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a cura di Vincenzo de Simone

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Sant'Agostino

 

La chiesa fu edificata, insieme all’annesso convento degli eremitani di sant’Agostino, posteriormente al 1309. In quell’anno, il 16 aprile, si riunirono nel coro della cattedrale i canonici, l’arcivescovo eletto Giovanni de Ruggiero e i religiosi agostiniani allo scopo di procede alla stesura dell’istrumento di donazione, da parte del Capitolo metropolitano a favore degli stessi agostiniani, del suolo vuoto ove una volta esisteva la chiesa di Sant’Angelo ad Mare, sito all’esterno delle mura meridionali della città; lo scopo è quello di permettere, chiaramente con l’utilizzazione di altri terreni sia interni che esterni alla cortina difensiva, l’edificazione del convento e della chiesa. La particolare posizione dell’area a disposizione di quei religiosi porterà alla singolare situazione che, di fatto, il complesso sorgerà in uno squarcio aperto nelle mura, dall’allineamento delle quali si avanzerà di alcuni metri, per la qual cosa il suo prospetto meridionale diverrà, per un tratto di poco inferiore alla lunghezza dell’attuale palazzo della Provincia, il fronte della città verso il mare.

Lo storico Mazza riferisce, senza citare alcuna fonte, che nel 1453 la tranquilla vita degli agostiniani fu scossa dal ritrovamento sulla spiaggia di una tavola con la raffigurazione della Vergine. Una tempesta aveva fatto naufragare una nave, proveniente da Costantinopoli, sulla quale dei mercanti avevano portato in salvo dai Turchi merci e sacre immagini, fra cui quella Madonna in seguito denominata di Costantinopoli. Quei padri accolsero la tavola nella loro chiesa; successivamente, a seguito di vari prodigi, un ambiente nel chiostro conventuale fu trasformato in cappella per ospitarla adeguatamente. Ma altre parti di quel chiostro, nel prosieguo dei tempi, furono adibiti ad usi meno trascendenti, tant’è che il 19 settembre 1600 il vicario generale apostolico degli agostiniani proibiva al priore e ai frati di far tenere dai mercanti di Solofra, in occasione delle fiere di maggio e settembre, il mercato delle pelli, nel loro chiostro, accanto alla cappella di Santa Maria di Costantinopoli.

In seguito alle leggi napoleoniche, il convento è soppresso con decreto del 3 luglio 1809. Il 20 settembre successivo la chiesa è affidata al parroco di San Gregorio, mentre, il 13 gennaio 1810, pur confermandosi a quel parroco l’affidamento, è ammessa all’uso del luogo di culto la confraternita di Santa Maria della Consolazione, che fin dal 1670 aveva usufruito di una propria sede all’interno del chiostro conventuale. Il 26 novembre 1811 l’intendente di Principato Citeriore emana il bando per i lavori da farsi nel soppresso convento allo scopo di adattarlo all’uso dell’Intendenza, lavori poi appaltati il 30 gennaio 1812. Essi comporteranno notevoli interventi anche sulle strutture della chiesa, che subirà lo spostamento del campanile e la perdita dell’abside e della cupola, per permettere l’estensione del palazzo verso occidente e la formazione di un facciata unica verso il mare.

 

Attualmente, la chiesa, dal 13 novembre 1838 sede delle parrocchie unite dei Santi Dodici Apostoli e di Santa Maria de Domno, presente la facciata con due ordini di colonne a mezzo tondo sormontate da capitelli corinzi e timpano triangolare. Al di sopra del portale è raffigurato Sant’Agostino fra due angeli, opera dello scultore salernitano Arturo Beraglia.

L’interno è a navata unica con due cappelle per lato riquadrate da lesene scanalate con capitelli ionici. La volta è decorata da stucchi e affreschi. L’altare maggiore presenta il dipinto della Madonna in maestà con Bambino e angeli, detta di Costantinopoli, databile alla metà del Trecento, incorniciato da un notevole motivo architettonico; negli anni sessanta del Novecento nella lunetta sovrastante fu riprodotta dal Gismondi L’Assunta di Tiziano.

Fra le altre opere d’arte custodite nella chiesa un posto di rilievo occupa il crocifisso di fattura gotica databile alla prima metà del Quattrocento; le due statue di dolenti, L’Addolorata e San Giovannino, indicano un adeguamento del gruppo in epoca barocca. Ai primi decenni del Cinquecento appartengono i dipinti su tavola raffiguranti sant’Andrea e sant’Agostino, mentre la statua di quest’ultimo dovrebbe appartenere al Settecento avanzato.

 

Per saperne di più. G. Crisci, Salerno Sacra, 2a edizione postuma a cura di V. de Simone, G. Rescigno, F. Manzione, D. De Mattia, edizioni Gutenberg 2001. Su Sant’Agostino: III, pp. 104-111. Su Sant’Angelo ad Mare: III, p. 104, testo annesso alla nota 2. Sulla vicenda dell’arcivescovo Giovanni de Ruggiero, eletto dal Capitolo e mai confermato dalla Santa Sede: I, p. 246. Su Santi Dodici Apostoli: I, pp. 64-65. Su Santa Maria de Domno: I, pp. 66-71.

Inoltre. Sul sito di Santa Maria de Domno: V. de Simone, Nuove acquisizioni sulla chiesa medievale di Santa Maria de Domno in Salerno, in «Rassegna Storica Salernitana», 28, 1997, pp. 7-21.

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