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a cura di Vincenzo de Simone

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de Giudice

 

Longo

  Palazzo Longo, piazza Sedile di Portanova, 10

 

L'area su cui insiste Palazzo Longo era una proprietà burgenzatica della badia di San Benedetto, già antica al 1277, quando fu riconosciuta come tale da Carlo I d'Angiò. Essa si estendeva, fuori dalle mura cittadine, dai contrafforti sotto il palazzo badiale di San Benedetto alla via attualmente Portanova, che, proveniente dalla marina, svoltava verso settentrione e poi occidente, per entrare in città attraverso la porta Nova, posta poco oltre l'ingresso dell'attuale via dei Mercanti. Nonostante si trovasse extra moenia, l'area andò urbanizzandosi fino a rendere necessario, forse agli inizi del Quattrocento, la realizzazione di un ampliamento delle mura che venne ad includerla in città, per cui il suo lato orientale divenne la nuova cortina difensiva. Su questo muro, nel 1564, il napoletano Giovanni Maria Durante, che possedeva case antesignane di Palazzo Longo, pretese di costruire una loggetta sporgente verso l'area della fiera, il che incontrò l'opposizione dei Cioffi, dei Pinto e di altri possedenti botteghe attaccate all'esterno delle mura.

Le case del Durante sono documentate dal 1551 e atti successivi le fanno intravedere come una serie di terranei, due dei quali ad uso di forno, con stanze superiori. Nel 1569, in possesso della sua vedova Giovanna del Grotto, sono descritte come una casa grande con botteghe, magazzini, forno e altro, in parrocchia di Santa Maria di Portanova, confinante con le mura della città. Nel 1579, morta anche Giovanna del Grotto, la proprietà è venduta all'asta e rimane aggiudicata ad Alessandro de Giudice.

Con il nuovo possesso si avvia la trasformazione delle case in un palazzo, tant'è che nel 1619 si fitta un magazzino con due porte alla via pubblica, in parrocchia di San Pietro (la chiesa di Santa Maria di Portanova - attuale Santissimo Crocifisso - nei primi anni del Seicento era stata annessa al monastero di Santa Maria della Pietà e la sede parrocchiale trasferita in San Pietro in Vinculis), a Portanova, sotto il palazzo grande dell'eredità del dottor Ferdinando de Giudice. Il 22 febbraio 1676 il signor primicerio d. Giuseppe de Giudice cede a Geronimo Longo il diritto di ricompera del palazzo, da lui venduto il 5 maggio 1673 a Carlo e Bernardino Mazziotti. L'11 novembre successivo, un mastro d'ascia dichiara di aver lavorato nel palazzo di Geronimo Longo, a Portanova, e proprio in quello che fu dei de Giudice. Il 21 maggio 1685 è un mastro fabbricatore a dichiarare di aver eseguito lavori nel palazzo dello stesso Geronimo, a Portanova, e proprio in quello detto Casa de Giudice. Erede di Girolamo Longo sarà la moglie Girolama Mastrangelo, che istituirà erede il fratello Marcantonio, patrizio della città di Campagna, dal quale il palazzo passerà ai figli Francesco e Carlo, che nel 1762 saranno citati con il cognome Mastrangelo Pagano.

Nell'Apprezzo del Catasto onciario (foglio 451, particella 5), il 23 gennaio 1754, il palazzo è detto di Carlo Mastrangelo, in parrocchia dei Santi XII Apostoli (la parrocchia di Santa Maria di Portanova, già ospitata in San Pietro in Vinculis, era stata soppressa negli anni venti del Seicento e il suo territorio distribuito fra San Giovanni de Cannabariis, San Gregorio e Santi XII Apostoli), a Casa Longo, consistente in tre piani: il primo con tre magazzini e piccola stalla, il secondo con quattordici stanze, il terzo con dodici stanze, confinante con la strada Maestra e altri confini.

Gli ambienti terranei documentati sotto le case del Durante, nel corso del tempo, erano stati ceduti dai diversi possessori del palazzo, tant'è che nello stesso Apprezzo del Catasto onciario troviamo, lungo il prospetto meridionale dell'immobile, tre botteghe e un magazzino del monastero di San Giorgio (foglio 451, particella 1), seguiti, da oriente a occidente, da due magazzini con cameretta sopra del convento di Sant'Agostino (foglio 451, particella 2) e ancora da tre botteghe con cameretta di Giuseppe di Rosa di Cava (foglio 451, particella 3); mentre lungo la via a occidente d. Enrico Lembo, patrizio salernitano, possedeva due magazzini anch'essi con cameretta sopra (foglio 451, particella 4).