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Disco importante per chi ama visceralmente
il soul. Anche in tempi di magra e di mistificazione
come questi (nei quali si spaccia per vino
l'acqua di mozzarella con il nu soul) si
può sperare di trovare l'oasi nel deserto,
con quattro palme spelacchiate, un frigo
pieno di birra, selz e gin, fragole, panna
e gelato. Per non dire di una spalla dell'altro
sesso su cui posare finalmente la tempia
che pulsa di più.
L'attesa è finita: Godot è arrivato,
accompagnato
dalla buona produzione di Fred James
e dai
cori di Mary Ann Brandon.
Non sarà quel fulmine di guerra che
si sognava
la notte, ma è quanto di più onesto
passi
attualmente il convento.
I soliti entusiasti, vedasi un tale
Robertson
di scuola anglosassone, gridano al
capolavoro.
Tranquilli, non lo è.
Epperò attenzione: se i soulmen e le
soulbabies
potranno gioire, fare una bella doccia
e
cantare a squarciagola questi pezzi
sotto
la schiuma, anche a tutti gli altri
il prodotto
potrebbe piacere.
Consigliabile e regalabile, godibile,
sia
rilassati con un bicchiere di roba
buona
in mano che drivin' your car, indispensabile
per i giorni di festa ed eventuali
festicciole
in cortile per una serata tra le zanzare,
ci si può trovare stretti alla pelle
di un
partner che profuma di autan senza
starci
troppo a pensare.
Magia del soul, appunto, musica fatta
più
per pomiciare romanticamente che per
scopare
selvaggiamente, anche se mi dicono
che dopo
una pomiciata (preliminare) il più
delle
volte segue...
Peter Guralnick concludeva il suo storico
libro sulla Soul Music citando Jerry
Wexler,
il boss dell'Atlantic Records. Per
il buon
Jerry il passato non ritorna e non
può ritornare.
Il soul di Memphis è stato sepolto
da tonnellate
di pessima musica rock. Poi è arrivata
la
disco, e la black music è andata "a
puttane" o, per dirla più elegantemente,
si è letteralmente suicidata.
Concludeva Guralnick: ovviamente si
può ancora
fare soul, ma il feeling non sarà mai
più
lo stesso.
Discorso opinabile. Fontella Bass non
canterà
mai più Rescue Me, ovvio, e gli Orioles esistono ormai solo
nei manuali, però...
Perchè può esser vero che il passato
non
ritorna uguale, ma Nietzsche, il filosofo
finito al manicomio, pensò di aver
scoperto
nell'eterno ritorno dell'uguale la segreta legge del mondo.
Potremmo disquisire per giorni senza
venire
a capo del dilemma: è l'uguale che
torna
in un mondo diverso, o è solo qualcosa
di
diverso che appare ogni tanto in un
mondo
sempre uguale?
A parlarne in questi termini si rischia
di
fare solo accademia, come spesso accade,
appunto, in filosofia, dove spunta
puntualmente
qualche capoccione con la pretesa di
aver
trovato la regola finale in qualche
astrazione
fulminante.
Salvo poi, lo scoprire che non è così,
che
ci sono troppe eccezioni perchè la
vera regola
sia quella.
Ascoltando questo disco, la prima sensazione
è che si tratta di un prodotto fresco
e genuino,
da coltivazione biologica ed inseminazione
selvaggia.
Le prime note di Number By Heart ci riportano subito a quel feeling. La voce
di "Wigg" accarezza le orecchie
come non succedeva dal Solomon dell'anno
scorso, e, volendo, dal Room To Breathe di Delbert Mc Clinton.
E se i due primi brani accendono i
sensi,
il tempo accellerato di One Man's Poison accende anche il motore del rhythm 'n' blues.
I Just Want To Love Somobody sembra davvero uscire da un vecchio padellone
degli anni '60 come il genio di Aladino uscì
dalla lampada.
E coì via, non ci sono scadimenti di
tono,
i pezzi sono tutti all'altezza. Snake Suice va come un treno; Give me Your Hand è quello che ci vuole per scuotersi.
Alla fine hai solo voglia di rimetterlo da
capo, salvo non urgano altre suggestioni
tipo la Bettye Lavette che Walker ha evocato,
o Il Solomon che abbiamo menzionato.
