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a cura di Vincenzo de Simone

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La pagina contiene le schede di strade e piazze del centro storico cittadino ordinate secondo le denominazioni attuali. Un secondo indice permette la ricerca per denominazioni storiche fornendo i collegamenti alle schede relative.

 

indice per denominazioni storiche

 

Abate Conforti, largo

Amalfitani, vicolo degli

Angelo, vicolo dell'

Antica Corte, largo

Antica Corte, via e vicolo

Antonio Genovesi, via

Antonio Mazza, via

Arco dei Pinto, vicolo

Arechi, via

Bastioni, via

Botteghelle, via delle

Canali, via dei

Cassavecchia, largo e vicolo

Castel Terracena, vicolo

Colonne, vicolo delle

Conservatorio Vecchio, largo

Dogana Regia, largo

Dogana Vecchia, via

Duomo, via

Flavio Gioia, piazza

Fornelle, vicolo

Fratelli Linguiti, via

Gaetano Esposito, vicolo

Galesse, vicolo delle

Giovanni da Procida, via

Giovanni Ruggi d'Aragona, via

Giudaica, vicolo

Intendenza Vecchia, salita

Lavina, vicolo

Madonna della Lama, gradoni

Masaniello, gradini

Masuccio Salernitano, via

Matteo d'Aiello, piazza

Matteo della Porta, via

Mercanti, via dei

Montone, largo

Municipio Vecchio, vicolo

Neve, vicolo della

Pietra del Pesce, vicolo e vicoletto

Pietro Barliario, vicolo

Plebiscito, largo

Porta di Mare, fondaco

Porta di Mare, via

Porta Elina, via

Portanova, via

Porta Rateprandi, via

Porta San Nicola, via

Roberto il Guiscardo, via

Roma, via

San Bartolomeo, salita

San Benedetto, via

San Giorgio, larghetto

San Giorgio, vicolo

San Massimo, via

San Michele, via

San Petrillo, largo

Sant'Agostino, largo

Santa Lucia, vicoletto

Santa Maria de Domno, vicolo

Santa Sofia, vicoletto

Santa Trofimena, vicolo

San Tommaso d'Aquino, largo

Sartori, vicolo dei

Scuola Medica Salernitana, largo

Sedile del Campo, piazza

Sedile di Portanova, piazza

Torquato Tasso, via 


 

 

 

 

 

largo Abate Conforti

Nel 1670, il 29 marzo, l'arcivescovo Gregorio Carafa, sollecitato dal sindaco Matteo del Pezzo, ma con molti mugugni fra i figliani, decretò la demolizione della chiesa parrocchiale di San Grammazio che, con case ad essa addossate, impegnava l'area del largo attuale. Non sapremo mai se ciò avvenne per necessità di decoro urbano, essendo le costruzioni fatiscenti, o per assecondare i gesuiti nel loro desiderio di dare più visibilità alla loro chiesa del Gesù, oggi Santissima Addolorata; certo è che le demolizioni avvennero a cura e spesa di quei padri. Il largo così creato prese il nome delle Assise, dai tribunali allora ospitati nell'immobile attualmente dell'Archivio di Staro, con le varianti, che troviamo dell'Apprezzo del Catasto Onciaripo del 1754, di largo del Gesù, largo della Regia Udienza e largo della Maddalena, dal monastero omonimo che allora insisteva sul sito oggi del Convitto Torquato Tasso. Nell'Ottocento fu detto anche largo dei Tribunali. La denominazione attuale fu proposta dalla Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città istituita nel 1932 con la definizione di piazza, successivamente ridotta a largo.


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vicolo degli Amalfitani

Si tratta di uno dei diversi luoghi delle Fornelle che, negli anni settanta dell'Ottocento, la retorica dell'epopea risorgimentale volle dedicare al rivoluzionario Masaniello (si vedano anche gli attuali vicoli Fornelle e Santa Trofimena, i gradini Masaniello e la piazza Matteo d'Aiello). Nel 1932, sarà la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città a proporre per quello che era stato denominato vicolo Secondo Masaniello la ridenominazione in vicolo degli Amalfitani.


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vicolo dell'Angelo

La denominazione nasce dalla chiesa di Sant'Angelo de Marronibus, oggi scomparsa, documentata fra il 985 e il 1846, che con San Giovanni dei Greci, anch'essa scomparsa, e Santa Trofimena costituiva la triade delle chiese parrocchiali storiche delle Fornelle. Nel 1932, la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città raccomandò di lasciarla immutata.


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largo Antica Corte

Nell'urbanizzazione del cortile orientale della reggia di Arechi, la Corte Dominica fra XII e XIV secolo, il largo attuale fu l'unica area rimasta sgombra, tanto da meritarsi, accanto al toponimo generico alla Marchesella, il titolo di piazza con più denominazioni susseguitisi fra Cinquecento e Seicento, spesso frammiste fra loro: dei Barbieri, dei Cositori o dei Sartori, dei Calzolari, dei Caldarari, dei Cappellari o Coppolari, dei Setaioli, fino ai settecenteschi largo dei Pisani, per la presenza di un immobile della famiglia Pisano, e largo della Regia Corte, per la sede di quella magistratura nell'edificio che lo chiude all'angolo sud-orientale, in uso ancora al 1871 nella forma largo Corte Regia, quando sarà sostituito da largo Abate Conforti. Nel 1932, sarà la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città a proporre largo Antica Corte trasferendo il nome dell'abate Conforti al largo che attualmente lo ricorda.               


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via e vicolo Antica Corte

Separati nella parte alta, a ridosso della via dei Mercanti, dall'edificio detto nel Seicento la Galera, i due assi viari ne assunsero il toponimo, accanto ai più generici ai Barbieri e ai Cositori  Dal 1871, furono denominati, rispettivamente, via e vicolo Abate Conforti. Nel 1932, sarà la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città a proporre via e vicolo Antica Corte trasferendo il nome dell'abate Conforti al largo che oggi lo ricorda.


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via Antonio Genovesi

La strada compare nella documentazione giunta fino a noi nel gennaio 1106 come quella che conduce dietro l'archiepiscopio. Nel 1160 e nel 1262 si rileva che, percorrendola, si osservano quelle che sono definite le absidi dell'archiepiscopio ridotte ad altro uso, che altro non erano se non resti dell'antica cattedrale inglobati nell'espansione della sede arcivescovile. Citata genericamente come la via, o la salita, o la selice dietro San Matteo fra Cinquecento e Settecento, a inizio Ottocento e detta la strada delle Croci. Nel 1871 è ridenominata Antonio Genovesi. Nel 1932 la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città raccomanda di limitare la denominazione alla parte dall'innesto su via dei Mercanti al piede della parte gradinata, per la quale propone salita delle Croci.


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via Antonio Mazza

Nel 1650, lungo il lato occidentale della strada, l'amministrazione cittadina istituì il Conservatorio delle povere figliole vergini ed oneste sotto il titolo di Santa Caterina da Siena. Trasferito, nel 1697, l'istituito nei locali che poi saranno del monastero di Santa Maria della Mercede, il largo dal quale aveva avuto ingresso fu detto del Conservatorio Vecchio, toponimo che troviamo esteso all'intera strada nell'Apprezzo del Catasto omciario del 1754. In alternativa, nella prima metà dell'Ottocento, alla strada è esteso l'altro toponimo di Dogana Regia, più propriamente relativo al largo al suo meridione. Nel 1871, ancora una volta per estensione, è intitolata, come il largo, a Rosario Macchiaroli. Nel 1932 sarà la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città a proporre la denominazione di via Antonio Mazza.  


