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a cura di Vincenzo de Simone

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20 giugno 1943

18 luglio 1944

 

20 giugno 1943, domenica - santissima Trinità  

Da poco trascorse le ore 22. Va in scena la quotidiana presenza, dagli inizi del mese, di un ricognitore alleato che controlla un tratto di ferrovia, tanto che i salernitani l'hanno soprannominato Ciccio 'o ferroviere. Questa sera, però, Ciccio fa toccare con mano alla città, finora lontana dai fronti, la crudezza della guerra, sganciando un ordigno all'altezza della stazione, che uccide una persona e ne ferisce quattro.

Spitfire, caccia inglese da ricognizione

 

21 giugno 1943, lunedì - san Luigi Gonzaga

Ore 13:15. L'azione di Ciccio della sera precedente non pare aver turbato la città, tanto che molti salernitani sono al mare, sulla spiaggia dell'Acqua del fico e su quella di Santa Teresa. Quando risuona l'allarme si scruta il cielo, pensando al solito passaggio di bombardieri diretti verso Napoli, ma questa volta l'obbiettivo è Salerno. È colpita l'area fra la stazione, lo stadio e la collina della Mennola, e più in generale i sobborghi fra Pastena e le colline verso Giovi. Unico obbiettivo di rilievo militare, il comando della 222a divisione costiera, il cui comandante, il generale Ferrante Gonzaga (che in mattinata ha fatto dire messa in onore del consanguineo san Luigi), in quel momento si trova nella sua stanza all'albergo Diana, ove lo raggiunge la notizia delle dieci bombe cadute sul suo comando. Il 27 successivo, il generale scrive alla sorella narrando del suo sgomento, dei morti e dei feriti presso il suo comando e una vicina caserma, dei soccorsi e dello scavare fra le macerie, delle corsie degli Ospedali Riuniti, ove erano stati portati i feriti e i morti in qualche modo recuperati. 

 

22 giugno 1943, martedì - san Paolino da Nola

Ore 01 circa. Un secondo bombardamento nell'arco delle dodici ore interessa la parte centro-orientale di Salerno. Uno degli obbiettivo pare essere la caserma Umberto I al corso Garibaldi, ma l'edificio è vuoto, poiché la Scuola allievi ufficiali, che una volta vi era ospitata, da marzo è stata trasferita a Fossano (Cuneo) per interessamento del principe di Piemonte. Ancora il generale Gonzaga narra alla sorella che, uscito in strada alla fine dell'incursione, si era reso conto che molti palazzi avevano subito crolli e danni ingenti; la popolazione era in preda al panico, dalle macerie grida di aiuto. Quanti feriti ci siano stati non lo so [...] nel complesso 117 morti fra militari e civili [...] sepolti [intende fra le macerie] non lo sappiamo neppure ora [scriveva a cinque giorni dai fatti]. So soltanto che da allora lavoriamo ad estrarre cadaveri dalle macerie e a sotterrarli, di molti non si sa chi siano, si prendono le fotografie e si sotterrano.

Con qualche centinaio di morti e forse duecento feriti, annota (relativamente ad entrambe le incursioni) sul Libro dei battezzati della Santissima Annunziata il priore curato don Aniello Vicinanza, precisando che l'area della chiesa non è stata colpita. 

danni a Torrione fotografati il 10 settembre

 

rovine all'inizio di corso Garibaldi fotografate il 10 settembre

 

la caserma Umberto I fotografata il 10 settembre

 

21 luglio 1943, mercoledì - san Prassede

Notte. Dopo quasi un mese di calma, nel corso del quale il comando della 222a divisione costiera è stato trasferito a Buccoli di Conforti, nel comune di Eboli, si registra la ripresa dei bombardamenti anglo-americani su Salerno.

 

22 luglio 1943, giovedì - santa Maria Maddalena

Mattinata. Nuova incursione sull'area periferica ad oriente.

 

In una fase dei bombardamenti, si tentò di colpire le caserme adiacenti alla chiesa di San Giorgio, provocando la distruzione degli edifici posti alle spalle di Palazzo Sant'Agostino (immagine a lato) e la sede del distretto militare, adiacente alla chiesa di San Benedetto, provocando la distruzione di gran parte del rione San Giovanniello e della stessa chiesa di San Giovanni de Cannabariis.

 

25 luglio 1943, domenica - san Giacomo

Alle ore 17, a Villa Savoia, Benito Mussolini incontra re Vittorio Emanuele III, che, accettandone le dimissioni a seguito del pronunciamento del Gran Consiglio, lo informa della costituzione del governo guidato da Pietro Badoglio. Alla fine del colloquio, il Duce e il suo segretario Nicola de Cesare sono tratti in arresto dai carabinieri agli ordini dei capitani Raffaele Aversa e Paolo Vigneri. Nelle stesse ore, a Salerno, il colonnello Filippo Rossi, comandante del 15° reggimento di fanteria, riceve l'ordine di assumere il governo militare della città esautorando il podestà e il prefetto, il fascista Massimiliano d'Andrea, che sarà uno dei tre prefetti politici collocati a disposizione nella seduta del Consiglio dei ministri del 27 luglio. 

 

26 luglio 1943, lunedì - santi Anna e Gioacchino

 

A Salerno, il regime fascista ha posto in Comune, dal 26 gennaio 1935, il podestà Manlio Serio, figura di scarso valore anche dal punto di vista dei suoi camerati, tanto che il 12 aprile 1936, inaugurandosi il Palazzo di Città, non pare ricoprire il ruolo di rilievo proprio del padrone di casa; il 25 novembre 1939, annunziando la convenzione fra comune, provincia e ferrovie per la costruzione del sottopassaggio pedonale di Portarotese, il giornale Il Popolo Fascista non lo nomina nemmeno, così come non lo aveva nominato il 1° aprile dello stesso anno fra le autorità convenute alla stazione per salutare il passaggio del Duce. I giornali confermeranno quanto annunziatogli ieri dal colonnello Rossi: il Paese non è più governato dal Partito Nazionale Fascista. Ma ignari, o scientificamente consapevoli, gli alleati compiono sulla città un ennesimo raid, che colpisce la sede della Società per l'elettricità.

27 luglio 1943, martedì - sant'Apollinare

 

 

 

Manlio Serio

È ufficialmente sciolto il Partito Nazionale Fascista con la dichiarazione di incostituzionalità del Gran Consiglio. A Salerno, Manlio Serio abbandona effettivamente Palazzo di Città.

29 luglio 1943, giovedì - santa Marta

Un bombardamento colpisce un'ala degli Ospedali Riuniti.

 

31 luglio 1943, sabato - sant'Ignazio di Loyola

 

Con il dissolvimento del fascismo, lo stemma del Regno

perde i fasci posti quali sostegni araldici.

Il vice prefetto Arturo Vacca de Dominicis, che ha assunto la reggenza della prefettura, con la circolare n. 01175, richiama in servizio i deposti podestà, reintegrandoli nel ruolo e nelle funzioni, anche se sottoposti al regime di governatorato militare. Ritorna, così, a Palazzo di Città Manlio Serio, sotto l'autorità del colonnello Filippo Rossi.

 

1° agosto 1943, domenica - san Pietro in Vincoli

 

Il ministro dell'Interno Bruno Fornaciari, iscritto dal maggio 1926 al Partito Nazionale Fascista, già funzionario del Ministero e a sua volta prefetto, prima a Trieste, poi a Milano, promuove prefetto di Salerno Arturo Vacca de Dominicis, già presidente, per ben nove anni, della Commissione per il confino e indagato, dallo stesso Regime nel 1932, per poco chiari affari dalla Direzione generale del personale del Viminale. Fornaciari sarà ministro dell'Interno del governo Badoglio soltanto dal 25 luglio al 9 agosto.

 

18 agosto 1943, mercoledì - sant'Elena

La segreteria di Stato vaticana informa mons. Monterisi che sono estese agli ordinari delle diocesi italiane, che si trovassero nella impossibilità di comunicare con la stessa segreteria a seguito degli eventi bellici, le norme previste da un decreto del 1940 emesso a favore delle diocesi ricadenti nei territori occupati dai tedeschi, con le quali si trasmettevano agli stessi ordinari alcune prerogative nella norma riservate agli organi della Santa Sede.

 

19 agosto 1943, giovedì - san Lodovico

Ore 11 circa. Il cielo di Salerno è teatro di una battaglia fra caccia-bombardieri anglo-americani e caccia italo-tedeschi. Gli aerei alleati che riescono a passare non bombardano la città, ma si dirigono su Napoli.

Ore 12:30 circa. Una nuova ondata di bombardieri muove dal mare su Salerno, questa volta è duramente colpita. Le bombe cadono su via Diaz, corso Vittorio Emanuele, via dei Principati, collina del sanatorio.

Notte. Nuovo bombardamento.

 

21 agosto 1943, sabato - santa Ciriaca di Roma

Bombardamento nella notte.

 

 

Monsignor Nicola Monterisi, nato a Barletta (Bari) il 21 maggio 1867, vescovo di Monopoli dal 1913 e arcivescovo di Chieti dal 1919, dal 5 ottobre 1929 è arcivescovo di Salerno.

Una fitta corrispondenza intrattenuta con le autorità civili mostra la sua ferma opposizione al fascismo. In due occasioni, nel 1938, gli vengono contestate prese di posizioni dallepagine del Bollettino del Clero in

 

materia di  razzismo e di matrimonio; il 6 aprile 1940, rispondendo ad una lettera del vice segretario del fascio che lamentava il rifiuto del parroco di benedire la sede di un gruppo rionale sita in via Duomo perché adibita a sala da ballo nel sabato santo, argutamente rileva che nella datazione di quello scritto era stata indicata l’era fascista e omessa quella di Nostro Signore, il che appariva singolare per chi lamentava una mancata benedizione cristiana; nel 1942 protesta per un articolo apparso su Il Popolo Fascista, che auspica la distruzione del cattolicesimo.

Nelle tragiche giornate del 1943, quando le incursioni aeree gettano distruzione e morte sulla città, unico fra le autorità cittadine, rimane al proprio posto con i parroci urbani, condividendo con i miseri le ansie e i pericoli.

 

22 agosto 1943, domenica - san Timoteo

Bombardamenti alle ore 10, alle 21:15, alle 23.

 

24 agosto 1943, martedì - san Bartolomeo

Il prefetto Vacca de Dominicis rimuove definitivamente dal Comune Manlio Serio con la nomina a commissario straordinario di Giovanni Cuomo, deputato al parlamento prefascista con la lista Democrazia liberale.

 

27 agosto 1943, venerdì - san Giuseppe da Calasan.

È bombardato l'albergo Montestella, sede di un comando tedesco.

 

29 agosto 1943, domenica - martirio di san Giovanni

Salerno è bombardata per l'ultima volta. La parte centro-orientale è quasi tutta in rovina, mentre la occidentale è pressoché intatta; anche il porto non ha subito danni. In effetti gli aerei alleati hanno mirato sopratutto alla ferrovia, al gasometro, all’epoca posto sul suolo dell’attuale piazza Mazzini, ai mulini e ai pastifici Scaramella e D’Amato, che sorgono tra l’Irno e la stazione ferroviaria, al cementificio.

 

 

Esenti dalle incursioni aeree rimangono, dunque, il centro storico, effettivamente privo di qualsiasi obbiettivo di valore strategico, se si eccettuano le caserme e i comandi già ricordati, presi inutilmente di mira o effettivamente colpiti, e l'area portuale, che le menti degli strateghi alleati da tempo immaginano utile al dopo sbarco. Tuttavia qualche ordigno pure, forse per errore, cade nelle vicinanze, come quello rinvenuto nel luglio 2012 nell'area del costruendo Crescent, sulla spiaggia di Santa Teresa, di cui l'immagine sopra mostra l'aspetto e il momento del brillamento controllato.

