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a cura di Vincenzo de Simone

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la Porta Nova - pagina collegata

 

4 novembre 2010,

dal Corriere del Mezzogiorno

 

il caso: un pilone si regge su porta nova

La Soprintendenza autorizza
buchi nella porta di San Matteo

Il motivo: servono per sistemare le Luci d’artista.
L'inaugurazione il 5 novembre col sindaco De Luca

SALERNO— Un trapano a percussione e quattro chiodi d’acciaio: ecco come è stata ferita la storica porta medioevale della città, dedicata a San Matteo, e collocata in piazza Flavio Gioia. Magari qualcuno non aveva fatto caso al fatto, visto il tourbillon di operai al lavoro per le ultime e febbrili operazioni relative alla collocazione delle «Luci d’artista», le creazioni di luce che saranno inaugurate ufficialmente venerdì 5 novembre dal sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. Eppure l’impatto visivo del pilone d’acciaio — che regge una delle creazioni artistiche collocate nella popolare "Rotonda" — è notevole: quel pilone si regge proprio su Porta Nova, l’ultima porta d’accesso alla città risalente al 1754, sulla cui sommità — nel 1756— fu collocata anche la statua del santo patrono, realizzata dallo scultore Francesco Pagano. Martedì pomeriggio abbiamo provato a fare una passeggiata nel cuore di piazza Flavio Gioia,
completamente immersa nelle attività di messa a dimora delle luci d’artista. Nonostante il nostro stupore e quello di tanti altri cittadini che si trovavano a transitare nella zona, quei chiodi— che bucano la storica porta cittadina — esistono davvero e sono pure di notevoli dimensioni, così come sono notevoli quelli posizionati sul lato posteriore della porta, applicati sulla borchia retrostante che ne bilancia il peso. A prima vista un vero e proprio sfregio, ma andando a guardare le carte è tutto assolutamente in regola. Infatti la Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici della provincia di Salerno ha preso atto della collocazione delle luci utilizzando come base d’appoggio l’arcata marmorea, interamente ricoperta di travertino. Abbiamo anche provato a chiedere il perché di quella installazione e la risposta l’abbiamo ritrovata nel carteggio inviato dalla Soprintendenza, dove si fa chiaramente riferimento ai buchi effettuati nel marmo per reggere il peso della struttura luminosa. Ci è stato anche assicurato che nei prossimi giorni — nella parte posteriore della porta — verrà collocato un contrappeso che consentirà di scaricare la massa della struttura e le eventuali vibrazioni.

Non contenta di quanto autorizzato, la Soprintendenza — che a Salerno pone vincoli anche per un semplice chiodo — è riuscita a fare anche di più. Nella nota di autorizzazione inviata al Comune, ha anche evidenziato che quei buchi saranno eliminati. Con un intervento a spese del Comune. Che dovrà porre rimedio con un intervento tampone, seppur con moderne tecnologie di restauro. Chissà se a Roma autorizzerebbero di trapanare le mura del Colosseo per un cartellone pubblicitario o a Firenze consentirebbero di piazzare qualche chiodo negli Uffizi. A Salerno invece no. Anche la porta simbolo della città può essere bucata. Qualche settimana fa, le luci d’artista furono sistemate addirittura nella parte alta della porta di San Matteo. Dopo una rivolta popolare, quell’intervento fu rimosso. Evidentemente la lezione non è servita alla Soprintendenza. Che è riuscita anche a fare di più.

Umberto Adinolfi

 

5 novembre 2010,

dal Corriere del Mezzogiorno

Buchi alla porta di San Matteo, Nicolais: la Soprintendenza chiarisca

L'ok all'installazione delle «Luci d'artista» con la foratura della superficie marmorea di Porta Nova e le polemiche

SALERNO— I chiodi metallici affissi alla porta di San Matteo in piazza Flavio Gioia diventano un caso nazionale e finiscono in Parlamento. L’eco di quanto avvenuto a Salerno, ossia la foratura della superficie marmorea in travertino di Porta Nova, l’unico varco medioevale ancora esistente in città, su cui si erge dal 1756 la statua di San Matteo, è arrivata fino a Roma. A prendere posizione contro la "superficialità" della Soprintendenza ai beni artistici e storici della provincia di Salerno è stato il deputato del Pd Gino Nicolais, ex assessore regionale della giunta Bassolino ed ora uno dei membri più autorevoli della Commissione Cultura della Camera. «Voglio approfondire la questione di Salerno — ha esordito Nicolais — e sono pronto già domani ad informare il capo gabinetto del ministero delle Politiche Culturali per ottenere un intervento diretto del ministro Bondi. Poi presenterò una interrogazione parlamentare sul fatto, per capire quali siano le responsabilità specifiche. Siamo in un Paese dove si parla sempre poco di cultura e di beni artistici, e quando accade, purtroppo, ci rendiamo conto che troppo spesso la cultura e la tutela del patrimonio sono messe in un angolo».

Insomma quei buchi sono proprio indigesti, non solo ai salernitani che tanto amano quella porta in piazza Flavio Gioia, uno dei simboli della città, ma anche a quei parlamentari, come Nicolais, che dimostrano sensibilità per la valorizzazione della storia e della memoria collettiva. «Non ho letto i documenti ed il carteggio formale che è intercorso tra la Soprintendenza, il Comune e la ditta appaltatrice — ha aggiunto il parlamentare del Pd — e dunque dire apertamente in questo momento di chi sia la responsabilità di ciò che è accaduto mi sembra azzardato. Di sicuro la Soprintendenza è il soggetto titolare della cura del patrimonio artistico e quindi un simile evento denota quantomeno una certa superficialità. Non si possono avallare azioni del genere. In casi simili, però, occorre andare a verificare anche le eventuali responsabilità delle ditte che si occupano di certi lavori, in quanto non è raro il caso in cui si operi senza tutte le autorizzazioni del caso ed a volte con scarsa attenzione».

Ma Nicolais è ancora più netto quando si analizza il danno arrecato al monumento: «Qui non si tratta di un semplice graffio, parliamo invece di un danno permanente che non sarà più ripristinabile. L’attività di restauro andrà a sanare la ferita, ma il danno sottostante resterà per sempre. Oggi il moderno concetto della cultura ci impone di rispettare la storia e di tramandarla ai nostri posteri. Dunque occorre fare di tutto per difendere queste opere da ogni forma di danneggiamento».