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vicolo Arco dei Pinto

Indicato nell'Apprezzo del Catasto onciario dei 1754 come Sotto l'Arco, lo ritroviamo nei primi anni settanta dell'Ottocento con la denominazione attuale, che, però, sarà sostituita nel decennio successivo da Arco San Gregorio. Nel 1932,  la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città proporrà il ritorno ad Arco dei Pinto, cui, successivamente, sarà anteposto vicolo.             


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via Arechi

La strada nasce in epoca normanna dall'urbanizzazione di quella che era stata la corte orientale della reggia di Arechi. Come tutte le vie tracciate nell'area, prese una serie di toponimi dalle attività che si svolgevano nelle botteghe su di essa prospicienti: ai Setaioli, ai Cositori, agli Orefici. Alla metà del Seicento divenne la strada del Salvatore de Drapparia. La denominazione attuale sarà proposta dalla Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città istituita nel 1932 nella forma via Arechi II, poi semplificata in via Arechi..


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via Bastioni

La via deve la denominazione attuale, risalente agli anni settanta dell'Ottocento, che nel 1932 la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città raccomanderà di lasciare immutata, al fatto che correva lungo la faccia interna della muraglia orientale della città, ancora visibile prima della realizzazione delle palazzine dei ferrovieri. Nominata come via dei Santi Manghi nel Seicento e nell'Apprezzo del Catasto onciario del 1754, sarà detta anche dietro l'Addolorata, per la sede di quella confraternita nell'ex cappella di Santa Caterina del Seminario fra il 1750 e il 1868.


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via delle Botteghelle

Nella città romana, la strada fu il cardine di collegamento fra il decumano inferiore, oggi via dei Mercanti, e quello superiore della via Popilia, attuale asse via Torquato Tasso - largo Abate Conforti. La costruzione del palazzo di Arechi, con il corpo di fabbrica allungato dal meridione della cappella palatina alle mura della città lungo il lido e le corti murate, interruppe l'ex decumano inferiore creando un angolo davanti all'accesso alla corte orientale, ove l'ex cardine si innestava. Il luogo fu detto Capite platearum, nel senso di capo delle strade, poiché qui parve le due vie avessero origine. Rapidamente estesosi nell'uso comune, il toponimo investì non solo la parte meridionale della via, ove molto più tardi sarà Palazzo d'Avossa, ma anche parte dei Barbuti, ove una delle due chiese parrocchiali avrà il titolo di Santa Maria de Capite Platearum. Citata nel Duecento come la strada anticamente del mercato, troviamo documentato il toponimo a le Potechelle a inizio Seicento, ma si tratta non dell'intera strada, bensì della sua parte settentrionale con estensione alla parte occidentale della via oggi Romualdo II Guarna. A inizio Ottocento, con l'introduzione dello Stato Civile, avvertendosi la necessità di più puntuali indicazioni dei luoghi di nascite e morti, l'intera strada, perduta l'appendice settentrionale, è detta delle Botteghelle. Negli anni settanta di quel secolo, diviene via PIetro Giannone. Sarà la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città, nel 1932, a rilevare l'incongruenza di quella dedicazione, poiché [il Giannone] non ebbe alcun rapporta con Salerno, e a proporre di sostituirla con via Alfano I; ma la proposta non avrà fortuna e si ritornerà a via delle Botteghelle.            


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via dei Canali

La strada insiste su un'antica colata alluvionale che travolse le terme romane su cui Arechi II imposterà la parte più settentrionale della sua reggia. Tradizionalmente, si ritiene che la denominazione derivi dalla presenza nel suo sottosuolo di condotte per il deflusso delle acque, ma il Manoscritto Pinto riporta che essa ebbe origine dalla famiglia de Canali, che, come raccontava nel 1316 il suo esponente Landulfo, aveva il suo quartiere di lignaggio lungo la strada. Nel Seicento, la sua parte più meridionale, all'innesto su via Dogana Vecchia, fu detta strada dell'Avvocata, per la presenza nell'edificio che oggi chiamiamo Municipio Vecchio della chiesa di Santa Maria Avvocata, sede della confraternita dei custodi dei grani, e nel primo Ottocento anche strada dell'Annunciatella, per la presenza dell'istituto omonimo. Nel 1871, quando per i postumi dell'Unità nazionale si ritenne che tutto dovesse cambiare nome, si inventò la strada Municipio unendo via dei Canali a via Porta di Mare. Sarà la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città, nel 1932, a proporre il ritorno alle denominazioni medievali, tanto più che quella via Municipio non aveva più senso per la costruzione in corso della nuova sede comunale in via Roma. 


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largo e vicolo Cassavecchia

Il toponimo nasce dal fatto che nel Palazzo Morese, allora di proprietà Capograsso, a inizio Seicento operava la Regia percettoria di Principato Citra, ossia la Regia Cascia per la riscossione delle imposte. Trasferita la Percettoria altrove, nel 1625 il palazzo è citato come la Cassa Vecchia, denominazione che passerà all'intera area fra le vie Duomo e Botteghelle. La Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città istituita nel 1932 raccomanderà di lasciare il toponimo invariato.


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vicolo Catel Terracena

Creato nel 1871, fu detto vicolo Nuovo fino al 1932, quando la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città propose di ridenominarlo vicolo Castel Terracena a ricordo dell'antica Reggia - Fortezza normanna, costruita da Roberto Guiscardo nella parte alta di detto vicolo, di fronte la Badia di S. Benedetto, e demolita nelle seconda metà del sec. XII, in circostanze alla storia ancora ignote.


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vicolo delle Colonne

Il vicolo costituisce la copertura della parte bassa del torrente Lama che, correndo verso il mare, superava le mura cittadine attraverso un cunicolo detto nel XII secolo il Resusulo o il Lavinario, poiché il corso d'acqua qui era detto la Lavina, da cui il titolo della chiesa di Sant'Andrea alternativo a quello de Lama. Difficile stabilire quando la denominazione attuale entrò in uso, certo è che non la troviamo nell'Apprezzo del Catasto onciario del 1754, mentre nel 1932 la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città raccomanderà di lasciarla invariata, a ricordo delle colonne, in corrispondenza di esso una volta esistenti, sulla spiaggia del mare, alle quali, secondo la tradizione, venivano legati, a titolo di pena, i debitori morosi.


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largo Conservatorio Vecchio

Nel 1650, in case del Monte dei morti già appartenute alla famiglia Tebano, l'amministrazione cittadina istituì il Conservatorio delle povere figliole vergini ed oneste sotto il titolo di Santa Caterina da Siena. Trasferito, nel 1697, l'istituito nei locali che poi saranno del monastero di Santa Maria della Mercede, il largo dal quale aveva avuto ingresso fu detto del Conservatorio Vecchio.


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largo Dogana Regia

Il luogo compare nella documentazione giunta fino a noi nel 1570 come largo di Messer Gio Cola, riferendosi a Giovanni Nicola de Vicariis, morto prima del maggio 1555, che aveva posseduto le case poste a chiudere quell'ambito sia verso meridione, addossate alla muraglia cittadina, che verso settentrione. La denominazione attuale compare negli ultimi anni sessanta del Seicento con riferimento agli uffici doganali che erano stati attivi nell'immobile allora sull'area oggi occupata dall'edificio postbellico ad oriente di Palazzo Sant'Agostino, ma, in alternativa, la denominazione antica sarà ancora in uso oltre la metà del Settecento. Nel 1871 diviene largo Rosario Macchiaroli. Sarà la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città a proporre, nel 1932, il ritorno a largo Dogana Regia, perché denominazione radicata nell'anima popolare [...].