 

8 settembre 1943, mercoledì - natività della beata Vergine Maria

Ore 19:42. La voce del maresciallo Badoglio, attraverso la radio, annuncia l'armistizio: Il governo italiano, riconosciuta l'impossibilità di continuare l'impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria,nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesta un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse, però, reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.

Ore 21 circa. Una grande detonazione getta Salerno nel terrore: sulle banchine del porto esplodono i depositi di munizioni e i magazzini generali. Grosso modo alla stessa ora a Buccoli di Conforti, nel comune di Eboli, il generale Gonzaga, comandante della 222a divisione costiera, è affrontato dal maggiore Udo von Alvensleben, che gli ordina di arrendersi e consegnare le armi; il generale Gonzaga rifiuta e cade sotto il fuoco tedesco. In precedenza, come dal proclama del maresciallo Badoglio e dalla Memoria OP 44 (disposizioni dello scorso giorno 2 del generale Roatta, capo di stato maggiore del Regio esercito, circa il comportamento da tenersi nei confrontidegli ex alleati dopo l'armistizio) aveva disposto di opporsi con le armi a qualunque atto ostile tedesco, in particolare i tentativi di disarmo; ma i suoi ufficiali incontrano molte difficoltà nel comunicare con i vari reparti disseminati lungo la costa fra Campania e Basilicata, tant'é che solo il 239° battaglione in difesa del porto di Salerno e il 162° di stanza ad Agropoli sono raggiunti dagli ordini.

 

Ferrante Vincenzo Gonzaga del Vodice, nato a Torino il 6 marzo 1889, era figlio del generale Maurizio Ferrante Gonzaga, dal quale aveva ereditato i titoli di marchese del Vodice, conte di Villanova e di Cassolnovo, signore di Vescovato e patrizio veneto. Laureato in ingegneria, aveva seguito le orme paterne nella carriera militare. Dopo aver partecipato alla guerra di Libia e alla prima guerra mondiale, pluridecorato, nel 1926 era addetto al comando del Corpo d'armata di Roma. Ebbe poi, nel 1936, il comando del 1° reggimento artiglieria Cacciatori delle Alpi. La seconda guerra mondiale lo vide comandare l'artiglieria del 13° corpo d'armata, quindi, in Albania, quella del 15°. Il 10 febbraio 1943, gli era stata affidata la 222a divisione costiera.

Gli sarà conferita la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

 

 

L'intervallo fra la firma dell'armistizio, avvenuta a Cassibile (Siracusa) il 3 settembre, e la sua proclamazione ha consentito al governo americano di predisporre buste e annulli postali commemorativi.

Fra i quotidiani del 9 settembre, l'Unità invoca la lotta di liberazione, mentre La Stampa si illude sulla fine del conflitto e incorre nel singolare refuso di scrivere anglo-sassoni in luogo di anglo-americani.

 

 

 

9 settembre 1943, giovedì - santi Gorgonio e Doroteo

Ore 3:30. Il generale Mark Waine Clark, comandante della 5a armata, avvia l’operazione Avalanche, che prevede lo sbarco di truppe alleate sulla costa del golfo di Salerno. Ad investire l'area del comune capoluogo è destinato il 10° corpo d'armata britannico, composto da due divisioni di fanteria ed una corazzata. Delle due divisioni di fanteria, è la 46a, con unità corazzate del 40° royak tank, ad avere il compito, una volta sbarcata a Torre Picentina, di convergere sulla città.

Ore 7 circa. Le navi in rada sparano verso le colline di Giovi, ove sono le difese terrestri, che, colpite, sono abbandonate dai tedeschi.

In mattinata, da via Monti e da via Spinosa si spara, non si sa da chi, sulla sottostante piazza Luciani, ove è fermo un reparto tedesco con carri armati. Due soldati restano uccisi e cinque feriti. I cannoni dei carri rispondono al fuoco; sono bloccate via Indipendenza e via Monti e restano catturati una ventina di civili e alcuni militari italiani. Don Aniello Vicinanza, priore curato dell'Annunziata, ottiene dal comando tedesco di via Indipendenza il rilascio dei civili, mentre i militari sono trattenuti come prigionieri di guerra. I carri armati tedeschi si spostano da piazza Luciani verso la parte alta della città. Sono appena andati via che nella piazza deserta giunge una camionetta alleata. I tedeschi non se ne accorgono. Dopo qualche minuto l'automezzo ritorna donde è venuto. Nel pomeriggio, è condotto al comando tedesco di via Indipendenza un prigioniero inglese che non si riesce a capire come sia giunto fin lì; parla solo inglese e presso il comando non c'è interprete.

Questi episodi, alquanto singolari, narrati da Carucci, forse si inseriscono nel tentativo, narrato da Pesce, dei commandos, sbarcati fin dalle prime fasi dell'operazione a Marina di Vietri sul Mare, di allargare la propria testa di ponte alla periferia occidentale di Salerno, che non ha fortuna.   

Ore 16:30. Si ordina ai reparti sbarcati a Torre Picentina, di avanzare verso la città, ove, percorse le strade deserte della resistenza tedesca e della popolazione, alla periferia occidentale si ricongiungono coi commandos.

Ore 19 circa. Carri armati tedeschi raggiungono il sanatorio Giovanni da Prodida, ove, con malati e personale sanitario, si trova mons. Carucci, che funge da cappellano. Egli si fa incontro ai panzer e tenta, pare riuscendovi, a convincerne il comandante a desistere dal posizionarsi sul luogo per non renderlo bersaglio; in effetti i carri tornano indietro. Si scoprirà poi non per l'istanza di mons. Carucci, ma per un ordine di riposizionamento.     

 

 

   

A sinistra: insegna della 46a divisione di fanteria inglese al comando del generale John L. I. Haukesworth.

A destra: insegna della 16a divisione panzer al comando del generale Rydolf Sieckenius, della quale al gruppo da combattimento del maggiore Dörnemann è affidata la difesa dell'area Salerno-Baronissi.

Gli episodi della Battaglia di Salerno narrati sono tratti da Salerno 1943 "Operation Avalanghe" di Angelo Pesce e da Salerno: settembre 1943 di Arturo Carucci.

 

10 settembre 1943, venerdì - santa Pulcheria

La conquista del centro di Salerno appare avvenuta con estrema facilità, ma ciò non è dovuto all'irruenza inglese quanto ad una ritirata strategica degli avversari, che sono andati a disporsi su una linea che dall'area boschiva della collina della Mennola, sulla cui cima insiste il sanatorio, passa a settentrione di Fratte per raggiungere le colline di Giovi. Al generale Sieckenius, che con la 16a divisione panzer difende la costa teatro dello sbarco alleato, nella fase attuale, interessa ributtare in mare la grossa testa di ponte che gli invasori hanno creato, lasciando alla panzer division Goering del generale Paul Conrath, proveniente da Napoli e Caserta, la riconquista della città.

Ore 6 circa. Reparti inglesi raggiungono il piazzale del sanatorio, senza che mons. Carucci possa impedirne il posizionamento all'interno dell'edificio. Nel pomeriggio, avviene la prima scaramuccia con i tedeschi attestati nel bosco alle spalle del nosocomio.

In serata, unità inglesi che si erano spinte lungo la valle dell'Irno, respinte dai tedeschi, si attestano presso Fratte.

 

11 settembre 1943, sabato - san Proto

Ore 11:30 circa. Una lunga colonna di camionette, carri armati e autoblindo si ferma davanti al palazzo comunale. Ne è al comando il colonnello dell'esercito statunitense Thomas Aloysius Lane, creato governatore militare della città. In mancanza delle autorità civili, si chiama il priore curato della Santissima Annunziata don Aniello Vicinanza, che parla con il capitano italoamericano Riola; quindi Il colonnello Lane prende possesso del Palazzo di Città e si fa accompagnare a rendere visita all'arcivescovo mons. Monterisi, al quale chiede di poter visitare la tomba di san Gregorio VII in cattedrale.

Nel pomeriggio, un veloce attacco tedesco oltrepassa le unità inglesi attestate a Fratte (che, con due compagnie inviate in soccorso, rimarranno isolate fino alla notte fra il 14 e il 15 resistendo a ripetuti attacchi dei tedeschi che accerchiano la posizione) e porta i panzer verso il centro città, lungo entrambi i versanti della valle dell'Irno, fino al ponte della Calcedonia ad oriente, e ad occidente, lungo San Vito, fino all'imbocco della salita per il sanatorio, nel cui parco si scatena un'altra delle tante scaramucce che vedrà teatro la collina della Mennola. Ad oriente, sulle colline di Giovi, la situazione è in continua evoluzione, con repentine sortite da parte di entrambi i contendenti, che conducono a rapidi movimenti della linea di contatto fra i due schieramenti.

 

 

 

 

 

10 settembre, un plotone di fanti inglesi a Torrione

 

11 settembre, affissione al Comune del proclama con il quale il colonnello Thomas Aloysius Lane assume il governatorato militare della città

 

11 settembre, cittadini leggono il proclama mentre passa uno scherman; si notano alcuni archi murati dei portici

 

12 settembre 1943, domenica - santissimo Nome di Maria

Si apre una fase di stanca nelle operazioni intorno alla città. I tedeschi sono in attesa del sopraggiungere della divisione Goering, che va affollandosi fra  Chiunzi, Pagani, Nocera e, da qui, verso Baronissi, mentre gli alleati sono in attesa di vedere lo svolgersi degli avvenimenti nell'area di sbarco, ove rischiano seriamente di essere rigettati a mare. Tuttavia, nei tre punti critici della linea di contatto fra i contendenti intorno al centro cittadino, la Mennola, Fratte e le colline di Giovi, si contano contatti a fuoco: sulle colline di Giovi è respinta a colpi di mortaio una grossa pattuglia tedesca; a Fratte un reparto inglese, mandato alla ricerca dei camerati rimasti isolati, è respinto dai tedeschi; intorno al sanatorio si combatte fra le ore 12 e le 17.

 

13 settembre 1943, lunedì - san Maurilio

Al quartier generale del 14° corpo d'armata tedesco, il generale Hermann Balk programma di portare l'attacco su Salerno con la divisione Goering dalla direzione di San Mango. Si addensano così sull'operazione alleata le nubi di una crisi (che durerà fino al 15) capace di mettere a rischio la  testa di ponte stessa e far balenare nella mente del generale Clark la concreta possibilità di una sconfitta. È evidente, infatti, che la riconquista di Salerno, isolando le truppe attestate sulla costiera Amalfitana e precludendo l'uso, seppur limitato, del porto, avrebbe concretizzato i timori di quelle ore della necessità di un reimbarco della 5a armata.

 

L'armistizio di cinque giorni or sono, che ha portato all'immediato assassinio del generale Gonzaga a Buccoli di Conforti, in quel di Eboli, il 13 settembre scatena una furibonda battaglia sull'isola de La Maddalena fra le truppe tedesche, che già il giorno 9 avevano occupato la sede dell'ammiragliato italiano, e i marinai della base Maridife La Maddalena. Alla fine della giornata, i tedeschi sono costretti a lasciare l'isola, ma sul terreno rimangono ventiquattro italiani, fra cui il diciannovenne salernitano Carmine De Dominicis (24 novembre 1923 – 13 settembre 1943), capo arma di una mitragliera posta a difesa di una batteria, colpito gravemente dallo scoppio di una granata dirompente, cui sarà conferita la medaglia di bronzo al valor militare alla memoria.

 

 

La Stampa, 15 settembre 1943.

In realtà, Salerno non cambia mano nemmeno una volta fra il 9 settembre, quando le avanguardie della 46a divisione entrano in città, e il 24, quando i tedeschi si ritirano verso Mercato San Severino. Altrettanto falsa è la notizia degli accaniti combattimenti aerei, poiché la Luftwaffe, che aveva perso oltre trenta aerei già il giorno 9, distrutti a terra all'aeroporto di Montecorvino, scompare dai cieli cittadini già l'11, concentrando i propri raid sulla piana del Sele, teatro di fatti più rilevanti.

