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SERVIO TULLIO:

NON ETRUSCHI, NON LATINI MA ROMANI

 

Località: Roma

Epoca: 578-534 a.C.

 

Tarquinio Prisco

Nel 616 a.C. un Tarquinio della città di Tarquinia, divenne il quinto re di Roma.

Tarquinio era figlio di Demarato, un greco fuggito dalla città di Corinto intorno al 657 in seguito alla presa del potere da parte del tiranno Cipselo, che aveva rovesciato l'aristocrazia bacchiade.

Il nome Tarquinio è la forma latinizzata del nome etrusco tarcna.

Servio Tullio

Il successore di Tarquinio Prisco fu Servio Tullio, che regnò tra il 578 e il 534 a.C.

Il suo nome è associato a due fatti: la costituzione serviana e il tempio di Diana sull'Aventino.

Non pare invece che si possano attribuire a lui le cosiddette mura serviane, almeno nello stato in cui sono conservate.

Il carattere distintivo del suo regno fu il tentativo di fondere nativi ed etruschi.

Ocrisia, madre di Tullio

Servio era figlio di Ocrisia, nativa della città latina di Cornicolo, probabilmente Monte dell'Incastro, poco a est di Roma.

Si narra che Ocrisia rimanesse incinta per opera di un dio, fatto non sconosciuto alla mitologia ed utilizzato quando si volevano esaltare persone prive di albero genealogico.

La madre fu catturata quando Tarquinio Prisco conquistò la città di Cornicolo.

Il nome Ocrisia deriva da un'antica radice italica ocri che significa monte.

Servio Tullio re

Servio venne educato a Roma nel palazzo reale. Sposò una figlia di Tarquinio.

Nel 579 Tarquinio fu ucciso ad opera di persone legate all'ambiente dei figli di Anco Marcio, quarto re di Roma.

Tanaquilla, dapprima nascose al popolo la morte di Tarquinio, e poi riuscì a far nominare Servio re di Roma.

Mastarna per gli etruschi, Servio Tullio per i romani

L'imperatore Claudio, autore di un storia dell'Etruria, parlando in senato a favore della concessione della cittadinanza romana agli abitanti della Gallia Comata, per sottolineare la tradizione romana di apertura all'accoglienza degli stranieri, narrò un storia diversa.

Secondo Claudio, Servio Tullio, con il nome di Mastarna, avrebbe avuto un ruolo importante nella storia di Vulci, città etrusca. Amico di Celio e Aulo Vibenna, signori di Vulci, avrebbe combattuto al loro fianco senza fortuna. Con i resti dell'esercito si sarebbe posto al servizio di Tarquinio, che per ricompensa gli avrebbe permesso di abitare con i suoi compagni sulla collina a cui diede il nome di Celio, in onore del suo capo.

Questa versione potrebbe nascondere un fatto più grave: un esercito, proveniente da Vulci, avrebbe occupato Roma e ne avrebbe cacciato i Tarquini, che sarebbero rientrati alla morte di Servio Tullio, comandante dell'esercito invasore.

Mastarna è un nome latino etruschizzato, deriva da magister e significhebbe qualcosa di analogo a "il condottiero".

Il termine servus, non di origine indoeuropea e forse etrusco, significava straniero senza diritti, apolide.

In sostanza il sesto re di Roma sarebbe stato conosciuto con un nome etrusco a Roma ed uno latino in Etruria.

Il Tempio di Diana sull'Aventino

La costruzione sull'Aventino del tempio dedicato a Diana, l'Artemide greca, fu un atto di politica internazionale.

Il tempio di Artemide ad Efeso era considerato il simbolo della federazione delle città della Ionia in Asia Minore. Il culto di Diana e l'idea di federazione dovevano essere assai vivi nel mediterraneo occidentale dopo la rifondazione, avvenuta nel 540 a.C., della colonia greca di Marsiglia. La statua di Diana venne posta nel tempio romano esattamente come Artemide nel tempio di Marsiglia.

Il tempio sull'Aventino, costruito intorno al 540 a.C., mirava a riunire politicamente e religiosamente Roma, il Lazio e l'Etruria meridionale, a somiglianza del sistema federale etrusco dei Dodici Popoli.

