Maat - Conoscere la storia per creare il futuro -To know the history to create the future

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NERONE: UN IMPERATORE AMATO DAL POPOLO

 

 

La storia è scritta dai vincitori. Chi perde è destinato a essere oltraggiato.

Nerone è l'imperatore romano, insieme a Caligola, più vilipeso dagli storici del tempo.

Scrissero di Nerone:

- Publio Cornelio Tacito (55-120 circa), contemporaneo di Domiziano e di Nerva, originario della Gallia transalpina o cisalpina, senatore, proconsole d'Asia nel 112-113, grande storico. Scrisse opere fondamentali per la conoscenza della storia romana.

- Svetonio Tranquillo (70-140 circa), originario della provincia d'Africa dove era nato agli inizi del principato di Vespasiano, cavaliere, capo del dipartimento della corrispondenza imperiale. Rimosso da Adriano nel 121, si mise a scrivere biografie degli imperatori accentuando gli aspetti aneddotici e scandalistici.

- Dione Cassio Cocceiano (Nicea 155 - Nicea 235 circa), proveniente dalla Bitinia, un padre senatore, fu due volte console e nel 229 collega dell'imperatore Severo Alessandro. Scrisse una storia romana in 80 libri.

Dunque ciò che sappiamo di Nerone deriva da esponenti della classe senatoria e della classe equestre: esattamente le due classi con le quali aveva dovuto combattere e dalle quali era stato infine tratto in rovina.

Anche la tradizione giudaica è contraria a Nerone. Nerone difese in Giudea, come in tutto l'impero, la libertà di religione, la convivenza tra etnie e popoli diversi: l'antico ideale di Alessandro Magno. Ma i Giudei non condivisero questo ideale e Nerone dovette intervenire con l'esercito per pacificare la regione.

Contraria a Nerone è tutta la tradizione cristiana che vide in lui il primo persecutore dei cristiani, l'assassino di Pietro e Paolo, l'Anticristo. Ma non esiste alcun editto di Nerone contro i cristiani o contro la religione cristiana. Nerone condannò a morte solo un gruppo di incendiari o di supposti tali.

Finora non è stata trovata alcuna tradizione favorevole a Nerone.

Eppure Nerone venne profondamente amato dal popolo romano che rimpianse a lungo la sua morte.

 

Località: Impero Romano

Epoca: 37-68 d.C.

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Nella tabella sono evidenziati:

 

Le origini

Lucio Domizio Enobarbo nacque ad Anzio il 15 dicembre del 37.

Sua madre era Agrippina, figlia di Agrippina Maggiore, figlia di Giulia, figlia di Augusto, nipote di Giulio Cesare.

Suo padre, Gneo Domizio Enobarbo, che era stato console nel 38, morì nel 40.

L'imperatore Caligola, che morì nel 41, era fratello di Agrippina.

Lucio Domizio studiò con il filosofo greco-egiziano Cheremone di Alessandria, il filosofo peripatetico Alessandro di Ege e l'astronomo Trasillo, che era stato l'astrologo di Tiberio.

Dal 49 ebbe come precettore un senatore: il filosofo di origine iberica Lucio Anneo Seneca (Cordoba 4 a.C. - Roma 65 d.C.).

Il prefetto del pretorio di origine gallica Sesto Afranio Burro (? Vaison - Roma 62 d.C.) insegnò al giovane le materie militari.

Nel 49 Agrippina sposò suo zio, l'imperatore Claudio.

Il 25 febbraio del 50 Lucio Domizio venne adottato da Claudio. Prese il nome di Nero Claudius Drusus Germanicus.

A sedici anni, nel 53, sposò Ottavia, la figlia di Claudio. Lei aveva dodici anni.

Il 12 ottobre del 54 Claudio morì, probabilmente avvelenato da Agrippina.

Seneca scrisse l'elogio funebre di Claudio, che Nerone avrebbe pronunciato durante la cerimonia funebre, e contemporaneamente scrisse un libello sarcastico intitolato "La trasformazione in zucca del divo Claudio".

A 16 e dieci mesi Nerone divenne imperatore con il nome di Nero Claudius Caesar Augustus Germanicus.

Nel 58 Suillius, che era stato console nel 50 sotto l'imperatore Claudio, si chiese "con quale saggezza morale, con quali precetti filosofici Seneca aveva accumulato in quattro anni trecento milioni di sesterzi". Suillio fu esiliato alle Baleari. Seneca tentò anche di processare il figlio di Sullio, ma Nerone si oppose.

