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a cura di Vincenzo de Simone

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Tommaso Guardati (1410 circa – 1475), novelliere, detto Masuccio Salernitano 

Patrizio salernitano del sedile del Campo, figlio di Loisio e di Margherita Mariconda, dopo studi ecclesiastici, segue a Napoli il padre, segretario del principe di Salerno Raimondo Orsini. Alla corte di Alfonso d'Aragona, ha modo di frequentare, fra altri umanisti, Giovanni Pontano. Quando Roberto Sanseverino acquisisce la signoria salernitana, nel 1463, ritorna a Salerno quale segretario del nuovo principe.

Masuccio lascia un'unica opera, il Novellino, raccolta di racconti pubblicata postuma nel 1476 a cura di Francesco del Tuppo, con dedica ad Ippolita Sforza, moglie di Alfonso di Calabria. L'opera si compone di cinquanta novelle divise in cinque decadi, ciascuna con un proprio tema: la perfidia dei religiosi, la gelosia beffata, gli inganni delle donne, novelle a lieto fine alternate a novelle lacrimevoli, la magnificenza dei principi. Ciascuna novella è poi articolata in tre parti: esordio dedicato a personaggi della corte aragonese, narrazione e considerazioni conclusive. Se il modello del Decamerone di Boccaccio rimane un punto di riferimento, l'impostazione di Masuccio apre ad una maggiore libertà nelle scelte tematiche e ad un maggiore movimento nell'articolazione dei toni, che trova riscontro nella sintassi nervosa e nel linguaggio spesso colorito. Il testo, impregnato di forte carattere anticlericale, figura nel primo Indice dei libri proibiti promulgato dalla Congregazione dell'Inquisizione romana. La novella XXXIII, Mariotto e Ganozza, attraverso varie ricopiature, giungerà ad ispirere il Giulietta e Romeo di Shakespeare.

Secondo lo storico Matteo Fiore, Masuccio sarebbe stato sepolto nella chiesa di Santa Maria de Alimundo, di cui fu compatrono insieme allo zio Tommaso Mariconda e di cui il figlio Loisio era abate, in una fossa priva di iscrizione; ma molto più probabilmente egli fu deposto nella sepoltura di famiglia nell’atrio di San Francesco dei conventuali.