Maat - Conoscere la storia per creare il futuro -To know the history to create the future

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PORFIRIO

Il culto delle immagini

 

Porfirio nacque in Siria intorno al 233-234 d.C. Visse a Tiro e a Cesarea dove conobbe Origene. Poi si trasferì ad Atene alla scuola del retore Cassio Longino. Il suo nome originario era Malco, che significa "re" nelle lingue semitiche. Fu chiamato Basilio, in greco "re", da Amelio e Porfirio, ossia "porpora imperiale", da Longino.

A circa trenta anni si recò a Roma alla scuola del filosofo neo-platonico Plotino. Ne divenne, insieme ad Amelio, il più valido collaboratore. Dopo 5 anni ebbe un esaurimento nervoso e intorno al 268 si recò in Sicilia, su consiglio dello stesso Plotino. Vi soggiornò circa due anni poi ritornò a Roma nel 271. Plotino era morto nel 270 e Porfirio ne continuò l'insegnamento. Riordinò gli scritti di Plotino e tra il 300 e il 304 li pubblicò. Morì nel 305 a Roma.

Scrisse il trattato Sulle immagini prima dell'incontro con Plotino. Ne restano solo alcuni frammenti contenuti in un'opera apologetica del vescovo Eusebio di Cesarea (265-339) che li citava per contestarli. Essenzialmente, il trattato è un'interpretazione teologica e filosofica del simbolismo degli dei greci. Porfirio spiega perché gli dei furono rappresentati in certi modi, e come i loro nomi e simboli siano riferimenti allegorici ai poteri della natura o a principi cosmici.

Il trattato di Porfirio è un esempio rappresentativo dell'approccio allegorico che è stato seguito da molti filosofi e scrittori dell'antichità, incluso lo stoico Plutarco, l'ebreo Filone di Alessandria ed i neo-platonici in genere. Il suo uso delle etimologie per spiegare la natura degli dei è simile a quello che si trova nel Cratilo di Platone e nei Saturnalia di Macrobio
.

 

Località: Impero Romano

Epoca: 233-305 d.C.

 


Il culto delle immagini


Elenco dei frammenti

fr. 1=Eusebio di Cesarea, Preparazione per il Vangelo 3.7.1

fr. 2=Eusebio di Cesarea, Preparazione per il Vangelo 3.7.2-4

fr. 3=Eusebio di Cesarea, Preparazione per il Vangelo 3.9.1-5

fr. 4=Eusebio di Cesarea, Preparazione per il Vangelo 3.11.1-2

fr. 5=Eusebio di Cesarea, Preparazione per il Vangelo 3.11.5

fr. 6=Eusebio di Cesarea, Preparazione per il Vangelo 3.11.7

fr. 7=Eusebio di Cesarea, Preparazione per il Vangelo 3.11.9-16

fr. 8=Eusebio di Cesarea, Preparazione per il Vangelo 3.11.22-44

fr. 9=omesso

fr.10=Eusebio di Cesarea, Preparazione per il Vangelo 3.11.45 - .13.2


 

fr. 1=Eusebio di Cesarea, Preparazione per il Vangelo 3.7.1

Io parlo a quelli che secondo la legge possono sentire:
Si allontanino tutti i profani, e si chiudano le porte.

I pensieri di una teologia saggia, dove gli uomini indicarono Dio ed i poteri di Dio per mezzo di immagini simili a senso, e disegnarono cose invisibili in forme visibili, io mostrerò a quelli che hanno imparato a leggere dalle statue come dai libri le cose là scritte riguardo agli dei. Non c'è da meravigliarsi che chi non è istruito consideri le statue come legno e pietra, come coloro che non capiscono le lettere scritte reputano i monumenti come mere pietre, e le tavolette come pezzi di legno, e i libri come papiro tessuto.

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fr. 2=Eusebio di Cesarea, Preparazione per il Vangelo 3.7.2-4

Poichè la divinità è della natura di luce, e riposa in un'atmosfera di fuoco etereo, ed è invisibile al senso che è occupato nella vita mortale, essa, attraverso la materia traslucida, come il cristallo o il marmo di Paro o anche l'avorio, conduce gli uomini al concetto della sua luce, ed attraverso l'oro materiale al discernimento del fuoco, ed alla sua purezza incorrotta, perché l'oro non può essere contaminato.