Britannico

Nel 55 il quattordicenne Britannico (41-55),figlio di Claudio e di Messalina Valeria, morì durante un pranzo.

Si disse che fosse stato colpito da un attacco di epilessia. Forse fu avvelenato da Agrippina che temeva le rivendicazioni del ragazzo.

Elargizioni

Le prime misure del nuovo imperatore furono costituite da elargizioni e donazioni.

Vennero distribuiti 400 sesterzi a ogni cittadino.

Ai membri del senato in difficoltà economiche assicurò una pensione fino a mezzo milione di sesterzi all'anno.

I pretoriani ebbero una distribuzione di frumento gratuito ogni mese.

Il consolato

Per ridare dignità alla magistratura del consolato stabilì che la carica doveva essere rivestita per almeno sei mesi.

Ogni anno nominò da due a quattro consoli.

Nerone assunse il consolato quattro volte tra il 55 e il 60.

Nel 57 mantenne il consolato tutto l'anno.

Nel 58 il senato propose a Nerone di acquisire il consolato a vita. Nerone rifiutò.

Dopo il 60 non assunse più il consolato fino alla crisi del 68.

Provvedimenti nell'ambito giudiziario

Nerone abolì le procedure segrete e discrezionali (intra cubiculum principis) durante i procedimenti giudiziari.

Cambiò la prassi di emettere il verdetto durante lo stesso giorno del dibattimento. Si prese almeno un giorno di riflessione per scrivere la sentenza con le motivazioni.

Tentò di porre un limite alle parcelle degli avvocati.

Pose i procedimenti giudiziari a carico dell'erario.

Ridusse i compensi ai delatori.

Tra il 54 e il 61 fece processare dodici governatori delle province per malversazione. Sei furono condannati. Di questi tre erano stati nominati da Nerone.

Altri provvedimenti

Nerone proibì a tutti i governatori delle province di allestire spettacoli con gladiatori e bestie feroci. Era vero che gli spettacoli venivano graditi dalla popolazione, ma le spese per il loro allestimento erano a carico dei contribuenti.

Vietò ai non residenti in Egitto di possedervi delle terre. In questo modo si impediva ai romani ricchi di costituirvi dei latifondi.

Tentò di ripopolare l'Italia meridionale con la costituzione di nuove colonie di veterani. Ma questi in gran parte si rivendettero i lotti.

Il controllo della tesoreria

Nel 57 tolse il controllo dell'amministrazione della tesoreria (aerarium Saturni) al senato.

Vennero costituiti i praefecti aerarii Saturni di nomina imperiale. I prefetti erano senatori di rango pretorio scelti direttamente dall'imperatore.

Il senato perse il potere di coniare monete.

Il progetto di riforma fiscale

Nel 58, presentò un progetto di riforma fiscale: l'abolizione delle tasse indirette chiamate portoria, che si pagavano principalmente nei porti. Si trattava di eliminare i dazi di entrata e uscita delle merci che passavano da una provincia all'altra dell'impero. Nerone voleva la libera circolazione delle merci.

La diminuzione delle entrate dell'erario sarebbe stata compensata dall'aumento del volume delle tasse di compravendita e da un moderato aumento delle tasse dirette.

L'abolizione dei dazi avrebbe danneggiato:

- i grandi proprietari terrieri italiani, ossia i senatori, che si sarebbero trovati a fronteggiare una maggiore concorrenza dei produttori provinciali;

- gli appaltatori delle tasse, ossia i cavalieri, che avrebbero visto scomparire una delle fonti principali del loro reddito.

Ne sarebbe stato avvantaggiato tutto il resto della popolazione che avrebbe goduto della diminuzione del costo della vita.

Il senato, controllato dai ricchi proprietari agrari, impedì a Nerone di procedere con la sua riforma.

Il contrasto tra Nerone ed il senato divenne palese. L'aristocrazia fondiaria divenne il maggiore nemico dell'imperatore.

L'Egitto

Durante il suo principato Nerone nominò alla carica di prefetto d'Egitto:

- Claudio Balbillo di Alessandria;

- Cecina Tusco, la cui madre, di origine greca, era stata nutrice di Nerone;

- Tiberio Giulio Alessandro, un ebreo di Alessandria.

Evidentemente Nerone non privilegiava gli occidentali e non aveva problemi con gli ebrei.