 

14 settembre 1943, martedì - esaltazione della Croce

Salerno viene intensamente cannoneggiata dai tedeschi in preparazione dell'attacco della divisione Goering. Il piano del generale Baik prevede la presa delle colline di Giovi con un aggiramento da est tramite una discesa su Pastena da San Cipriano Picentino via Pezzano e Filetta. Poco prima della mezzanotte il piano ottiene i suoi effetti, poiché le colline sono liberate dalla presenza inglese.

 

15 settembre 1943, mercoledì - beata Vergine Maria Addolorata

Monsignor Monterisi si incontra con il governatore militare colonnello Lane per lamentarsi di quanto avviene in città. Nella relativa calma, Salerno va ripopolandosi; bande, però, si danno a saccheggi, rapine, furti spesso con ferimenti, col favore, nella notte, dell'oscuramento, ad onta del coprifuoco. Spesso soldati alleati, ubriachi, si associano a tali atti, senza che la polizia militare intervanga adeguatamente.

Fallito in mattinata un tentativo di riconquista inglese delle colline di Giovi, nel pomeriggio vengono fatti affluire commandos da Vietri, che aggirando a loro volta le posizioni, compiono incursioni da Mercatello, lungo i versanti interni delle colline con qualche successo e la cattura di ben centotrentasei prigionieri. A Fratte, tentativi britannici di avanzata sono respinti da nidi di mitragliatrici e da cannoni semoventi posti all'interno del cimitero.  

 

16 settembre 1943, giovedì - santi Cornelio e Cipriano vescovo

È la giornata decisiva per le sorti di Salerno. Nell'area di sbarco, gli alleati hanno superato la crisi con l'ingresso in  campo di notevoli rinforzi, che permettono di recuperare l'ampiezza della testa di ponte che si era assottigliata. Tentativi tedeschi di tagliare lo schieramento avversario all'altezza di Pontecagnano si rivelano infruttuosi, per cui gli assalitori sono costretti ad arretrare su San Cipriano Picentino. Quella che doveva essere la stretta finale sulla città non avviene, mentre sulle colline di Giovi, controllate saldamente dai tedeschi, benché isolati e per numero inferiori, si svolge una sanguinosa battaglia, che vedrà gli inglesi prevalere, per la ritirata del nemico, soltanto il 19, quando si conteranno decine e decine di giovani cadaveri di entrambe le parti.

 

 

Roma, 16 settembre 1943.

Lo storico quotidiano di Napoli definisce nemiche le forze alleate. Soltanto quindici giorni dopo giubilerà per il loro ingresso in città inneggiando alle stesse truppe vittoriose.

 

In serata, matura nel comando tedesco della 10a armata, nella persona del generale Heinrich von Vietinghoff, la consapevolezza dell'impossibilità pratica di rigettare in mare la 5a armata. Si ipotizza il ritiro su una linea che facendo perno su Salerno (ammesso che sia possibile riconquistarla) raggiunga Cerignola.

 

17 settembre 1943, venerdì - san Satiro

Ore 6:15. Da Frascati, il comandante supremo per il sud Italia, feldmaresciallo Albrecht Kesselring, autorizza la ritirata, coltivando ancora la speranza che rinforzi in arrivo dalla Puglia (che mai raggiungeranno Salerno) possano permettere la riconquista della città, previsto caposaldo tirrenico della linea difensiva da attuarsi.

 

18 settembre 1943, sabato - sant'Eustorgio

Nel pomeriggio, inizia la manovra di ripiegamento nella piana del Sele, ove fra le forze alleate la notizia si espande fulmuneamente. Il caposaldo tedesco sulle colline di Giovi resiste ancora inutilmente.

 

19 settembre 1943, domenica - san Gennaro

Nelle prime ore, circa trenta tedeschi operano un'azione di sorpresa contro il presidio inglese che ormai da giorni occupa l'edificio del sanatorio, riuscendo ad entrare, per cui in corridoi e corsie si accende un'accanita lotta con raffiche di mitragliere, lanci di bombe a mano, corpo a corpo addirittura all'arma bianca. Gli scontri proseguono nel piazzale e nel parco per ore, con improvvise soste e altrettanto repentini riaccendersi. Alla fine, gli inglesi sono costretti ad abbandonare l'area.

Nella giornata, un intenso cannoneggiamento tedesco colpisce la città con danni circoscritti al corso Garibaldi e al lungomare. Si tratta degli ultimi colpi di coda dei reparti che stanno abbandonando le colline di Giovi ripiegando lungo la valle dell'Irno.     

19 settembre, cannoneggiamento altezza tribunale

 

20 settembre 1943, lunedì - sant'Eustachio

Nel tardo pomeriggio gli inglesi tornano all'assalto del sanatorio col rinforzo di copiosi mezzi di artiglieria. Per dodici ore la lotta si riaccende furibonda. Numerosi colpi di cannone raggiungono l'edificio costringendo i difensori tedeschi ad uscire allo scoperto; alla fine si ritirano oltre il parco, nell'area boschiva e, quindi, verso Fratte. Sul terreno rimangono numerosi caduti di entrambi le parti, inutili sacrifici, poiché i tedeschi sarebbero stati chiamati al ripiegamento fra poche ore e gli inglesi avrebbero potuto occupare la posizione agevolmente.

 

22 settembre 1943, mercoledì - sant'Emmerano di Ratisbona, vescovo e martire

Il giornale Corriere di Salerno edito dal Comando alleato in città annuncia che le navi da battaglia Warspite e Valiant, che per due giorni hanno incrociato ad un miglio dalla costa sparando bordate contro le postazioni tedesche, hanno lasciato Salerno per le loro basi mediterranee.

 

24 settembre 1943, venerdì - Madonna della Mercede

Dalle prime ore alle 6 circa, un intenso cannoneggiamento inglese investe Fratte, ultimo caposaldo intorno alla città ancora in mano tedesca. Nel pomeriggio, con i primi reparti inglesi che si spingono lungo la valle dell'Irno termina la battaglia di Salerno.

 

L'armistizio dell'8 settembre, che aveva lasciato le truppe italiane senza altra direttiva se non quella di reagire ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza (ossia, tedesca, dato per scontato che non ve ne sarebbero stati da parte anglo-americana), in Grecia, sull'sola di Cefalonia, determinava la tragedia della divisione Acqui. Il 10 settembre, al generale Antonio Gandin, comandante della divisione, veniva intimata, da parte del comando tedesco, la consegna completa delle armi, stabilendo quale termine le ore 10 dell’11. Al rifiuto, il 15 iniziava la battaglia che si concludeva il 22 con la resa italiana. Due giorni dopo, insieme ad un numero mai precisato di ufficiali e di uomini di truppa, il generale Gandin veniva fucilato alla Casetta Rossa di Capo San Teodoro, a sud del golfo di Argostoli. Fra i fucilati, il salernitano Achille Olivieri (26 ottobre 1911 – 24 settembre 1943), tenente cartografo della divisione, cui sarà conferita la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

 

25 settembre 1943, sabato - sant'Aurelia

Il progetto del generale von Vietinghoff di costituire una linea oltre la quale ritirare le forze tedesche e sulla quale resistere, avente per caposaldo tirrenico Salerno e per caposaldo adriatico Cerignola, già oggi appare irrealizzabile. Infatti gli alleati sono già ben oltre Salerno e il 1° ottobre saranno a Napoli, ove, fra due giorni, la sera del 27, scoppieranno in strade e piazze le prime scaramucce delle Quattro giornate, che costringeranno i tedeschi ad evacuare la città. Nello stesso giorno 27 gli alleati saranno agli aeroporti di Foggia.

 

Am lire (Allied Military currency), monetazione messa in corso nei territori italiani occupati dall'Allied Military Government accanto alle lire del Regno d'Italia, con le quali erano intercambiabile. I tagli furono da 1, 2, 5, 10, in formato quadrato, da 50, 100, 500, 1000, in formato dollaro. Il cambio era cento am lire per un dollaro. 

 

Salerno, arco di accesso alla traversa San Giovanni da via San Michele. Scritta out of bounds (letteralmente: fuori dai limiti) che indicava un'aree preclusa ai militari alleati per ragioni di sicurezza. Una volta notevolmente diffuse in città, queste scritte sono andate scomparendo con la ristrutturazione degli edifici del centro storico senza che le amministrazioni comunali e le varie soprintendenze pensassero a salvaguardarle in qualche modo a futura memoria. Di quella qui riprodotta fu invocato il restauro e la tutela da parte del gruppo di cittadinanza attiva Figli delle Chiancarelle con lettera inviata il 15 marzo 2012 alla Soprintendenza per i beni Architettonici.

 

13 ottobre 1943, mercoledì - sant'Edoardo

Madrid, primo pomeriggio. All'ambasciata di Germania, si presenta il consigliere dell'ambasciata d'Italia Pierluigi La Terza per consegnare all'ambasciatore Hans Heinrich Dieckhoff la dichiarazione di guerra del Regno d'Italia, cui il Reich non riconosce legittimità avendo riconosciuto la Repubblica Sociale di Mussolini, a partire dalle ore 15 di oggi stesso. È atto che, pur avvenendo lontano dalla città e non coinvolgendo salernitani, implica uno status ben delineato dell'Italia, che si pone nel campo alleato come cobelligerante, e che sarà prodromo della restituzione dei territori liberati (o occupati, secondo i punti di vista) che porterà a Salerno la sede del governo.

 

 

 

I quotidiani campani Il Mattino, Roma e Corriere di Napoli, filo regime anche dopo l'armistizio, furono soppressi con l'ingresso degli alleati in Napoli. Al loro posto, dagli stessi editori, fu pubblicato, dal 4 ottobre 1943, Risorgimento, con posizione, al limite del servilismo, pro nuovo corso.

Su questo stesso numero (14 ottobre), compare una nota a firma del generale Clatk che vieta ogni altro giornale.

16 novembre 1943, martedì - sant'Edmondo

Il commissario prefettizio al comune di Salerno Giovanni Cuomo viene cooptato nel governo Badoglio quale sottosegretario al ministero dell'Educazione Nazionale, pur conservando il ruolo, molto limitato dal regime di governo militare imposto dagli alleati, a Palazzo di Città.

 

Giovanni Cuomo, nato il 29 dicembre 1874, laureato in lettere e in giurisprudenza, insegnò materie letterarie e discipline sociali presso l'Istituto commerciale cittadino, di cui sarà poi preside. Già consigliere comunale e assessore nel 1902, poi deputato al parlamento prefascista del Regno nella XXV e nella XXVI legislatura con la lista Democrazia liberale, aveva abbandonato la politica per la netta avversione al regime fascista, tornando all'insegnamento. Era stato nominato commissario straordinario (poi detto prefettizio) al Comune il 24 agosto.

 

2 dicembre 1943, giovedì - santa Viviana

Risorgimento fa il punto sulla situazione della vita in città a poco più di due mesi dalla fine della battaglia che l'ha coinvolta titolando: «Salerno va riprendendo il suo ritmo normale di vita». [...] Un autentico avvenimento cittadino è stata l'inaugurazione di un'importante stagione cinematografica all'«Odeon» al Corso Vittorio Emanuele, con la presentazione di avvincenti colossi della superproduzione Anglo-Americana [...] Un provvedimento, che è stato salutato col più vivo ed unanime compiacimento, è stata la riapertura di tutti gli esercizi pubblici, disposta dal Commissario Prefettizio del Comune [Giovanni Cuomo] con orario dalle 8 alle 13 e dalle 15 alle 17. Altra iniziativa degna di ogni encomio è stata la riorganizzazione delle «Cucine Popolari» per l'assistenza al popolo, il cui funzionamento è imponente. [...] Del pari si va provvedendo per i sussidi alle famiglie dei militari a mezzo di altro ufficio che l'Ente Comunale di Assistenza ha istituito [...].  