D'altra parte il marmo nero fu usato da molti per mostrare la sua invisibilità; e foggiarono i loro dei in forma umana perché la divinità è razionale, e li fecero belli, perché in quelli è la bellezza pura e perfetta; ed in varietà di forma e di età, di posizione seduta e stante, e di drappeggio; ed alcuni di loro maschi, ed alcune femmine, vergini, e adolescenti o sposati, per rappresentare la loro diversità.

Quindi assegnarono ogni cosa bianca agli dei del cielo, e la sfera e tutte le cose sferiche al cosmo ed al sole ed alla luna in particolare, ma qualche volta anche alla fortuna e alla speranza: ed il cerchio e le cose circolari all'eternità, ed al moto del cielo, ed alle zone e ai cicli interni; e i segmenti dei cerchi alle fasi della luna; le piramidi e gli obelischi all'elemento del fuoco, e perciò agli dei dell'Olimpo; ed ancora il cono al sole, e il cilindro alla terra, e figure che rappresentano parti del corpo umano alla inseminazione e alla generazione.

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fr. 3=Eusebio di Cesarea, Preparazione per il Vangelo 3.9.1-5
 
Zeus

Ora guarda alla saggezza dei Greci, ed esaminala come segue. Gli autori degli inni Orfici immaginarono che Zeus fosse la mente del mondo, e che avesse creato tutte le cose internamente, contenendo il mondo in se stesso. Perciò nei loro sistemi teologici loro hanno espresso le loro opinioni riguardo a lui in questo modo:

Zeus fu il primo, Zeus l'ultimo, il signore del lampo,
Zeus l'inizio, Zeus il centro, tutte le cose sono da Zeus.
Zeus nato maschio, Zeus vergine incontaminata;
Zeus la base fissa della terra e del cielo stellato;
Zeus sovrano, Zeus da solo prima causa di tutto:
Un potere divino, grande governatore del mondo,
Una forma regale, circondante tutte le cose di qui,
Fuoco, acqua, terra, ed etere, notte e giorno;
Saggezza, primo genitore, ed Amore delizioso:
Nel corpo possente di Zeus tutte queste cose dimorano.

La sua testa e la bella faccia il cielo raggiante
Rivela e attorno a lui galleggiano nelle brillanti onde
Le dorate trecce delle scintillanti stelle.

Da ogni parte sono viste le corna dorate del toro,
Aurora e tramonto, sentieri degli dei.

I suoi occhi il Sole, la luce di riflesso della Luna;
La sua mente etere immortale, verità suprema
Sente e considera tutto; né alcun discorso,
Né grido, né rumore, né voce sinistra sfugge
All'orecchio di Zeus, il figlio più possente del grande Crono:
Tale la sua testa immortale, e tale il suo pensiero.

Il suo corpo raggiante, illimitato, imperturbato
Nella potenza dei lembi possenti fu formato così:

Le larghe spalle del dio, il petto e la schiena
L'ampia distesa dell'aria mostra; su entrambi i lati
Crescono le ali, ovunque attraverso tutto lo spazio lui vola.

La terra madre di ogni cosa, con le sue colline alte,
Il suo ventre sacro forma; l'inondazione che sale
Dall'Oceano risonante e rauco la sua vita cinge.

I suoi piedi la terra profondamente radicata alza,
Ed il cupo Tartaro, ed i massimi confini della terra.

Tutte le cose lui nasconde, poi dal suo cuore di nuovo
Con azione divina porta a lieta luce.



Zeus, perciò è il mondo intero, animale degli animali e dio degli dei; Zeus è la mente dalla quale lui produce tutte le cose, e dai suoi pensieri li crea. Quando i teologi avevano spiegato la natura del dio in questa maniera, fare un'immagine secondo la descrizione da loro indicata non era possibile, né, se alcuno lo avesse pensato, poteva mostrare l'apparire della vita, e l'intelligenza, e la previdenza dalla figura di una sfera.

