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BOSNIA: LA DOMINAZIONE TURCA

 

Nel 1463 l'ultimo re di Bosnia, il cattolico Stefano Tomasevic, moriva difendendo la propria patria dall'invasore turco. Per i bosniaci iniziava la dominazione musulmana destinata a durare fino al 1878. Quattro secoli le cui conseguenze durano ancora oggi.

 

Località: Bosnia

Epoca: dal 1463 al 1878

Fine del regno di Bosnia

All'inizio del 1463 il re di Bosnia Stefano Tomasevic, avendo saputo che i turchi stavano ammassando le loro truppe presso Edirne (Adrianopoli), chiese aiuto a Venezia, facendo presente che i turchi dopo l'invasione della Bosnia sarebbero arrivati anche in Dalmazia. Ma Venezia decise di non intervenire.

La Serbia, divenuta vassalla dei turchi dopo la battaglia del Kosovo del 1389, era stata completamente sottomessa nel 1459.

Gli albanesi erano stati sottomessi dai turchi nel 1435. Nel 1443 Giorgio Castriota, detto Skanderberg, aveva dato inizio ad una guerra di liberazione che si sarebbe protratta fino al 1506, data della definitiva sconfitta del popolo albanese ad opera degli ottomani.

Nella primavera del 1463 il sultano Mehmed II attaccò la Bosnia. Re Stefano tentò una disperata resistenza. Il 20 maggio venne presa la fortezza reale di Bobovac. Stefano si ritirò verso il nord, a Jaice, nella fortezza di Kliuc. I turchi lo assediarono, si arrese e fu decapitato.

Una parte della Bosnia settentrionale fu liberata dagli ungheresi. Jaice divenne la capitale di una Bosnia ridotta. Ma nel 1527 dovette cedere agli ottomani che avevano sconfitto gli ungheresi nella battaglia di Mohacs.

A sud alcuni territori resistettero fino al 1482.

 

La Bosnia prima dei turchi

I turchi si erano impossessati di un paese ricco e prospero.

Miniere di rame e argento a Kesevo e Fojnica. Oro, argento e piombo a Zvornik. Argento a Srebenica, il cui nome significa argento, la città era chiamata in epoca romana Argentaria. Nel 1422 Bosnia e Serbia producevano un quinto della produzione d'argento europea.

Vi erano molte importanti città: Visoko, capitale del banato di Bosnia per gran parte del Medioevo, Jaice, Travnik, Gorazde e Livno. Oltre 350 cittadine fortificate, tra cui Vrhbosna, occupata dai turchi e trasformata nel 1448 in Sarajevo.

La corte reale disponeva di una cancelleria bene organizzata. I documenti venivano scritti in latino o in slavo. Era stata sviluppata una forma di scrittura diversa dal cirillico e denominata bosancica.

I nobili avevano frequenti contatti con ungheresi, prussiani, bulgari, polacchi, serbi, italiani e greci.

I francescani avevano fondato numerosi monasteri.

Artisti di Ragusa e di Venezia lavoravano ad abbellire chiese e palazzi.

 

Guerra Santa

L'Islam considera il mondo diviso in due zone:

- dar al-Islam ossia dimora dell'Islam: le aree controllate dagli stati islamici

- dar al-harb ossia dimora della guerra: le aree non controllate dagli stati islamici.

Tutti i musulmani sono tenuti ad osservare i 5 arkan al-islam, i 5 pilastri dell'Islam: shahada (professione di fede), salat (preghiera canonica), zakat (elemosina), sawm (digiuno) e hagg (pellegrinaggio).

Ma esiste un altro precetto fondamentale: il jihad, che letteralmente vuol dire "sforzo" ed è tradotto normalmente con "Guerra Santa". E' l'obbligo religioso dei musulmani di combattere finchè tutto il mondo non avrà adottato la fede musulmana o non sarà stato sottomesso alla dominazione musulmana. Si tratta di un concetto di origine ebraica adombrato nel Deuteronomio e nel Libro dei Giudici.

