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Sant'Anna al Porto
La chiesa comunemente detta Sant’Anna al Porto, in quanto sede della confraternita omonima e per distinguerla da Sant’Anna in San Lorenzo, è l’antica Santa Maria di Porto Salvo presso la quale, con atto notarile del 14 gennaio 1682, fu istituito, ma solo in modo formale, il convento dei carmelitani scalzi di Santa Teresa. Gli atti per l’istituzione di questo cenobio avevano preso avvio nel dicembre 1679 quando il padre provinciale di quell’ordine aveva chiesto alla Santa Sede di poter aprire una casa a Salerno avendo trovato un sito adatto fuori città, ad occidente, verso la marina, dove si diceva a San Giovanni a Mare (anticamente San Giovanni de Busanola, ove, nel 1183, Matteo d’Aiello aveva istituito un ospedale); il 25 gennaio successivo l’arcivescovo Alvarez, egli stesso carmelitano scalzo, aveva espresso parere favorevole. Il sito prescelto dai carmelitani scalzi era una pertinenza dell’ordine di Malta che, pur dichiarandosi lieto di concederla a quei religiosi, soltanto nel 1683, dopo una stima degli stabili, si risolve a chiedere un canone annuo di venticinque ducati. Ritenendo i carmelitani esagerata la richiesta, anche perché alcune burrasche e i terremoti del 1688 e del 1693 danneggiano ulteriormente gli immobili, si giunge ad un accordo soltanto nel 1698 con l’esecuzione della concessione effettuata il 28 febbraio 1699 dal gran priorato di Capua dell’ordine equestre e sancita formalmente l’11 marzo 1702 con istrumento del notaio Nicolò Graziano di Napoli. Il 14 luglio 1714 una nuova concessione riguarda il diritto da parte dei carmelitani di costruire, all’interno di un giardino che era rimasto all’ordine di Malta, quattro pilastri di sostegno ad un muro esterno del monastero che minaccia di crollare; la nuova concessione darà luogo ad una lunga vertenza, poiché quei religiosi dopo aver accettato di pagare un canone annuo di venti ducati ne lamentano l’esosità costringendo il gran priore di Capua a far ricorso alla corte arcivescovile di Salerno. Il 17 settembre 1723 un nuovo atto notarile che, comunque, impegna i carmelitani a pagare quanto stabilito, chiude definitivamente ogni contrasto. Da una relazione del priore del 1806 si apprende che il convento è una istituzione contemplativa ed è basato sullo spirito della vera umiltà professa: oltre i tre voti noti, un quarto, solenne, è quello di non ambire ad alcuna dignità ecclesiastica. Risulta, inoltre, che il convento è circondato da molte abitazioni e offre ai residenti della zona la comodità della Santa Messa, l’amministrazione dei sacramenti, l’assistenza agli infermi sia di giorno che di notte. Nella chiesa si svolgono solenni funzioni: la novena di Santa Teresa con predica quotidiana; l’esposizione del Santissimo per otto giorni consecutivi; la Settimana Santa; Messe cantate nei giorni festivi, per i santi dell’ordine, ogni sabato per la Vergine Santissima di Porto Salvo, della quale la chiesa custodisce una immagine miracolosa sommamente venerata non solo in città ma anche presso i paesi circonvicini. Nel dicembre 1807, essendo stato soppresso il monastero con decreto del 7 dello stesso mese, la chiesa è consegnata in custodia al parroco di Santa Trofimena. Il 10 febbraio dell’anno successivo un decreto regio prescrive che la stessa sede parrocchiale di Santa Trofimena passi nella chiesa dei soppressi padri teresiani. Dal 22 febbraio 1808 al 14 luglio 1809 fra l’arcivescovo, il sindaco, l’intendente e il comandante dei militari francesi che avevano occupato i locali si sviluppa una intensa corrispondenza nel tentativo di giungere alla cessione della chiesa al parroco di Santa Trofimena; ma essa non avverrà mai. Il 15 aprile 1815 il capitano dell’artiglieria ordina che la campana di Santa Teresa, consegnatagli il 13 marzo, sia trasferita alla fonderia dell’arsenale di Napoli, così come disposto dall’intendente di Salerno. Il 26 novembre 1828 il ministro delle Finanze dispone la trasformazione dei locali ex teresiani in Officine finanziarie e direzioni. I lavori risulteranno completati il 13 aprile 1831.
La chiesa, a pianta ottagonale con vestibolo oltre lo scarno portale incorniciato da lesene e concluso da un timpano, presenta sette cappelle scandite da lesene, di cui cinque fornite di altari. Sul maggiore è la statua di sant’Anna, sugli altri le statue di santa Caterina, del Redentore, della Vergine e un piccolo quadro raffigurante la Madonna del Rosario. Le lunette al di sopra delle cappelle furono decorate fra il 1888 e il 1890 da Gaetano d’Agostino con le storie di sant’Anna e di Maria. Negli spicchi della cupola si alternano finestroni e affreschi degli Evangelisti, anch’essi del d’Agostino.
Per saperne di più. G. Crisci, Salerno Sacra, 2a edizione postuma a cura di V. de Simone, G. Rescigno, F. Manzione, D. De Mattia, edizioni Gutenberg 2001, III, pp. 167-173.
Per la biografia di Gaetano d'Agostino si veda la scheda alla sezione nati in città: |
In basso: il complesso dei teresiani scalzi prima dell'infossamento dovuto alla realizzazione della colmata circostante. |