Ma loro hanno fatto la rappresentazione di Zeus in forma umana, perché era attraverso la mente che aveva forgiato, e in base alle leggi della generazione aveva portato al completamento tutte le cose; ed è seduto, per indicare la costanza del suo potere: e le sue parti superiori sono nude, perché è palese nelle parti intellettuali e celesti del mondo; ma i suoi piedi sono vestiti, perché è invisibile nelle cose che giacciono nascoste sotto. E tiene lo scettro nella mano sinistra, perché più vicina a quel lato del corpo dove si trova il cuore, l'organo più intelligente e più dominante: la mente creativa è il sovrano del mondo. E nella mano destra mostra o un'aquila, perché è padrone degli dei che traversano l'aria, come l'aquila è padrona degli uccelli che volano in alto, o una vittoria, perché è vittorioso su tutte le cose.


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fr. 4=Eusebio di Cesarea, Preparazione per il Vangelo 3.11.1-2

Era
 
Hanno fatto di Era la moglie di Zeus, perché chiamarono Era l'etereo ed aereo potere. L'etere è un'aria molto sottile.

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fr. 5=Eusebio di Cesarea, Preparazione per il Vangelo 3.11.5


Era - Leto - Apollo - Artemide
 
Ed il potere dell'aria intera è Era, chiamata da un nome derivato dall'aria: ma il simbolo dell'aria sublunare che è colpita da luce e oscurità è Leto; poichè lei è oblio causato dall'insensibilità nel sonno, e perché anime generate sotto la luna sono accompagnate da dimenticanza del Divino; e per questo motivo lei è anche la madre di Apollo ed Artemide che sono le fonti della luce per la notte.

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fr. 6=Eusebio di Cesarea, Preparazione per il Vangelo 3.11.7

Estia - Rea - Demetra - Kore
 
Il principio dominante del potere della terra è stato chiamato Estia, la cui statua la rappresenta come una vergine solitamente eretta sulla terra; e poiché il potere è fertilità, viene simboleggiata dalla forma di una donna con seni prominenti. Il nome Rea è stato dato al potere della terra rocciosa e montuosa, e Demetra al potere della terra piana e fertile. Demetra negli altri aspetti è uguale a Rea, ma differisce nel fatto che partorisce Kore da Zeus, ossia produce i germogli (koros) dai semi delle piante. E per questo motivo la sua statua è incoronata da spighe di grano, e papaveri sono messi intorno come simbolo della fertilità.

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fr. 7=Eusebio di Cesarea, Preparazione per il Vangelo 3.11.9-16

Kore - Plutone - Cerbero - Dioniso - Attis - Adone - Sileno - Temi - Estia - Demetra - Baccanti - Satiri
C'era nei semi gettati nella terra un certo potere, che il sole passando intorno all'emisfero più basso trascina giù al tempo del solstizio di inverno, Kore è il potere seminale, e Plutone il sole che passa sotto la terra, e che attraversa il mondo non visto al tempo del solstizio di inverno; e si dice che lui porti via Kore, che, mentre è nascosta sotto la terra, è pianta da sua madre Demetra.

Il potere che produce i frutti dal guscio duro, e i frutti delle piante in generale, è chiamato Dioniso. Ma osserva anche le immagini di questi. Per Kore si portano simboli della produzione delle piante che crescono sopra la terra nei raccolti: e Dioniso ha corna in comune con Kore, ed è di forma femminile, per indicare l'unione di forze maschili e femminili nella generazione dei frutti dal guscio duro.

Ma Plutone, il rapitore di Kore, ha un elmo come simbolo del polo non visto, e il suo scettro accorciato come emblema del suo regno del mondo inferiore; ed il suo cane (kuôn) indica la generazione (kuêsin) dei frutti nella sua triplice divisione: il seminare del seme, il suo ricevimento dalla terra, la sua crescita. E' stato chiamato un cane (kuôn), non perché le anime siano il suo cibo (kêras boran, Cerbero), ma a causa della fertilità della terra (kuein) a cui Plutone provvede quando porta via Kore.

