In alto: attuale ingresso da oriente. Sopra: area dell'ingresso originale da occidente.
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Santa Trofimena
Il vicus sancte Trofimene, l’attuale rione delle Fornelle, compare nella documentazione giunta fino a noi nel giugno 940. Della chiesa, però, si ha notizia soltanto nel maggio 995. Nel 1503 è detta parrocchiale. Dalla relazione della visita pastorale del 25 maggio 1515 si rileva che a Santa Trofimena era stata unita la parrocchia di San Giovanni dei Greci; nel 1570 le risulta annessa anche quella di San Pietro delle Femmine. Il 12 novembre 1625 si preciserà che questa seconda unione era avvenuta per decreto emesso al tempo dell’arcivescovo Cervantes (1564-1568). Nel 1627 risulta annessa alla parrocchiale anche la cappellania di Santa Maria di Porto Salvo extra mœnia, come si conferma in un istrumento del 14 gennaio 1628. Nello Stato delle chiese, sotto la data del 12 ottobre 1692, si legge: La Chiesa Parrochiale di Santa Trofomena sta [...] dentro il Vico publico detto de Minoresi, [...] Vi è un altare, dalla parte d’oriente e riquarda d’occidente, vi è in detto altare l’imagine della madre SS.ma di pittura antica sopra fresco muro sotto il titolo della madre SS.ma del Refuggio. Detta chiesa è lunga da 60 palmi in circa e circa 30 di larghezza, d’altezza sarà da 50 in circa. [...] Chi sia stato il fundatore non se ne porta memoria. Nel 1727 la parrocchia conta quattrocentonovantatre anime. Il titolo è Santa Trofimena e Santa Maria di Porto Salvo e San Giovanni unite. Nel corso della visita pastorale dell’8 aprile 1801 si rileva che il parroco di Santa Trofimena officia per i suoi figliani nella chiesa di San Giovanni di Dio, per essere la sede parrocchiale in ricostruzione. Nel 1803 si constata l’avvenuta ultimazione dei lavori. Il 10 febbraio 1808 un decreto reale stabilisce che la sede parrocchiale di Santa Trofimena passi nella chiesa del soppresso convento dei padri teresiani di Santa Maria di Porto Salvo, mentre l’antica sede è dichiarata filiale. Il 20 febbraio il ministro del Culto ne dà comunicazione all’arcivescovo, il quale chiede all’intendente che sia subito eseguito il decreto. Il 17 marzo lamenta che ancora non è stato messo in condizione di eseguire il trasferimento. Ancora il 14 luglio 1809 l’arcivescovo scrive all’intendente sollecitando l’esecuzione delle disposizioni regie. Nel 1820 la parrocchia conta circa milleottocento abitanti, per due terzi gente povera addetta al servizio del mare, per un terzo dispersa per i monti fra Salerno e Vietri. Il parroco sollecita l’assegnazione di un vice parroco e di risorse economiche che gli permettano di portare la cura ad una così numerosa e delocalizzata figliania. Monsignor Paglia, con bolla del 25 febbraio 1853, trasferisce la sede parrocchiale di Santa Trofimena nella chiesa della Santissima Annunziata Maggiore e al parroco conferisce il titolo di priore curato. Attualmente la chiesa è in attesa di restauro.
L’edificio che oggi vediamo alla piazza Matteo d’Aiello è il risultato di una ristrutturazione che capovolse l’originario orientamento (ingresso ad occidente preceduto da un nartece e area absidale delle tre navate ad oriente), tipico delle aule di culto longobarde, che ancora si osservava nel 1692. L’attuale facciata curvilinea, posta a celare l’alzato delle due originarie absidiole laterali, dovrebbe risalire ai lavori di ricostruzione che abbiamo visto eseguiti ai primi anni dell’Ottocento. Essa presenta un’ampia finestratura e un timpano semicircolare che accentuano lo slancio già notevole dell’edificio.
Per saperne di più. G. Crisci, Salerno Sacra, 2a edizione postuma a cura di V. de Simone, G. Rescigno, F. Manzione, D. De Mattia, edizioni Gutenberg 2001, I, pp. 109-112. |
2013. Come ti riduco una chiesa longobarda in un fienile imbiancato.
A sinistra: area dell'ingresso originale da occidente con evidenziato l'attacco del nartece (immagine del 2011). A destra: l'angolo sud-occidentale dopo il restauro conservativo In basso: sarò stupido, ma la preferivo. |