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via Dogana Vecchia

Con la caduta del principato longobardo e la conseguente dismissione della reggia di Arechi dal ruolo di sede del potere, le corti del vecchio palazzo furono aperte e concesse quale suolo edificatorio. Di conseguenza, i passaggi sotto il corpo dell'edificio divennero strade pubbliche e i locali che erano stati scuderie, depositi e quant'altro era stato ritenuto utile tenere nell'ambito palaziale furono dati in locazione dagli abati di San Pietro a Corte divenuti, di fatto, padroni dell'immobile. Dalle attività che vi si esercitavano, il sopportico che da inizio alla via a ridosso della chiesa di San Salvatore de Drapparia al 1269 lo troviamo detto ruga Corbiseriorum e al 1282 ruga Ferrariorum, denominazioni ancora in uso oltre la metà del Cinquecento. Nel Seicento, sotto lo stesso sopportico, detto anche dei Merciari, è documentata la sede della Dogana dei grani, i cui depositi erano lungo la parte orientale della strada, dall'incrocio con i Canali al Campo; e Dogana dei Grani sarà denominata la strada fino al 1862, quando compare anche come Dogana Vecchia, denominazione che si consoliderà negli anni successivi. Nel 1932 la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città raccomanderà di conservare immutata la denominazione.   


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via Duomo
La strada copre una cloaca della città romana, per cui, nel Cinquecento, le case che allora ostruivano la sua parte più meridionale, quella fra Palazzo Sant'Agostino e l'edificio che ospita la ricostruzione della chiesa di Sant'Antonio dei Nobili, erano dette sopra la Chiavica. Detta strada di San Matteo o strada Maggiore nel Seicento, distinta all'inizio dell'Ottocento fra la strada Prima Arcivescovado, la parte a settentrione della via dei Mercanti, e la strada San Giorgio, la parte a meridione, la prima vedrà mutata la propria denominazione in strada del Duomo nel 1871. La Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città raccomanderà, nel 1932, la conservazione delle denominazioni nella forma via Duomo e via San Giorgio, raccomandazione che sarà ignorata, poiché la via diventerà Duomo da via Roma alla Cattedrale.


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piazza Flavio Gioia

Luogo simbolo della città per la presenza dell'unica porta urbana scampata alla furia demolitrice del piccone presunto rinnovatore, fu il centro della fiera di settembre che si teneva fra le mura orientali e il monastero di San Pietro in Camerellis. Detta ancora nel Settecento l'Arsenale, in memoria di attività cantieristiche che vi si svolgevano nel Medioevo, alla metà dell'Ottocento, con il completamento del semicerchio di edifici che la caratterizza, assumerà il toponimo che, con il mercato che vi si svolgeva, resta nella memoria dei cittadini salernitani: la Rotonda. Dedicata a Flavio Gioia a inizio degli anni settanta di quel secolo insieme al vicolo dei Caciocavalli, si vedrà confermata la denominazione dalla Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città nel 1932, mentre al vicolo sarà dato il nome di Masuccio Salernitano.  


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vicolo Fornelle

Si tratta di uno dei diversi luoghi delle Fornelle che, negli anni settanta dell'Ottocento, la retorica dell'epopea risorgimentale volle dedicare al rivoluzionario Masaniello (si vedano anche gli attuali vicoli Santa Trofimena e degli Amalfitani, i gradini Masaniello e la piazza Matteo d'Aiello). Sarà la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città a proporre, nel 1932, la ridenominazione in vicolo Fornelle per quello che era stato denominato vicolo Primo Masaniello.


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via Fratelli Linguiti

Posta nell'area detta fra Seicento e Settecento alle Potechelle, nel luogo detto alla Cisterna, è indicata nel 1620 come la selice di Santa Maria della Porta e ad inizio Ottocento come salita di San Domenico. Dal 1871 fu denominata strada Matteo Galdi. Nel 1932, la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città propose di dedicarla ai fratelli Linguiti portando il nome di Matteo Galdi alla piazza di Fratte.


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vicolo Gaetano Esposito

Denominato nel 1871 vicolo dell'Ancora, sarà proposto nel 1932 dalla Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città per la dedica a Gaetano Esposito che, artista e pittore insigne, e autore di numerosi capolavori, ivi nacque e tenne per tutta la vita la sua casa.

In realtà, come risulta dal registro dei nati del 1858 dello Stato Civile del comune di Salerno, atto 516 del 17 novembre, Gaetano Esposito era nato quello stesso giorno al vicolo che allora era denominato degli Angeli, attualmente dell'Angelo.     


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vicolo delle Galesse

Il vicolo compare nella documentazione giunta fino a noi agli anni settanta del Cinquecento con il toponimo ai Bagni. Alla metà del Seicento, quando la chiesa di Sant'Andrea de Lavina aveva ancora l'accesso dal nostro vicolo, allora detto strada Sant'Andrea, al suo meridione esisteva un immobile della famiglia Ruggi che era stato utilizzato come carcere, per cui l'area era detta alle Carceri Vecchie; tale toponimo comparirà ancora nell'Apprezzo del Catasto onciario del 1754 accanto all'altro di via dei Carrozzieri, per l'attività svoltavi da fabbricanti e riparatori di carrozze, termine poi trasformato il calessieri, da cui vicolo delle Calesse o delle Galesse.      


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via Giovanni da Procida

Con la caduta del principato longobardo e la conseguente dismissione della reggia di Arechi dal ruolo di sede del potere, le corti del vecchio palazzo furono aperte e concesse quale suolo edificatorio. Di conseguenza, i passaggi sotto il corpo dell'edificio divennero strade pubbliche in continuità con le arterie fra l'occidente dei Canali e il Campo. Dalla principale attività che si esercitava nelle botteghe su di essa prospicienti, al 1279 troviamo la nostra via detta ruga Speciariorum, poi anche Aromatariorum, toponimi iitalianizzati in Speziali; ma un'altra attività vi si svolgerà accanto alla sede della Regia corte dello straticò: quella dei notai, per cui fu detta anche alle Curie, denominazioni entrambe ancora in uso oltre la metà del Settecento. Divenuta con il periodo napoleonico la strada del Campo, nel 1871 sarà rinominata Giovanni da Procida, nome che nel 1932 la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città raccomanderà di mantenere.


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via Giovanni Ruggi d'Aragona

Fu uno dei due luoghi cittadini, con all'attuale largo Antica Corte, detti ai Calzolari nel Cinquecento. Indicato anche come al Postribulo per altra attività svolta lungo di esso, nei due secoli successivi, dopo che la famiglia Pepe aveva acquisito buona parte dell'edificio al suo oriente, divenne il vicolo di Casa Pepe. Si tratta della strada lungo la quale fu istituito, nel 1873, un nuovo ospedale cittadino che andava ad affiancare lo storico dell'Annunziata Nuova, detto dal 1614 di San Giovanni di Dio, grazie al lascito del marchese Giovanni Maria Ruggi d'Aragona, deceduto il 18 luglio 1870, cui la strada fu intitolata nella forma di via Ruggi. 


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vicolo Giudaica

La strada fu il prosieguo verso occidente della Giudaica, aperta a sfiorare il lato settentrionale della chiesa di Santa Maria de Mare, l'attuale Santa Lucia. Detta ruga Nova nel Duecento, strada di Sant'Agostino o di Santa Lucia nel Seicento, sarà caratterizzata dalla presenza, al suo meridione, di una serie di botteghe ove si esercitava la macellazione in regime di monopolio da parte della stessa chiesa di Santa Lucia, il che le valse il toponimo alle Chianche, italianizzato in strada dei Macelli. Nel 1932, la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città propose la denominazione di via Giudaica, poi ridotta a vicolo.      