Il tempio venne costruito fuori della città, su di un colle scarsamente abitato. Solo nel 465 l'Aventino diverrà zona residenziale con una legge ascritta al tribuno della plebe L. Icilio. La posizione esterna venne prescelta probabilmente per poter attirare il maggior numero di persone, poveri, immigranti, schiavi, ecc.

La fondazione del tempio veniva festeggiata il 13 agosto.

I templi di Mater Matuta, della dea Fortuna e di Fors Fortuna

Servio Tullio eresse i templi gemelli di Mater Matuta e della dea Fortuna nel Foro Boario, il mercato in riva al Tevere.

Mater Matuta è una divinità italica, con tempio principale a Satrico, città a sud di Roma.

La dea della Fortuna, tradizionale divinità latina, era simboleggiata da una statua velata, come quelle degli dei etruschi del Fato.

La fondazione dei templi gemelli veniva festeggiata l'11 giugno.

Il tempio di Fors Fortuna venne costruito sull'altra sponda del Tevere, fuori della cinta cittadina e alle celebrazioni potevano partecipare gli schiavi.

Cittadini di Roma

Servio Tullio divise la popolazione romana in base al territorio, indipendentemente da criteri etnici o di nascita. La cittadinanza venne a dipendere dal luogo di residenza. In tal modo molti immigrati, mercanti, agricoltori etruschi o di altra provenienza poterono divenire cittadini romani, fedeli a Roma prima che alla famiglia o al gruppo etnico.

Vennero definite 4 tribù urbane: Suburana (il Celio), Palatina, Esquilina, Collina. Il numero delle tribù extra-urbane, inizialmente 16, arrivò in seguito a 31.

L'appartenenza ad una circoscrizione territoriale (tribus), basata sul domicilio, consentì lo sviluppo di un catasto per valutare i beni fondiari ed assegnare i cittadini ad una classe e fissare il tributum relativo.

Classi e centurie

Il popolo romano fu diviso in cinque classi di cittadini/soldati in base al censo.

Ogni classe forniva all'esercito un certo numero di centurie, gruppi di cento uomini. Nella prima classe, la più ricca, si reclutavano 18 centurie di cavalieri e 80 di fanti, Nella seconda, terza e quarta 20 centurie e nella quinta 30. Un sistema di tassazione proporzionale al reddito.

Erano esentati dal servizio militare e dalle spese connesse i cittadini con un reddito molto basso (i capite censi).

Le centurie all'interno di ogni classe si distinguevano in quelle formate da seniores, la riserva dei cittadini al di sopra di 46 anni, e quelle formate da iuniores, i combattenti effettivi. Le centurie di iuniores e di seniores erano in numero pari.

Armamento delle classi

La prima classe era armata con elmo, scudo tondo, corazza e schinieri, lancia, giavellotto e spada.

La seconda classe era armata come la prima, ma senza corazza. Portava uno scudo più piccolo e allungato.

La terza classe aveva elmo e armi offensive.

La quarta classe aveva lancia e giavellotto.

La quinta classe aveva delle fionde.

Diritti e doveri politici

I diritti politici erano proporzionali ai servizi che i cittadini fornivano all'esercito.

Ogni centuria, in quanto unità di combattimento era una unità di voto. I capite censi formavano una sola centuria.

Due centurie erano riservate al genio (carpentieri e fabbri) e votavano con la prima classe.

Due centurie erano riservate ai musici e votavano con la quarta classe.

In totale si avevano 193 centurie, con maggioranza assoluta della prima classe (80+18).

Il sistema eliminava i privilegi della nascita o della etnia, e nel contempo evitava gli inconvenienti della tirannia del numero.

I Comizi Centuriati costituirono l'assemblea dei soldati e si riunirono all'esterno dei sacri confini della città. Questa assemblea divenne l'entità dominante dopo la caduta della monarchia, sia dal punto di vista legislativo che elettorale.

 

Riferimenti bibliografici:

Levi M. A.

L'Italia antica

Mondadori

Scullard H. H.

Storia del mondo romano

Rizzoli

Clemente G.

Guida alla storia Romana

Mondadori

Heurgon J.

Il Mediterraneo occidentale dalla preistoria a Roma arcaica

Laterza

Piganiol A.

Le conquiste dei romani

EST

Ogilvie R. M.

Le origini di Roma

Il Mulino

Alfoldy G.

Storia sociale dell'antica Roma

Il Mulino

 

 
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