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a cura di Vincenzo de Simone

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Sopra: altare di Sant'Antonio abate di Vienne, ricordo dell'antico titolo

 

 

Santa Rita

 

La chiesa attualmente dedicata al culto di santa Rita da Cascia, che vediamo al larghetto davanti alla gradinata di San Pietro a Corte, è l’antica Sant’Antonio di Vienne, dipendenza della stessa San Pietro a Corte, della quale la prima notizia giunta fino a noi è del 15 ottobre 1372, quando si esegue il testamento di Cobella Dardano, vedova del giudice Filippo Scattaretica, la quale aveva lasciato vari legati, fra i quali uno a favore del curatore dell’ospedale dipendente dalla nostra chiesa.

Si intravede, dunque, una seconda struttura di assistenza pubblica accanto al principale nosocomio cittadino, quello della Santissima Annunziata Nuova, che sarà, poi, affidato ai fatebenefratelli di San Giovanni di Dio; ma non esistono elementi che ci permettano di comprendere se almeno in un periodo della sua esistenza fu un vero ospedale o, piuttosto, sempre un semplice ospizio per l’accoglienza dei poveri. Infatti, il 17 gennaio 1567, dopo aver sottoposto a visita pastorale la chiesa, si accede all’hospitale contiguum pro hospitandis pauperibus non tamen infirmis. Ma esso non era il solo luogo deputato a tale funzione in città: infatti, il 28 maggio 1575, dopo aver visitato la chiesa, che si conferma dipendenza di San Pietro a Corte con il titolo di Sant’Antonio di Vienne, visitavit hospitale contiguum antiquitus nuncupatum de sancto Antonio, la cui cura compete al rettore della stessa San Pietro a Corte, ove si interroga Silvestro Genovese, addetto allo stesso ospedale che dichiara come in esso si ci allogiano li passagieri et li pizzienti, alli quali se li da solo da dormir; interrogato su quanti letti sono stati soliti tenerci, dixit che da deceotto anni in qua sempre ci sono stati tre lietti, et hoggi lo signore abbate ci vi ha fatto un’altro, et li letti consistono in uno saccone et coperta di scavina. Si interroga, poi, l’abate circa la funzione della struttura: dice di aver saputo dal signor Michele Pinto lo quale diceva haverlo inteso dal quondam Bernardino Pinto suo padre, quale dice che fu spetalieri et mastro del spedale di santo Pietro in Cammarellis, che à tutte le porte ci era lo spedale, et questo era il spedale della porta di porta di mare.

Nel 1595 nella chiesa risulta eretto un oratorio sotto il titolo di Gesù e Maria. Nel 1618 si parla di confraternita sotto il titolo del Nome di Gesù. Nel 1625 si precisa che tale confraternita, eretta presso l’altare maggiore della chiesa, si dedica alla sepoltura dei poveri. Nel 1640 troviamo che l’altare dedicato a sant’Antonio è quello laterale di sinistra. Nel 1663 si visita la sagrestia di nuova costruzione, quindi l’ospedale ubi receptantur pauperes, et miserabiles persone hospites, et Peregrini transeuntes per Civitatem.

Il 31 agosto 1761 risulta che essendosi dato principio alla erezione del Conservatorio della SS.ma Annunziata si stimò assolutamente necessario così per l’erezione d’esso Conservatorio e sua Chiesa, come per fare avanti al medesimo una piazza, che si comprasse così l’antico ospedale con alcune botteghe dì sotto della Real Badia di S. Pietro in Corte come una casa sita accosto al detto Conservatorio dell’Oratorio di Gesù e Maria eretto nella Chiesa di S. Antonio Abbate una col giardino e tribuna sita dietro la Cappella di detto Santo per ivi costruire la nuova Chiesa Parrocchiale di S. Matteo Minore. Tale acquisto avvenne il 12 agosto 1720.

L’11 ottobre 1731 si accede alla nuova sede dello Xenodochium che prius erectum erat ante Ecclesiam SS. Crispini et Crispiniani et de anno 1720 ob dilatationem site publicus fuit demolitum et hunc traslatum. In eo recipi debent peregrini.

Nella relazione della visita pastorale del 1801 la chiesa è citata ancora con il titolo di Sant’Antonio di Vienne. La seconda sede dell’ospedale, ad oriente dell’edificio comunemente detto palazzo Fruscione non è più riconoscibile.

 

L’interno della chiesa, sottoposto a restauro nel 1953, presenta un’unica navata separata dal transetto da un arco a tutto sesto. Pregevole è l’edicola in legno posta sull’altare maggiore con una pittura del XVII secolo raffigurante la Vergine del Carmelo. L'Ascensione collocata sotto la volta è del XVIII secolo come il pulpito ligneo bianco e oro, mentre gli affreschi ai lati dell’arco trionfale raffiguranti i santi Pietro e Paolo sono del XIX. Il soffitto, decorato a stucco, presenta al centro una Immacolata, opera giovanile di Pasquale Avallone del 1913. Presente anche una statua in pietra di sant’Antonio di Vienne.

La sagrestia conserva un’urna funeraria romana trasformata in lavabo.

 

Per saperne di più. G. Crisci, Salerno Sacra, 2a edizione postuma a cura di V. de Simone, G. Rescigno, F. Manzione, D. De Mattia, edizioni Gutenberg 2001, I, pp. 96-98.