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Otis Redding

Otis Blue - ATCO/ Atlantic


«Soul è una parola che ha molteplici significati - scriveva Bob Rolontz sulle note di copertina - Nel mondo pop e R&B di oggi significa usualmente la performance intensamente drammatica di un cantante, realizzata con tanto feeling da estrinsecarsi fino a commuovere visibilmente l'ascoltatore.
Esso significa che il cantante sta dicendo qualcosa, talvolta persino più di quello che le liriche stesse potrebbero normalmente esprimere. Il Soul non è qualcosa che possa essere simulato - you either have it or you don't, ovvero, o l'uno o l'altro, o lo senti, o non lo senti.»

Potremmo spiegare la cosa anche così: interpretare una canzone è recitare una parte, come a teatro.
La rappresentazione è riuscita, perfetta, quando l'attore, qualsiasi sia il copione, riesce a far capire che significa una certa cosa, a rendere viva una situazione.
Non è Shakespeare, o Pirandello, a fare sul momento la grandezza di una piece teatrale, ma l'attore Laurence Olivier, oppure Vittorio Gassman, o finanche Gilberto Govi.
Shakespeare è grande anche quando lo trovi stampato su un libro; non è detto che a teatro ti soddisfi.
La stessa cosa vale per il soul.
Otis sarebbe stato grande anche a cantare l'elenco telefonico di Memphis. Non trovò mai il suo Shakespeare, ma tanti ottimi brani sì.

A quel tempo, temeva davvero pochi rivali rivali in questo campo, ad eccezione, ovviamente del primo Ray Charles, l'uomo che aveva effettivamente inventato il soul come genere e non solo come semplice espressione di un'arte di cantare.
Le sue incisioni sul finire degli anni '50 sono lì a testimoniarlo, da What I'd say a Georgia On My Mind.
Tuttavia, Otis portò una ventata di freschezza: era davvero - proseguiva Bob Rolontz -the moving style ...a fusion of blues, pop and gospel. It comes as naturally and normally to him as crying to a baby.

Questo disco venne quasi del tutto inciso nel luglio del 1965. Solo Ole Man Trouble e Respect furono registrate prima, per l'esattezza nell'aprile '65, per venire poi pubblicate come 45 giri. Il lato A era, ovviamente, Respect, brano composto dallo stesso Otis.
Ma anche Ole Man Trouble, sempre a firma di Otis, non era un brano da B side.
A riascoltarlo oggi mette ancora i brividi. L'inciso dei fiati, realizzato dalla mitica coppia Wayne Jackson, la tromba bianca (un piccoletto che aveva i capelli rossi come il fuoco quasi quarantanni fa), ed un bel pezzo di nero come il sassofonista Andrew Love, è da antologia dell'arte dell'accompagnamento. Con loro swingavano anche Gene "Bowlegs" Miller alla tromba e Floyd Newman al sax baritono.
Isaac Hayes, proprio lui, sedeva alle tastiere con Booker T. Jones, Steve Cropper era alla chitarra, Donald "Duck" Dunn al basso; Al Jackson alla batteria.
Steve e Donald li avrete visti al cinema, spero, nei film dei Blues Brothers.
Io ho visto Wayne Jackson e Andrew Love a Porretta, pardon, a Bologna, che ospitò nel 2001 il Porretta festival, e vi assicuro che fu una delizia per il cuore e per le orecchie.

Beh... che altro dire?
Tutti concordano sul fatto che questo sia il miglior album realizzato da Otis Redding. Per me, anche gli altri sono imperdibili e non sono così secco sulle preferenze. Così come non sono così convinto del fatto, al di là della leggenda montata dai soliti noti smaniosi di superlativi e proclami, che Otis sia stato il miglior interprete del soul di tutti i tempi.
Sam Cooke, Ray Charles, Wilson Pickett, Don Bryant, tanto per fare solo quattro nomi, e Solomon Burke, per farne cinque, stanno sullo stesso livello. Ho visto Sam Moore (quello della coppia Sam & Dave) dal vivo e vi assicuro che non ho mai visto nulla di più commovente. In campo femminile le cose sono ancora più complicate. Che dire ad esempio di tutte le Shirley e le Ruth che mi vengono in mente?
Ne abbiamo taciuto così tanti e tante che mi viene il rimorso.
Questo non significa ridimensionare Otis, significa solo che il soul non fu solo Otis Redding e che, fortunatamente, anche grazie ad Otis, il soul è diventato un genere, un modo di sentire la vita e la musica, che è solo apparentemente finito.
Finchè ci sarà gente che ha un cuore, e non una protesi artificiale di silicone e transistor, ci puoi giurare, il soul non potrà che risorgere, anche qualora non venisse proposto, paradossalmente, nulla di nuovo.
Il giacimento di cui disponiamo basta per l'eternità.

Andando alla traccia numero dieci troviamo Satisfaction di Jagger e Richards in una versione memorabile, sicuramente migliore dell'originale. Sia perchè Redding, come interprete in grado di rappresentare la situazione esistenziale e teatrale di Satisfaction, era certamente più grande e vero di Mick, sia perchè il pezzo è suonato come lo fanno normalmente in Paradiso, quando Dante, Lapo, Pietro e Otis si trovano per concordare il programma della serata.

Un'altra interpretazione da Oscar è Rock Me Baby di B.B. King, pezzo da antologia di per se, ma che con Otis acquista uno spessore trascendentale. Se spazio e tempo stanno a priori di qualsiasi esperienza della mente, come sosteneva Kant, il blues sta a priori di qualsiasi esperienza del cuore.

Have a good time, baby!!!

gm - 16 novembre 2002