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salita Intendenza Vecchia

Si tratta della storica salita de lo Montone, detta anche strada Santa Maria dell'Olmo, cui la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città in un primo momento, nel 1932, raccomanderà di conservare la denominazione, per poi ripensarci, pare su suggerimenti del conte Domenico Carrara e dell'avvocato Domenico Conforti, e proporre di chiamarla salita Intendenza Vecchia, trasferendo tale denominazione dal vicolo che segue verso occidente, che sarà dedicato a San Bartolomeo.   


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vicolo Lavina

Si tratta del settecentesco vicolo del Cani Morti, per il quale, la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città ritenne di proporre, nel 1932, la denominazione attuale.  


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gradoni Madonna della Lama

I gradoni coprono parte del torrente Lama che diede l'appellativo alle tre chiese dette de Lama: Santa Maria, sui gradoni stessi, Sant'Andrea, poco più in basso, e San Pietro, oggi scomparsa, al limite occidentale delle Fornelle. Dai toponimi generici alla Lama e a Santa Maria de Lama utilizzati fra Medioevo e Settecento per un ambito non perfettamente delimitato, con l'Ottocento, quando l'introduzione dello Stato Civile richiese più precise indicazioni dei luoghi di nascite e morti, la parte gradinata fu detta strada o vicolo Madonna della Lama o anche Madonna della Lava, mentre la parte bassa assunse la denominazione di vicolo Sant'Andrea. Nel 1871 le due parti furono unite come vicolo Ruggi. Nel 1932, sarà la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città a proporre il ritorno alla divisione fra gradoni Madonna della Lama per la parte gradinata e via Porta Rateprandi per la parte rimanente.    


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gradini Masaniello

Si tratta di una gradinata che nell'Apprezzo del Catasto onciario del 1754 troviamo proprietà privata comune fra gli Alfano Pallante, allora proprietari della parte meridionale di quello che oggi chiamiamo Palazzo Conforti, e i Cavaselice Clario, possessori dell'immobile contiguo verso occidente. Nella prima metà dell'Ottocento è detta Tutti i Santi o Ogni Santi. Sarà denominata gradoni Masaniello, poi ridotti a gradini, negli anni settanta dell'Ottocento nell'ambito della dedica al rivoluzionario napoletano di buona parte della toponomastica delle Fornelle (si vedano gli attuali vicoli degli Amalfitani, Fornelle e Santa Trofimena e la piazza Matteo d'Aiello).   


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via Masuccio Salernitano

In epoca prearechiana, la strada correva esterna alle mura cittadine, lungo il lido. Con la costruzione, da parte di Arechi II o dei suoi immediati successori, dell'antemurale che sarà detto il Muricino, divenne interna ad una lunga striscia di nuova urbanizzazione chiamata l'inter murum et muricinium, che sarà abitata da una notevole comunità ebraica dalla quale, accanto alla denominazione di via Carraria, prenderà quella di Giudaica. Fra Cinquecento e Settecento è frammentata in più toponimi locali, quali alla Figurella, per un'immagine sacra dipinta su un muro al suo imbocco orientale; ai Bottarari e Sportarari, per l'attività di quegli artigiani nelle sue botteghe; alla Zecca, in memoria dell'officina di conio delle monete salernitane già dismessa da un mezzo millennio; a Sant'Ivone, per il culto di quel santo praticato nella chiesa parrocchiale di Santa Maria de Domno, della quale sopravvive il campanile al civico 71. Quest'ultimo toponimo sarà ancora usato in modo sporadico oltre la metà dell'Ottocento, quando, però, da inizio secolo, la strada aveva assunto il nome ancora oggi caro ai salernitani di vicolo Caciocavalli, sostituito nel 1871 da quello di strada Flavio Gioia. Sarà la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città istituita nel 1932 a propone via Masuccio Salernitano, anche considerando che il nome del presunto inventore della bussola era presente anche alla Rotonda.

Da notarsi che il nome di Masuccio era stato deliberato nel 1919 per l'asse via Velia - via Arce, per essere poi dirottato su via Fiera Vecchia, che con la proposta della Commissione recuperava la propria identità.


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piazza Matteo d'Aiello

Negli anni settanta dell'Ottocento, una delle tante crociate di rinnovamento della città, condizionata fortemente dalla retorica dell'epopea sabauda, investì la toponomastica delle Fornelle con la dedica a Masaniello, visto come anticipatore dei moti risorgimentali, del largo centrale, che divenne piazza Masaniello, e di una serie di vicoli e ambiti. Nel 1932, sarà la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città a proporre per quello che era stato il largo Fornelle la denominazione di piazza Matteo d'Aiello.      


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via Matteo della Porta

Di questa via non sono note denominazioni antecedenti l'inizio Ottocento, quanto compare come strada San Domenico. Detta anche via San Tommaso dagli ultimi anni settanta di quel secolo in commemorazione delle visite alla città del santo d'Aquino e dei suoi diversi soggiorni nel monastero domenicano, sarà proposta per la ridenominazione in via Matteo della Porta dalla Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città nel 1932. 


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via dei Mercanti

La strada rappresentò, nella topografia anomala della Salerno romana, il decumano inferiore fra le porte che in età longobarda saranno dette di Busanola, a ridosso del torrente che oggi chiamiamo Fusandola, e di Elino, aperta verso la piana del Faustino, oggi Rafastia. La linearità dell'attraversamento urbano sarà interrotta dalla costruzione del complesso palaziale di Arechi, calato nel quadrilatero fra l'innesto della via attualmente delle Botteghelle e il limite dell'area monastica di San Giorgio, la via della porta di Mare, il vicolo oggi Adelperga e le mura meridionali della città, con la  creazione di un angolo davanti all'accesso alla corte orientale che sarà detto Capite platearum, nel senso di capo delle strade, poiché qui parve che la via della Porta di Elino, la futura Mercanti, e quella del mercato, la futura Botteghelle, avessero origine. Con l'urbanizzazione delle corti della reggia longobarda, la strada recuperò il collegamento con la città a occidente del palazzo, ma non una denominazione unitaria. Accanto a toponimi generici, quali Drapparia, per l'area della chiesa del Salvatore, e Capopiazza, italianizzazione maldestra di Capite platearum, altri che la caratterizzarono furono quelli derivanti dai mestieri che si esercitavano nelle botteghe su di essa prospicienti: alli Spatari, ai Fucilari, alli Orefici, alli Casciari; quelli derivanti dalle caratteristiche dei luoghi, quali al Seggio e al Crocevia, per l'incrocio con quella che sarà via Duomo; quelli derivanti dalla presenza di luoghi di culto: strada del Purgatorio, con riferimento alla cappella che attualmente ospita una pasticceria, strada di San Gregorio, strada di San Petrillo, strada della Piantanova. Nell'Apprezzo del Catasto onciario del 1754, a tratti è detta strada Regia, mentre alla sola parte fra San Salvatore de Drapparia e l'innesto di via delle Botteghelle è limitata la denominazione Mercanti; si espanderà all'intera via nell'ultimo Ottocento nella forma via Mercanti. Diventerà via (poi corso) Umberto I nel 1900, dopo l'assassinio del Re (29 luglio). Nel 1932, la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città proporrà il ritorno alla denominazione precedente nella forma via dei Mercanti, in quantochè, anche dopo il cambiamento di denominazione, avvenuto da oltre un trentennio a questa parte, la generalità della popolazione ha continuato sempre a chiamare detta strada col nome di via dei Mercanti, essendo tale denominazione troppo radicata nell'amino popolare [...].


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largo Montone

Storicamente fu parte integrante della salita de lo Montone, oggi Intendenza Vecchia, dalla quale lo troviamo distinto soltanto agli anni settanta dell'Ottocento. Per buona sorte, nel 1932 la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città non vi pose mano.


