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Keith Jarrett - Facing You - ECM 1972 di Guido Marenco Per me questo è uno dei migliori album mai realizzati dal Jarrett solo al pianoforte e lo preferisco di gran lunga al Koln Concert; non solo perchè questo sia jazz e quell'altro no, ma perchè la musica di Colonia, pur non essendo merce dozzinale, mi sembra poco più di un pasticcio kitsch, molto adatto ad adolescenti romantici e schifati della società dei consumi, della cattiveria umana e della scarsa sensibilità delle ragazze nei loro confronti. Francamente non sapevo spiegarmi i motivi di questa involuzione jarrettiana, come cioè il nostro fosse potuto passare da un disco maturo e calibrato come Facing You, ad una prova tanto brillante quanto superficiale come quella di Colonia. Per motivi commerciali? Con Jarrett? No-ooo! Poi sono stato colto da una specie di rivelazione. Invece della Madonna, però, mi è apparso Piero Rattalino studioso e critico di musica seria, che pur parlava di un altro lavoro jarrettiano: The moth and the flame. " [...] io sono in grado - scriveva Rattalino - perchè questo è il mio mestiere, di accorgermi che al fondo della sua arte, legata alla cultura di cui vivo, non stanno i compositori europei ma qualcosa d'altro. E quel qualcos'altro, è a mio parere la cultura pianistica americana delle middle classes alla fine dell'ottocento, estranea sia all'avanguardia di Ives che alla consapevolezza critica di Mac Dowell, ed estranea quindi, sostanzialmente, al problema del rapporto con la tradizione culturale della classicità europea, che Ives e Mac Dowell vivevano in termini antitetici ma ugualmente drammatici e dirompenti, e da cui nasceva l'isolamento sociale del musicista. La cultura delle middle classes riesce invece a trovare un'acclimatazione di aspetti particolari della cultura europea, restando molto diffusa e mantenendo quindi le caratteristiche del rapporto diretto, immediato e cordiale con il pubblico. [...] Jarrett, a parer mio, ridona fiato e speranza a questo pubblico di Heart and Flowers, di cui sposa i valori: il valore del sentimento familiare, il valore del sentimento religioso, il valore dell'ottuso buon senso, il valore della modestia intellettuale, il valore del bel sogno ad occhi aperti. Che sono poi i valori del Biedermaier, assurti a categoria perenne. E tutto ciò non come rivisitatore di musica minore di fine Ottocento, ma come creatore che si aggancia stilisticamente ad un'esperienza musicale in quanto specchio di una comunità culturale che intende ricostruire." (1) Capito? Beh, ecco spiegata la differenza tra Facing You ed il disco di tre anni dopo. Nel primo c'è ancora un lato negativo ed inquietante, il nero del jazz, la carne, il sesso, il fondo oscuro di questa musica che nasceva come jass, una parola in qualche modo significante di orgasmo. Il tutto era già stemperato, annacquato, contaminato da una spavalda pseudoclassicità europea. Però portava ancora impressi i caratteri originari e le stimmate di Art Tatum. A Colonia, senza esserne probabilmente del tutto consapevole, Jarrett avrebbe invece già sposato la nuova causa descritta acutamente da Rattalino, proponendosi, in parte involoriantamente, come nuovo musicista nazional popolare, espressione dei più autentici valori della middle class statunitense. Reaganismo? No, piuttosto, l'ideologia di quella serie di telefim che da Bonanza ai Confini dell'Arizona proponevano appunto di mettere un pianoforte a coda nel salotto buono del ranch, e di insegnare alla signorina a suonare Heart And Flowers, una volta sfilati stivaletti e jeans, fatto il bagno nel mastellone di legno, e poi indossato un lungo abito bianco. Buoni propositi, buoni sentimenti. Jarrett non cantava quella specie di bianchi inclini al linciaggio, al razzismo, alla sopraffazione ed al massacro degli indiani, ma quegli eroi positivi, self made men, che avevano fatto dell'America un paese ricco, libero, tollerante e morigerato. Ecco, prima di questo Jarrett, un po' stucchevole, c'era un altro Jarrett, giovanile, amante del jazz, più genuino ed innocente. Il Jarrett di Facing You. Mi è piaciuto molto. Per il fondo rock-boogie che anima la parte centrale di In Front ( e che ritroviamo nelle tracce di Expectations), per il lirismo di Ritooria, Guido Marenco - 1 settembre 2003 |
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