il sito di storia salernitana

a cura di Vincenzo de Simone

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Comite

 

Santamaria

 

Palazzo Santamaria - via dei Mercanti, 48

 

L’area sulla quale insiste Palazzo Santamaria, secondo una tesi diffusa, ma errata, era attraversata dal muro occidentale della città medievale che saliva dal mare per incontrare il sito della traversa San Giovanni che è identificato con il castello di Terracena edificato, appunto, sulle mura. In realtà, il castello di Terracena fu completamente raso al suolo ed era (secondo documenti angioini) ove, poi, i monaci di San benedetto edificheranno il loro palazzo badiale, ossia l’attuale Museo provinciale. A conferma, documenti duecenteschi ci dicono che il muro occidentale della città correva ad occidente della chiesa oggi del Santissimo Crocifisso per andare ad incontrare, appunto, l’area oggi del Museo. Ciò, però, non significa che sull’area non insistesse una torre, significa soltanto che non si trattava di un elemento della difesa cittadina, ma di un manufatto privato; essa è citata nel 1666 quando si descrive una casa palaziata in più membri, torre, botteghe e cellaro del signor Marco Antonio Comite, in plebe di San Giovanni de Cannabariis, confinante con altri suoi beni, con beni della confraternita di Sant’Antonio dei Nobili e vie pubbliche.

In effetti, l’area costituiva uno dei poli degli interessi immobiliari della famiglia Comite, patrizi cittadini, che era andato costituendosi dagli inizi del Seicento attraverso più acquisti dalle famiglie Solofrano, Vicinanza, del Grotto. Attraverso demolizioni, ricostruzioni, sopraelevazioni, come di uso all’epoca, si giunse alla realizzazione di un complesso che nel 1690 sarà descritto come un palazzo grande in più membri, bassi, cellaro, cortile grande e altro posseduto dai fratelli Giuseppe e Diego Comite, a Casa Comite, confinante da tre parti con vie pubbliche e con beni di altri.

Il passaggio dai Comite ai Santamaria avviene il 15 giugno 1740, quando l’immobile è venduto all’asta ed acquistato da Onofrio Santamaria; in seguito, il 12 marzo 1741 e il 14 giugno 1742, lo stesso Onofrio acquista due proprietà limitrofe rispettivamente da Filadelfo e altri de Bove e da Fortunata Ferrara. Nell'Apprezzo del Catasto onciario, il 28 gennaio 1754 (foglio 463, particella 7), il complesso è descritto come sito nella strada di Piantanova, in parrocchia di San Giovanni de Cannabariis, consistente in cinque bassi sulla strada, di cui uno per uso di forno e altro per uso di cellaro, due rimesse con stalla e un basso nel cortile, altra stalla e diversi appartamenti per sessanta stanze, confinante con strade pubbliche da mezzogiorno, ponente e levante e con beni della chiesa parrocchiale di San Pietro a Grisonte e vicolo da tramontana. Questi beni della chiesa saranno anche acquisiti dai Santamaria con due atti del 29 febbraio 1769 e del 14 agosto 1770.