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a cura di Vincenzo de Simone

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Pietro Luciani (22 febbraio 1823 –  28 ottobre 1900), filosofo

Figlio di Gregorio, medico, che nel 1799 aveva aderito alla Repubblica napoletana e nel 1820 aveva preso parte al moto costituzionale, e di Vittoria de Costore, fratello minore di Matteo, nel 1848 appoggiò il governo costituzionale; fu in prima fila nelle manifestazioni patriottiche e nella repressione del 15 maggio salì sulle barricate, il che gli costò la prigione. Liberato ai primi del 1852, poté rientrare a Salerno, ove si dedicò agli studi intervallanti da frequenti viaggi a Napoli per prendere parte al dibattito filosofico.

Già autore de Il pensiero moderno. Discorso in proposito degli Scritti di Silvestro Centofanti (1861) contro l'intedescamento della filosofia italiana, intraprese una tenace polemica contro l'interpretazione spinoziana e hegeliana che lo Spaventa aveva dato del pensiero giobertiano con Del libro di Bertrando Spaventa intitolato "La filosofia di Gioberti". Considerazioni (1864); a tale premessa fece seguito il suo lavoro di maggiore mole: i tre volumi Gioberti e la filosofia nuova italiana, comparsi fra il 1866 e il 1872.

Fra gli altri suoi scritti, si ricordano Sulla formola "Libera Chiesa in libero Stato" (1867), Roma capitale d'Italia (1868), Del socialismo vero e falso (1896).

Una lapide lo ricorda nell'atrio di Palazzo Luciani al civico 258 di via Roma.