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SCHIAVITU': DIFFUSIONE E ABOLIZIONE
"Il ne servirait a rien non plus de dissimuler nos propres résponsabilités dans les désastres qui se sont abattus ou continuent de s'abattre sur nous. Nos complicités dans la traite [en esclaves] sont bien établies, nos divisions absurdes, nos errements collectifs, l'esclavage comme institution endogene ...."
"Non servirebbe a niente dissimulare le nostre proprie responsabilità nei disastri che si sono abbattuti o continuano ad abbattersi su di noi. Le nostre complicità nella tratta [degli schiavi] sono ben stabilite, le nostre divisioni assurde, i nostri errori collettivi, la schiavitù come istituzione endogena ..."
Nicéphore Dieudonné Soglo (Presidente della Repubblica del Benin - Messaggio all'UNESCO del 1994)
Nel 1842 il Console Generale Britannico in Marocco chiese al Sultano di abolire la schiavitù o per lo meno di interrompere il traffico di schiavi. Il Sultano rispose per lettera che "il traffico di schiavi è materia su cui tutte le religioni e tutte le nazioni sono d'accordo fin dal tempo dei figli di Adamo ... fino ad oggi". Il Sultano continuava scrivendo che "non si sarebbe preoccupato del fatto che venisse proibito dalle leggi di qualche religione, nessuno doveva sollevare la questione, essendo manifesto a tutti e non richiedendo una maggiore dimostrazione della luce del sole".
Il sultano aveva ragione riguardo al passato, ma aveva torto riguardo al presente.
L'Occidente, che aveva eliminato la schiavitù al proprio interno alla fine del Medioevo, negli ultimi decenni del XVIII secolo iniziò a combattere il commercio degli schiavi e la schiavitù in tutti i paesi dove poteva far arrivare la propria influenza.
La più grande potenza marinara del tempo, la Gran Bretagna, abolì il commercio di schiavi nel 1807. Ben presto venne seguita da tutti gli altri paesi europei.
Il tentativo dell'Occidente di liberare gli schiavi in tutto il mondo si scontrò con gli interessi degli stessi paesi africani, che si arricchivano con il commercio degli schiavi, e con la cultura tradizionale islamica.
Purtroppo ancora oggi l'ONU è costretto a intervenire per condannare i paesi che nel XXI secolo proteggono o tollerano la schiavitù in Africa e in Asia.
Località: Africa - America - Europa - Asia
Epoca: dal VII secolo d.C. ad oggi
Schiavitù nei paesi islamici
Tra il 650 d.C. ed il 1905 gli islamici portarono nel mondo musulmano in schiavitù circa 18 milioni di abitanti negri dell'Africa, di cui 5 milioni nel periodo tra il 1500 e il 1900. Principalmente donne e bambini.
Nel 652 i musulmani dell'Egitto imposero ai re cristiani della Nubia un trattato che prevedeva la fornitura annuale di centinaia di schiavi maschi e femmine. Questo trattato restò in vigore fino al XII secolo quando la Nubia venne invasa.
Trattati analoghi furono fatti dagli arabi con l'Iran e altri paesi asiatici.
Gli arabi della Spagna e del Nord Africa importarono per secoli i Saqaliba, ossia gli schiavi bianchi europei, ottenuti principalmente con raid contro le coste europee del Mediterraneo, particolarmente la Dalmazia e l'Italia. Molti paesi situati in prossimità del mare furono costretti a ritirarsi nell'interno o per lo meno ad allontanarsi dalla costa. Per dare l'allarme vennero costruite le torri di guardia, che ancora adesso sono frequenti lungo le coste italiane, specialmente quelle del Meridione. Nel 1799, appena due secoli or sono, una flotta di saraceni attaccò l'isola del Giglio, ma venne respinta dalla popolazione che riuscì a rifugiarsi nel castello.
Il califfato di Bagdad tra il VII secolo e il X secolo importò come schiavi decine di migliaia di militari dalla Sogdiana, dalla Khazaria e da altri paesi dell'Asia Centrale. Il califfato importava schiavi turchi e slavi a Derbent, Itil, Khorezm e Samarcanda; schiavi africani da Mombasa, Zanzibar, dal Sudan e dal Sahara.
Tra il IX e il X secolo molte decine di migliaia di schiavi negri Zanj furono importati da Zanzibar nell'Iraq meridionale.
