Controcampo
Salerno, 15 maggio 2008
Le chiese
omonime - 3
Le tre San Salvatore
(Vincenzo de Simone)
La chiesa sconsacrata che vediamo al
termine della via dei Mercanti, unica superstite fra le tre una volta
esistenti in città sotto il titolo del Salvatore, è un ampliamento,
realizzato nella prima metà degli anni ottanta del Cinquecento, di un
piccolo oratorio eretto canonicamente il 24 maggio 1423. Fra il 1515 e
il 1535 vi si trasferisce la confraternita dei mastri sartori, già
ospitata prima nella chiesa di San Giovanni a Mare, poi in quella del
convento di San Francesco da Paola, per cui in occasione della visita
pastorale del 1575 sarà detta de Drapparia, come si conferma il 22
novembre 1625 e successivamente. Nel 1725 il suo sito è detto vicino al
sopportico della dogana dei grani.
Nella prima edizione di Salerno Sacra, e oggi per convinzione unanime,
San Salvatore de Drapparia è confusa con San Salvatore de Fundaco o de
Dogana. L’equivoco nasce dal fatto che un documento del 1268 cita questa
chiesa come posta vicino ad archi, il che fece pensare che presso l’arco
di Arechi, il sopportico della dogana dei grani, ove San Salvatore de
Drapparia è sita, fosse esistita una San Salvatore antesignana; ma quel
documento precisa che questa San Salvatore de Fundaco era posta in
Giudaica, ossia lungo l’asse oggi costituito dalla via omonima, dalla
piazza Sant’Agostino, dal largo Dogana Regia e dalla via Masuccio
Salernitano. Ed infatti essa era poco ad occidente del largo Dogana
Regia, a meridione del vicolo allora esistente, sotto l’immobile che
ospitava la regia dogana, cosa diversa dalla dogana dei grani che, con
toponimo novecentesco, oggi chiamiamo Dogana Vecchia. Risulterà già
sconsacrata nel 1618 e il 24 gennaio 1626, essendo stata, come abbiamo
visto, due mesi prima sottoposta a visita pastorale San Salvatore de
Drapparia, per l’ultima volta si accede al sito già di San Salvatore de
Dogana, nel territorio parrocchiale dei Santi Dodici Apostoli.
A parziale giustificazione dell’equivoco, è da rilevarsi che un
documento trascritto nel Registro I della Mensa, in Archivio Diocesano,
cita la chiesa di San Salvatore de Drapparia vel de fundaco, ma è noto
agli storiografi più attenti che le notizie riportate in questo registro
spesso sono inesatte, per cui possono essere accolte soltanto se
suffragate da altre fonti.
La terza chiesa del Salvatore una volta esistente in città era la
parrocchiale di San Salvatore de Plaio Montis o de Coriariis, di cui la
più antica notizia giunta fino a noi è del 1022. Essa era sita lungo il
vicolo cieco che dall’attuale largo Scuola Medica Salernitana conduce
verso occidente. Se ne ordinerà la sconsacrazione il 16 gennaio 1613 e
nel 1625 risulterà ridotta ad uso profano.
Per l’attuale sensibilità cristiana può apparire riduttivo denominare,
come qui si è fatto, le chiese dedicate al Cristo Salvatore come di San
Salvatore e non come del Santissimo Salvatore; ma svolgendosi in questa
sede un discorso di tipo storico, si è privilegiata la forma
prevalentemente riscontrata nelle fonti. Infatti, nella documentazione
giunta fino a noi, sia di produzione notarile che ecclesiastica, la
forma Santissimo appare soltanto nel Seicento inoltrato, riferita alla
chiesa in Drapparia, gia allora unica superstite, mentre per le altre
due, per l’intero arco delle loro citazioni, rispettivamente 1268-1626 e
1022-1613, è sempre utilizzata la forma San. |