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vicolo Municipio Vecchio

La prima denominazione conosciuta, vicolo dell'Avvocata, la dovette all'esistenza, agli anni venti del Seicento, nell'edificio che oggi chiamiamo Municipio Vecchio, della chiesa sotto il titolo di Santa Maria Avvocata, sede della confraternita dei custodi dei grani. Nel 1860, lungo di esso fu istituito un teatro che dopo la morte di Giovanni Pacini (6 dicembre 1867), fu a lui intitolato; ciò gli valse la nuova denominazione di vicolo Pacini, che nel 1932 la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città raccomanderà di conservare. Ma, con l'inaugurazione, il 12 aprile 1936, della nuova sede comunale, sarà detto vicolo Municipio Vecchio.   


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vicolo della Neve

Come tutti gli spazi lasciati nel processo di urbanizzazione della corte orientale della reggia di Arechi, il vicolo assunse, nel tempo, varie denominazioni dalle attività che vi si svolgevano: alli Casciari, agli Scrignari, alli Caldarari, ai Barbieri, agli Indoratori, al Vermecellarito. Infine l'utilizzo di locali interrati per conservare la neve gli valse la denominazione che ancora conserva, come da raccomandazione del 1932 della Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città , per la ragione che in detto vicolo esisteva il deposito principale della neve occorrente alla città, e soprattutto, per averla sempre disponibile pei bisogni di malattie. 


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vicolo e vicoletto Pietra del Pesce

Si tratta dell'area che i salernitani più in età continuano a chiamare Chiazza, in memoria del seicentesco alla Piazza o alla Piazza lorda, toponimo generico che aveva sostituito il più antico alli Fruttivendoli e che sarà ancora in uso in documenti ufficiali oltre la metà dell'Ottocento. Ma più specifico era stato, fin dalla seconda metà del Cinquecento, il riferimento al mercato del pesce, nelle forme strada Pietra del Pesce, strada e vicolo del Pesce, vicolo e vicoletto Pescheria, che nel 1932 la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città proporrà di sostituire con vicolo e vicoletto Pietra del Pesce.  .    


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vicolo Pietro Barliario

Nella prima metà dell'Ottocento, il toponimo Dogana Regia, propriamente relativo al largo che ancora oggi lo conserva, fu esteso verso settentrione fino alla via attualmente dei Mercanti e oltre, investendo anche questo vicolo. Nel 1871, intitolandosi il largo e la strada fino ai Mercanti a Rosario Macchiaroli, curiosamente al nostro vicolo fu lasciato il nome del tutto fuori luogo di Dogana Regia. Sarà la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città, nel 1932, a eliminare l'incongruenza, proponendo di dedicarlo a Pietro Barliario.  .


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largo Plebiscito

Il largo, precedentemente occupato da un giardino, fu creato con l'avvio dei lavori del nuovo Seminario (1723) voluto da monsignor Paolo de Vilana Perlas. Citato nella prima metà dell'Ottocento come largo Seminario, avuta la denominazione attuale in commemorazione del plebiscito del 21 ottobre 1860, la mantenne nel 1932 per raccomandazione della Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città.      


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fondaco Porta di Mare

Il breve vicolo e il largo che lo conclude furono detti, fra inizio Cinquecento e i primi anni settanta dell'Ottocento, la Filatenta. La denominazione attuale compare in quello stesso decennio e, nel 1932, la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città raccomanderà di conservarla.


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via Porta di Mare

La strada, risalendo dalla porta meridionale della città aperta verso il mare, sfiorava la corte occidentale della reggia di Arechi, ove insistevano la gradinata di accesso al complesso e il giardino. Nella toponomastica del Trecento, la sua parte terminale all'innesto su via Dogana Vecchia era detta ruga Olearum e in quella del Seicento, la parte a meridione di via Giovanni da Procida strada della Piazza. Nel 1871, quando per i postumi dell'Unità nazionale si ritenne che tutto dovesse cambiare nome, si inventò la strada Municipio unendo via Porta di Mare a via dei Canali. Sarà la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città, nel 1932, a proporre il ritorno alle denominazioni medievali, tanto più che quella strada o via Municipio non aveva più senso per la costruzione in corso della nuova sede comunale in via Roma..      


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via Porta Elina

La via collegava l'area di Portanova alla porta delle Capre, un varco nel muro del chiostro di San Benedetto che permetteva a quei monaci di uscire dal cenobio in alternativa al portone fra il campanile della loro chiesa e l'attuale Museo archeologico provinciale, tant'è che ancora a metà Novecento, nella parlata dei salernitani più in età, era detta la scesa delle Capre. Dal 1577, al suo oriente, sull'area attualmente dell'edificio che ospita la filiale di una banca, è documentato il palazzo della famiglia della Barrera, che sarà quartiere della guarnigione spagnola in città. Il nome del palazzo fece nascere il curioso equivoco che ivi vi fosse una barriera doganale, per cui il vicoletto ad oriente dell'immobile fu detto vicolo Barriera e la nostra via, già calata San Benedetto o del Cetrangolo, calata Dogana Nuova. Nel 1932, Michele de Angelis, che faceva parte della Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città, impose che la via si chiamasse Porta Elina, poiché credeva di aver individuato l'antica porta cittadina in quella che in realtà era stata una porta privata del monastero benedettino. Accanto a questo nuovo equivoco, fu posto in essere anche un banale errore di traduzione, poiché la denominazione latina Porta Elini fu resa in italiano con Porta Elina invece che con Porta di Elino.      


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via Portanova

Già esterna alla città, con l'ampliamento quattrocentesco che incluse fra le mura l'area fra gli sbocchi delle vie dei Mercanti e Masuccio Salernitano e la porta Nova aperta sull'area dell'arsenale e della fiera, oggi piazza Flavio Gioia, divenne la via di accesso da oriente all'area urbana, naturalmente detta strada di Portanova, toponimo conservato sostanzialmente invariato.


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via Porta Rateprandi

Parte del toponimo medievale Lama, che si estendeva lungo il corso del torrente omonimo, con l'Ottocento, quando l'introduzione dello Stato Civile richiese più precise indicazioni dei luoghi di nascite e morti, fu detta salita, o strada, o vicolo Sant'Andrea, dalla chiesa omonima. Nel 1871, con gli attuali gradoni Madonna della Lama fu unita nella nuova denominazione di vicolo Ruggi. Nel 1932, sarà la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città a suggerire il ritorno alla divisione, proponendo per l'ex vicolo Sant'Andrea il nome di via Porta Rateprandi. Come per il caso di via Porta Elina, la proposta fu avanzata per la sollecitudine di Michele de Angelis, membro della Commissione, che credeva di aver individuato nell'arco con cui inizia la via quell'antica porta cittadina che invece era in tutt'altra parte delle mura longobarde, lungo il lato orientale del Plaio Montis. Accanto a tale equivoco fu posto in essere anche una banale disattenzione, poiché il latino Porta Rateprandi fu lasciato tal quale, senza curarsi di renderlo nell'italiano Porta di Rateprando.           


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via Porta San Nicola

La strada, di certo con andamento e struttura difforme dall'attuale, uscendo dalla porta dei Respizzi, o de la Palma, o di San Nicola, aperta nel muro occidentale dell'ampliamento longobardo del Plaio Montis, sotto il monastero omonimo, verso la Fossa Lupara, l'attuale Canalone, costituiva il percorso alternativo alla via Spinosa per inoltrarsi verso le colline della Cava. Con la soppressione del monastero nel 1811 e l'istituzione in quei locali prima dell'ospizio di mendicità e dell'orfanotrofio San Ferdinando, poi dell'Umberto I, fu detta salita Orfanotrofio. Sarà la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città, nel 1932, a proporre la denominazione via Porta San Nicola.           