Anche Attis e Adone sono riferiti all'analogia dei frutti. Attis è il simbolo dei fiori che appaiono presto di primavera, e cadono prima della completa fertilizzazione; donde la castrazione a lui attribuita, dai frutti che non hanno raggiunto la perfezione seminale: ma Adone era il simbolo del taglio dei frutti perfetti.

Sileno era il simbolo del moto del vento che offre non pochi benefici al mondo. E la ghirlanda fiorita e brillante sulla sua testa è simbolo della rivoluzione del cielo, ed i capelli coi quali sono circondati i suoi lembi più bassi sono un'indicazione della densità dell'aria vicina alla terra.

C'era anche un potere che partecipa della facoltà profetica, il potere è stato chiamato Temi, a causa del fatto che è determinato (tetheimena) e fissato per ogni persona.

In tutti questi modi, il potere della terra trova un'interpretazione ed è adorato: come vergine e Estia, contiene il centro; come madre nutre; come Rea fa rupi e valli nelle montagne; come Demetra produce vegetazione; e come Temi emette oracoli: mentre la legge seminale che discende nel suo petto è raffigurata come Priapo, l'influenza sui raccolti è chiamata Kore, e sui frutti dal guscio morbido e duro è chiamata Dioniso. Kore fu portata via da Plutone, ovvero il sole che discende, giù sotto la terra al tempo della semina; ma Dioniso comincia a germogliare secondo le condizioni del potere che, da giovane, è nascosto sotto la terra, e produce frutti eccellenti, ed è un alleato del potere nel fiore simboleggiato da Attis, e del taglio del grano maturo simboleggiato da Adone.

Anche il potere del vento che pervade tutte le cose è rappresentato nella figura di Sileno, e la perversione della frenesia nella figura di un Baccante, come anche l'impulso che eccita a concupiscenza è rappresentato dai Satiri. Questi sono i simboli dai quali è rivelato il potere della terra.

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fr. 8=Eusebio di Cesarea, Preparazione per il Vangelo 3.11.22-44

Oceano - Teti - Acheloo - Poseidone - Anfitrite - Ninfe - Nereidi - Efesto - Muse - Eracle
 
Asclepio - Dioniso - Horus - Plutone - Cerbero - Artemide - Apollo - Atena
 
Ecate - Cloto - Lachesi - Atropo - Demetra - Kore - Crono - Cureti - Ore
 
Ares - Afrodite - Eros - Ermete - Pan

L'intero potere produttivo dell'acqua fu chiamato Oceano, e la sua figura simbolica Teti. Ma dell'intero, l'acqua da bere è chiamata Acheloo; e l'acqua di mare Poseidone; mentre ciò che fa il mare, poiché è produttivo, è Anfitrite. I particolari poteri delle acque dolci sono chiamati Ninfe, e quelli delle acque del mare Nereidi.

Il potere del fuoco fu chiamato Efesto, e hanno fatto la sua immagine nella forma di un uomo, su di lui è posto un berretto blu come simbolo della rivoluzione dei cieli, perché l'archetipo e la forma più pura del fuoco è là. Ma il fuoco portato dal cielo sulla terra è meno intenso, e vuole il sostegno e l'appoggio che si trovano nella materia: quindi lui è zoppo, avendo bisogno della materia che lo sostiene.

Inoltre immaginarono che un potere di questo genere appartenesse al sole e lo chiamarono Apollo, dalla pulsazione (palsis) dei suoi raggi. Ci sono anche nove Muse che cantano alla sua lira, che costituiscono la sfera sublunare, e sette sfere dei pianeti, ed una delle stelle fisse. E l'incoronarono con corona d'alloro, in parte perché la pianta è piena di fuoco, e perciò odiata dai demoni; ed in parte perché scoppietta nel bruciare, a rappresentare l'arte profetica del dio.

Ma poiché il sole allontana i mali dalla terra, lo chiamarono Eracle (Heraklês) dal suo clangore contro l'aria (klasthai pro ton aera) nel passare da est ad ovest. Ed inventarono le favole del suo compiere dodici fatiche, come simbolo della divisione dei segni dello zodiaco in cielo; e l'adornarono con un bastone e una pelle di leone, quello come indicazione del suo moto disuguale e l'altra come rappresentazione della sua forza nel "Leone", il segno dello zodiaco.

