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Lowell Fulson - San Francisco Blues

Black Lion BLCD 780178


Parlo di un disco fantasma, cioè qualcosa che potresti mai trovare né nei negozi, né sulla bancarelle dell'usato.
Trattasi infatti di un'antologia assai difficile da reperire (a meno che non venga ristampata) che presenta Lowell Fulson in un periodo poco considerato e poco riprodotto della sua interessante e sottostimata carriera artistica.
Se riesci a beccare questi brani anche pubblicati da altra etichetta, per un verso fai un business da collezionista e per l'altro ti procuri una messe di registrazioni godibili ed ascoltabili frequentemente.

Considero Lowell Fulson un grande del blues. Ebbi la fortuna di vederlo dal vivo non molti anni or sono. Per quanto accompagnato da una band italiana che lasciava molto a desiderare (troppo funky), lui c'era ancora, ed era vivo e vegeto.
A quel tempo era intomo con la vedova di Curtis Mayfield e beveva solo acqua minerale. Dava l'impressione di un vecchio saggio, che aveva cura di sé ed aveva del tutto abbandonato il mondo degli stravizi, pur continuando a frequentarlo. Emanava la tipica aura della persona serena, se non felice. E sembrava anche cosciente del valore oggettivo della propria arte, in modi modesti, non certo alla maniera vistosa di un James Brown.

La prima cosa che colpisce nell'ascolto di questi brani è il tono rilassato, tipico di un jazzman, o se preferisci, di un bluesman vicino al jazz.
Privo, o quasi, della concitazione e partecipazione emotiva che caratterizza tanti altri bluesmen, il distacco con il quale Lowell Fulson realizzava la sua ispirazione è ammirevole e stimolante allo stesso tempo.
Se ascolti, ad esempio, Fillmore Mess Around, un tipico boogie strumentale registrato a Los Angeles nel 1951, in compagnia di Earl Brown al sax alto, Lloyd Glenn al piano, Billy Hadnott al basso e Bob Harvey alla batteria, ti rendi conto di quanto suonasse disteso e rilassato il nostro. Certo, il boogie, dirai, proprio relaxin' richiede; in realtà, tolti forse i Canned Heat, specie nella mitica prima versione, troveremo che il boogie-blues è stato strapazzato da un tal numero di chitarristi invasati e concitati che il teorema regge assai poco.
Comunque sia, trovo semplicemente fantastico il modo fluido e semplice con il quale il buon Lowell sviluppa i temi. Purtroppo il tempo ristretto a disposizione, i fatidici tre minuti tre che il 78 giri imponeva, limita in modo catastrofico la possibilità di una vera e propria jam.

Idea: perchè non prendere spunto dal brano e jammarci sopra? Qualsiasi blues band o jazz band di periferia avrebbe da guadagnarci e strappare applausi, specie se si comprende quanto sia bello suonare rilassati.

Qualche nota biografica può aiutare ad inquadrare il personaggio. Lowell discendeva da nativi americani, cioè pellerossa della riserva dell'Oklahoma, per parte di padre. Nacque a Tulsa il 31 marzo 1921, in una famiglia che aveva la musica nel sangue, insieme ad un DNA afro-americano che aveva qualcosina anche di bianco.
Se è vero che è dall'incrocio e non dalla purezza incestuosa e replicante che vengono i migliori prodotti umani, cosa in cui credo fermamente, questa triplice influenza spiega, almeno in parte la talentuosità di Lowell Fulson.
A dodici anni imparò suonare la chitarra, e risultò così bravo ed ispirato che ci volle poco a capire che quello del musicista era il suo mestiere.

Dopo una breve esperienza con la Dan Wright's Spring Band come secondo chitarrista, nel 1938, prese subito a seguire una propria via ed a perseguire una propria visione artistica.
Fece il bracciante di giorno, suonando di sera nei juke joints del Texas e del sud, ed una sera incontrò un popolare cantante di nome Texas Alexander.
Fu l'esperienza fondamentale, quella che gli consentì di imparare molte canzoni, macinare tanto blues, imparare non solo i fondamenti ma, anche, i segreti del mestiere on stage.
Da Texas Alexander Lowell Fulson imparò soprattutto a cantare ed incantare, a tenere la scena, a diventare un frontman, senza per questo scadere in un facile divismo.

Le sue speranze di farsi strada nel music business vennero temporaneamente spente con la seconda guerra mondiale. Dopo Pearl Harbour, fu costretto ad arruolarsi in marina. Ma, anche sotto le armi ebbe modo di esibirsi in qualche show per la truppa persino sull'isola di Guam.
Dopo il congedo, Lowell fece un fortunato incontro con tale Bob Geddins della Big Town Records di Oakland.
Questi gli offrì di fare alcune registrazioni, che furono realizzate tra il '46 ed il '49.

Il nostro cd ripropone alcune di quelle incisioni, insieme a registrazioni effettuate a Los Angeles nel '50 e nel '51.
Sono di questo momento la citata Fillmore Mess Around, One More Drink e Market Street Blues.
La formazione comprendeva Earl Brown al sax alto, Lloyd Glenn al pianoforte, Billy Hadnott al basso e Bob Harvey alla batteria.
L'avvio di One More Drink è piacevolissimo: il pianoforte introduce il tema, con un fraseggio sintetico; subito entra il contrabbasso, quasi alla maniera di Jimmy Blanton nell'orchestra di Ellington, cioè con piglio solistico.
E poi arriva la chitarra di Lowell, che espone un riff che non si dimentica facilmente.
All'inizio di Market Street Blues una voce annuncia che siamo al take two. E' un boogie blues strumentale da leccarsi i baffi, il classico hit di introduzione ad un concerto, cui il sax di Earl Brown fornisce calore aggiuntivo, contribuendo così alla diffusione del dogma centrale del rhythm 'n blues: per una esecuzione coi controcazzi ci vogliono i sax.

Il grande successo (sempre in termini relativi, ovvio) arriverà nel 1954 con l'incisione di Reconsider Baby, un brano che è stato ripreso ed eseguito da un sacco di gente, tra cui lo stesso Eric Clapton, Doug Sahm ed altri ancora.
Ma è in queste registrazioni di fine anni '40, a mio avviso, che Lowell Fulson scrisse pagine fondamentali, contribuendo a portare il blues dai locali malfamati per negri (e dalla strada) ai locali frequentati dalla piccola borghesia bianca, rappresentanti, mercanti, avventurieri di ogni specie, gangsters di seconda fila, donne in cerca di una sistemazione e pollastrelle in cerca di un galletto alla Humprey Bogart.
Se ascolti, per esempio, Angel Smile, registrata ad Oakland nel '48, con King Solomon al pianoforte, Floyd Montgomery al basso e Asal 'Count' Carson alla batteria, entri immediatamente nell'atmosfera di un romanzo o di un film anni '40.

Lowell Fulson conobbe qualche picco di popolarità, quantomeno rispetto al mercato americano, quando compose, con la collaborazione di Jimmy Mc Cracklin, Tramp, un funky che rimase qualche tempo in classifica durante gli anni '60.

Altri dischi e cd di grande interesse:

2002 - Final Kent Years - Ace Records
1997 - The Complete Chess Masters (50th Anniversary...) - MCA
1993 - Reconsider Baby - Charly


gm - 29 settembre 2002