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via Roberto il Guiscardo

La strada che separa la Cattedrale dal Palazzo Arcivescovile, documentata raramente e senza una precisa denominazione nei secoli precedenti, è detta strada Arcivescovado in occasione della morte dell'arcivescovo Fortunato Maria Pinto, il 20 novembre 1825. Nel 1919, quando è detta via Episcopio, si decide di rinominarla via Roberto Guiscardo. Nel 1932, la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città istituita dal podestà Mario Jannelli raccomanda di conservare la forma della denominazione. Solo successivamente sarà corretta in Roberto il Guiscardo.


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via Roma

La strada costituì il percorso lungo il lido, esterno alle mura, fra l'VIII secolo, quando fu costruito l'antemurale longobardo detto il Muricino, e il XVIII, quando, con la caduta di quelle difese, accanto alla perdita di notevoli elementi architettonici, quali la porta e la torre dell'Annunziata, le costruzioni a monte della via acquisirono, da Portanova all'Annunziata, i prospetti che, salvo qualche caso, ancora osserviamo. Detta strada Marina, con l'Unità nazionale la troviamo, al 1863, divenuta corso Garibaldi. Nell'agosto 1931, il podestà Mario Jannelli, come rutti i podestà italiani, riceveva una circolare prefettizia datata 1° di quel mese che imponeva a tutte le amministrazioni municipali di intitolare, con l'inizio dell'anno X dell'era fascista (28 ottobre 1931), una via non secondaria al nome di Roma. Giuseppe Garibaldi fu, quindi, spinto verso oriente, dalla Rotonda all'Irno, e nacque via Roma. Nell'agosto dell'anno successivo, la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città raccomanderà di lasciare invariata la denominazione; e non poteva essere diversamente, visto che era stata costituita dalla stesso podestà Jannelli e che certe circolari era meglio non porle in discussione.


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salita San Bartolomeo

Si tratta del vicolo che nel 1932 la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città trova con la denominazione vicolo Intendenza Vecchia, che in un primo momento raccomanda di conservare a ricordo dell'antica Intendenza o Palazzo del Governo, che si trovava dal lato orientale dello stesso vicolo [...], per poi ripensarci, pare su suggerimenti del conte Domenico Carrara e dell'avvocato Domenico Conforti, e proporre di chiamarlo salita San Bartolomeo, incorrendo in un grossolano abbaglio, poiché l'antica chiesa parrocchiale di San Bartolomeo de Plaio Montis non era in quel vicolo, ma nel successivo verso occidente, quello altrettanto impropriamente detto via Porta di Ronca.  


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via San Benedetto

Il monastero di San Benedetto fu soppresso il 13 febbraio 1807 e gli ambienti consegnati all'amministrazione militare. La strada fu aperta tagliando il chiostro fra la chiesa e il palazzo badiale, oggi Museo archeologico provinciale. Nel 1932, la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città raccomanderà di conservare invariata la denominazione.  


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larghetto San Giorgio

Il largo fu creato nel 1662 con la demolizione di una casa del monastero di San Giorgio, allo scopo di dare maggiore lume allo stesso monastero e farci piazza avante, come recita l'atto notarile sotto la data del 24 gennaio di quell'anno fatto rogare dalla badessa del monastero allo scopo di tutelare i diritti dell'ente contro eventuali pretese dei proprietari degli immobili confinanti.    


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vicolo San Giorgio

Detto già nel Seicento strettola o vico di San Giorgio, giungerà con la stessa denominazione al 1932, quando la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città raccomanderà di conservarla.    


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via San Massimo

Nel 1753 i monaci di San Pietro a Maiella lasciarono il loro monastero sito fuori dalle mura orientali della città e si portarono in un immobile, acquistato dal barone Matteo Genovese, posto a settentrione del monastero di Sant'Antonio dei francescani. Fu così che la strada che staccandosi dall'attuale via Trotula de Ruggiero saliva verso la nuova struttura, prima detta di Sant'Antonio poiché sfiorava quel monastero, fu detta alternativamente anche di San Pietro a Maiella. Fra il 1818 e il 1819, i due monasteri, soppressi fra il 1807 e il 1808, furono trasformati il Sant'Antonio nel carcere maschile e il San Pietro a Maiella nella sua infermeria. Nella seconda metà dell'Ottocento, si preferì denominare il moncone della vecchia via che si concludeva davanti all'ingresso dell'area carceraria via delle Carceri, prima, e via delle Prigioni, poi, estendendo la denominazione fin oltre Palazzo San Massimo, al piede dei gradini San Lorenzo. Sarà la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città a proporre, nel 1932, di ridenominarla via San Massimo.


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via San Michele

Benché fosse caratterizzata fin dall'XI secolo dalla imponente presenza del monastero di San Michele e Santo Stefano, detto anche, più semplicemente, di San Michele Arcangelo, la strada fu denominata nel Cinquecento ruga Sancti Benedicti e indicata fra Seicento e Settecento con il toponimo generico a San Benedetto. Sarà con la soppressione del monastero benedettino (1807) e la conseguente apertura della nuova strada di San Benedetto che la nostra via troverà la denominazione attuale, affiancata dalle due varianti strada San Michele Arcangelo e, inizialmente (1809), strada Santo Stefano.    


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largo San Petrillo

Il toponimo nasce dall'ex chiesa parrocchiale di San Pietro de Grisonte, attualmente detta di San Rocco per essere stata affidata alla confraternita omonima. Al 1568 è citato come il largo della chiesa di San Pietro de Grisonte, per divenire il largo detto San Petrillo nell'Apprezzo del Catasto onciario del 1754. 


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largo Sant'Agostino

Attualmente il largo si estende dall'imbocco del vicolo Giudaica all'altro largo Dogana Regia. Storicamente, era identificata con il toponimo odierno soltanto la parte davanti alla chiesa omonima, residuo del monastero degli agostiniani, poiché il restante verso oriente era inesistente e sarà creato dai bombardamenti del giugno-agosto 1943 e successivamente violentato dalla costruzione degli orridi immobili che vediamo. In precedenza, lungo il lato settentrionale dell'attuale Palazzo della Provincia, all'epoca sede della Regia Prefettura, correva l'ex vicolo Sant'Agostino, che con l'Unità nazionale era stato ridenominato vicolo Prefettura


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vicoletto Santa Lucia

Si tratta della seicentesca strada della Panatica, detta anche più genericamente alle Chianche, ai Barbieri e, più raramente, al Cerriglio e al Lupanaro per la presenza di un postribulo nell'edificio al suo occidente. La troviamo strada, vicolo o vicoletto Santa Lucia con l'Ottocento, denominazione che nel 1932 la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città raccomanderà di conservare con la forma vicoletto.     


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vicolo Santa Maria de Domno

Quando, con l'Unità nazionale, l'edificio che era stato sede dell'Intendenza di Principato Citra, l'attuale Palazzo Sant'Agostino, lo divenne della Regia Prefettura, i vicoli che dalle sue spalle, attraverso il tessuto urbano poi distrutto dai bombardamenti del 1943, salivano a via dei Mercanti furono detti Prefettura e numerati. Nel 1932, la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città propose per quello detto Secondo Prefettura la ridenominazione in vicolo Santa Maria de Domno  Si trattava chiaramente di una sollecitazione da parte di Michele de Angelis, membro di quella Commissione, che credeva di aver individuato quell'antica chiesa nei resti architettonici che si vedevano nell'immobile allora esistente a oriente di Palazzo Sant'Agostino; ma si trattava di un equivoco, poiché Santa Maria de Domno era stata edificata lungo la via attualmente Masuccio Salernitano, ove, al civico 71, si osserva ancora il suo campanile.          