Asclepio è il simbolo del potere di guarigione del sole, ed a lui hanno dato un bastone come segno dell'appoggio e sostegno dell'ammalato, ed il serpente è attorcigliato intorno a lui, come segno della conservazione di corpo ed anima: l'animale è pieno di spirito, e scaccia via la debolezza del corpo. Sembra anche avere una grande facoltà per guarire: si ritiene sia il rimedio per dare una vista chiara, ed è narrato in una leggenda che conosca certe piante che ridanno la vita.

Ma il potere ardente del suo moto che gira e circonda, che matura i raccolti, è chiamato Dioniso, non nello stesso senso del potere che produce i frutti succosi, ma o dalla rotazione del sole (dinein), o dal completare (dianuein) la sua orbita nel cielo. E mentre fa tornare periodicamente le stagioni cosmiche (hôras), ed è il creatore di "tempi e maree", il sole per questo aspetto è chiamato Horus.

Del potere sull'agricoltura, da cui dipendono i doni della ricchezza (Plutus), il simbolo è Plutone. Egli ha anche il potere di distruggere, in base a questo aspetto Serapide condivide il tempio di Plutone: e la tunica purpurea è il simbolo della luce sprofondata sotto la terra, e lo scettro rotto in cima quello del suo potere sotto, e la posa della mano il simbolo della sua partenza verso il mondo non visto.

Cerbero è rappresentato con tre teste, perché le posizioni del sole sopra la terra sono tre: alba, mezzogiorno, e tramonto.

La luna, concepita secondo la sua luminosità, viene chiamata Artemide, come se fosse (aerotemis) "tagliando l'aria". Ed Artemide, sebbene sia una vergine, presiede alle nascite, perché il potere della luna nuova è utile al parto.

Quello che Apollo è al sole, Atena è alla luna: la luna è un simbolo della saggezza, e così Atena.

Ma, ancora, la luna è Ecate, il simbolo delle sue diverse fasi e del potere dipendente dalle fasi. Quindi il suo potere appare in tre forme: come simbolo della luna nuova viene raffigurata con veste bianca e sandali dorati, e torce illuminate, il cesto, che porta quando è alta, è il simbolo della coltivazione dei raccolti che lei fa crescere secondo l'aumento della luce, e di nuovo il simbolo della luna piena è la dea dai sandali simili ad ottone.

O anche dal ramo di olivo uno potrebbe comprendere la sua natura ardente, e dal papavero la sua fertilità, e la moltitudine delle anime che trovano una dimora in lei come in una città, in quanto il papavero è l'emblema di una città. Lei porta un arco, come Artemide, a causa dell'acutezza dei tormenti delle fatiche.

E, ancora, i Fati sono riferiti ai suoi poteri, Cloto alla generazione e Lachesi alla nutrizione, ed Atropo alla volontà inesorabile della divinità.

Anche, il potere produttivo dei raccolti di grano, che sono Demetra, viene associato a lei, come potere produttore in lei. La luna è anche una sostenitrice di Kore. Anche Dioniso viene messo accanto a lei, entrambi per la crescita delle corna, ed a causa della regione di nubi che giacciono sotto il mondo più basso.

Il potere di Crono viene percepito essere indolente e lento e freddo, e perciò si attribuisce a lui il potere del tempo (chronou): e viene raffigurato stando in piedi, e con il capo grigio, a indicare che il tempo sta diventando vecchio.

I Cureti, che assistono Crono, sono simboli delle stagioni, perché il tempo (Chronos) viaggia attraverso le stagioni.

Delle Ore, alcune sono olimpiche, appartenendo al sole, che apre anche le porte dell'aria: ed altre sono terrene, appartenendo a Demetra, e portano un cesto, le prime un simbolo dei fiori di primavera, e le altre delle spighe di grano dell'estate.

Il potere di Ares fu percepito essere ardente, e venne rappresentato come causa della guerra e dello spargimento di sangue, e capace sia di danno sia di beneficio.

