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a cura di Vincenzo de Simone

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            Controcampo Salerno, 1 giugno 2008

Le chiese omonime - 4

Le due San Matteo Piccolo (Vincenzo de Simone)

Gli scopi che indussero l’aristocrazia longobarda ad edificare, di norma accosto alle proprie residenza, una nutrita serie di cappelle gentilizie fu la necessità di assicurare degne sepolture ai suoi membri e di significare l’opulenza del casato e accrescerne il prestigio. Tali fini, però, rischiavano di essere vanificati, nel lungo periodo, lasciando che l’autorità diocesana avesse voce nella designazione del presbitero addetto al servizio sacro e, quindi, estranei ponessero mano sulle rendite derivanti dalla dote immobiliare che al luogo di culto doveva essere assegnata. Al fine di ovviare a tali inconvenienti attribuendosi il potere di nomina del cappellano, era necessario ottenere, tramite offerte in danaro o in beni di consumo, l’esenzione della cappella dal controllo della Curia.
Nel dicembre 970 tanto ottiene il castaldo Pietro per la chiesa dei Santi Matteo e Tommaso apostoli che aveva costruito nel cortile delle sue case, in Orto Magno, a meridione di Sant’Andrea soggetta all’episcopio pestano. Nel marzo 1040 si precisa che essa è sita anche a meridione e vicino all’archiepiscopio; a settentrione di San Gregorio, si aggiunge nel febbraio 1058. Nel gennaio 1172 per la prima volta è detta di San Matteo Piccolo.
Nel marzo 1278 la badia di Cava, che aveva acquisito la maggioranza del patronato della chiesa per una serie di donazioni da parte dei discendenti del fondatore, la cede a Sergio Capograsso, il cui figlio, il giudice Giovanni, possedeva le case vicine. In occasione della visita pastorale del 1515 la chiesa sarà citata come San Matteo Piccolo dei Capograsso. Il 15 gennaio 1616, trovata “indecente e immonda”, se ne ordinerà la sconsacrazione. Le case vicine, ad oriente del vicolo oggi San Bonosio, saranno in possesso della famiglia Capograsso ancora oltre la metà del Settecento.
Intanto, il 4 luglio 1269, per la prima volta è citata la chiesa parrocchiale di San Matteo Piccolo “a li Canali”. Essa sorgeva lungo il lato orientale della via, allora priva del largo che oggi osserviamo, e si estendeva, sull’asse ovest-est, dalla strada a quello che sarà il fronte del conservatorio della Santissima Annunziata Minore, sotto il quale oggi vediamo la sua abside altomedievale.
Il 12 agosto 1720, “essendosi dato principio alla erezione del Conservatorio”, l’amministrazione cittadina acquistava gli immobili che impegnavano la parte meridionale dell’area sulla quale si progettava la creazione del largo, insieme ad una casa dell’oratorio di Gesù e Maria e ad un giardino della chiesa di Sant’Antonio Abate “per ivi costruire la nuova Chiesa Parrocchiale di S. Matteo Minore”, dovendosi demolire l’antica che occupava la parte settentrionale dell’area. Attualmente, la chiesa ricostruita, adiacente a quella già di Sant’Antonio Abate, oggi di Santa Rita, è adibita ad uso profano.
Chi pretende di scrivere di storia cittadina non dovrebbe confondere l’Orto Magno con i Canali, quindi fra di loro le due San Matteo Piccolo. Ma, complice l’attingere da autori predecessori più che dai documenti d’archivio, si continua a non rilevare l’incongruenza e si scrive che “l’attuale Cappella quasi sicuramente non è quella fondata nel 970 dal conte longobardo Pietro”, ma solo perché quella sarebbe stata demolita per la creazione del largo davanti al conservatorio, non perché fosse in Orto Magno.