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vicoletto Santa Sofia

Quando, fra il 1778 e il 1807, il complesso che era stato dei gesuiti, costituito dall'antico monastero di Santa Sofia e dalla chiesa dagli stessi gesuiti edificata, l'attuale Santissima Addolorata, fu sede dei carmelitani, il tutto fu detto il Carmine Nuovo, in contrapposizione all'insediamento antico di quell'ordine, che ancora oltre la metà dell'Ottocento sarà detto il Carmine Vecchio, il vicolo che collega la scalea della chiesa alla via Trotula de Ruggiero fu denominato vicolo del Carmine. Sarà la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città a proporre, nel 1932, di ridenominarlo vicolo Santa Sofia, poi ridotto a vicoletto.


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vicolo Santa Trofimena

Si tratta di uno dei diversi luoghi delle Fornelle che, negli anni settanta dell'Ottocento, la retorica dell'epopea risorgimentale volle dedicare al rivoluzionario Masaniello (si vedano anche gli attuali vicoli degli Amalfitani e Fornelle, i gradini Masaniello e la piazza Matteo d'Aiello). Sarà la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città a proporre, nel 1932, la ridenominazione in vicolo Santa Trofimena per quello che era stato denominato vicolo Terzo Masaniello.


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largo San Tommaso d'Aquino

La denominazione, in sostituzione della settecentesca largo della Mercede, risale agli ultimi anni settanta dell'Ottocento in commemorazione delle visite alla città del Santo e dei suoi diversi soggiorni nel prospiciente monastero domenicano.


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vicolo dei Sartori

Quando, fra il 1515 e il 1535, la confraternita dei mastri sartori pose la sua sede nella chiesa del Santissimo Salvatore edificata da Pacilio Surdo ed eretta canonicamente il 24 maggio 1423, l'area intorno a quel luogo di culto fu detta Drapparia o ai Cositori. Nel tempo, nella forma attuale, il toponimo fu limitato al solo vicolo fra la via dei Mercanti e il vicolo Adelperga. Denominato nel 1871 vicoletto Andrea Sabatini, si vedrà restituire la propria identità dalla Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città nel 1932, quando il nome del pittore salernitano sarà trasferito alla via che attualmente lo ricorda.   


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largo Scuola Medica Salernitana

Già parte della via Orfanotrofio, fu detto largo Asilo di Mendicità con il trasferimento, nel 1861, di quell'ente di assistenza dall'ex San Nicola della Palma agli ex Ospizio del Carmine e convento di Santa Maria delle Grazie. Ebbe la denominazione attuale, nella forma largo Scuola Salernitana, negli anni settanta dell'Ottocento, nella presunzione, errata, che vi fosse stata la sede più antica della Scuola medica. Nel 1932, la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città raccomanderà di conservarla immutata.


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piazza Sedile del Campo

Luogo simbolo del Centro storico cittadino, ebbe la fortuna di sfuggire ad un progetto avanzato da Michele de Angelis e dal fratello Luigi nel 1928 di demolizione del tessuto urbano ai suoi settentrione e occidente, fontana vanvitelliana compresa, allo scopo, nell'ottica fascista del piccone demolitore e risanatore, di creare più ampi spazi. Dal Medioevo, la sua denominazione di largo del Campo era rimasta invariata, ma nel 1871 si decise di rinominarlo largo Giovanni da Procida. Nel 1912 il Consiglio comunale deliberò il ritorno al toponimo antico che nel 1932 la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città raccomanderà di conservare. Ma si sa: le sagge raccomandazioni sono fatte per essere ignorate, così divenne piazza Sedile del Campo


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piazza Sedile di Portanova

Nel 1117 o poco prima, la porta cittadina detta di Elino, che si apriva sull'attuale via dei Mercanti, appena ad oriente della chiesa del Santissimo Crocifisso, fu demolita e sostituita da una nuova struttura che fu detta la porta Nova. Divenuta interna alla città per l'ampliamento di inizio Quattrocento, che comportò la realizzazione di una seconda porta dallo stesso nome, da tali presenze la piazza assunse la denominazione di Portanova. Una seconda presenza nell'ambito, quella del palazzo della famiglia della Barrera sull'area oggi dell'edificio che ospita la filiale di una banca, documentata dal 1577, le varrà, nell'equivoco che lì fosse stata una barriera doganale, anche il nome di largo Barriera e di largo Dogana Nuova. Nel novembre 1919, sull'entusiasmo per la conquista di Trento e Trieste, il Consiglio comunale deliberò di rinominarla piazza Principe Amedeo. Sarà la Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città a rilevare, nel 1932, l'opportunità di tornare alla denominazione antica, nella forma largo Porta Nova. Solo successivamente si passerà alla forma attuale, impropria e fuorviante, poiché il sedile dei nobili di Portanova non fu mai in quella piazza, ma all'incrocio della via dei Mercati con la via Duomo, di fronte alla cappella sconsacrata che ospita una nota pasticceria.


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via Torquato Tasso

Ricalca parte del percorso della via Popilia che, correndo in medio Salerno, lungo il ciglio della Ripa Maior, lo strapiombo sulle Fornelle, collegava la porta Nocerina, aperta sulla via Spinosa, e la prima porta Rotense, che concludeva la parte alta della città romana appena ad oriente del capo della via delle Botteghelle. Fu, dunque, la via di Porta Nocerina, quindi, mutato il nome della porta, la via di Porta di Ronca e, nella parte ad oriente dell'innesto della via dei Canali, ove si diceva Sopra i Canali, la strada del Gesù, dei Gesuiti o dei Tribunali. Ebbe la denominazione attuale nella seconda metà degli anni settanta dell'Ottocento e la raccomandazione di conservarla dalla Commissione per la revisione dei nomi delle strade della città nel 1932. 


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indice per denominazioni storiche

 