La stella di Afrodite fu osservata come tendente alla fecondità, essendo la causa del desiderio e della progenie, e venne rappresentata come una donna a causa della generazione, e come bellezza, perché è anche la stella della sera.

"Espero, la stella più bella che splende in cielo" [Omero, Iliade 22:318].

Ed Eros che fu messo accanto a lei a causa del desiderio. Lei vela i suoi seni e le altre parti, perché il loro potere è la fonte della generazione e del nutrimento. Lei viene dal mare, un elemento acqueo e caldo, ed in movimento continuo, e spumante a causa della sua agitazione, annuncio del potere seminale.

Ermete è il rappresentante della ragione e del discorso, entrambi portano a termine ed interpretano tutte le cose. Il fallico Ermete rappresenta il vigore, ma indica anche la legge generativa che pervade tutte le cose.

La ragione è composita: nel sole è chiamata Ermete; nella luna Ecate; e quella che è in tutto Ermete-Pan, che estende su tutte le cose la ragione generativa e creativa. Anche Ermete-Anubis è composito, ed è mezzo greco, trovandosi anche fra gli egiziani. Siccome il discorso è connesso anche col potere dell'amore, Eros rappresenta questo potere: quindi Eros è rappresentato come il figlio di Ermete, ma come un fanciullo, a causa dei suoi impulsi improvvisi di desiderio.

Pan è il simbolo dell'universo, ed ha le corna come simboli del sole e della luna, e la pelle fulvo chiaro come emblema delle stelle in cielo, o della varietà dell'universo.

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fr. 9=omesso

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fr.10=Eusebio di Cesarea, Preparazione per il Vangelo 3.11.45 - .13.2

Cneph - Ptah (Efesto) - Iside (Demetra, Kore) - Osiride (Dioniso) - Apis
 
Il Demiurgo che gli egiziani chiamano Cneph, è di forma umana, ma con una pelle blu scuro, tiene una cintura ed un scettro, ed è incoronato con un'ala reale sulla sua testa, perché la ragione è difficile da scoprire, e nascosta in segreto, e non evidente, e perché egli dona la vita, e perché è un re, e perché ha un moto intelligente: ecco perché la caratteristica ala è messa sulla sua testa.

Questo dio, si dice, emise dalla bocca un uovo, da cui è nato un dio che è da loro chiamato Ptah ma dai greci Efesto; e l'uovo viene interpretato come il mondo. A questo dio è consacrata la pecora, perché i vegliardi bevevano latte.

La rappresentazione del mondo che loro hanno raffigurato è la seguente: la statua è come un uomo che ha piedi congiunti insieme, vestito dalla testa ai piedi con un abito di molti colori, e ha sulla testa una sfera dorata. Il primo elemento per rappresentare la sua immobilità, il secondo la natura multicolorata delle stelle, ed il terzo perché il mondo è sferico.

A volte indicano il sole come un uomo imbarcato su una nave, la nave è posta su di un coccodrillo. E la nave indica il moto del sole in un elemento liquido: il coccodrillo l'acqua potabile in cui viaggia il sole. La figura del sole significò così che la sua rivoluzione ha luogo attraverso l'aria che è liquida e dolce.

Il potere della terra, sia celestiale sia terrestre, lo chiamano Iside, a causa dell'uguaglianza (isotêta) che è la fonte della giustizia: ma loro chiamano la luna terra celestiale, e la terra vegetativa, sulla quale noi viviamo, la chiamano terrestre.

Demetra ha lo stesso significato fra i greci come Iside tra gli egiziani: e, ancora, Kore e Dioniso fra i greci sono lo stesso come Iside ed Osiride fra gli egiziani. E' Iside che nutre ed fa crescere i frutti della terra; ed è Osiride fra gli egiziani che provvede il potere di fruttificare, che loro propiziano con lamentazioni quando scompare nella terra durante la semina, e quando è consumato da noi come cibo.

