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a cura di Vincenzo de Simone

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tavole genealogiche, Casa di Altavilla - pagina collegata

 

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Lo stemma della Casa di Altavilla utilizzato sulle pagine di questo sito (fig. 1) presenta la banda scaccata in due file, ciascuna di dieci pezzi di rosso e d'argento alternati; si tratta di una delle due versioni ritenute attendibili e quindi presenti in molteplici pubblicazioni. Nella seconda di esse (fig.2) la banda appare costituita ugualmente da due file, ma di otto pezzi ciascuna. È stata preferita la prima poiché in essa le tessere dello scaccato risultano effettivamente dei quadrati, mentre nell'altra, rispettando la larghezza standard della banda, risultano allungate. 

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Una terza versione (fig. 3) fu descritta nel 1675 da Giovanni Antonio Summonte in Dell'historia della città, e regno di Napoli; egli scrisse che Ruggero II, primo re di Sicilia, portò per insegna una duplicata banda, ripartita in cinque parti, cioè cinque rosse, e cinque d'argento, la qual cala dalla parte destra alla parte sinistra per traverso, posta in campo azzurro, come portarono tutti i Normanni suoi predecessori. La descrizione del Summonte appare araldicamente corretta, poiché chiama banda l'elemento obliquo (altri scrivono di fascia traversa) e definisce destra dello scudo quella che per chi l'osserva è la sinistra, poiché in araldica lo scudo è considerato dal punto di vista del cavaliere che lo imbracciava standovi dietro. Lo storico attribuisce l'arme a tutti i Normanni predecessori di Ruggero II, quindi ritiene che essa fosse l'emblema originaria della Casa; dello stesso avviso non era stato nel 1651 Agostino Inveges, che in Annali della felice città di Palermo prima sedia, corona del re, e capo del Regno di Sicilia ipotizzò che l'adozione di questa insegna avvenisse soltanto con l'assunzione al trono di Sicilia di Ruggero II (1130).

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Oltre le tre versioni che abbaiamo visto, lo stemma degli Altavilla ne annovera altre di origine indefinibile o frutto di equivoci nella resa delle blasonature. Abbiamo così la banda che diviene di tre file di pezzi (fig. 4) o è trasformata in sbarra (fig. 5) forse equivocando sulla descrizione che ne fa il Summonte (qual cala dalla parte destra alla parte sinistra per traverso), ritenendo che si riferisca alla visuale dell'osservatore e non a quella del cavaliere adottata in araldica.

Nel 1681, il cartografo francese Oronce Finé, nel suo Giuoco d'armi dei sovrani e stati d'Europa, illustrava una versione in cui il campo è rosso e la banda scaccata d'azzurro e d'argento (fig. 6), mentre alla Santissima Trinità di Venosa, sull'arcosolio del sepolcro che dovrebbe custodire le ossa degli Altavilla Guglielmo Braccio di Ferro, Drogone, Umfredo e Roberto il Guiscardo, si osserva uno scudo il cui campo è trinciato d'oro e di rosso all'istessa banda d'azzurro e d'argento (fig. 7), ma si tratta di una decorazione di epoca barocca, come testimoniano i puttini che reggono l'arme, di cui non si conosce il modello originale.     

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La raffigurazione più antica dell'arme degli Altavilla giunta fino a noi pare essere nel disegno in apertura del manoscritto della Biblioteca comunale di Palermo Trattato delle virtù dell’erbe con un elogio, o sia Trattato della famiglia Vintimiglia de’ conti di Geraci di Giuseppe Sancetta (circa 1528) dell'impresa del marchese Simone I Ventimiglia (1485-1544) (fig. 8) che inquarta in 1° l'arma propria dei Ventimiglia, in 2° Aragona-Sicilia per concessione di quella Casa regnante avendo l'antenato Enrico sposato nel 1373 donna Bartolomea d'Aragona, in 3° Altavilla e in 4° Anguò per le discendenze che i Ventimiglia vantavano da quelle antiche Case.

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Una miniatura nella Nova Cronica del fiorentino Giovanni Villani, del fratello Matteo e del nipote Filippo, redatta fra il 1308 e il 1370 circa, ma stampata soltanto nel Cinquecento, illustra l'incoronazione a duca di Puglia e Calabria di Roberto il Guiscardo da parte di papa Niccolò II nel 1059; in essa compare un cavaliere che imbraccia uno scudo d'oro al leone di rosso (fig. 9), per cui si è ritenuto che tale fosse lo stemma del normanno. Glauco Maria Cantarella, La Sicilia e i Normanni. Le fonti del mito (1988), scrive che lo stemma di Ruggero I, fratello minore di Roberto, era d'oro al leone di nero (fig. 10). Se tanto fosse corretto, dovremmo ipotizzare che i primi Altavilla in Italia adottarono stemmi personali d'oro a leoni variamente colorati ed effettivamente l'azzurro alla banda scaccata fu introdotto soltanto con l'ascesa di Ruggero II al trono di Sicilia.