Il jihad venne riesumato dagli ottomani, che, convertiti da poco all'Islam, erano divenuti estremamente rispettosi della shari'a, la Legge. Il jihad avrebbe cominciato a diminuire d'intensità sotto le mura di Vienna nel 1683, per riprendere violentemente in tempi più recenti.

 

La Gente del Libro

Quando i musulmani acquisiscono il controllo di un paese, alle popolazioni locali viene offerta la possibilità di convertirsi all'Islam. In caso di rifiuto:

- i politeisti e gli atei possono essere condannati a morte (Corano 9,5);

- la ahl al-kitab, ossia la "gente del Libro", ebrei e cristiani, viene posta sotto dhimma, ossia protezione. I dhimmi hanno uno status politico, civile, sociale, economico e religioso di inferiorità rispetto agli altri cittadini, ma hanno sempre la possibilità di convertirsi.

Gli ottomani applicarono rigidamente queste norme e gli ulama, uomini di cultura religiosa, ebbero l'incarico di sorvegliare i non musulmani affinchè non trasgredissero le regole stabilite per la protezione. I non musulmani dovettero ricorrere spesso al sultano per protestare contro i soprusi e le persecuzioni di cui erano oggetto da parte di questi notabili locali.

I non musulmani che tentavano di ribellarsi divenivano automaticamente harbi, ossia cittadini della dar al-harb, la terra degli infedeli, e pertanto perdevano la protezione ed erano soggetti alle leggi della conquista.

 

I cristiani non dovevano...

Gli ottomani, applicando rigorosamente le leggi islamiche, stabilirono che i cristiani non dovevano:

- far parte dell'esercito

- far parte della burocrazia statale

- avere alle proprie dipendenze musulmani

- portare armi

- andare a cavallo

- testimoniare in tribunale contro un musulmano

- intentare azioni legali contro un musulmano

- costruire nuove chiese

- riparare le vecchie chiese senza permesso

- avere edifici civili o religiosi più alti di quelli musulmani

- fare manifestazioni religiose in pubblico (ad esempio suonare le campane)

- tentare di convertire i musulmani (per gli apostati era prevista la pena di morte)

- portare gli stessi abiti dei musulmani, soprattutto dovevano evitare il verde, colore sacro per l'Islam

- sposare donne musulmane (ma i musulmani potevano sposare donne cristiane).

 

I cristiani dovevano...

Gli ottomani imposero ai cristiani di:

- pagare un tributo speciale annuo in quanto cristiani

- pagare tributi speciali in occasione delle guerre contro i paesi cristiani e di particolari esigenze del ministero delle finanze

- vestire con abiti che facessero riconoscere la loro appartenenza religiosa

- trattare con deferenza i musulmani (ad esempio per strada dovevano cedere il passo ai musulmani)

- fornire i propri figli maschi per il devsirme, ossia la raccolta. I turchi passavano a selezionare i migliori ragazzi per strapparli alle loro famiglie e portarli ad Istanbul dove sarebbero stati convertiti, addestrati ed inseriti nell'esercito e nella burocrazia. Si stima che oltre 200.000 bambini siano stati sottratti alle loro famiglie.

 

Il sistema feudale ottomano

Gli spahi, i nobili musulmani, ricevevano dal sultano un timar, ossia una proprietà terriera, all'inizio non ereditabile almeno in teoria, in cambio del loro servizio nell'esercito ottomano.

I contadini dovevano pagare in natura una tassa variante tra un decimo e un quarto del prodotto. Dovevano inoltre effettuare dei lavori per il timariot.

I contadini che si convertivano all'Islam potevano avere la piena proprietà di un podere della superfice variante tra i 5 e i 10 ettari.