 

10 dicembre 1943, venerdì - beata Vergine di Loreto

Risorgimento riporta che è in corso la distribuzione alle famiglie salernitane bisognose di tutto quel materiale costituito da stoffe, vestiario, indumenti vari, sequestrato nei magazzini della ex GIL [Gioventù Italiana del Littorio].

  La GIL, fondata il 29 ottobre 1937,  allo scopo di istillare nella gioventù italiana gli ideali fascisti, aveva poi assorbito l'Opera nazionale Balilla.
A lato: stemma della GIL sul bordo di un piatto della Richard Ginori.

 

13 dicembre 1943, lunedì - santa Lucia

Oggi è ripristinato il servizio postale, limitatamente alla spedizione di cartoline e buste aperte contenenti note di conti o fatture, senza comunicazioni di carattere privato; le lettere devono riportare per esteso il nome del mittente e il suo indirizzo. Si possono spedire altresì cartoline e lettere per i prigionieri di guerra; tale corrispondenza potrà essere imbucata in tutte le cassette postali senza affrancatura. Tutta la corrispondenza sarà sottoposta a controlli di censura.

 

23 dicembre 1943, giovedì - santa Vittoria

Risorgimento fa il punto sulla riattivazione dei servizi in città. Oltre il servizio postale, è stata ripristinata la luce elettrica [evidentemente già da tempo, visto il funzionare del cinema Odeon], il servizio idrico e la rete fognaria. È stato effettuato lo sgombero delle strade dai rottami e la demolizione di circa sessanta fabbricati pericolanti.

 

 

Il Governo Militare Alleato ha predisposto per la ripresa del servizio postale nei territori sotto la propria giurisdizione, avviato lo scorso giorno 10 a Napoli, francobolli di tre valori (20, 35 e 50 centesimi) della serie Imperiale del Regno soprastampati, che filatelicamente sarà detta Emissione di Napoli 1943. 

 

14 gennaio 1944, venerdì - sant'Ilario

Il prefetto nomina, in sostituzione di Giovanni Cuomo impegnato al governo in quel di Bari, un nuovo commissario prefettizio al Comune nella persona di Silvio Baratta. Sarà elevato al ruolo di sindaco il 6 marzo 1944 e come tale rimarrà in carica fino al 19 dicembre 1946.   

 

Avvocato, mutilato della guerra 1915-18, iscritto al Partito Nazionale Fascista nel 1940 a sostegno dell'entrata in guerra, il 2 giugno 1944 il giornale l'Azione lo definirà un fascista fino alle ore 22.45 del 25 luglio 1943. Ancorché appellato sindaco (in realtà tale figura sarà ripristinata soltanto dopo la sua nomina con il Regio decreto legge 4 aprile 1944, n.111), in effetti sarà un quarto podestà, in quanto non eletto, ma nominato dall’ultimo Regio prefetto della città in contraddizione con l'opera di defascistizzazione avviata.

 

16 gennaio 1944, domenica - san Marcello

Risorgimento riporta: Nel gran salone del Palazzo di Città ha avuto luogo la prima adunanza plenaria degli Industriali del Capoluogo e della Provincia di Salerno per procedere alla costituzione della Libera Associazione degli Industriali, onde sostituire l'Unione Industriale fascista di infelice ricordo.

Il Luogotenente Morrow, Capo dell'Ufficio economico del Comando militare Alleato, ha presenziato ai lavori preliminari della convocazione, ed ha diretto un saluto e parole di vivo incoraggiamento ai nostri industriali ai quali è dato svolgere efficace opera per la titela dei vari interessi riguardanti l'organizzazione. [...].

 

30 gennaio 1944, domenica - santa Martina

Risorgimento riporta: Nella Provincia di Salerno si sono costituite importanti sezioni della Democrazia del Lavoro. Il Comitato provinciale del capoluogo, del quale sono stati nominati componenti l'avv. Adolfo Cilento, Presidente; l'Ing. Giovanni Cairone, segretario; [seguono componenti], all'atto della costituzione ha rivolto alla popolazione del Salernitano un appello nel quale il Comitato, riaffermandosi assertore degli ideali politici di Giovanni Amendola, enumera i suoi principi fondamentali che si basano sulla libertà e giustizia in tutti i settori della vita individuale e sociale, sulla costituzione di un governo che emani dal popolo e sulla collaborazione tra capitale e lavoro. [...].  

 

9 febbraio 1944, mercoledì - sant'Apollonia

A Napoli, il generale Alexander avalla i provvedimenti che consentono al governo Badoglio di trasferirsi a Salerno.

 

10 febbraio 1944, giovedì - santa Scolastica

A decorrere dalle ore 0.00 del giorno 11 febbraio 1944, l'esercizio di tutti i poteri dello Stato, viene riassunto dal Governo Italiano nei seguenti territori sin qui sottoposti all'Amministrazione Militare Alleata [...]. Così re Vittorio Emanuele III sancisce la riassunzione dei poteri da parte del Governo del Regno su gran parte dei territori liberati dall'occupazione tedesca. Si tratta del territorio a sud dei confini settentrionali delle province di Salerno, Potenza e Bari, con la Sicilia, la Sardegna e le isole annesse, con l'esclusione di Lampedusa, Pantelleria e Linosa.

 

11 febbraio 1944, venerdì - N. Signora di Lourdes

Entra in carica il governo nato dall'elevazione a ministri di sette sottosegretari, di cui sei negli stessi dicasteri nei quali avevano operato, il settimo (Tommaso Siciliani) con passaggio da Agricoltura e Foreste a Comunicazioni; per cui l'esecutivo sarà detto Governo dei sottosegretari.

Capo del Governo e ministro degli Esteri: maresciallo d'Italia Pietro Badoglio.

Ministri confermati: Grazia e Giustizia, Gaetano Azzariti; Scambi e Valute, Giovanni Acanfora; Marina, ammiraglio Raffaele De Courten; Africa italiana, generale Melchiade Gabba; Aeronautica, generale Renato Sandalli; Cultura Popolare, Carlo Galli.

Sottosegretari elevati a ministri: Commercio e Industria, Epicarmo Corbino; Comunicazioni, Tommaso Siciliani; Educazione Nazionale, Giovanni Cuomo; Lavori Pubblici, Raffaele De Caro; Interno, Vito Reale; Guerra, generale Taddeo Orlando; Finanze, Guido Jung.   

Ministro di prima nomina: Agricoltura e Foreste, Falcone Lucifero dei marchesi di Aprigliano.

 

12 febbraio 1944, sabato - sant'Eulalia

Da Libertà, organo salernitano del Fronte di liberazione: Il 12 febbraio, al balcone centrale del palazzo municipale, è stata nuovamente innalzata la bandiera nazionale in segno di restituzione all'amministrazione del Governo italiano delle terre liberate.

Da ieri Salerno è ufficialmente Sede del Governo d'Italia e tale fatto, che la rende partecipe alla vita centrale della nazione in un momento così difficile e delicato, rende la cittadinanza orgogliosa di questo privilegio che la storia le ha accordato. [...].

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Risorgimento rivelerà il 7 marzo che il contributo personale del maresciallo Badoglio per i poveri della diocesi era stato di ventimila lire.

 

14 febbraio 1944, lunedì - san Valentino

Ore 16:30. La famiglia reale e il seguito, partiti alle 6 da Brindisi con una colonna formata da cinque autovetture, giunge a Ravello, alla villa Episcopio, in via san Giovanni del Toro, messa a disposizione dal duca Riccardo di Sangro, presente all'arrivo degli ospiti. Si tratta di una residenza concordata con gli alleati che il Re non sembra gradire, infatti già due giorni dopo, in un colloquio con il generale MacFarlane, solleciterà il trasferimento della residenza della famiglia reale a Napoli.       

  Villa Episcopio (o, più correttamente, Palazzo Episcopio) prende il nome dall'essere stata la residenza vescovile di Ravello fino al 27 giugno 1818, quando la diocesi fu soppressa e aggregata all'arcidiocesi di Amalfi. Era stata acquistata nel 1926 dal duca di Sangro e aveva ospitato frequentemente esponenti dell’aristocrazia romana.

 

15 febbraio 1944, martedì - santi Faustino e Giovita

Al dicastero di Grazia e Giustizia il ministro Gaetano Azzariti è sostituito da Ettore Casati, primo presidente della Corte di Cassazione, rifugiatosi al Sud alla proclamazione della Repubblica Sociale.

 

19 febbraio 1944, sabato - san Corrado

Risorgimento riporta: Il ripristino del servizio postale tra l'America e l'Italia. New York, 18. In occasione del ripristino del servizio postale per la popolazione civile italiana e gli Stati Uniti, la prima lettera ad essere accettata in partenza dall'America è stata quella diretta dal sindaco di New York, Fiorello La Guardia, al Conte Carlo Sforza. Il sindaco aveva indirizzato la lettera a Napoli, ma quando seppe che questa città non era compresa fra le dieci provincie dell'Italia continentale per le quali vige d'ora in poi il servizio apportò la seguente variante «Salerno, con preghiera di inoltro».

   

 

 

In alto: lettera spedita oggi da Salerno; non affrancata e tassata con valori Lupa, con visto di censura 5R.

A lato: lettera che sarà spedita il 7 giugno per gli Stati Uniti; affrancata per complessive cinque lire.

In basso: biglietto da visita che sarà spedito il 26 marzo da Salerno per Città; con visto di censura A.C.S.

 

    

 

21 febbraio 1944, lunedì - sant'Eleonora

Vittorio Emanuele III invia un memorandum a Churchill ed a Roosvelt con il quale comunica la sua decisione di nominare, alla liberazione di Roma, il figlio Umberto luogotenente generale del Regno.

 

23 febbraio 1944, mercoledì - san Pier Damiani

Risorgimento riporta: I rappresentanti delle Unioni Operaie partecipanti alla Confederazione Generale del Lavoro, nei lavori di chiusura del Congresso durato tre giorni in questa città [Salerno] hanno richiesto che venga permesso l'immediato ritorno in Italia a tutti gli esiliati antifascisti attualmente all'estero ed a tutti i prigionieri di guerra che desiderano combattere contro il fascismo e il nazismo. -«Oggi più che mai - ha dichiarato il Congresso del Lavoro - l'Italia ha bisogno di tutta la sua forza. Molti dei suoi figli, tra cui i migliori, si trovano in esilio a causa del fascismo. Centinaia di migliaia di giovani sono oggi prigionieri. Interpretando il desiderio unanime delle loro famiglie, il Congresso chiede che venga dato loro il mezzo di tornare in Patria, dove dovranno portare un notevole contributo nella lotta per la libertà e l'indipendenza nazionale». [...]. Il congresso si era svolto al Teatro Verdi.

 

24 febbraio 1944, giovedì - santa Costanza

Escono dal governo: Il generale Melchiade Gabba, il cui dicastero dell'Africa Italiana è assunto ad interim da Pietro Badoglio, presidente del Consiglio e ministro degli Esteri. Giovanni Acanfora, il cui dicastero degli Scambi e Valute è assunto ad interim da Guido Jung, ministro delle Finanze. Carlo Galli, il cui dicastero della Cultura Popolare è assunto ad interim da Giovanni Cuomo, ministro dell'Educazione Nazionale.   