Nell'Egitto medievale uno schiavo negro veniva venduto per 300 dirham, una schiava negra per 500 dirham, un eunuco negro 1000 dirham, una cantante brava poteva arrivare anche a 10.000 o 20.000 dirham. Un bianco valeva 500 dirham, una schiava bianca 1000 dirham.
Il Canato di Crimea tra il 1475 e il 1783, quando ebbe termine per opera di Caterina la Grande, importò schiavi dai paesi slavi, dalla Moscovia e dal Caucaso per rivenderli nei vari mercati dell'Eurasia. La maggior parte della popolazione libera era impegnata nel catturare schiavi o nel rivenderli. il 75% della popolazione era costituita da schiavi o da liberti.
L'Impero Ottomano, a partire dal XIV secolo, per oltre 500 anni importò schiavi bianchi dai paesi slavi e schiavi negri dall'Africa. La popolazione cristiana sottomessa ai musulmani doveva fornire ogni anno un tributo in figli, il devshirme. I fanciulli strappati alle famiglie venivano convertiti ed utilizzati dagli invasori a loro piacimento.
Schiavitù in Africa
I paesi islamici della costa orientale dell'Africa praticarono intensamente la schiavitù. Fu schiavizzata tra il 65 e il 90 % della popolazione di Zanzibar, circa il 90 % della popolazione del Kenia e oltre la metà di quella del Madagascar.
Il califfato islamico di Sokoto, formato da Hausa nell'Africa sub-sahariana (Nigeria del nord e Camerun) nel XIX secolo aveva in schiavitù almeno metà della popolazione.
Altri stati nel Sudan occidentale e centrale tra il 1750 e il 1900 avevano una popolazione per uno o due terzi costituita da schiavi.
Nel Ghana islamico, antico stato del Sudan occidentale, tra il 1076 e il 1600, circa un terzo della popolazione era in schiavitù. La stessa situazione nel Mali (1200-1500), nel Segou (1720-1861) e nel Songhai (1464-1720), nel Kanem (1600-1800), nel Bornu (1580-1890).
Nella zona di Ouidah, famoso centro commerciale degli schiavi sulla costa del Golfo di Guinea, nel XIX secolo metà della popolazione era in schiavitù.
Presso i Tuareg del Sahara e del Sahel, di religione islamica, la schiavitù si è mantenuta almeno fino al 1975.
Nel Senegambia, tra il 1300 e il 1900, un terzo della popolazione era costituita da schiavi.
Nella Sierra Leone, nel XIX secolo, metà della popolazione era in schiavitù.
Tra gli Ahanti e gli Yoruba gli schiavi erano un terzo della popolazione.
Tra i Duala del Camerun, nel XIX, metà della popolazione era schiava. Stessa situazione presso gli Ibo e altri popoli del basso Niger, nel Congo e nel regno di Kasanje e in Angola.
Schiavitù in Asia
In Cina la schiavitù è esistita dal XVIII secolo a.C. al XX.
In Corea la schiavitù è attestata dal I secolo a.C. fino al XVIII, con una percentuale di schiavi oscillante tra un terzo e metà della popolazione.
In India le leggi sanscrite di Manu trattano della schiavitù nel I secolo a.C. Nel 1841 c'erano in India 8 o 9 milioni di schiavi. Nel Malabar la percentuale di schiavi raggiungeva il 15 %.
In Tailandia la schiavitù tra il XVII e il XIX secolo ammontava a un terzo della popolazione.
In Birmania tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo gli schiavi erano un terzo.
La schiavitù è stata praticata dall'antichità fino a tempi recenti nelle Filippine, nel Nepal, in Malesia, in Giappone.
In molti paesi e popoli dell'Asia centrale convertiti all'Islam la schiavitù si è rapidamente diffusa: Sogdiana, Khorezem, Mongoli, Calmucchi, Kazaki, Turchi.
Schavitù in America
Nel Nuovo Mondo avevano schiavi i Klamath e i Pawnee, gli Yurok, che vivevano sulla costra tra l'Alaska e la California, i Creek della Georgia, i Comanche del Texas.
Schiavisti erano anche i Callinago di Dominica, i Tupinamba del Brasile, i Maya della Meso-America, gli Aztechi del Messico, gli Incas delle Ande, i Tehuelche della Patagonia.