 

Struttura militare-amministrativa

L'impero ottomano era suddiviso in province (eyalet) e queste in sangiaccati. Il sangiaccato di Bosnia ebbe sede prima a Sarajevo (fino al 1553), poi a Banja Luka (fino al 1639), poi di nuovo a Sarajevo (fino alla fine del XVII secolo) ed infine a Travnik. La Bosnia fu inserita nell'eyalet di Rumelia, che comprendeva quasi tutti i Balcani. Nel 1588 venne costituito l'eyalet di Bosnia comprendente la Bosnia, l'Erzegovina e parti della Slavonia, Croazia, Dalmazia e Serbia.

 

La popolazione

Nel 1468-1469 venne effettuato il defter, un censimento a fini fiscali. Nei territori della Bosnia centrale ed orientale risultarono presenti 37.125 famiglie cristiane e 332 musulmane, oltre a circa 9.000 cristiani celibi o vedove. Molti detentori di timar risultarono essere nuovi musulmani, altri avevano un nome musulmano, ma risultavano figli di un padre dal nome cristiano.

Nel 1485 venne effettuato un nuovo defter. Risultarono presenti 30.552 famiglie cristiane e 4.134 musulmane, 2.491 cristiani celibi e 1.064 musulmani celibi. La diminuzione del numero di famiglie è dovuta alla emigrazione dei cristiani verso le terre ancora libere dalla dominazione ottomana.

I defter del periodo 1520-1530 forniscono le cifre di 98.095 cristiani e 84.675 musulmani.

Ipotizzando che per ogni famiglia ci siano state 5 persone, è possibile fornire la seguente tabella:

1468
1485
1530
Cristiani
194.625
155.251
98.095
Musulmani
1.660
21.734
84.675
Totale
196.285
176.985
182.770

 

Persecuzione della Chiesa cattolica

L'Impero Ottomano, tra i secoli XV e XVI, riuscì ad impadronirsi dei principali stati di religione ortodossa dei Balcani. Invece le grandi potenze cattoliche europee costituirono un valido baluardo alla avanzata dei turchi, pur perdendo aree importanti come l'Ungheria. In questa situazione gli ortodossi non avevano più riferimenti esterni all'Impero Ottomano, mentre i cattolici potevano sempre sperare nell'intervento del papa, di Venezia, dell'Austria, ecc.

Inoltre gli ortodossi, conformemente alla loro tradizione, mostrarono una inclinazione alla convivenza e sottomissione rispetto alle autorità politiche. Addirittura chiamarono il sultano basileus. Invece i cattolici entrarono in contrasto con le autorità turche e diedero vita a numerose sommosse.

Conseguentemente gli ottomani iniziarono ad appoggiare la Chiesa ortodossa ed a combattere la Chiesa cattolica.

Popolazioni ortodosse furono introdotte nella Bosnia, per contrastare i cattolici, i cui sacerdoti erano considerati delle spie nemiche.

La maggior parte dei conventi francescani furono chiusi. Quelli rimasti aperti dovettero pagare delle tasse speciali. Molti religiosi furono imprigionati.

Nonostante che la Chiesa cattolica non avesse alcuna fonte di reddito, se non le donazioni dei fedeli e qualche contributo dall'estero, i governatori ottomani la sottoposero a continue esazioni di denaro.

 

Verso l'Europa

Nel 1683 gli austriaci, aiutati dai polacchi di Giovanni Sobieski, respinsero l'attacco dei turchi contro Vienna.

Nel 1689 il conte Piccolomini guidava le truppe austriache fin nel Kosovo, ma il 9 novembre moriva di peste a Prizren.

Nel 1690 il generale Veterani, suo successore nel comando, non riuscì a controllare la controffensiva turca e dovette arretrare abbandonando le terre liberate.

I cristiani, ed in particolare i cattolici, che avevano appoggiato gli austriaci, furono costretti ad abbandonare la loro patria, incalzati dalle truppe turche. E' rimasta epica la storia delle 40.000 famiglie che, guidate dal patriarca ortodosso di Pec Arsenio III Crnojevic, si rifugiarono oltre il Danubio, nelle terre controllate dagli austriaci.