 

3 marzo 1944, venerdì - santa Cunegonda

La notte scorsa, il treno merci 8017, entrato nella galleria delle Armi, lunga 1692 metri, tra le stazioni di Balvano-Ricigliano e Bella-Muro, sulla linea Battipaglia-Potenza, ha iniziato a slittare sui binari resi umidi dalla nebbia e non è più riuscito a procedere. Secondo il verbale della seduta del Consiglio dei ministri che si terrà alle ore 16 del 9 marzo nel palazzo municipale di Salerno, è stato accertato: il treno era composto da due locomotive e quarantasette vagoni, di cui soltanto sei carichi. Negli altri, aveva preso posto una massa di viaggiatori abusivi, valutata a circa seicento, per lo più contrabbandieri. La permanenza forzata nella galleria, nonostante il tentativo del personale viaggiante di far retrocedere il convoglio, ha causato la morte di cinquecentodiciassette persone per asfissia dovuta all'azione dei gas tossici derivanti da incompleta combustione del carbone di pessima qualità fornito dal comando militare alleato, la cui combustione dà luogo alla produzione di una forte percentuale di vapori di zolfo e di una elevata quantità di ceneri, scorie e di residui volatili. Il numero delle vittime sarà, poi, accertata ufficialmente in quattrocentoventisei, come riporterà il 26 marzo Il Corriere, nuovo giornale salernitano.    

 

13 marzo 1944, lunedì - san Rodrigo

L’Unione Sovietica, primo fra i paesi alleati, riconosce ufficialmente il governo Badoglio. L'atto fa seguito ad una richiesta ufficiale in tal senso avanzata dal maresciallo, nella duplice veste di Capo del Governo  e di ministro degli Esteri, a seguito di colloqui informali, ma  fortemente incoraggianti, avuti con Bogomolov, nuovo rappresentante sovietico presso la Commissione consultiva per l'Italia.  

 

14 marzo 1944, martedì - santa Matilde

La Presidenza del Consiglio del governo Badoglio annuncia il riconoscimento da parte dell’Unione Sovietica: In seguito a desiderio a suo tempo espresso ufficialmente da parte italiana [contatti fra il segretario generale degli Esteri Prunas e il viceministro sovietico Vysinskij, allora membro della Commissione consultiva per l’Italia, si erano avuti fin dal 10 e 11 gennaio], il governo dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e il Regio Governo hanno convenuto di stabilire relazioni dirette fra i due paesi. In conformità di tale decisione sarà proceduto fra i due governi, senza indugio, allo scambio di rappresentanti muniti dello statuto diplomatico d’uso. Si tratta della creazione di un stato di fatto con il quale il maresciallo Badoglio spera di sottrarre il suo governo alla soggezione continua in cui Stati Uniti e Regno Unito tentano di tenerlo, mentre per l'Unione Sovietica si tratta di un passo che le permette di marcare la distanza dagli alleati e preparare la Svolta di Salerno che permetterà l'accesso al governo di Palmiro Togliatti.

Oggi esce in città il primo numero del giornale Il Corriere, di ispirazione filogovernativa, che, come abbiamo visto, il prossimo 26 riporterà le conclusioni ufficiali della Commissione d'inchiesta sul disastro ferroviario di Balvano. L'evento è annotato nel suo diario dal primo aiutante di campo del Re, generale Puntoni, e giovedì 16 sarà annunciato dal giornale napoletano Risorgimento.

 

16 marzo 1944, giovedì - sant'Eriberto

Dalla sede del governo. È annunciato che il Regio Governo Italiano ha rotto le relazioni diplomatiche con la Finlandia. Il Ministro italiano ad Helsinki ha informato il Ministro degli Esteri finlandese della decisione di chiudere la locale Legazione d'Italia. Un portavoce ufficiale ha detto che «ciò è senza dubbio in armonia con la politica di co-belligeranza con gli Alleati». (da Risorgimento del 17 marzo).  

Ore 16:30. Vittorio Emanuele III convoca il governo nel salone di Villa Episcopio per esprimere la sua volontà di mantenere in carica l'esecutivo attuale fino alla riconquista di Roma, quando, a suo rientro nella capitale avvenuto, firmerà il passaggio dei poteri al figlio Umberto creandolo luogotenente. Tanto in opposizione ai partiti ricostituiti dopo la caduta del fascismo, che vorrebbero immediatamente un governo allargato e la sua abdicazione con l'istituzione della luogotenenza. Badoglio rassicura il sovrano dell'aderenza a tale linea della compagine governativa.

 

18 marzo 1944, sabato - san Gabriele Arcangelo

Vittorio Emanuele III è informato dal ministro della Real Casa Acquarone che, durante la scorsa seduta del governo, il ministro del Commercio e dell'Industria Epicarmo Corbino, nonostante le rassicurazioni formali di Badoglio di appena l'altro ieri, ha nuovamente invocato l'allargamento del governo ad esponenti dei partiti e la immediata uscita di scena del sovrano con il passaggio dei poteri al principe Umberto tramite l'istituto della luogotenenza, senza attendere la liberazione di Roma.

Ore 16:30. Preceduta da segni premonitori fin dal 12 agosto 1943, con la fuoriuscita della lava che sgorgava da una bocca posta al piede del conetto del vulcano, e il 6 gennaio scorso, con un'altra frattura avvenuta sul fianco, inizia l'eruzione del Vesuvio. Continuerà fino al giorno 29 arrecando distruzione e perdite di vite nei centri abitati immediatamente a ridosso del vulcano. Danneggiati dai depositi piroclastici da caduta saranno Terzigno, Pompei, Poggiomarino, Scafati, Angri, Pagani, Nocera Suoeriore, Nocera Inferiore, Cava; mentre costretti all'evacuazione saranno gli abitanti di San Sebastiano al Vesuvio, Massa di Somma e Cercola. Torre del Greco sarà investita da una continua pioggia di cenere che un vento turbinoso porterà ben lontano, fino a Salerno e, verso oriente, fino alle coste della Puglia. Colta di sorpresa sarà l’aviazione americana, che si vedrà ricoperti e distrutti dalle ceneri ben ottantotto bombardieri B-25 Mitchell, che si trovavano su una pista di atterraggio vicino Terzigno.    

pioggia di cenere su Salerno,

da un filmato girato da operatori alleati riproposto dalla Rai

 

26 marzo 1944, domenica - sant'Emanuele

Il ministro dell'Interno Vito Reale tiene un discorso a Potenza. Risorgimento riporta il 29: Domenica scorsa è stato reso pubblico dal Ministro Vito Reale il programma dei sette punti di Re Vittorio Emanuele per il Governo d'Italia, che comprende la chiamata alle urne, quattro mesi dopo la conclusione della pace, per l'elezione dei membri della Camera dei Deputati: Il Ministro ha letto il testo del programma del Re, durante il discorso tenuto a Potenza, davanti ad una adunata dei membri del Partito della Democrazia Italiana. [...] Il programma del Re fu esposto in una lettera in data 21 ottobre 1943, inviata al Generale Mac Farlane, Vice Presidente della Commissione Alleata di controllo, e comprende i seguenti punti: 1) l'attuale Ministero continuerà nelle sue funzioni fino al ritorno del Governo alla Capitale; 2) una volta che Roma sarà liberata dai tedeschi, verrà costituito un Ministero su basi più ampie, che comprenderà rappresentanti di tutti i partiti, esclusi i compromessi in qualsiasi modo dal Fascismo; 3) entro quattro mesi dalla pace sarà eletta la Camera dei deputati; 4) il Parlamento discuterà pienamente e liberamente istituzioni e riforme; 5) il paese, dopo libere consultazioni, sarà arbitro dei propri destini; 6) la Corona seguirà pienamente la volontà popolare, quale sarà espressa dai rappresentanti della Nazione, liberamente eletti; 7) qualsiasi linea di condotta diversa minaccerebbe, in questo delicato momento, l'autorità, la legittimità e la forza dello Stato, condizioni essenziali per il proseguimento della lotta contro i tedeschi e contro i resti del fascismo.      

 

30 marzo 1944, giovedì - sant'Amedeo

Muore l'arcivescovo primate di Salerno monsignor Nicola Monterisi. Agli inizi di questo mese di marzo ha compiuto il singolare gesto di far dono al museo della cattedrale delle sue decorazioni. Ecco quanto il giorno 4 gli ha scritto il direttore Capone: Eccellenza Reverendissima, Ieri al giorno, l'amico Balsamo mi consegnò le Vostre Onorificenza Cavalleresche, da voi donate al Museo, in segno dell'affetto che gli portate. - Io, lietissimo, le mostrai ai Canonici, venuti per la Funzione della Croce. E questi ne rimasero lieti al pari di me. - Esse sono state già collocate in posto di onore. E ve ne esprimo i più vivi ringraziamenti. [...]. Augurandovi ancora lunghi anni di vita, col bacio del S. Anello mi sottoscrivo Dell'Eccellenza Vostra Rev.ma Obbl.ssimo Servo, A. Capone.        

 

1° aprile 1944, sabato - sant'Ugo

Ore 15, sede della direzione del Partito Comunista Italiano in via Medina a Napoli. Palmiro Togliatti illustra i punti per un nuovo governo: 1) Unità dei grandi partiti antifascisti; 2) Garanzia alla Nazione italiana che tutto il popolo, finita la guerra, sarà chiamato a decidere, in assemblea nazionale costituente eletta a suffragio universale diretto e segreto, quale sarà la forma di Stato che intende avere; 3) Costituzione di un governo di unità nazionale che intensifichi gli sforzi per la cacciata dei tedeschi dal territorio nazionale. Si tratta dei punti fermi della famosa Svolta di Salerno, che rimandando al dopoguerra la questione istituzionale, garantisce, al momento, l'azione unitaria di Corona e partiti nel perseguire lo scopo immediato della liberazione del Paese.

 

3 aprile 1944, lunedì - san Riccardo

Il conte Carlo Sforza dichiara all'Agenzia Reuter e all'Associated Press che gli uomini dell'attuale gabinetto devono andarsene, perché si possa formare un governo di guerra e di unità nazionale. Il conte rileva che al congresso di Bari del 28 gennaio del Comitato di Liberazione, i sei partiti politici in esso uniti posero, per una loro collaborazione con il governo, tre condizioni: 1) Abdicazione del re. 2) Creazione di un governo forte e fattivo. 3) Unità di tutti i partiti politici. Tuttavia, se re Vittorio Emanuele si ritirasse invece di abdicare in modo ufficiale, delegando allo stesso tempo le sue funzioni regali ad un luogotenente che dovrebbe prestare la sua opera per il periodo della guerra, questo basterebbe a creare una nuova atmosfera morale nell'Italia liberata, lasciando in sospeso, fino al momento in cui i tedeschi non saranno cacciati, la questione istituzionale.    

 

5 aprile 1944, mercoledì - san Vincenzo Ferreri

Il ministro plenipotenziario in Afganistan Pietro Quaroni è nominato rappresentante italiano presso il governo sovietico. Gli anglo-americani reagiscono con una nota ufficiale di richiamo del generale MacFarlane, con la quale si ricorda al governo italiano il divieto di intrattenere rapporti diplomatici senza l’autorizzazione del comandante alleato del Mediterraneo. Ma, ormai il processo di sfilacciamento del controllo occidentale sul governo del Sud Italia va avanti strisciando inarrestabile e Quaroni, promosso ambasciatore, rimarrà a Mosca fino al novembre 1946.

 

6 aprile 1944, giovedì - san Celestino

Nel pomeriggio, si riunisce a Sorrento, nella villa di Benedetto Croce, la giunta esecutiva del Comitato di Liberazione Nazionale. All'unanimità si assume la seguente deliberazione: La Giunta esecutiva [...], esaminando la situazione politica in seguito alle dichiarazioni del Partito Comunista, constata la necessità e l'urgenza della costituzione di un governo di guerra e confida che le prese iniziative portino a soluzione completa e sollecita dell'attuale crisi italiana, senza attendere la liberazione di Roma. In contemporanea o giù di lì, Radio Londra diffonde la notizia che il principe Umberto si è dichiarato disponibile ad assumere la luogotenenza. Il fatto è presentato come il primo passo per arrivare all’allontanamento di Vittorio Emanuele III dagli affari dello Stato. Il sovrano, consultato il figlio, dispone per una smentita, che lascia il tempo che trova. 

