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Louis Armstrong - Hot Fives & Sevens
(box di 4 cd - Jsp)

Volessimo costruirci un cd-teca jazz di base con le 100 incisioni più significative, dovremmo preoccuparci di stilare l'elenco delle altre 96, perchè queste mi paiono un must, o meglio ancora, la pietra angolare che sorregge tutto l'edificio.
Signori, il jazz era questo. Nacque così, divenne grande ed adulto grazie a Louis Armstrong, che lo tenne per mano per un lungo tratto di strada.

Descrivere questo sound seminale a chi non l'abbia mai udito è come voler descrivere un elefante a chi non l'abbia mai visto. Bisogna vedere l'elefante per farsi un'idea, e, dunque, occorre prestare orecchio a questa musica per capire cosa fu.
Il jazz delle origini è abbastanza differente sia dallo swing degli anni '30 che dal bop degli anni '40, ed è molto diverso dal jazz dei decenni successivi. In genere si classifica come Dixieland e come tale viene presentato, spesso usando il termine come sinonimo di traditional , o di jazz di New Orleans.
Il che non è del tutto esatto, perchè il vero Dixieland, stando ai filologi, fu suonato da orchestrine prevalentemente bianche in un periodo leggermente successivo, quando cioè i neri come Armstrong tendevano a fare qualcosa di nuovo, qualcosa che cominciava ad avvicinarsi allo swing degli anni trenta.
La stessa fortissima personalità del nostro, in alcuni casi davvero straripante, portò alcuni critici persino a negare che il vero jazz di New Orleans fosse quello suonato da Armstrong, e sono in molti a credere che sia maggiormente indicato ascoltare alcune incisioni del clarinettista Jimmie Dodds per avere un quadro più esatto della situazione.
Probabilmente si esagera nel filologismo.
Queste incisioni di Armstrong sono comunque significative del genere; la maestria del nostro non snatura il jazz suonato a New Orleans nei primi anni '20; semmai lo valorizza.

Pur essendo ormai diventato un genere ben definito, ed immediatamente distinguibile, quindi cristallizzato, sarebbe un errore vederlo come un qualcosa di statico e tramontato. In realtà, proprio sotto l'impulso di Armstrong il cosiddetto dixieland fu un genere in evoluzione, almeno dal 1925 al 1930.

A prescindere dal fatto che esistono tuttora band e musicisti che rifanno pari pari questa musica, traendone discrete soddisfazioni, i modi e gli stilemi del genere risorgono, a volte, negli ambiti più sperimentali ed insospettabili, ad esempio in molti musicisti e cantautori di New Orleans, come Dr.John o Coco Robichaux, od anche in ambienti che furono d'avanguardia, come l'Art Ensemble Of Chicago negli anni '60.
Le radici dixieland del jazz non sono mai state tagliate, o rinnegate, da nessuno dei grandi musicisti del secolo trascorso, ma anche il country rock americano, per non parlare del blues, o del soul, deve molto all'impronta di questa tradizione.
Uno dei tratti distintivi di tale sound era, infatti, l'accompagnamento eseguito dal banjo, dalla chitarra acustica e dal pianoforte, il quale, a volte, si lanciava in assoli di marca stride o rag-time. Spesso, accanto al contrabbasso pizzicato si poteva udire il suono bandistico del bassotuba, con effetto comico, rallegrante e caratteristico, mentre l'esposizione delle melodie vere e proprie era affidato a cornette e clarinetti, senza dimenticare il trombone, protagonista minore ma efficace.
Grandi solisti dell'epoca furono, oltre ad Armstrong, il trombettista bianco Bix Beiderbecke ed i clarinettisti Sidney Bechet, Johnny Dodds e Jimmie Noone. Più defilato il ruolo del pianista Earl Hines, che non si accontentava di accompagnare, ma era spesso respinto ad un ruolo marginale dai signori del palcoscenico.
Certo è che spetta a Louis Armstrong la palma del migliore tra tutti. A soli 24 anni, egli aveva indubbiamente aperto una strada nuova, la via del jazz, piantando un albero che continua a dar frutti tuttora.
My Heart, il pezzo che apre la raccolta del primo cd, a firma dello stesso Armstrong, fu realizzato nel novembre del 1925, ed è l'imperdibile primo passo di questo lungo viaggio.