Nel 1697 il principe Eugenio di Savoia liberò Sarajevo, ma dovette nuovamente ritirarsi. Una folla enorme di cattolici seguì il generale fin oltre il fiume Sava, sperando di poter tornare presto nella propria terra.

Dopo questi fatti la popolazione cristiana, ed in particolare cattolica, diminuì drasticamente e i turchi, contrariamente alla tradizione musulmana, cercarono di forzare la conversione all'Islam della popolazione rimasta.

Nel 1699 venne stipulato il trattato di Karlowitz (Sremki Karlovci, a nordovest di Belgrado, vicino a Novi Sad) e una parte della Bosnia vicina al confine sudoccidentale passò ai veneziani.

Nel 1716 Eugenio di Savoia tentò di nuovo di liberare la Bosnia. Nel 1718, con il trattato di Passarowitz (Pozarevac in Serbia) l'Austria ricevette una striscia di territorio bosniaco a sud del fiume Sava e la Dalmazia veneziana avanzò raggiungendo quello che ancora oggi è il confine sudoccidentale della Bosnia.

Nel 1736 gli austriaci tentarono per l'ennesima volta di liberare la Bosnia, ma furono sconfitti. Con il trattato di Belgrado del 1739 dovettero rinunciare ai territori a sud della Sava. Il confine settentrionale della Bosnia odierna risale a questo trattato.

Nel 1788 gli austriaci iniziarono nuovamente le ostilità con l'Impero Ottomano. Nel 1791 l'Austria ottenne dal sultano il titolo ufficiale di "protettore" dei cristiani sotto dominazione turca.

Nel 1804 i serbi si ribellarono e nel 1815 ottennero dal sultano ampia autonomia in una zona della Serbia centrosettentrionale, il nucleo della futura Serbia libera.

Nel 1851 i cristiani di Bosnia inviarono una petizione al sultano chiedendo:

- di essere trattati come sudditi dei turchi e non essere soggetti al kanun-i raya (le leggi discriminatorie per i non musulmani)

- di essere trattati in modo uguale davanti alla legge

- di poter avere un numero uguale di giudici cristiani e musulmani

- l'eliminazione della tassa pro capite sui cristiani.

Nel 1855 la tassa venne abolita e ai cristiani venne consentito di prestare servizio militare.

Nel 1872 la nuova cattedrale ortodossa di Sarajevo venne ultimata e le campane risuonarono di nuovo in Bosnia.

Nel 1875 il governatore bosniaco represse violentemente una serie di proteste dei contadini, in maggioranza cristiani, che non riuscivano a pagare le tasse dopo la raccolta catastrofica del 1874.

Nel 1876 gli ottomani iniziarono un rastrellamento che fece fuggire dalla Bosnia circa 250.000 cristiani. La Russia dichiarò guerra all'Impero Ottomano rivendicando la libertà di Serbia e Montenegro e particolari autonomie per la Bosnia.

Il 13 luglio 1878 con il trattato di Berlino venne stabilito che la Bosnia e l'Erzegovina, pur restando sotto sovranità turca, sarebbero state occupate e amministrate dall'Austria. Il 18 agosto 1878 le truppe austriache entravano in Sarajevo. Il 20 ottobre la Bosnia tornava a far parte dell'Europa.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Dizionario delle religioni del Medio Oriente

Vallardi

Arborio Mella F.

Gli arabi e l'Islam

Mursia

Biagini A.

Storia dell'Albania

Bompiani

Filoramo G. (a cura di)

Storia delle religioni 3. Religioni dualiste - Islam

Laterza

Hourani A.

Storia dei popoli arabi

Mondadori

Lewis B.

Il Medio Oriente

Mondadori

Malcom N.

Storia del Kosovo

Bompiani

Malcom N.

Storia della Bosnia

Bompiani

Mantran R. (a cura di)

Storia dell'Impero Ottomano

Argo

Puech H.-C.

Storia dell'islamismo

Mondadori

 

 
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