Osiride è anche considerato come il potere del fiume Nilo: comunque, quando vogliono simboleggiare la terra terrestre, Osiride è considerato come il potere che fruttifica; e quando la celestiale, Osiride è il Nilo che loro suppongono venire giù dal cielo: inoltre elevano lamentazioni a questo dio per propiziare il potere quando sono mancanti di qualcosa e quando stanno divenendo esausti. E l'Iside che, nelle leggende, è sposata ad Osiride è la terra dell'Egitto, e perciò è fatta uguale a lui, e concepisce, e produce i frutti; e per questo aspetto Osiride è stato descritto dalla tradizione come il marito di Iside, e suo fratello, e suo figlio.

CAPITOLO XII

Nella città di Elefantina viene adorata un'immagine, che per altri aspetti è foggiata a somiglianza di un uomo seduto; è di un colore blu, e ha la testa di un ariete, ed un diadema che porta delle corna di capra, sopra il quale è un cerchio sagomato ad anello. Egli siede con un vaso di creta accanto sul quale sta foggiando la figura di un uomo. E dall'avere la faccia di un ariete e le corna di una capra indica la congiunzione del sole e della luna nel segno dell'Ariete, mentre il colore blu indica che la luna in quella congiunzione porta la pioggia.

Il secondo aspetto della luna è ritenuto sacro nella città di Apollo: ed il suo simbolo è un uomo dalla faccia di falco, che sta sottomettendo con una lancia da caccia Tifone, che ha l'aspetto di un ippopotamo. L'immagine è bianca nel colore, la bianchezza rappresenta l'illuminazione della luna, e la faccia di falco il fatto che deriva la luce e il respiro dal sole. Infatti consacrano il falco al sole, e lo considerano simbolo della luce e del respiro, a causa del suo moto rapido, e del suo volo in alto, dove è la luce. E l'ippopotamo rappresenta il cielo occidentale, poiché sta ingoiando in se stesso le stelle che lo traversano.

In questa città Horus è adorato come un dio. Ma la città Eileithyia venera il terzo aspetto della luna: e la sua statua è foggiata come un avvoltoio che vola, con le piume fatte di pietre preziose. E la sua somiglianza ad un avvoltoio significa che la luna è quella che produce i venti: infatti pensano che l'avvoltoio concepisce dal vento, e dichiara che sono tutti uccelli femmine.

Nei misteri di Eleusi lo ierofante è vestito per rappresentare il demiurgo, ed portatore di torcia il sole, il prete all'altare la luna, e l'araldo sacro Ermete.

Inoltre un uomo è ammesso dagli egiziani fra i loro oggetti di adorazione. Infatti esiste un villaggio in Egitto chiamato Anabis, nel quale è adorato un uomo, e vengono offerti sacrifici a lui, e le vittime vengono bruciate sui suoi altari: e dopo un po' di tempo lui mangerebbe le cose che sono state preparate per lui come per un uomo.


Comunque, loro non credono che gli animali siano dei, ma li considerano come aspetti e simboli di dei; e questo è mostrato dal fatto che in molti luoghi dedicati agli dei i buoi sono sacrificati alle loro feste mensili e nei loro servizi religiosi. Consacrano buoi al sole e luna.

CAPITOLO XIII

Il bue chiamato Mnevis che è dedicato al sole in Eliopoli, è il più grande dei buoi, molto nero, principalmente perché molta luce del sole annerisce i corpi degli uomini. E la sua coda e tutto il suo corpo sono coperti con peli che si arruffano indietro diversamente da altro bestiame bovino, nel momento in cui il sole fa il suo corso nella direzione opposta al cielo. I suoi testicoli sono molto grandi, poiché il desiderio è prodotto dal calore, e si dice che il sole fertilizzi la natura.

Alla luna dedicarono un toro che chiamano Apis, che è anche più nero di altri e porta i simboli del sole e della luna, perché la luce della luna deriva dal sole. La nerezza del suo corpo è un emblema del sole, e così il segno simile allo scarabeo sotto la sua lingua; ed il simbolo della luna è il semicerchio, e la figura gibbosa.


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Riferimenti bibliografici:

Girgenti G.

Porfirio
Laterza

Adorno F.

La filosofia antica

Feltrinelli

 

Riferimenti Internet:

Porphyry - On images
Porfirio - Sentenze

 

 
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