Provvedimenti in tema di fisco

Bloccato dal senato sulla riforma fiscale, Nerone emanò dei provvedimenti di minore impatto, ma non per questo meno odiati dai senatori e dai cavalieri:

- Le norme per l'esazione delle tasse, fino ad allora segrete, dovevano essere rese pubbliche.

- Le tasse non potevano essere richieste dopo un anno.

- Tutte le soprattasse inventate dagli appaltatori dovevano essere abolite.

- I processi contro gli appaltatori delle tasse dovevano avere la precedenza.

- Le navi mercantili addette al trasporto del grano a Roma erano esentate dalle tasse patrimoniali.

Armenia: accordo con i Parti

L'Armenia era uno stato cuscinetto tra l'impero romano e quello partico. Nel 52 Vologese, re dei Parti, aveva messo sul trono di Armenia suo fratello Tiridate. Nerone, fin dall'inizio del suo principato, decise di intervenire.

Il generale Corbulone e il legato della Siria Ummidio Durmio Quadrato furono incaricati di liberare l'Armenia.

La campagna militare si svolse principalmente nel 57-59. Nel 60 Tigrane V, un principe di Cappadocia educato a Roma, venne insediato sul trono di Tigranocerta.

Nel 61 Vologese e Tiridate ripresero le ostilità. Le legioni del generale Cesennio Peto, inviato a rioccupare l'Armenia, vennero sconfitte.

Corbulone riprese il comando e nel 63 raggiunse un accordo con Vologese: l'Armenia sarebbe stata governata da Tiridate, ma questi avrebbe ricevuto la corona da Nerone, in quanto l'Armenia diveniva protettorato romano.

Morte di Agrippina

Nel marzo del 59 Agrippina venne uccisa su ordine di Nerone, probabilmente per consiglio di Seneca.

Nerone si giustificò dinanzi al senato affermando che Agrippina aveva congiurato contro di lui e contro lo stato.

In effetti pare che Agrippina avesse intenzione di detronizzare Nerone, che l'aveva allontanata dal potere, e di mettere sul trono un altro uomo con cui intendeva risposarsi.

Nerone portò per il resto della vita il peso dell'orrendo delitto. Tremendi incubi notturni lo tormentarono.

Britannia: la rivolta di Budicca

Nel 59 Nerone inviò in Britannia il generale Gaio Svetonio Paolino.

Nel 60, mentre Svetonio Paolino stava eliminando un focolaio di resistenza nell'isola di Mona (Anglesey), posta nel mare Ibernico, tra la Britannia e l'odierna Irlanda, scoppiò la rivolta nel territorio degli Iceni (Norfolk).

La rivolta ebbe alla base un problema fiscale e l'esosità di Seneca che, dopo aver fatto notevoli prestiti ai Britanni, riscuoteva la somma con gli interessi utilizzando l'esercito romano.

Budicca, la regina degli Iceni, guidò i rivoltosi alla conquista di Camulodunum (Colchester), poi puntò su Londinium (Londra). Le truppe di Svetonio Paolino non arrivarono in tempo e la città cadde. Furono uccise oltre 70.000 persone tra Romani e alleati.

Con le poche truppe a disposizione, non più di 10.000 uomini, Svetonio Paolino attaccò Budicca. I Britanni furono sconfitti. Budicca si diede la morte.

Etiopia Meroitica: accordi commerciali

Nel 61 Nerone inviò una spedizione nella Etiopia Meroitica per creare nuove vie commerciali e nuove basi marittime.

I Romani ebbero l'uso del porto di Assab e stabilirono rapporti diplomatici con i re di Axum.

Gallia

La Gallia, al tempo di Nerone, era un territorio ricco e fiorente. La zecca di Lione coniava frequentemente monete.

Nel 61 Nerone decise di effettuare un censimento della provincia per migliorare l'imposizione fiscale.

Cambiamenti al vertice

Nel 62 avvennero notevoli cambiamenti al vertice dello stato.

Morì il prefetto del pretorio Afranio Burro. Venne sostituito da Fenio Rufo e dal siciliano Tigellino.

Seneca si ritirò a vita privata.

A giugno Nerone ripudiò Ottavia per sposare Poppea Sabina, moglie di Otone. Otone era stato mandato a fare il governatore della Lusitania fin dal 58.

Ottavia fu esiliata. Il popolo scese in piazza per manifestare a favore di Ottavia. Allora Nerone la fece suicidare.