 

8 aprile 1944, sabato - sant'Alberto

Si riunisce a Napoli la Commissione consultiva per l'Italia per esaminare la situazione venutasi a creare con la deliberazione della giunta esecutiva del Comitato di Liberazione Nazionale. Si decide di chiedere un’udienza al sovrano per il 10 aprile, il lunedì di Pasqua, senza precisarne le ragioni.

 

9 aprile 1944, domenica - Pasqua di Resurrezione

Ore 11:30. Il generale Puntoni, primo aiutante di campo del Re, riceve dal comandante Apostoli, che tiene i collegamenti con la missione alleata, una richiesta urgente di udienza così formulata: Il generale MacFarlane chiede udienza reale per domani 10 corrente alle ore 11. Porterà con sé mister Robert Murphy, delegato civile americano, e mister Macmillan, delegato civile inglese, rientrati rispettivamente da Washington e da Londra. Sarà pure accompagnato da sir Noel Charles, il quale rileva mister Macmillan nel Consiglio consultivo per l'Italia.

 

10 aprile 1944, lunedì dell'Angelo - san Terenzio

Ore 11. La delegazione alleata annunciata è ricevuta dal sovrano. Non si tratta, come da Vittorio Emanuele III e dal suo staff immaginato, di una visita di cortesia per la partenza di Macmillan e l'arrivo di Charles, ma della comunicazione di un vero e proprio ultimatum: deve annunciare che si ritira dalla vita pubblica e che affida la luogotenenza del Regno al figlio Umberto, onde permettere la costituzione di un governo con la partecipazione dei rappresentanti di tutti i partiti; gli alleati attendono una risposta per le 16 di oggi stesso.

Il resto della giornata trascorre in frenetiche consultazioni del sovrano con il ministro della Real Casa, il duca Acquarone, con Badoglio, con l'onorevole De Nicola, già in altri casi mediatore fra la Corona e gli alleati. Alla fine si comunica al generale MacFarlane che deve attendere una risposta fino alle 16 di domani; nel contempo si contattano gli esponenti dei partiti per sondare il loro interesse ad entrare in un nuovo governo in presenza della sua promessa di creare la luogotenenza per il principe Umberto, ma solo alla liberazione di Roma.

 

11 aprile 1944, martedì - san Leone

Dopo un colloquio con il sovrano, il ministro della Real Casa viene a Salerno per conferire con il maresciallo Badglio, il quale nel pomeriggio, verso le 15, si porta a Ravello, prima in udienza dal sovrano, poi a Villa Cimbrone, ove gli alleati attendono la risposta. Si concorda sull'annuncio immediato della luogotenenza e sul passaggio effettivo dei poteri al ritorno nella capitale. Badoglio torna a riferire a Villa Episcopio, quindi riparte per Salerno e inizia le consultazioni per la formazione del nuovo governo. Intanto nell’entourage della Corona avvengono numerose consultazioni per la stesura del proclama che il sovrano rivolgerà al popolo domani.

 

12 aprile 1944, mercoledì - san Zeno

Ore 6:45. Il ministro Acquarone sottopone al sovrano, per l’approvazione, il testo definitivo del proclama partorito con un lungo travaglio, anche con tentativi di intromissione da parte alleata. Ore 7. Il Re lo firma. Ore 13. Il messaggio viene trasmesso dalle radio di Napoli e di Bari. A Salerno continuano le consultazioni per varare il secondo governo Badoglio.

 

14 aprile 1944, venerdì - san Tiburzio

Risorgimento oggi riporta una lunga dichiarazione del rettore dell'Università di Napoli che, anche rendendosi interprete del sentimento di tutto il Corpo Accademico, contesta l'utilità dell'istituzione a Salerno della Facoltà di Magistero annunciata dal ministro dell'Educazione Giovanni Cuomo. Le motivazioni sono un esempio di politichese: non è questo il momento, abbiamo altri problemi, non dobbiamo gravare sul bilancio dello Stato. Arriva a mettere in dubbio la qualità dell'insegnamento, pur ammettendo di non conoscere i nomi dei docenti.

 

17 aprile 1944, lunedì - sant'Aniceto

Il maresciallo Badoglio rassegna le dimissioni del governo nelle mani di Vittorio Emanuele III, che le accetta e nel contempo lo incarica della formazione del nuovo ministero. In giornata giunge in città Palmiro Togliatti.

 

19 aprile 1944, mercoledì - sant'Ermogene

Umberto di Savoia, futuro luogotenente del Regno, rilascia un’intervista al corrispondente da Napoli del Times in cui, alla domanda se il sovrano non avrebbe potuto impedire l’entrata in guerra dell’Italia contro la Francia e l’Inghilterra risponde: Impossibile, se il Re avesse tentato di resistere a Mussolini questi avrebbe portato i tedeschi addosso a noi. Ciò che è successo il settembre scorso sarebbe accaduto allora. [...] L'accordo del fascismo col nazismo eliminò ogni altra possibilità. Inoltre non vi era alcuna prova che la Nazione volesse diversamente. Neppure una voce si levò allora a protestare. Nessuno chiese di convocare il Parlamento. Evidentemente Mussolini aveva il Paese con lui. Insomma, la responsabilità della guerra sarebbe stata condivisa dall’intera Nazione e il Re si sarebbe limitato ad assecondare il sentimento nazionale. Una tesi giustificatoria, inaccettabile per i partiti del CLN che stanno entrando nel governo.

 

21 aprile 1944, venerdì - sant'Anselmo

Ore 18 circa. Dopo infinite discussioni e irrigidimenti dei partiti antimonarchici e antibadogliani, in particolare il Partito d'Azione e quello Socialista, nasce il secondo governo Badoglio: Presidente del Consiglio, ministro degli Esteri e (ad interim) dell'Africa Italiana, maresciallo d'Italia Pietro Badoglio.

Interno, Salvatore Aldisio; Grazia e Giustizia, Vincenzo Arangio-Ruiz; Finanze, Quinto Quintieri; Educazione Nazionale (che sarà modificato in Pubblica Istruzione con Regio decreto 29.05.1944, n.142), Adolfo Omodeo; Lavori pubblici, Alberto Tarchiani; Agricoltura e Foreste, Fausto Gullo; Comunicazioni, Francesco Cerabona; Industria e Commercio, Attilio Di Napoli. Conservano i dicasteri di cui erano titolari nel governo precedente: il generale Taddeo Orlando, Guerra; l'ammiraglio Raffaele De Courten, Marina; il generale Renato Sandalli, Aeronautica. Ministri senza portafoglio: Benedetto Croce (liberale), Pietro Mancini (socialista), Giulio Rodinò di Miglione (democristiano), Carlo Sforza (indipendente, su proposta azionista), Palmiro Togliatti (comunista). Non sono attribuiti i dicasteri Scambi e Valute e Cultura Popolare; il primo sarà abolito con Regio decreto 02.06.1944, n.150; il secondo, con decreto luogotenenziale 03.07.1944, n.163.

 

 

Benedetto Croce

 

Pietro Mancini

 

Giulio Rodinò

 

Carlo Sforza

 

Palmiro Togliatti

Questo secondo governo Badoglio si caratterizza per la presenza, al di là dei singoli titolari di dicastero, di cinque ministri senza portafoglio che, in realtà, costituiscono un governo nel governo. Essi, in rappresentanza di cinque dei sei partiti costituenti il Comitato di Liberazione Nazionale (la Democrazia del Lavoro aveva deciso di non partecipare al governo), sono i veri arbitri della partita politica fra Governo, Corona e Alleati.  

 

22 aprile 1944, sabato - san Leonida

Vittorio Emanuele III firma il decreto di nomina di Badoglio a Capo del Governo.

 

24 aprile 1944, lunedì - san Fedele

Ore 15:30. Con il giuramento dei ministri davanti al Re, il governo si insedia. In mattinata, in una riunione informale, i ministri, a proposito dei loro rapporti con la monarchia, hanno preparato una dichiarazione preliminare al rito del giuramento, che Badoglio, tramite il duca Acquarone, ha sottoposto al sovrano chiedendo di poterla leggere; il Re ha acconsentito, preparando a sua volta un messaggio.  

 

Risorgimento, sul numero del 25 aprile, così riporta: Il Maresciallo Badoglio, Primo Ministro e Ministro degli Esteri, presentando il nuovo gabinetto al Re, da detto: «Tutti i componenti del Governo hanno idee politiche proprie e non hanno rinunciato ad esse, ma le subordinano al comune accordo così necessario per i supremi interessi della Stato». Il Re ha letto allora la seguente dichiarazione: «Signor Presidente del Consiglio, sono particolarmente felice di sentire che questi eminenti personaggi che fanno ora parte del nuovo Governo e che rappresentano i vari partiti politici della Nazione, pongano i supremi interessi del Paese al disopra di ogni altra considerazione. Lei, mio caro Maresciallo, ed io impegniamo il nostro onore che l'Italia avrà sempre il primo posto nei nostri pensieri».   

 

Mentre gli avvenimenti politici incalzavano, la sera del 22 aprile si era verificato un avvenimento che una lettera del giorno successivo indirizzata al Vicario Capitolare dalla Rettoria del Seminario Regionale così descrive: Ieri, 22 aprile 1944, verso le ore 20,15 lungo il viale Pio XI, nei pressi del Pontificio Seminario Regionale "Pio XI" è stato aggredito da militari dell'Esercito Alleato il Rev.mo Can.co Prof. D. Paolo Vocca, docente di lettere in questo Pontificio Istituto, ed ha riportato varie contusioni, specie nella regione dell'occhio destro. Al rumore di una automobile gli attentatori si sono dati alla fuga, lasciandolo in mezzo alla strada. Segnalo il doloroso incidente perché la Signoria Vostra Rev.ma possa protestare presso le competenti Autorità.

Il 24 aprile, il Vicario Capitolare, monsignor Francesco Porcelli scrive All'Eccellenza Pietro Badoglio, Capo del Governo d'Italia - Salerno: [dopo la narrazione dei fatti] Risulta a questa Curia Arcivescovile che, tanto il Capitolo Metropolitano, quanto il Corpo Insegnanti dei Professori del Seminario Pontificio hanno inoltrato al riguardo una loro protesta all'Eccellenza il Governatore di questa Città. Nella mia qualità di Vicario Capitolare sento il dovere di informare di tutto l'Eccellenza Vostra rassegnandole altre sì, come Le deve essere già noto, che questo deplorevole incidente non è l'unico ma i casi di maltrattamento e aggressioni di onesti e pacifici cittadini da giustificare nel popolo il suo malumore contro l'esercito della Nazioni Alleate, che hanno tanto nobili tradizioni di dignità e signorilità. Fiducioso nell'alta Autorità dell'Eccellenza Vostra, La prego vivamente di voler adottare quei mezzi che meglio crede, per tutelare la incolumità dei cittadini suoi sudditi, onde possono esplicare la loro attività nel campo sociale in maniera tranquilla e serena.

Il 28 aprile, il Ministro dell'Interno Aldisio risponde: S. E. il Capo del Governo ha ricevuto la Sua segnalazione relativa all'aggressione subita dal canonico D. Paolo Vocca ad opera di militari alleati. Nell'esprimerLe il vivo rammarico del Governo per l'incidente occorso, Le comunico che si è provveduto a segnalare l'accaduto alla Commissione Alleata di Controllo.            