Abate Conforti, largo: si veda Antica Corte

Abate Conforti, via e vicolo: si veda Antica Corte

Addolorata, dietro l', luogo: si veda Bastioni

Alfano I, via: si veda Botteghelle

Ancora, vicolo: si veda Gaetano Esposito

Andrea Sabatini, vicoletto: si veda Sartori

Annunciatella, strada: si veda Canali

Aromatariorum, ruga: si veda Giovanni da Procida

Arcivescovado, via: si veda Roberto il Guiscardo

Arco San Gregorio, luogo: si veda Arco dei Pinto

Arsenale, l', luogo: si veda Flavio Gioia

Asilo di Mendicità, largo: si veda Scuola Med. Salernitana

Assise, largo delle: si veda Abate Conforti

Avvocata, strada dell': si veda Canali

Avvocata, vicolo dell': si veda Municipio Vecchio

Bagni, luogo: si veda Galesse

Barbieri, luogo: si veda Antica Corte, Neve, Santa Lucia

Barriera, largo: si veda Sedile di Portanova

Bottarari e Sportarari, luogo: si veda Masuccio Salernitano

Caciocavalli, vicolo: si veda Masuccio Salernitano

Caldarari, luogo: si veda Antica Corte e Neve

Calesse, vicolo delle: si veda Galesse

Calzolari, luogo: si veda Antica Corte e Ruggi d'Aragona

Campo, largo del: si veda Sedile del Campo

Campo, strada del: si veda Giovanni da Procida

Cani Morti, vicolo dei: si veda Lavina

Capite Platearum, luogo: si veda Botteghelle e Mercanti

Capopiazza, luogo: si veda Mercanti

Cappellari, luogo: si veda Antica Corte

Capre, scesa delle: si veda Porta Elina

Carceri, via delle: i veda San Massimo

Carceri Vecchie, luogo: si veda Galesse

Carmine, vicolo del; si veda Santa Sofia

Carrara, via: si veda Masuccio Salernitano

Carrozzieri, via dei: si veda Galesse

Casa Pepe, vicolo: si veda Giovanni Ruggi d'Aragona

Casciari, luogo: si veda Mercanti e Neve 

Cerriglio, luogo: si veda Santa Lucia

Cetrangolo, luogo: si veda Porta Elina

Chianche, luogo: si veda Giudaica e Santa Lucia

Chiavica, sopra la, luogo: si veda Duomo

Chiazza, luogo: si veda Pietra del Pesce

Cisterna, luogo: si veda Fratelli Linguiti  

Conservatorio Vecchio, luogo: si veda Antonio Mazza

Coppolari, luogo: si veda Antica Corte

Corbiseriorum, ruga: si veda Dogana Vecchia

Corte Dominica, luogo: si veda Antica Corte

Corte Regia, largo: si veda Antica Corte

Cositori, luogo: si veda Antica Corte, Arechi, Sartori    

Crocevia, luogo: si veda Mercanti

Croci, strada e salita: si veda Antonio Genovesi

Curie, luogo: si veda Giovanni da Procida

Dogana dei Grani, strada: si veda Dogana Vecchia

Dogana Nuova, calata: si veda Porta Elina

Dogana Nuova, largo: si veda Sedile di Portanova

Dogana Regia, strada: si veda Antonio Mazza

Drapparia, luogo: si veda Mercanti e Sartori

Episcopio, via: si veda Roberto il Guiscardo

Ferrariorum, ruga: si veda Dogana Vecchia

Figurella, luogo: si veda Masuccio Salernitano

Filatenta, luogo: si veda Porta di Mare

Flavio Gioia, strada: si veda Masuccio Salernitano

Fornelle, largo: si veda Matteo d'Aiello

Fruttivendoli, alli, luogo: si veda Pietra del Pesce

Fucilari, luogo: si veda Mercanti

Galera, luogo: si veda Antica Corte

Garibaldi, corso: si veda Roma

Gesù, largo del: si veda Abate Conforti

Gesù, strada del: si veda Torquato Tasso

Gesuiti, strada dei: si veda Torquato Tasso

Giovanni da Procida, largo: si veda Sedile del Campo

Giudaica, luogo: si veda Masuccio Salernitano

Indoratori, luogo: si veda Neve

Intendenza Vecchia, vicolo: si veda San Bartolomeo

Lama, luogo: si veda Madonna della Lama 

Lupanaro, luogo: si veda Santa Lucia

Macelli, strada dei: si veda Giudaica

Maddalena, largo della: si veda Abate Conforti

Madonna della Lava, vicolo: si veda Madonna della Lama

Maggiore, strada: si veda Duomo

Marchesella, luogo: si veda Antica Corte

Marina, strada; si veda Roma

Masaniello, piazza: si veda Matteo d'Aiello

Matteo Galdi, strada: si veda Fratelli Linguiti

Mercede, largo della: si veda San Tommaso d'Aquino

Merciari, supportico dei: si veda Dogana Vecchia

Messer Gio Cola, largo di: si veda Dogana Regia

Montone, salita de lo: si veda Intendenza Vecchia

Municipio, strada: si veda Canali e Porta di Mare

Nova, ruga: si veda Giudaica

Nuovo, vicolo: si veda Castel Terracena

Ogni Santi, luogo: si veda Masaniello

Olearum, ruga: si veda Porta di Mare

Orefici, luogo: si veda Arechi e Mercanti

Orfanotrofio, salita: si veda Porta San Nicola

Pacini, vicolo: si veda Municipio Vecchio

Panatica, strada della: si veda Santa Lucia

Pesce, strada e vicolo del: si veda Pietra del Pesce

Pescheria, vicolo e vicoletto: si veda Pietra del Pesce

Piantanova, strada della: si veda Mercanti

Piazza, luogo: si veda Pietra del Pesce

Piazza, strada della: si veda Porta di Mare

Piazza lorda, luogo: si veda Pietra del Pesce

Pietro Giannone, via: si veda Botteghelle

Pisani, largo dei: si veda Antica Corte

Porta di Elino, via: si veda Mercanti

Porta di Ronca, via di: si veda Torquato Tasso

Porta Nocerina, via di: si veda Torquato Tasso

Portanova, piazza: si veda Sedile di Portanova 

Postribulo, luogo: si veda Ruggi d'Aragona e Santa Lucia

Potechelle, luogo: si veda Botteghelle e Fratelli Linguiti 

Prefettura, vicolo: si veda Sant'Agostino

Prigioni, via delle: i veda San Massimo

Prima Arcivescovado, strada: si veda Duomo

Primo Masaniello, vicolo: si veda Fornelle

Principe Amedeo, piazza: si veda Sedile di Portanova

Purgatorio, strada del: si veda Mercanti

Regia, strada: si veda Mercanti

Regia Corte, largo: si veda Antica Corte

Regia Udienza, largo: si veda Abate Conforti

Ripa Maior, luogo: si veda Torquato Tasso

Rosario Macchiaroli, largo: si veda Dogana Regia

Rosario Macchiaroli, via: si veda Antonio Mazza

Rotonda, la, luogo: si veda Flavio Gioia

Ruggi, vicolo: si veda Porta Rateprandi

Salvatore de Drapparia, strada del: si veda Arechi   

San Benedetto, calata: si veda Porta Elina

San Benedetto, a, luogo: si veda San Michele

Sancti Benedicti, ruga: si veda San Michele

San Domenico, strada: si veda Matteo della Porta

San Giorgio, strada: si veda Duomo

San Gregorio, strada di: si veda Mercanti

San Matteo, strada di: si veda Duomo

San Michele Arcangelo, strada: si veda San Michele

San Petrillo, strada di: si veda Mercanti

San Pietro a Maiella, strada di: si veda San Massimo

Sant'Agostino, strada di: si veda Giudaica

Sant'Agostino, vicolo: si veda Sant'Agostino

Santa Lucia, strada di: si veda Giudaica

Sant'Andrea, strada: si veda Galesse

Santa Maria de Lama, luogo: si veda Madonna della Lama

Santa Maria della Porta, selice di: si veda Fratelli Linguiti

Santa Maria dell'Olmo, strada: si veda Intendenza Vecchia

Sant'Antonio, strada di: si veda San Massimo

Santi Manghi, via dei: si veda Bastioni

Sant'Ivone, luogo: si veda Masuccio Salernitano

San Tommaso, via: si veda Matteo della Porta

Santo Stefano, strada; si veda San Michele

Sartori, luogo: si veda Antica Corte

Scrignari, luogo: si veda Neve

Secondo Masaniello, vicolo: si veda Amalfitani

Secondo Prefettura, vicolo: si veda Santa Maria de Domno

Seggio, luogo: si veda Mercanti

Seminario, largo: si veda Plebiscito

Setaioli, luogo: si veda Antica Corte e Arechi

Sopra i Canali, luogo: si veda Torquato Tasso

Sotto l'Arco, luogo: si veda Arco dei Pinto

Spatari. luogo: si veda Mercanti

Speciariorum, ruga: si veda Giovanni da Procida

Speziali, luogo: si veda Giovanni da Procida

Terzo Masaniello, vicolo: si veda Santa Trofimena

Tribunale, largo del: si veda Abate Conforti

Tribunale, strada del: si veda Torquato Tasso

Tutti i Santi, luogo: si veda Masaniello

Umberto I, via o corso: si veda Mercanti

Vermecellarito, luogo: si veda Neve

Zecca, luogo: si veda Masuccio Salernitano


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