Mesia e Mar Nero

Il legato della Mesia, T. Plauzio Silvano Eliano, riuscì a sottomettere oltre 100.000 abitanti delle regioni oltre il Danubio. Respinse una invasione dei Sarmati. Pose sotto controllo le coste occidentali e settentrionali del Ponto Eusino, arrivando fino in Crimea.

Nel 63 tutta la costa settentrionale del Mar Nero era presidiata da truppe romane. Il grano della odierna Ucraina poteva essere commercializzato all'interno dell'impero.

Nel 64 il Ponto Polemoniaco venne annesso alla provincia della Galazia. Tutto il Mar Nero era controllato dai Romani.

La riforma monetaria

Nel periodo 63-64 Nerone procedette ad una riforma monetaria. Venne abbassato il piede dell'aureus e del denarius. Contemporaneamente venne migliorato il rapporto del denarius rispetto all'aureus.

 

Rapporto
Prima di Nerone
Rapporto
Riforma di Nerone del 63
Rapporto
aureus
1
1/40 di libbra
(7,7 grammi d'oro)
1 grammo d'oro
1/45 di libbra
(7,3 grammi d'oro)
1 grammo d'oro
denarius
25
1/84 di libbra
(3,7 grammi d'argento)
12 grammi d'argento
1/96 di libbra
(3,25 grammi d'argento)
11 grammi d'argento

 

La riforma aumentava la moneta circolante e portava un utile nelle casse dello stato. Nerone si aspettava anche un rilancio della economia.

Inoltre si aveva un vantaggio per le classi medie che non usavano l'aureus, ma il denarius.

I ricchi che avevano tesaurizzato l'aureus furono i più danneggiati.

L'incendio di Roma

La notte di plenilunio del 19 luglio del 64 un incendio divampò a Roma. Iniziò nella zona del Circo Massimo e raggiunse il Palatino, la Suburra, il Viminale, Porta Capena, il Celio, le Carine, gli Orti luculliani e sallustiani, il Campo Marzio, la zona flaminia.

L'incendio divampò sei giorni, poi sembrò spegnersi ma riprese e durò altri tre giorni.

Nerone accorse a Roma per organizzare i soccorsi. Poi iniziò l'opera di ricostruzione. Fece un nuovo piano regolatore della città. Le case dovevano essere distanziate tra loro, costruite in mattoni, fronteggiate da portici su strade larghe.

Venne costruito il complesso conosciuto come Domus Aurea:

- un palazzo imperiale, presso Colle Oppio, una delle tre alture dell'Esquilino;

- un insieme di giardini, laghetti e statue nella valle tra l'Esquilino e il Palatino, dove l'imperatore Tito, nell'80, farà costruire il Colosseo.

Per trovare i fondi necessari alla ricostruzione venne imposto un tributo straordinario a tutte le province dell'impero.

Si ricercarono i colpevoli dell'incendio.

La comunità ebraica di Roma era protetta da Poppea, la moglie di Nerone.

Le lotte all'interno della comunità tra cristiani e giudei ortodossi erano note a Nerone. Il prefetto del pretorio e il prefetto della città erano a conoscenza delle violenze tra i due gruppi. Venne emesso l'ordine di arresto contro alcuni cristiani, ritenuti gli autori dell'incendio. Furono condannati a morte.

Non ci fu alcuna persecuzione né contro la religione cristiana né contro i cristiani.

La congiura di Pisone

Nel 65 venne scoperta una congiura per uccidere Nerone ed eleggere imperatore il senatore Gaio Calpurnio Pisone. I congiurati erano senatori e cavalieri, appoggiati da ufficiali della guardia pretoriana.

Dei 41 partecipanti alla congiura solo diciotto morirono. Gli altri vennero esiliati o perdonati.

Pisone si suicidò. Seneca si suicidò. Il prefetto Fenio Rufo, che aveva partecipato alla congiura, venne ucciso. Fu sostituito da un ufficiale: Nimfidio Sabino.

Presero parte alla congiura anche il poeta Anneo Lucano e Petronio Arbitro.

Nuovo matrimonio

Nel 65 Poppea Sabina morì probabilmente per una malattia durante la gravidanza.

Nerone si sposò con Statilia Messalina.

Tiridate a Roma

Nell'ottobre del 66 il re di Armenia Tiridate arrivò a Roma dopo un lungo viaggio. La carovana era partita da Artaxata (odierna Artasat), aveva attraversato l'Asia Minore, superato il Bosforo, percorso la penisola Balcanica e raggiunto Ancona.

