Songs in the key of life, anno 1976, Stevie Wonder
di Giulia Bruzzone
I wish
"I wish those days could come back once more
Why did those days ev-er have to go
I wish those days could come back once more
Why did those days ev-er have to go"
quante volte l'abbiamo proposta, noi disc-jocketti in erba che sbraitavamo dai microfoni delle tante radio locali che in quel periodo nascevano come funghi e altrettanto velocemente si spegnevano come una candela consumata.
Bei tempi, allora c'erano i dischi di vinile, da manneggiare con cautela, altrimenti si rigavano o se spakkavano.
(ve risparmio la storia delle legnate che mi presi quando "scappai" di casa per andare a conoscere i disc-jockey mandrogni, tanto per imparare la tecnica del bla-bla on the air....:-))
E come non scrivere a tutt'oggi due cose su questo cantante, ma non basterebbe un libro....su Wonder che viene considerato e a ragione, il massimo esponente della musica soul, anche se spesso lo abbiamo ascoltato in versione rockettara.
Su quest'uomo sfortunato, diventato cieco a pochissimi giorni di vita, a causa di un guasto dell'incubatrice, che gli stronca definitivamente la vista.
Ma Stevie non si crogiola nella disgrazia e reagisce, non si sente diverso dagli altri bambini; la musica diventa il fulcro della sua infanzia,impara a suonare il pianoforte e altri strumenti; nel 1961, a soli 11 anni, Ronnie White dei "Miracles" presenta baby-Wonder a Berry Gord della Motown e gli fa firmare un contratto con questa etichetta discografica.
L'album di esordio è del 1963, un live "Music Of My Mind", la sua discografia fino ad oggi è copiosa, "Song in the key of life" del 1976, è considerato uno degli album più tosti della sua carriera.
Altra tacca, disco di platino nel 1980, album "Hotter Than July" .
Incide il singolo " Uptight (everything is alright)", ispirato a "Satisfaction" delle Pietre Rotolanti (l'unica canzone del gruppo che digerisco, assieme ad "Angie"....prima badilata in arrivo, eheheh).
Negli anni 80 la sua carriera subisce un rallentamento:Wonder pubblica soltanto qualche singolo, uno su tutti: "I just called to say I love you", scritta per il film "La signora in rosso", spassoso quanto basta per far ghignare dall'inizio alla fine, anche se il clou è nella scena finale quando Kelly Le Brock, distesa nel lettone, con movenze feline si toglie il lenzuolo di dosso e dice a un esterrefatto Gene Wilder (innamorato di lei praticamente da sempre, ma troppo scemo per essere considerato):"Serviti il pasto, cowboy!".
Senonchè...senonchè ti arriva il marito di lei, l'amante è costretto a scappare sul cornicione del palazzo, mentre quei due se la spassano alla grande....:-p
Nota di merito: la canzone riceve l'Oscar e Stevie, contrario all'Apartheid, ritira la statuetta a nome di Nelson Mandela e per questo motivo la sua musica viene bandita dal Sud Africa.
Nel 1991 scrive la colonna sonora del film di Spike Lee "Jungle Fever" mentre, nel 1995 pubblica l'eccellente "Conversation Peace", altre chicche.
Recentemente Stevie Wonder è stato oggetto di studi medici nel tentativo di ridargli la vista, purtroppo senza esito positivo.
Ma la musica forse è la sua luce, come la "luce dei suoi occhi" fu la primogenita, alla quale dedicò "Isn't she lovely?", canzone nella quale si sente un neonato che piange.
Nel 1999 saluta la fine del secolo in chiave musicale, incidendo "The Close Of A Century".
L'anno scorso è uscita l'ennesima compilation, "The ultimate collection" che contiene i suoi maggiori successi: Sir Duke, per esempio, dedicata a Duke Ellington, "Part-time lover", "Superstition".
Da comprare, o da scaricare: a voi la scelta....io ce l'ho già-kazaa (seconda badilata fra la quinta e sesta vertebra dorsale, ahia!)....:-))
giulia - 30 settembre 2003