 

27 aprile 1944, giovedì - santa Zita

Prima riunione del secondo governo Badoglio. Il succo politico è in una dichiarazione programmatica elaborata, su un testo preparato da Benedetto Croce, prima della seduta, durante un incontro tra i ministri senza portafoglio. Il testo, necessariamente generico, dichiara il carattere di unità nazionale del governo e il rinvio della questione istituzionale ad un’assemblea costituente da eleggersi a guerra terminata; viene riconosciuta la priorità della lotta di liberazione; si ribadisce l’impegno nell’epurazione dei residui fascisti dal corpo dello Stato. Sul contingente, si promette un accentuato impegno per la ripresa produttiva, la lotta alla speculazione, il ripristino delle comunicazioni, la ripresa dei controlli amministrativi della Ragioneria dello Stato e della Corte dei Conti.

Il Consiglio passa quindi a trattare i vari punti all’ordine del giorno: il trattamento dei prigionieri italiani sui diversi fronti; la riorganizzazione delle forze armate; i rapporti con i francesi. Infine si affronta il problema secondario, ma fortemente simbolico, della celebrazione della festa del lavoro, fissata dagli Alleati al 30 aprile nei territori sotto la loro giurisdizione. Alla fine si sceglie la stessa data per l’anno in corso, stabilendo, però, il 1° maggio per il futuro.

 

 

il secondo governo Badoglio in seduta nel Salone dei Marmi del Palazzo di Città di Salerno

 

 

4 maggio 1944, giovedì - santa Monica

La seconda seduta del Consiglio dei ministri si apre con il caso dall’intervista che il principe Umberto aveva rilasciato al corrispondente da Napoli del Times. Ascoltata la relazione di Badoglio sui fatti, l’unico intervento verbale è quello di Croce: [...] alla domanda come mai l’Italia avesse dichiarato guerra alla Gran Bretagna e alla Francia, si risponde che così volle Mussolini, ma che tutto il popolo consentì, a segno che non si levò alcuna voce di protesta o di richiesta per la convocazione del Parlamento. Come se fosse stata possibile una protesta nella schiavitù generale della stampa, e come se fosse esistito ancora in Italia un Parlamento, quando la Camera non si chiamava più dei deputati ma dei Fasci e Corporazioni ed era composta di gente nominata dallo stesso Mussolini e che egli, a suo arbitrio e capriccio, rimaneggiava e sostituiva! Tutto ciò il principe non poteva e non doveva ignorare: l’ignoranza sarebbe in questo caso assai peggiore, cioè assai più negativa, della sofisticazione e della menzogna per cercare una scusa alla monarchia.

 

6 maggio 1944, sabato - santa Giuditta

Il Consiglio dei ministri discute una questione che può apparire di scarsissimo rilievo, ma che riveste una forte valenza simbolica nell'ambito della defascistizzazione dello Stato: si chiede che Badoglio faccia modificare il Regio decreto che lo definisce Capo del Governo con il ripristino alla locuzione prefascista di Presidente del Consiglio dei ministri. In effetti, il Re, al di là dell'ufficialità dell'atto formale, già aveva superato la questione in occasione del giuramento del Gabinetto, quando, rispondendo al maresciallo, lo aveva chiamato Signor Presidente del Consiglio dei ministri. In realtà pare che a Vittorio Emanuele III non fosse mai andato giù quel pomposo Capo imposto dall'egocentrismo del Duce. La questione sarà risolta il 16 maggio, quando il Regio decreto n.136 sostituirà la locuzione Capo del governo con quella Presidente del Consiglio dei ministri

 

8 maggio 1944, lunedì - san Vittore

Giunge a sentenza il processo iniziato lo scorso 20 aprile davanti alla Corte Speciale alleata numero 1 nei confronti di Luigi Piscicelli, Tullio Tagliavini e Guido Mosca, il primo amministratore e gli altri due direttori delle Manifatture Cotoniere Meridionali, imputati di aver venduto prodotti bloccati dalle autorità alleate e di aver compiuto falsi in inventari relativamente a merce giacente nei magazzini di Fratte. Due degli accusati, Piscicelli e Tagliavini, sono fra i quattro dirigenti delle Cotoniere rimossi dai loro incarichi il 18 marzo dalla Commissario regionale di controllo, nella persona del commissario tenente colonnello Poletti, per aver intrattenuto stetti rapporti con il governo fascista, che avevano loro consentito di godere di posizioni eminenti nell'industria. La sentenza è emessa alle ore 14 e infligge cinque anni di detenzione a ciascun degli imputati.        

 

vignette dei tre imputati pubblicate nel corso del processo da Risorgimento

 

11 maggio 1944, giovedì - san Mamerto

Il governo, riunitosi alle ore 10, approva la dichiarazione che segue: Il Consiglio dei Ministri, con riferimento all'intervista concessa dal Principe di Piemonte al corrispondente del "Times", ricordando che non è nelle consuetudini costituzionali e democratiche che rappresentanti della Corona facciano dichiarazioni politiche non concordate con il Governo, respinge unanime ogni imputazione mossa al popolo italiano circa la responsabilità della guerra fascista. Quindi, il Consiglio esamina, fra altre questioni, un testo per la punizione dei delitti e degli illeciti fascisti, che sarà convertito nel Regio decreto legge n.134 il 26 maggio.

 

14 maggio 1944, domenica - san Bonifacio

Il generale Puntoni, primo aiutante di campo del Re, annota nel suo diario che nella notte alcuni aerei tedeschi sono comparsi nel cielo di Salerno e hanno sganciato bombe, senza causare però gravi danni.

 

23 maggio 1944, martedì - san Desiderio

Il Consiglio dei ministri solleva Tito Zaniboni dalla carica di alto commissario per l’epurazione e lo designa commissario ai profughi di guerra. Contestualmente nomina Carlo Sforza alto commissario per la punizione dei delitti e degli illeciti del fascismo e Mario Berlinguer alto commissario aggiunto.

 

25 maggio 1944, giovedì - santi Beda e Gregorio VII

Il Maresciallo Badoglio consegna al ministro della Real Casa Acquarone una lettera con le disposizioni degli alleati nell'imminenza della liberazione della capitale: 1) Il Re deve fare la dichiarazione di cessione dei poteri subito dopo l’ingresso delle truppe alleate in Roma. 2) Il Principe di Piemonte deve recarsi a Roma il prima possibile con il Presidente del Consiglio e con altri ministri per provvedere all’immediato allargamento del governo. 3) Il resto del Gabinetto si trasferirà a Roma soltanto dopo che la città avrà ripreso la sua normalità. 4) Il Re non deve recarsi a Roma onde evitare che la sua presenza provochi la reazione del popolo romano.
 

26 maggio 1944, venerdì - san Filippo Neri

Ore 16. Vittorio Emanuele III chiama presso di sé il principe Umberto e convoca il generale MacFarlane. Il Re consegna al capo della missione alleata un appunto in cui ribadisce i suoi intendimenti circa la questione della luogotenenza. Egli insiste sull’opportunità che l’atto di cessione dei poteri, nell’interesse del principe, della Corona, di Casa Savoia e del Paese, avvenga in Roma e ciò per evitare che venga interpretato come una imposizione dell’Italia meridionale al resto della Nazione (!). La sua presa di posizione non avrà seguito.

 

27 maggio 1944, sabato - santa Natalia

Il Ministero delle Comunicazioni rende noto che dal 1° giugno saranno ripristinate le ordinarie comunicazioni ferroviarie per trasporto passeggeri tra Salerno e Napoli, con una corsa giornaliera di andata e una di ritorno. Comunica inoltre che da oggi è stato migliorato il servizio telegrafico Salerno-Napoli e Napoli-Catanzaro, il che accelera le comunicazioni telegrafiche anche con la Sicilia.

 

1° giugno 1944, giovedì - san Panfilo

Il generale MacFarlane fa pervenire una lettera al maresciallo Badoglio per chiedergli in visione il testo del decreto con il quale avverrà la cessione dei poteri da parte del Re. Il capo della missione alleata si augura che sia pronto nel più breve tempo possibile, in maniera da sbrigare la faccenda non appena Roma sarà liberata.

 

3 giugno 1944, sabato - santa Clotilde

Il Ministero delle Comunicazioni rende noto che, a partire dal giorno 10 corrente, sarà riattivato, in relazione della costituzione a Salerno della Corte di Cassazione, un servizio bisettimanale di automotrici fra Salerno e Bari, sul percorso Salerno-Potenza-Taranto-Brindisi-Bari. Inoltre, a partire dal giorno 15 corrente, saranno attivate due coppie di treni giornalieri tra Salerno e Fisciano, riservati agli operai.

 

4 giugno 1944, domenica - santissima Trinità

Le truppe della 5a armata sono in procinto di entrare in Roma. Badoglio chiede ancora per telefono il testo del decreto di istituzione della luogotenenza. Il sovrano fa rispondere che potrà darlo soltanto l'indomani, lunedì.

 

5 giugno 1944, lunedì - san Bonifacio

Ore 15. Villa Episcopio, Ravello. Vittorio Emanuele III di Savoia compie l'ultimo atto del suo regno. L'abdicazione successiva, il 9 maggio 1946, sarà soltanto un atto formale.

 

 

 

Vittorio Emanuele III era nato a Napoli l'11 novembre 1869, da Umberto I di Savoia e dalla cugina Margherita di Savoia Genova. Unico figlio della coppia, ebbe una rigida educazione di tipo militare frequentando la Nunziatella di Napoli, città della quale aveva ricevuto il titolo di principe fin dalla nascita. Aveva sposato, Il 19 ottobre 1896, Elena del Montenegro (Jelena Petrović-Njegoš), figlia di re Nicola I, dalla quale, oltre il principe Umberto, ebbe Jolanda, Mafalda, Giovanna e Maria. Salito al trono l'11 agosto 1900 a seguito dell'uccisione del padre, nel corso del suo regno aveva attraversato la prima guerra mondiale, la fine dello Stato liberale con l'ascesa di Mussolini (al quale non aveva saputo o voluto opporsi), la gloria effimera dell'impero, la catastrofe che stava consumandosi. Morirà il 28 dicembre 1947 in esilio ad Alessandria d'Egitto.

 

Umberto II era nato a Racconigi il 15 settembre 1904. Il 29 successivo gli era stato attribuito il titolo di principe di Piemonte. Aveva sposato, l'8 gennaio 1930, Maria José di Sassonia Coburgo-Gotha, figlia di re Alberto I del Belgio, dalla quale aveva avuto Maria Pia, Vittorio Emanuele, Maria Gabriella e Maria Beatrice. Dopo la luogotenenza, per l'abdicazione del padre, sarà  re d'Italia dal 9 maggio al 18 giugno 1946. Morirà il 18 marzo 1983 in esilio a Ginevra.

 

Il documento è stato stilato a Salerno, nella sede del governo, sulla bozza predisposta da Vittorio Emanuele III ed è stato portato a Ravello da un corriere motociclista che, per altro, è incorso in un incidente che ha ritardato la consegna. Oggi il Consiglio dei ministri ha deliberato di dichiarare nullo l’armistizio italo-francese di Villa Incisa del 24 giugno 1940, firmato per la Francia di Petain dal generale Huntziger e per l'Italia di Mussolini dal maresciallo Badoglio (i casi della Storia; da rilevare che Risorgimento, nel riportare la notizia, evita di citare Badoglio come firmatario e si limita ad un generico plenipotenziari di Mussolini). Ancora oggi Ivanoe Bonomi torna ad assumere la presidenza del Comitato di Liberazione Nazionale romano, che dichiara di riconoscere il secondo governo Badoglio come legittimo dell’Italia liberata.

 

 

6 giugno 1944, martedì - san Norberto

Il maresciallo Badoglio, come da prassi costituzionale per il cambio del Capo dello Stato, rassegna le dimissioni nelle mani del Luogotenente generale del Regno. Allo stesso tempo, il principe Umberto lo incarica di formare un nuovo governo includendo altre personalità politiche.