Uno dei misteri più celebrati del soul
fu
che la musica più nera di sempre, persino più nera del blues, fu
spesso composta (ed eseguita) da musicisti
bianchi. Avemmo, come si dovrebbe sapere,
un Dan Penn che compose, e tipi come Wayne
Jackson che suonarono come Dio comandò a
Ray Charles, e prima ancora ad Amos Milburn
od a Faye Adams, di fare gospel nei locali
frequentati da ubriaconi, drogati e lussuriosi,
eccitandoli con parole profane cantate con
accompagnamento di musica sacra.
Allora apparve Roy Hamilton e fu You'll Never Walk Alone.
Rispetto a questa paradossale regoletta di
bianchi che inquinano la musica nera con
il loro puzzo di formaggio stagionato che
fuoriesce dagli stivali ed aleggia sotto
le ascelle, la loro bruttezza lentigginosa,
i biondi capelli sudati sotto lo Stetson
unto come un kebab turcomanno, nemmeno questo
disco fa eccezione. Uno dei pezzi più belli
è Allison, con due elle, composta da Elvis Costello
come Alison, con una elle sola.
Ho sempre sostenuto, andando controcorrente
ed anche contro il reverendo (uno dei
pochi
dissensi in un universo di condivisioni),
che Elvis era ed è un soulman di primo
rango.
Finalmente ecco la prova.
E' uno sketch su un amore finito; Alison
mi ha lasciato, ma quanto mi fai pena
Alison,
il mondo ti sta uccidendo.
Bene, vedo che adesso hai un marito
ti ha lasciata con le dita infilate
nella
torta nuziale?
Una volta lo tenevi in mano
Ci, giurerei, ha preso quanto ha potuto
A volte vorrei fermare le tue chiacchiere
Quando sento le sciocchezze che dici
Penso che qualcuno dovrebbe abbassare
le
luci
perchè non sopporto di vederti così
Alison, lo so che questo mondo ti uccide
Oh, Alison sono sincero
sono sincero
Provare a sentire come la canta Charles
Walker!
Del resto le campane erano già suonate
lo
scorso anno con The Judgement, track numero 7 del cd di Solomon Burke
Don't Give On Me Up.
Ed è a partire da qui che, forse, viene
qualche
rammarico. Quello di Solomon era davvero
qualcosa di più, forte di brani inediti
delle
firme più prestigiose, di musica comunque
più attuale.
Allora? Bisogna evitare i confronti
e lasciare
a Walker quello che è di Walker: una
produzione
onesta, un'interpretazione sentita
e sincera
di musica che puzza di vecchio e di Memphis.
Il cd di Solomon era prodotto da Joe
Henry,
un tipo che non guarda solo indietro,
che
qualcosa ha capito del low fi, e persino
dei Wilco o di Ryan Adams e dei Whiskeytown.
Quello di "Wigg" Walker è
invece
un riuscito e creativo riciclaggio
di materiale
che è tutto riportabile, al più, al
Dylan
di Changing Of The Guards. Il che non significa roba da buttare. Tutt'altro.
La mia sensazione è che quel momento non
sia stato solo un punto di passaggio, ma
una fase ancora da esplorare, un periodo
denso e gravido di cose mai venute pienamente
alla luce del sole. Mai risentito proprio
Changing Of The Guards ? Provaci, e poi dimmi.
Se queste sono le coordinate temporali,
e
non credo di sbagliare, perchè fu proprio
Street Legal l'album di Dylan più gospel e più riuscito
del periodo, allora il cd di questo tizio
avrà qualcosa da dirvi di molto speciale.
chairman - 7 giugno 2003
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Track List
01 NUMBER BY HEART
02 YOUR TIME TO CTY
03 ONE MAN'S POISON
04 I JUST WANT TO LOVE SOMEBODY
05 LOVE AND TENDERNESS
06 SNAKE JUICE
07 WE GOT A SECRET
08 AIN'T GONNA BEG
09 GIVE ME YOUR HAND
10 ALLISON
11 A FOOLS ADVICE
12 AT THE END OF THE DAY
13 IT TEARS ME UP
Scarne note biografiche su Charles Walker
si possono trovare a questo indirizzo:
www.pinnacle-entertainment.co.uk
è il sito legato alla rivista inglese Mojo. |