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Lee Konitz - Franco D'Andrea
Inside Cole Porter - cd Philology W107.2 Leelogy 12


Ci ho messo un po' di tempo ad entrare in sintonia con la musica contenuta in questa incisione.
Il motivo è facilmente intuibile: un cd di solo sax e pianoforte potrebbe risultare monotono, se non perfino noiosetto rispetto ad un ascolto superficiale e distratto, di quelli che mentre ascolti, leggi un libro o fai pulizia in casa.
Eppure... eppure, se appena metti la cuffia, ti isoli da ogni sorta di rumore esterno ed abbandoni ogni assillo, ogni pensiero, ecco che, poco alla volta, la poetica di questo esercizio spirituale ti prende e non ti lascia facilmente.
D'Andrea è, probabilmente, il nostro pianista più significativo. Iniziò a fare jazz-rock con i Perigeo tanto tempo addietro che sembra preistoria. Ora è un jazzman stimato in tutto il mondo, richiesto nei festival più importanti, gradito partner di tante formazioni e solisti di grido, tra i quali, appunto, Lee Konitz.

Lee Konitz è il cultore dell'alto sax in storica antitesi all'approccio parkeriano, un romantico misurato, lieve, senza picchi e velocizzazioni boppistiche.
Ora l'antitesi Parker - Konitz ha un motivo di fondo evidente: suonano in modo completamente diverso; dove l'uno sembra guizzare, volare, Bird per l'appunto, gettandosi in vertiginose picchiate, per poi risalire con la facilità di una squadriglia acrobatica, alle più alte vette, dove stanno le note irraggiungibili, l'altro sembra sempre accarezzare la musica con una dolcezza squisita e vibrante, con la sobria eleganza di un cigno, pur avendo anch'egli alle spalle incisioni nelle quali non mancano ritmo e velocità.
Lo si potrebbe ascoltare, ad esempio, in Subconscious Lee, disco Prestige contenente registrazioni del periodo 1949-1950.
Della cosa parleremo prima o poi nella rubrica dedicata alle incisioni storiche, perchè su tratta di un must per tanti motivi, non ultimo la presenza di Lennie Tristano al pianoforte e Billy Bauer alla chitarra.
Nell'occasione Konitz dimostrò di poter suonare anche rapido e scattante, se non boppistico. Progression, in particolare, gli rendeva pienamente giustizia sia sul piano tecnico che su quello estetico.
Ma, col tempo, anche per la forte e decisiva influenza di Tristano, divenne evidente che Konitz preferiva un approccio più meditato alla musica ed all'improvvisazione.

Nella fattispecie dell'album di cui stiamo parlando, Inside Cole Porter, si ha davvero l'impressione che Konitz mediti e rimugini la propria musica, ritornando, riconsiderando, perfino dubitando.
Ma, lungi dall'essere un sound solo di testa, intellettualistico ed astratto, la rivisitazione konitziana delle melodie care a Porter, si rivela piuttosto, come si è già detto, un esercizio spirituale. Non qualcosa, si badi, che abbia a che fare con una sorta di ritualità religiosa, con un rosario da recitare per fermare il respiro e rallentare la vita, ma con una ricerca che alterna scoperte e meditazione, e che induce a fare altrettanto.
L'intesa tra D'Andrea e Konitz rasenta la perfezione, senza che mai, tuttavia, una personalità si annulli completamente a favore dell'altra.
Una tensione sottile percorre tutto il cd da cima a fondo, anche se mai sembra scadere in una sorta di contrapposizione. Per quanto diversi, i due si dimostrano attenti ed aperti, onestamente dialoganti, indubbiamente protesi ad un unico fine.
A tratti commovente, come a dimostrare che la musica che non procura emozioni e strappa applausi anche all'anima più reticente non è arte, ma prodotto di serie, il sound proposto dal duo si caratterizza soprattutto per la sua plasticità, unita a sobrietà. Insieme a momenti di rara "bellezza".
All American Music Guide assegna all'album solo tre stelle. Non sono d'accordo. Forse, non ne vale cinque, in confronto ad altri dischi di Konitz, ma quattro, o persino quattro e mezzo sì.
Quando i critici si mostrano severi nei confronti di una simile arte è perchè rimproverano a Konitz l'eccessiva cerebralità e, probabilmente, a D'Andrea, una complicità nel misfatto.
Ma ho già detto che, al contrario, sintonizzandosi sulla lunghezza d'onda del duo, si incontrano delicatezze ed emozioni a non finire. Forse è facile scambiare la misura con la cerebralità.
Ascoltare per credere la track 2, un medley di 19' e 58" comprendente i motivi di The song is you, What is this called love ed Every Time we say goodbye.
Non è musica da tracannare come un boccale di birra, ma un Brunello di Montalcino da centellinare sorso dopo sorso, magari sminuzzando un pezzo di formaggio stagionato. Slow music, slow food.

Certo: l'ascolto di un album siffatto potrebbe indurre a riconsiderare daccapo il nostro concetto di musica.
Abituati, fin troppo, da un certo malcostume, a sentire in maniera distratta, in tutt'altro affacendati, la musica è diventata un rumore di fondo che parla al nostro inconscio, ma non dice più nulla alla nostra parte destra, a quello che lo stregone antropologo Carlos Castaneda chiamava il tonal.
Resuscitare il tonal, la ragione in grado di comprendere l'emozione e l'irrazionale, è un miracolo che può accadere anche grazie a Lee Konitz e Franco D'Andrea, perchè essi sono in grado di vedere le macchie scure nel fogliame, a guardare il buco nero tra una foglia e l'altra, invece della sola massa delle foglie.

Per questo, in chiusura, mi sento di dire che l'ascolto di questo disco è un utilissimo esercizio di raja-yoga: risveglia il tuo orecchio, apre il tuo cuore, soddisfa la tua intelligenza dell'evento musicale, ed, infine, ti commuove, rinforzando così la tua attenzione a tutte le espressioni della vita e della realtà.

Altri dischi notevoli di Lee Konitz:
1949 - Subconscious-Lee Prestige/OJC
1954 - Konitz - Black Lion
1957 - Tranquility - Verve

Altri dischi notevoli di Franco D'Andrea:
Perigeo - Genealogia - RCA
Franco D'Andrea quartet - Quartet Live/ My Shuffle - Red Record
Franco D'Andrea - Live in Perugia - Pentaflowers

Un disco consigliato per riscoprire Cole Porter:
Ella Fitzgerald - Ella Fitzgerald sings the Cole Porter songbook - cd Verve che riproduce un disco del 1956
(Ne parleremo nella rubrica incisioni storiche)

gm - 3 ottobre 2002 -