The Marsalis Family - A Jazz Celebration - Rounder 2003
Raduno di famiglia convocato dal grande vecchio,
il pianista Ellis Marsalis, classe 1934.
Mancava un contrabbassista ed alla famiglia
si è aggiunto un vicino di casa: il bravo
Roland Guerin, anch'egli originario di New
Orleans.
Risultato: un concerto celebrato il 4 agosto
del 2001 proprio a a New Orleans, il luogo
in cui magicamente tutto cominciò.
Cosa aspettarsi da un album così? Jazz antico,
l'anima stessa di Crescent City, suonata
in modo moderno. Niente di più. Ma è quanto
basta a rendere questo cd una festa per il
cuore e le orecchie, al punto che oggi mi
vien voglia di un piatto cajun e di passare
un'oretta in compagnia di Louis Armstrong.
Andrò a fare un giro in auto con questo cd.
E' fruibile anche in easy listening, distende,
eccita senza sconvolgere, fa battere il piedino,
riempie di allegria e buonumore, ci fa apprezzare
la vita. Ed è suonato maledettamente meglio
di qualunque cosa abbia sentito negli ultimi
trenta giorni, compreso il fantastico Alegria di Shorter.
Ora, il punto è questo: va bene l'avanguardia,
la sperimentazione ci è necessaria come l'acqua,
ci vorrebbe un telethon anche per i rumoristi
(ma non troppo, i rumoristi con giudizio) ma questo tipo di musica continua ad essere
la fonte a cui abbeverarsi, il nesso necessario,
la connessione indispensabile.
Il nostro patriarcale Ellis Marsalis ha generato
biblicamente figli su cui ricade la benedizione
del cielo e di Jahvè. Wynton è quel fior
di trombettista che ormai conosciamo. La
sua musica non mi ha mai entusiasmato, ma
il suo modo di suonare sì. Qui mi entusiasma
anche come musicista, oltre che come suonatore.
Branford è il sassofonista. Brutte compagnie.
Lo si è visto bazzicare i ceffi baffuti e
rugosi del rock sudista, tipo Widespread
Panic, e non si sa bene che cazzo di musica
faccia quando il padre non lo rimette in
riga. Ma qui, è ok.
Delfeayo è il trombonista. Ne so quanto voi
sul suo conto. Ma buon sangue non mente,
ed infatti pulsa come un diavolo ( o come
un angelo, la differenza sta tutta nello
stabilire se porta ali piumate bianche o
ali pelose da pipistrello).
Jason sarebbe vello d'oro se non tenesse
una crapa pelada da naziskin. Picchia sui
tamburi niente male. Non so se avrà un futuro:
al presente tiene alto il nombre del casato
e lo si può apprezzare particolarmente in
un fervido assolo in The Surrey With The Fringe On Top, pezzo che fu scritto dai mitici Richard
Rogers & Oscar Hammerstein II.
Di biblico c'è anche il titolo di un brano:
Cain and Abel, scritto da Wynton. Niente di trascendentale
ed epocale. Solo buon vecchio jazz suonato
come Dio comanda, "filtrato" dal
bop, direbbero i critici con la puzza sotto
il naso. Il che significa solo che anche
Wynton ha imparato qualcosa da Dizzie Gillespie,
anche se quando parla sembra uno di quei
tizi nati sapendo tutto in anticipo, come
i "nemici" dell'empirismo in filosofia.
Fermiamoci qui: altre parole non servono:
è un cd caldamente raccomandato a quelli
che sono in crisi di astinenza dal groove,
dallo swing, dal jass, dal grasso che cola
dalla musica sanguigna, da crauti e sanguinacci.
Divertitevi ed andate in pace.
gm - 16 marzo 2003 |
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