Nerone accolse Tiridate ad Ancona da dove cominciò il corteo trionfale verso Roma. Nella capitale Tiridate, fratello del re dei Parti, venne incoronato da Nerone re di Armenia.

Dopo la cerimonia di incoronazione Nerone chiuse le porte del tempio di Giano. La pace dominava il mondo.

La cospirazione viniciana

Nel 66 venne scoperta la congiura di Annio Viniciano, genero del generale Gneo Domizio Corbulone. Questi rifiutò di presentarsi davanti all'imperatore per discolparsi e si suicidò nel 67.

Nerone in Grecia

Alla fine del 66 Nerone iniziò il suo viaggio in Grecia. Stabilì la propria base a Corinto. Fece viaggi a Delfi, Olimpia, Argo e Nemea.

Diede inizio ai lavori per il taglio dell'istmo di Corinto.

Sottrasse la Grecia alla amministrazione del senato, a cui diede in cambio la Sardegna.

Concesse alla Grecia l'immunità fiscale.

All'inizio del 68 rientrò a Roma, richiamato anche dalle notizia della rivolta di Vindice.

La rivolta della Giudea

Alla fine del 66 scoppiarono dei conflitti tra Greci e Giudei a Gerusalemme e a Cesarea. Nerone inviò il generale Tito Flavio Vespasiano (Falacrinae, nel territorio di Rieti, 9 - Aquae Cutiliae, vicino Rieti, 79), futuro imperatore, a riportare l'ordine.

Le operazioni militari, iniziate nel 67, continuarono a lungo. Vennero portate a termine da Tito, figlio di Vespasiano, nel 70.

La rivolta di Vindice

Nel 68 Giulio Vindice, un gallo romanizzato di 34 anni, legato imperiale a Lione, si ribellò contro la politica fiscale di Nerone. La rivolta si estese a tutta la Gallia e alle altre province occidentali.

Insorsero:

- il 2 aprile del 68, il governatore della Spagna Citeriore, Servio Sulpicio Galba, nominato da Nerone nel 60; appartenente alla ricchissima aristocrazia senatoria; 73 anni;

- il legato della Lusitania, Salvio Otone, antico amico di Nerone.

Alla fine di aprile Nerone assunse il consolato per avere i poteri necessari per reagire.

Il legato della Germania superiore, il milanese Lucio Virginio Rufo (14-97), e il legato della Germania inferiore, Fonteio Capitone, si schierarono con Nerone.

I governatori della Pannonia e della Dalmazia presero pubblicamente posizione a favore di Nerone.

Tutte le province orientali rimasero fedeli.

Alla fine di maggio a Vesantio (Besançon) le truppe di Virginio Rufo sconfissero quelle di Vindice che si suicidò.

Sulpicio Galba con la sua unica legione si era rinchiuso nella città di Clunia.

Nerone aveva recuperato il controllo della situazione.

Il tradimento dei pretoriani

La rivolta era fallita. Ma i nemici di Nerone a Roma non desistettero.

Il prefetto della città Tigellino, con la scusa che era malato, si allontanò da Roma.

Il prefetto del pretorio Ninfidio Sabino:

- convinse Nerone che tutti lo avevano abbandonato, gli fece abbandonare la Domus Aurea e lo trasferì agli Orti Servilliani;

- poi annunciò la fuga di Nerone, la notizia era falsa, ma fu sufficiente a far scomparire da Roma i sostenitori di Nerone;

- infine promise, a nome di Galba, un donativo notevole ad ogni pretoriano e ad ogni legionario.

La condanna del senato

L'8 giugno il senato dichiarò Nerone nemico pubblico: chiunque lo avrebbe potuto uccidere.

La fine

La mattina del 9 giugno Nerone scoprì che i pretoriani non presidiavano il palazzo e sua moglie Statilia Messalina era scomparsa. Abbandonato da tutti, lasciò la città con pochi fedeli e si rifugiò in campagna nella casa di Faone, uno dei suoi liberti.

Il 9 giugno del 68, prima di essere catturato dai pretoriani, si suicidò.

Prima di morire, secondo Svetonio, disse "Qualis artifex pereo".

Aveva 30 anni. Aveva regnato 13 anni.

I funerali

Venne cremato avvolto nelle coperte bianche intessute d'oro che aveva adoperato alle calende di gennaio.

Le sue nutrici Egloge e Alessandria e la concubina Atte ne racchiusero i resti nel mausoleo della famiglia dei Domizi in Campo Marzio.