Dall'Africa al Nuovo Mondo
Del commercio di schiavi cominciarono ad occuparsi a metà del XV secolo i portoghesi, seguiti dagli spagnoli nel 1479, gli inglesi nel 1562, il Nord America nel 1619, gli olandesi nel 1625, i francesi nel 1642, gli svedesi nel 1647, i danesi nel 1697.
Nel 1713, con il trattato di Utrecht, gli inglesi ottennero il monopolio del commercio degli schiavi nelle colonie spagnole.
Tra il 1500 e il 1850 gli occidentali portarono nel Nuovo Mondo in schiavitù 10 milioni di abitanti negri dell'Africa. Principalmente maschi adulti.
Agli occidentali non era concesso entrare nell'interno dell'Africa. Gli schiavi venivano catturati direttamente dalle popolazioni locali e venduti sulla costa ai capitani europei.
Gli africani cercavano in ogni modo di incoraggiare i capitani ad entrare nei loro porti per fare gli acquisti degli schiavi.
I capitani venivano pagati solo per gli schiavi che arrivavano vivi a destinazione e quindi facevano di tutto per ridurre le perdite. Durante il viaggio morivano tra il 10 e il 20% degli schiavi. Ma la stessa percentuale di perdite subiva l'equipaggio della nave. Nel 1787 ritornarono vivi a Liverpool solo la metà dei marinai che erano partiti con le navi addette al trasporto degli schiavi.
Abolizione della schiavitù
Tra il XV e il XVI secolo la schiavitù scomparve dall'Europa occidentale. Rimasero solo gli schiavi addetti alle galee, ma con il diffondersi delle navi a vela ben presto scomparvero anche questi.
Entro il XVII secolo la schiavitù scomparve anche dall'Europa orientale.
Nel XV secolo il commercio di schiavi fu proibito in Polonia.
Nel 1569 non esistevano più schiavi in Gran Bretagna.
Nel 1588 il commercio di schiavi fu proibito in Lituania.
Nel 1623 in Russia gli schiavi furono convertiti in servi.
Nel 1777 il Vermont fu il primo degli Stati Uniti ad abolire la schiavitù.
Nel 1792 la Danimarca abolì il commercio degli schiavi.
Nel 1794 la Francia abolì la schiavitù. Nel 1802 Napoleone la reintrodusse. Nel 1833 venne definitivamente abolita.
Entro il 1804 tutti gli stati a nord del Maryland avevano abolito la schiavitù.
Nel 1807 la Gran Bretagna abolì il commercio degli schiavi.
Nel 1810 Venezuela e Messico abolirono il commercio degli schiavi.
Nel 1811 il Cile abolì il commercio degli schiavi.
Nel 1812 l'Argentina abolì il commercio degli schiavi.
Nel 1815 al Congresso di Vienna Gran Bretagna, Olanda, Francia, Spagna e Portogallo concordarono di abolire il commercio degli schiavi.
Nel 1815 la Francia abolì il commercio degli schiavi.
Nel 1817 la Spagna abolì il commercio degli schiavi.
Nel 1823 il Cile liberò gli schiavi neri.
Nel 1829 il Messico abolì la schiavitù.
Nel 1831 la Gran Bretagna affrancò gli schiavi e nel 1833 li emancipò.
Nel 1839 il Portogallo abolì il commercio degli schiavi.
Nel 1850 il Brasile abolì il commercio degli schiavi.
Nel 1854 il Perù abolì la schiavitù.
Nel 1863 gli Stati Uniti abolirono la schiavitù.
Nel 1873 Puerto Rico abolì la schiavitù.
Nel 1880 Cuba abolì la schiavitù.
Nel 1885 il Congresso di Berlino condannò la schiavitù come contraria ai diritti dell'uomo.
Nel 1888 il Brasile fu l'ultimo ad abolire la schiavitù nel Nuovo Mondo.
Nel 1894 la Corea abolì la schiavitù che però rimase in uso fino al 1930.
Nel 1906 la Cina abolì la schiavitù con effetto dal 1910.
Nel 1926 con la Convenzione internazionale sulla schiavitù di Ginevra la Società delle Nazioni proibì il commercio di schiavi e condanno la schiavitù in tutte le sue forme.
Alla fine degli anni 30 la schiavitù fu abolita in Etiopia.
Nel 1948 nella Dichiarazione universale dei diritti umani dell'ONU la schiavitù venne nuovamente condannata ufficialmente.
