La miniera non è esaurita. I giacimenti non saranno infiniti, ma sono lontani dall'essere totalmente sfruttati; e forse non lo saranno mai, se il lavoro di musicisti di questo calibro sarà misurato come in questa occasione.

St. Louis Shoes è un disco gradevole ed easy goin'. Piacerà a chi ama il linguaggio del jazz intriso di blues e si tiene alla larga dagli sperimentalismi, ovvero da quegli esperimenti falliti che gli sperimentatori ad oltranza vogliono ugualmente pubblicare, in nome di non si sa che. E attenzione: non c'è un filo di fusion in queste tracce. Nulla è più lontano dal jazz-rock. Come a dire che anche mille miglia distanti dalle amplificazioni e dalle distorsioni, senza cadere in un vintage di maniera ed in fastidiose nostalgie, si può fare dell'eccellente musica per l'anima e per la mente.

St. Louis Shoes non è "semplicemente perfetto", come direbbe qualche entusiasta fanatico, convinto di essere stato toccato dallo spirito santo o di aver visto la Madonna del Petrolio. Direi che è felicemente imperfetto: un discorso appena abbozzato, che potrebbe trovare nuovi ed eccitanti sviluppi in futuro, per ora gustiamocelo come un aperitivo...

Caldamente  consigliato. Una volta tanto mi sbilancio con un voto molto superiore alla sufficienza: 8 1/2, con un 9 ad alcuni brani in particolare, la track numero 1 e The Single Petal Of Rose.