Ebbe un sarcofago in porfido con sopra un altare in pietra di Luni, circondato da una balaustra in pietra di Taso.

Il compianto

La morte di Nerone lasciò il popolo romano in balia della aristocrazia fondiaria, dei ricchi finanzieri e dei militari.

Molti sperarono che Nerone non fosse morto e fosse fuggito lontano da Roma.

Nacquero delle leggende sul ritorno di Nerone il difensore del popolo e dei poveri.

Guerra civile

A Nerone succedettero tre imperatori in un anno: Galba, Otone e Vitellio. Fu solo alla fine del 69 che Vespasiano, il generale che Nerone aveva inviato a pacificare la Giudea, riuscì a riportare l'ordine nell'impero.


Statilia Messalina

Statilia Messalina, abile nell'abbandonare Nerone nella sfortuna, fu abbastanza saggia da rifiutare la proposta di matrimonio dell'imperatore Otone, che avrebbe regnato pochi mesi. Rimase una delle donne più in vista fino al tempo di Domiziano (81-96).

Caio Ninfidio Sabino (?-68)

Galba nominò immediatamente un altro prefetto del pretorio da affiancare a Ninfidio. Questi non accettò l'affronto e cominciò a cospirare per accedere al principato. Il suo tentativo fallì e venne messo a morte da Galba nel 68.

Ofonio Tigellino (Agrigento ? - Sinuessa 69)

Galba salvò la vita a Tigellino per ringraziarlo della sua inattività durante la rivolta ma non lo mantenne nella sua carica. Quando Galba cadde i neroniani e i seguaci di Otone lo braccarono. Si suicidò.

Servio Sulpicio Galba (Terracina 3 a.C.- Roma 69 d.C.)

Galba governò pochi mesi. Arrivò a Roma nell'ottobre del 69.

Sterminò migliaia di soldati e di marinai fedeli a Nerone e che ingenuamente si erano consegnati al nuovo imperatore.

Eliminò senza processo coloro che avevano collaborato con Nerone o che avevano cambiato bandiera solo all'ultimo momento. Morirono tra gli altri Fonteio Capitone, Clodio Macro, Petronio Turpilliano.

Tacito, che non è assolutamente benevolo con Nerone, scrisse "Con Galba non c'era da aspettarsi il confino abbinato ad una carica in una seconda Lusitania". (Storie 1, 21)

Commise l'errore di non pagare i pretoriani. E questi il 15 gennaio del 69 lo uccisero barbaramente. Al suo posto nominarono imperatore Otone.

Marco Salvio Otone (32 - Brixellum, odierna Brescello, 69)

Otone governò tre mesi. Il 2 gennaio del 69 le legioni del Reno nominarono imperatore il legato della Germania Superiore Vitellio, che iniziò la sua marcia su Roma. Il 14 aprile Otone venne sconfitto a Bedriaco, vicino Cremona. Il 16 aprile Otone si suicidò.

Aulo Vitellio (15 - Roma 69)

Vitellio governò pochi mesi. Il 1° luglio del 69 il generale Vespasiano, comandante delle truppe operanti in Giudea, venne acclamato imperatore dalle sue truppe.

Il generale Antonio Primo, nativo di Tolosa, comandante delle truppe danubiane, aderì alla rivolta e ad ottobre sconfisse a Bedriaco le truppe vitelliane. Il 21 dicembre Antonio Primo entrava in Roma e prendeva possesso del trono in nome di Vespasiano. Vitellio venne linciato.

Tiberio Giulio Alessandro

Tiberio Giulio Alessandro, ebreo di Alessandria, nipote del filosofo Filone di Alessandria (13 a.C.-54 d.C.); procuratore della Giudea dal 45 al 48; capo di stato maggiore di Corbulone in Armenia nel 63; prefetto d'Egitto; appoggiò la nomina ad imperatore di Vespasiano; fu con Tito all'assedio di Gerusalemme; divenne prefetto del pretorio.

 

Riferimenti bibliografici:

Dione Cassio

Storia romana

Rizzoli

Fini M.

Nerone

Mondadori

Levi M. A.

Nerone e i suoi tempi

Rizzoli

Mazzarino S.

L'Impero romano

Laterza

Scullard H. H.

Storia del mondo romano

Rizzoli

Svetonio

Vite dei Cesari

Rizzoli

Tacito

Gli Annali

Garzanti

 

 
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