Nel 1962 l'Arabia Saudita abolì la schiavitù.
Nel 1981 la Mauritania dichiarò illegale il commercio degli schiavi.
La schiavitù oggi
Nell'agosto del 2001 l'agenzia UN Research Institute for Social Development (UNRISD), una struttura dell'ONU, ha rilasciato un rapporto intitolato "Race, discrimination, slavery and citizenship in the Afro-Arab borderlands". Sudan, Mauritania e altri stati islamici sono accusati di continuare a praticare la schiavitù a danno principalmente delle altre popolazioni africane.
Schiavitù e colonialismo
In molti paesi, dove gli europei avevano acquisito una posizione dominante, riuscirono a far abolire la schiavitù.
Nel 1834 776.000 schiavi furono liberati nelle colonie britanniche.
Nel 1838 gli inglesi abolirono la schiavitù in tutte le colonie.
Nel 1848 i francesi abolirono la schiavitù in tutte le colonie.
I russi eliminarono la schiavitù dal Caucaso e dall'Asia centrale a partire dal 1860 con la conquista dei Canati di Bukara, Samarcanda e Khiva.
Nel 1861 la schiavitù fu abolita in India e in Nigeria, su intervento degli inglesi.
Nel 1863 gli olandesi abolirono la schiavitù in tutte le le colonie.
Nel 1870 i missionari cristiani arrivarono nel Malawi e cominciò la lotta alla schiavitù, difesa invece dagli islamici.
Nel 1890 gli inglesi abolirono la schiavitù a Zanzibar, il massimo centro islamico del commercio di uomini sulla costa orientale dell'Africa.
Nella seconda metà dell'800 i francesi riuscirono a eliminare la schiavitù dal Dahomey (odierno Benin), altro grande centro del commercio degli schiavi, sulla costa occidentale dell'Africa.
Gli stati rimasti indipendenti, come l'Etiopia, continuarono a praticare la schiavitù legalmente.
Schiavitù e Chiesa Cattolica
L'Ordine religioso dei Trinitari, fondato nel 1198, riscattò 900.000 cristiani dalla sua fondazione al 1797. I trinitari nel XVI e XVII secolo riuscirono a costruire degli ospedali per gli schiavi a Tunisi e ad Algeri.
L'Ordine religioso dei Mercedari, fondato nel XIII secolo, riscattò circa 500.000 schiavi cristiani tra il 1218 e il 1632.
Papa Pio II nel 1462 dichiarò che la schiavitù era "un grande crimine" (magnum scelus).
Papa Paolo III nel 1537 proibì la schiavitù degli indiani. Proibizione rinnovata da Urbano VIII nel 1639 e da Benedetto IV nel 1741.
Pio VII nel 1815, al Congresso di Vienna, chiese la proibizione del commercio degli schiavi.
Il triste commercio venne condannato nuovamente da Gregorio XVI nel 1839.
Pio IX definì summum nefas il commercio degli schiavi.
Leone XII nel 1888 scrisse ai vescovi del Brasile affinché eliminassero completamente la schiavitù dal loro paese.
Nel 1888 il cardinale Lavigerie fondò a Bruxelles, con l'appoggio di Papa Leone XII, la Société Antiesclavagiste.
Schiavitù ed economia
Nel 1776 l'economista inglese Adam Smith, nel suo libro Ricerca sopra la natura e sulla causa della ricchezza delle nazioni giudicò antieconomica la schiavitù e dimostrò che era più costoso mantenere uno schiavo anziché pagare il salario ad un bracciante libero. Le sue considerazioni, oltre ovviamente a quelle umanitarie, ebbero un peso significativo nella abolizione del commercio degli schiavi.
Schiavitù e commercio estero africano
Nel corso del XIX secolo il commercio di schiavi diminuì con il progredire della legislazione abolizionista promossa dall'Occidente. L'effetto immediato sugli stati africani, coinvolti in tale tipo di commercio, fu una diminuzione delle entrate derivanti dal commercio estero.
I governanti africani reagirono cercando altre merci da vendere agli europei. Venne incrementata la produzione agricola, ovviamente con il contributo degli schiavi, ma i profitti non risultarono nemmeno lontanamente paragonabili al commercio degli schiavi. In poco tempo le economie africane entrarono in crisi e si ebbe un lungo periodo di depressione che durò fino alla fine del secolo.
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