non bastavano certo simili atti a fiaccare la coscienza socialista del Cianciulli, e così il 13 giugno 1911 subì un primo attentato ma riuscì a cavarsela. Il mandante, noto boss politico provinciale, era consigliere alla Provincia di Avellino, fuggì in America, nella Carolina del Sud dove un tempo aveva vissuto e si era arricchito sulla pelle degli emigranti irpini.
Questo tristo figuro rientrò dall'America e riprese il suo posto tra i banchi del Consiglio provinciale soltanto quando, grazie al dio denaro e alle complicità politiche, fu assolto per insufficienza di prove.
Fervente pacifista e nemico di tutte le guerre, il Cianciulli partecipò a tutte le maggiori assise regionali e nazionali che il Partito Socialista tenne in quel periodo. Suo malgrado dovette partecipare alla Prima Guerra Mondiale, e al ritorno fu in prima fila nella lotta per la conquista delle terre. Fu senz'altro il
Faro per i contadini Irpini e Lucani. In questo forte clima di tensioni ideali e di lotte, il 1920, fondò a Montella la Sezione del Partito Socialista. Questa struttura socialista, anche se non in forma ufficiale, era in vita già dal 1907. Troppo grande quel Simbolo perché la reazione non facesse il possibile per mettere a tacere per sempre quella VOCE.
Un nuovo vile attentato, il 22 febbraio 1922, andò a segno ma era troppo tardi. Ferdinando Cianciulli, la Fiaccola degli Umili e degli Sfruttati, aveva lasciato un solco indelebile e in quel solco il Proletariato Irpino continuò la sua marcia verso il riscatto, il Progresso, il Socialismo.