 

 

8 giugno 1944, giovedì - Corpus Domini

Il principe Umberto e il maresciallo Badoglio scendono all’aeroporto di Cisterna provenienti da Napoli. In auto si portano a Roma, ove, mentre il principe raggiunge il Quirinale, il maresciallo, con Togliatti, Rodinò, Croce e Sforza, arrivati da Napoli con un altro aereo, incontrano il generale MacFarlane e gli esponenti del Comitato di Liberazione Nazionale romano Bonomi, De Gasperi, Andreotti, Casati, Ruini, La Malfa, Scoccimarro, Nenni. Al maresciallo viene comunicata l'indisponibilità dei partiti rappresentati a sostenere un nuovo governo da lui presieduto, preferendogli una personalità politica, nella fattispecie il demolaburista Ivanoe Bonomi.

Ore 18. Badoglio comunica al principe Umberto la decisione del CLN. Il Luogotenente riceve, poi, il generale MacFarlane, che lo esorta a conformarsi alla volontà dei partiti e ad accettare le condizioni dettate, che sono: 1) Impegno di rimettere al Paese, a territorio nazionale liberato, la scelta della forma istituzionale. 2) I ministri giureranno fedeltà non più alla monarchia, ma alla nazione. 3) Il governo avrà anche il potere legislativo, in attesa che entrino in funzione i nuovi istituti parlamentari. Ore 21. Contro ogni regola, è il presidente incaricato (da altri) a comunicare al Capo dello Stato di aver ricevuto l'incarico.

 

9 giugno 1944, venerdì - santa Pelagia

Ivanoe Bonomi presenta al principe Umberto la composizione del nuovo governo nazionale: Presidente del Consiglio, ministro degli Interni e (ad interim) degli Esteri e dell'Africa Italiana, Ivanoe Bonomi. Grazia e Giustizia, Umberto Tupini; Finanze, Stefano Siglienti; Tesoro (che sarà ricostituito con decreto luogotenenziale 22.06.1944, n.154), Marcello Soleri; Pubblica istruzione, Guido De Ruggero; Guerra, Alessandro Casati; Aeronautica, Pietro Piacentini; Lavori pubblici, Pietro Mancini; Agricoltura e Foreste, Fausto Gullo; Industria e Commercio, Giovanni Gronchi; Comunicazioni, Francesco Cerabona. Conserva il dicastero di cui era titolare nel governo precedente, la Marina, l'ammiraglio Raffaele De Courten. Ministri senza portafoglio: Alberto Cianca (azionista), Benedetto Croce (liberale), Alcide De Gasperi (democristiano), Meuccio Ruini (demolaburista), Giuseppe Saragat (socialista), Carlo Sforza (indipendente), Palmiro Togliatti (comunista).          

Ivanoe Bonomi

 

 

Alberto Cianca

 

Benedetto Croce

 

Alcide De Gasperi

 

Meuccio Ruini

 

Giuseppe Saragat

 

Palmiro Togliatti

 

Carlo Sforza, che nel secondo governo Badoglio era stato indicato ministro senza portafoglio dal Partito d'Azione, conserva il suo posto come indipendente, in quanto quel partito ha deciso la partecipazione diretta a questo governo con Alberto Ciancia. Conservano i loro posti anche Benedetto Croce e l'artefice della svolta Palmiro Togliatti. Gli altri designati rimarranno a lungo sulla scena politica della Repubblica.

 

10 giugno 1944, sabato - santa Margherita

L'Azione, settimanale del Partito d'Azione, nell'edizione meridionale dell'Italia libera, sotto il titolo Opinioni riporta: A proposito della nomina del Principe Umberto a Luogotenente Generale del Re, il «London Times» sottolinea che in Italia vi erano e vi sono ancora seri dubbi sulle qualità politiche del Principe ereditario d'Italia. Il giornale aggiunge che il sentimento degli uomini della strada e che spetta al popolo di decidere dopo la guerra il definitivo Governo che dovrà avere l'Italia. E' opinione generale che un plebiscito in Italia spazzerebbe via l'intera Casa Savoia in considerazione della lunga intimità di essa con il fascismo.

 

18 giugno 1944, domenica - santa Marina

Ha luogo il giuramento del Consiglio secondo la nuova formula indicata dal CLN e accettata dal Luogotenente. Secondo tale formula, poi inclusa nel decreto luogotenenziale 25.06.1944, n.151, i componenti del governo giurano sul loro onore di esercitare le loro funzioni nell’interesse supremo della Nazione e di non compiere, fino alla convocazione dell’Assemblea Costituente, atti che comunque pregiudichino la soluzione della questione istituzionale.

 

22 giugno 1944, giovedì - san Paolino da Nola

La prima seduta del governo si apre con una dichiarazione che ribadisce i concetti sulle responsabilità della guerra già espressi dal precedente esecutivo a commento delle dichiarazioni al Times rilasciate il 19 aprile dal principe Umberto: Il Consiglio dei Ministri, nella sua prima adunanza, constata che esso, per la sua origine politica rappresenta quella grande maggioranza del Paese che già nel 1940 era schierata contro la dominazione fascista e contraria all’ingresso [in guerra] dell’Italia accanto alla Germania hitleriana. Perciò come suo primo atto, il Consiglio afferma che soltanto il fascismo è responsabile dell’adesione dell’Italia al patto tripartito e del suo ingresso nella guerra.

 

25 giugno 1944, domenica - san Guglielmo

Il governo emana il decreto legge n.151 per l’ordinamento provvisorio dello Stato. Esso prevede: 1) Dopo la liberazione del territorio nazionale, le forme istituzionali saranno scelte dal popolo italiano che a tal fine eleggerà, a suffragio universale diretto e segreto, una Assemblea Costituente per deliberare la nuova costituzione dello Stato. I modi e le procedure saranno stabiliti con successivo provvedimento. 2) È abolita la disposizione concernente la elezione di una nuova Camera dei Deputati e la sua convocazione entro quattro mesi dalla cessazione dell’attuale stato di guerra, contenuta nel comma terzo dell’articolo unico del R.d.l. 02.08.1943, n.175, con cui venne dichiarata chiusa la sessione parlamentare e sciolta la Camera dei fasci e delle corporazioni. 3) I Ministri e Sottosegretari di Stato giurano sul loro onore di esercitare la loro funzione nell’interesse supremo della Nazione e di non compiere, fino alla convocazione dell’Assemblea Costituente, atti che comunque pregiudichino la soluzione della questione istituzionale. 4) Finché non sarà entrato in funzione il nuovo Parlamento, i provvedimenti aventi forza di legge sono deliberati dal Consiglio dei Ministri. Tali decreti legislativi preveduti nel comma precedente sono sanzionati e promulgati dal Luogotenente Generale del regno con la formula: "Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri". 5) Fino a quando resta in vigore la disposizione dell’art.2, comma 1°, del R.d.l. 30.10.1943, n.2/B, i decreti relativi alle materie indicate nell’art.1 della legge 31.01.1926, n.100, sono emanati dal Luogotenente Generale del regno con la formula: “Sentito il Consiglio dei Ministri". 6) Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del Regno – serie speciale – e sarà presentato alle Assemblee legislative per la conversione in legge. Il presidente del Consiglio dei Ministri, proponente, è autorizzato a presentare il relativo disegna di legge.

 

9 luglio 1944, domenica - santa Veronica

È annunciato ufficialmente il trasferimento dalla sede del governo da Salerno a Roma per il giorno 15 corrente. Il principe Umberto, invece, sarà nella capitale il giorno 12, per insediarsi al Quirinale.

 

15 luglio 1944, sabato - san Enrico

 

18 luglio 1944, martedì - san Camillo de Lellis

Si compie l'ultimo atto della vicenda che ha visto Salerno al centro della politica nazionale. Alle ore 7 Vittorio Emanuele III lascia Villa Episcopio a Ravello per giungere poco dopo le 9 a Villa Maria Pia a Napoli. Ritornerà in Costiera, a Raito, a Villa Guariglia, il 7 agosto, ormai poco più che privato cittadino, cacciato da Napoli dagli Alleati per motivi mai del tutto chiariti. Il sogno di rientrare a Roma non sarà mai realtà.  

 

Problematica non del tutto chiara, relativamente alla permanenza del Governo a Salerno, rimane quella relativa ai palazzi cittadini in cui i vari ministeri posero le loro sedi. Secondo una versione generalmente accolta, ufficializzata dall'ente Comune, Palazzo di Città ospitò la Presidenza del Consiglio, gli Interni e l'Educazione Nazionale (poi Pubblica Istruzione); il Palazzo delle Poste fu sede del sottosegretariato Poste e Telegrafi; a Palazzo Natella si insediarono l'Agricoltura e Foreste, i Lavori Pubblici e uffici di collegamento con i ministeri della Guerra (rimasto a Lecce) e della Marina (rimasto a Taranto); a Palazzo di Giustizia ebbe sede il ministero di Grazia e Giustizia, poi raggiunto dalla Suprema Corte di Cassazione; a Palazzo Barone, il ministero degli Esteri. Altre versioni danno al Palazzo delle Poste l'intero ministero delle Comunicazioni, non il solo sottosegretariato Poste e Telegrafi, e aggiungono l'attuale Camera di Commercio (allora Palazzo delle Corporazioni) quale sede del ministero delle Finanze. Ma entrambe le versioni, atteso che l'ufficio di collegamento con il ministero dell'Aeronautica (rimasto a Brindisi) prese sede a Villa Formosa di Cava de' Tirreni e il ministero del Commercio e Industria alle scuole elementari di Vietri sul Mare, mancano delle sedi dei ministeri degli Scambi e Valute (attivo fino al 2 giugno 1944), della Cultura Popolare (attivo fino al 3 luglio 1944), dell'Africa Italiana.

I tentativi volti ad individuare tracce di altri insediamenti ministeriali nella Salerno del 1944 hanno portato l'amico Nicola Vernieri, che ringrazio, all'interno dell'androne di Palazzo Mobilio, al Lungomare, ove campeggia una lapide commemorativa di Filippo de Grenet, dipendente del ministero degli Esteri, che qui posero i colleghi di Brindisi e di Salerno definendo il palazzo Questa sede del Regio Ministero degli Affari Esteri. Significativa la frase ritroveremo il tuo corpo straziato, che dovrebbe restringere l'epoca dell'apposizione del manufatto fra la data dell'eccidio riportata, 24 marzo, e il 26 luglio 1944, quando fu avviata la riesumazione delle vittime. E infatti, come scrive Agostino degli Espinosa, Il Regno del Sud, 1946, p. 308, al 14 marzo 1944, quando la Presidenza del Consiglio del governo Badoglio può annunciare il riconoscimento da parte dell’Unione Sovietica, la diplomazia italiana operava alacre ed abile nel palazzetto Mobilio di Salerno altrettanto che a Palazzo Chigi; mentre Ugo Colombo Sacco, Dove la diplomazia incontra l'arte: le sedi storiche del Ministero degli esteri, 2006, p. 175, scriverà che gli ambienti di Palazzo Barone (limitati ad un solo piano, come scrive Gianluca Borzoni, Renato Prunas diplomatico, 2004, p. 245), ben presto si rilevarono inadeguati e il ministero trovò nuova sede in questa palazzina della famiglia Mobilio.    

 

Filippo de Grenet, nato a Napoli il 10 ottobre 1904, dipendente del ministero degli Esteri, combattente in Africa come tenente di complemento e agente del Servizio informativo militare, fu gravemente ferito a Sidi el Barrani il 9 dicembre 1940. Rientrato in Italia, aderì ai partigiani Bianchi, attivi a Roma al comando del colonnello Giuseppe Cordero di Montezemolo. Il 25 gennaio 1944 i due ufficiali furono catturati dai fascisti e consegnati ai tedeschi, che li trucideranno alle Fosse Ardeatine. Ad entrambi sarà conferita la medaglia d'oro al valor militare alla memoria. A de Grenet è anche dedicata una sala della Farnesina.