Giovanni Falzone Contemporary Ensemble - Big Fracture - Soul Note

di Guido Marenco


Finalmente ho trovato questo cd che inseguivo da quando ne aveva parlato Musica Jazz.
E sono soddisfatto come non capitava da tempo, diciamo da quando ho scritto di Greg Osby. Sono questi due i migliori prodotti dell'annata jazz, almeno finora, ed è buona cosa che uno sia un made in Italy. Vuol dire che non siamo fermi ai soliti noti (Rava, Pieranunzi, D'andrea ecc...) e che qualcosa si muove anche oltre a quello che riescono a combinare gli illustri emigrati assoldati della potente scuderia Blue Note, ovvero i Di Battista e i Boltro.
Del resto, da anni il jazz italiano è più di quello che sembra ed appare. Il problema è che non trova sbocchi, cioè scritture per i concerti, per serate nei club. Per campare, o ti trasferisci all'estero, Francia ed Usa in primis, o ti trovi un lavoro.
Se questo è il problema, io sono lieto di aver comprato il cd ed aver contribuito in minima parte alla sopravvivenza del jazz made in Italy. Ma è come sperare di svuotare l'oceano con un cucchiaio, purtroppo, anche se spero che questo pezzo, nel suo piccolo, smuova le acque ancor di più.
Vabbè, veniamo al lavoro.
Che Giovanni Falzone sappia soffiare la tromba, la cornetta ed il flicorno è assodato. Basta ascoltarlo. Il problema è cosa suonare, ed in questo sta il rischio, la scommessa, il gusto dell'avventura. Se nella scaletta dei brani avessi trovato remakes e covers, cioè standard, mi sarei trovato più guardingo. Invece i pezzi inseriti sono tutti originali. Ed allora ho scommesso ad occhi chiusi. Sarà che ho un certo fiuto, sarà che leggo le recensioni con il "terzo occhio", fatto sta che sentivo che questo era un disco importante, ricco di novità.
I brani, diciamolo subito, non sono anonime composizioni. Hanno una forte e spiccata caratterizzazione, frutto di una personalità musicale decisa. Falzone probabilmente non ama le mezze misure, le tinte smorte e sfumate dell'autunno. Il suo è un sound vigoroso, anche quando sembra difficile. In realtà è più facile di molti pezzi faciloni. Musicalmente scorre, non inciampa, procede con piglio deciso. C'è un pezzo, per la verità, che sembra differenziarsi, ed è Prow, la track numero 6. Qui il tono è più rilassato, ma senza caduta di tensione. Ed il tutto funziona come una sorta di preparazione alla successiva Pallez, una perla, lasciatemelo dire, un brano di sobria e raffinata fattura, dove oltre a Falzone ha modo di brillare la viola di Paolo Botti, altro musicista da tener d'occhio. Sì, c'è qualcosa dei film di Fellini, persino del neorealismo italiano in questo sound, ma niente di derivativo. L'emozionante in questo caso supera ogni presunto calligrafismo rievocativo. Falzone ricorda piuttosto in qualcosa il musicista russo Mussorgskij, quello dei Quadri di un'esposizione e di Una notte sul Monte Calvo (rifatta in chiave disco dai Bee Gees, se ricordate). Ha il procedere di "un curioso selvaggo che scopre la musica od ogni nota", esttamente come il russo, che poi dovette trovare un orchestratore come Ravel per assurgere ai fasti dell'eternità. Paragone esagerato. Non saprei... a me è venuto e ci dev'essere qualcosa di maledettamente selvaggio, barbarico, slavo e persino turcomanno nella musica del buon Giovanni, perchè una simile suggestione non è da tutti i giorni e per tutte le stagioni.

I musicisti:
Giovanni Falzone - tromba, cornetta, flugehorn
Paolo Botti - viola
Libero Mureddu - pianoforte
Tito Mangialaio Rantzer - double bass
Crsitian Calcagnile - batteria

La track list
For Frank (take 1)
Anomaly suite
Fragment
Big Fracture
Cheese
Prow
Pallez
Space
For Frank (take 2)
Requiem For Luca

Tutti i brani di Giovanni Falzone
sito internet: www.blacksaint.com

home page
dischi 2003

chairman - 17 ottobre 2003