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Santa Maria delle Grazie
La chiesa, che ebbe i principali restauri nel 1662 per iniziativa di fra Agostino de Soludeccio, nel 1838 e nel secondo dopoguerra per la munificenza di papa Pio XII su iniziativa di d. Generoso Crisci, era parte del convento sotto lo stesso titolo edificato dopo il 1506, quando, il 16 giugno, il sacerdote Filippo Marotta ottenne l’approvazione apostolica alla sua iniziativa tesa all’istituzione in città di una casa dei padri botticelli della congregazione del beato Pietro da Pisa appartenente all’ordine di San Girolamo; allo scopo, egli, il 18 marzo precedente, aveva donato a quei padri alcune case poste nella parrocchia di San Salvatore de Coriariis e dei terreni siti nella periferia cittadina. Il 25 settembre successivo il Marotta dona altre case riservandosi di abitarvi sua vita durante e con il diritto di essere sepolto nella chiesa che si erigerà; cosa che avverrà nel 1518, il primo giorno degli idi di febbraio. Nel 1508 la comunità avverte la necessità di acquistare un orto con alcune case contiguo a quanto già posseduto per poter edificare un’adeguata casa monastica. Durante i moti rivoluzionari del 1647 il convento è saccheggiato con l’incendio di una grande quantità di mobilio e la distruzione di documentazione archivistica sia propria di quei religiosi che di molti notai e privati che, per maggiore sicurezza, li avevano loro affidati. Nel 1656, fra il luglio e il dicembre, la peste infierisce al punto che la comunità monastica è completamente annientata, per cui il convento rimarrà disabitato per alcuni anni; la ripresa si avrà, come accennato, con i restauri del 1662. Nel 1767 i padri botticelli contribuiscono con una donazione di centoventiquattro ducati al restauro del monastero femminile di Santo Spirito. Il 16 luglio 1806, a seguito delle leggi napoleoniche, la municipalità propone di adibire i locali ad abitazione per il preside e a segreteria. Da una relazione del 12 settembre 1809, data ufficiale della soppressione, risulta che da tempo parte dell’immobile era stata adibita a caserma. Nel dicembre dello stesso anno vi risultano ancora dimoranti quattro religiosi. Il 9 novembre 1818 il Re concede ai padri di San Nicola de la Palma, estromessi dalla loro sede, l’ex convento dei botticelli, con l’uso della chiesa in comune con il parroco di San Bartolomeo de Coriariis, che già vi aveva trasferito la propria sede parrocchiale. Soppresso in modo definitivo il convento nel 1861, nella chiesa rimane, come vi è tuttora, la sede parrocchiale con il titolo di Santa Maria delle Grazie e San Bartolomeo, con giurisdizione sui territori delle antiche parrocchie di San Bartolomeo, di San Salvatore de Coriariis e di Santa Maria de Alimundo.
La chiesa presenta un’unica navata coperta da soffitto a cassettoni decorato con affreschi eseguiti nel 1881 dal pittore salernitano Gaetano d’Agostino. Lo spazio della navata è concluso dall’abside poligonale con arco trionfale ribassato impostato su pilastri, sotto il quale è collocato l’altare in marmi commessi, donato nel 1818 da re Ferdinando I. Su ciascun lato si aprono tre cappelle con volta a botte, in cui sono gli altari minori, e nicchie con statue di santi. Sull’altare maggiore è posta la tavola raffigurante la Madonna delle Grazie, databile circa al 1512, recentemente attribuita a Marco Cardisco, pittore calabrese frequentatore di botteghe napoletane agli inizi del Cinquecento, dopo una prima attribuzione a Cristoforo Scacco; interessante è l’iconografia, assai diffusa in area meridionale, della Madre di Dio raffigurata mentre stilla, aiutata dal Bambino, il suo latte sulle anime purganti. Gli ambienti conventuali, oggi Pia Casa di riposo, nonostante le alterazioni dovute ai diversi utilizzi, ancora si riconoscono, fra l’altro, nel portico che da sul giardino, con le sue volte a crociera impostate su archi a tutto sesto che scaricano su pilastri poligonali. La citata relazione del 12 settembre 1809 descriveva la chiesa come ornata di stucco antico, con soffitto in legno e quadri su tela in ciascuna cappella; con il coro ligneo e cinque quadri dietro l’altare maggiore, fra i quali il centrale, racchiuso in un antico ornamento di legno, raffigurante la Madonna delle Grazie; con tre confessionali, il pulpito, la cantoria con un organo antico e due acquasantiere di marmo. Nella sagrestia vi era un antico altare di legno e in stanze adiacenti, dalle quali si usciva nel giardino con fontana e portico, un lavamano in marmo. La stessa relazione descriveva il convento come consistente in un piano al livello del giardino, con ambienti di servizio e antiche officine, e uno superiore.
Per saperne di più. G. Crisci, Salerno Sacra, 2a edizione postuma a cura di V. de Simone, G. Rescigno, F. Manzione, D. De Mattia, edizioni Gutenberg 2001. Sul convento: III, pp. 123-127. In generale sulla parrocchia di Santa Maria delle Grazie e San Bartolomeo: I, pp. 121-136, con paragrafi sulle parrocchie assorbite. |