Esemplare come trombettista, anzi cornettista, ottimo come band-leader, noi possiamo ammirare ed apprezzare Armstrong anche come cantante. Devo dire che di questi tempi mi pare che l'aspetto vocalità armstronghiana sia di particolare interesse ed attualità. Emersa in particolare per supplire a difficoltà tecniche nel suonare la tromba, a seguito di una piorrea devastante, l'attitudine al canto del grande Louis, ha, con il tempo, portato a degli evergreen indimenticabili, canzoni che ancor oggi si ascoltano volentieri.
Personalmente ritorno spesso all'ascolto di questo box per due motivi: sono un appassionato di Armstrong e della tromba in generale, e dopo essermi consumato ad udire grandi trombettisti come Roy Eldridge e Dizzy Gillespie, Miles Davis e Clifford Brown, mi diverto moltissimo a scoprire quanto essi siano stati in qualche modo influenzati da Armstrong.
Il quale, a sua volta, ebbe certamente un maestro in King Oliver, il capostipite dei cornettisti, ed un grandissimo partner nel pianista Earl Hines.

Il primo dei quattro cd ritrae un gruppo senza batteria e non costituisce affatto un fedele resoconto di quanto faceva Armstrong tutti i giorni. perchè il gruppo degli Hot Fives era costituito da tutte stelle radunate per l'occasione e non dai partner abituali con i quali il nostro si esibiva nei locali.
Un ruolo fondamentale giocavano in queste incisioni il trombonista Kid Ory, un punto fermo, ed il già menzionato Johnny Dodds al clarinetto.
Tra tutte le incisioni del biennio '25-'26 spiccano, oltre a My Heart, Suey, Heebie Jeebies (nel quale Louis si esibì nel primo esempio di canto scat, ovvero un canto senza testo), Cornet Shop, Muskrat Ramble, Big Butter And Egg Man.

Per la cronaca, vale la pena di ricordare che le prime vere incisioni di Armstrong risalgono al periodo 1923 e furono effettuate dalla band di King Oliver. Quando sposò la pianista Lilian Harden, Louis fu incoraggiato da lei a lasciare Oliver ed a trasferirsi nella grande orchestra di Fletcher Henderson. Ed è qui che lo troviamo per più di un anno, impegnato ad esibirsi nei più importanti locali di New York. Ma, Armstrong apparve in diverse occasioni anche nelle orchestre guidate da Erskine Tate e Carrol Dickerson.
Muskrat Ramble, un 78 giri realizzato con la OKeh, portò Louis nei Top Ten Hits nel luglio del '26.
La maggior parte delle incisioni a nome Hot Five fu realizzata da una formazione comprendente: Kid Ory al trombone, Johnny Dodds al clarinetto, Lily Harden al pianoforte e Johnny St. Cyr al banjo.

Le sedute di registrazione del maggio 1927 vennero effettuate con un organico leggermente allargato, da cui il nome di Hot Seven. Se possibile, la qualità fu ancora più alta. Melancholy Blues, di Bloom, Melrose e Schoebel, è, insieme a Potato Head Blues, la summa di queste incisioni, un brano che al pari del mitico Summertime di Gershwin ti entra in testa e non ti molla più.
Altri brani di spicco sono Wild Man Blues, Alligator Crawl e Gully Low Blues. In particolare Wild Man Blues, di Armstrong e Martin, costituisce, a mio avviso, un eccellente esempio di come il dixieland derivi una parte suoi temi dal blues rurale.

Nel biennio '25-'27 erano accadute molte cose: Louis aveva suonato in diverse formazioni, compresi i Dreamland Syncopators, una orchestrina pilotata dalla moglie, e solo nel febbraio del '27 egli costituì un suo gruppo stabile, Louis Armstrong and His Stompers, con la quale tenne banco al Sunset Cafè di Chicago.

I rimanenti due cd ritraggono un Armstrong ormai lanciato. Ma gli Hot Five non sono più composti da all stars, ma da più modesti componenti l'orchestra di Carrol Dickerson. Tra essi spiccava il batterista Zutty Singleton, certamente un talento fuori del normale. Ospite di riguardo, in alcune occasioni, il pianista Earl Hines, del quale sono letteralmente invaghito, e che considero, al pari di Armstrong, la vera espressione di quel tipo di musica che si può chiamare in modi diversi: jazz di New Orleans, Dixieland, od anche primo jazz.
Sono di questa fase incisioni imperdibili come West End Blues, Basin Street Blues, e My Monday Date.

Il quarto cd ritrae Louis Armstrong nel cosiddetto periodo newyorkese, quando, a partire dal 1929, fu l'unica primadonna di una consistente orchestra. Molti critici cominciarono a svalutare Louis Armstrong proprio risspetto a questa serie di incisioni, asserendo che la sua creativistà si era esaurita, e che il meglio del nostro era ormai alle sue spalle.
Dopo aver ascoltato Dallas Blues e Mahogany Hall Stomp, a me pare vero il contrario.


La discografia di Louis Armstrong è infinita e, spesso, confusa.
Non lo ho ascoltato tutto, e quindi non posso consigliare su cosa sia veramente meglio.
Bastino, per ora, le incisioni di cui ho cercato di parlare.

gm - 10 ottobre 2002 -