il sito di storia salernitana

a cura di Vincenzo de Simone

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le immagini a lato si riferiscono

al fronte orientale dell'immobile

prima del restauro

 

Palazzo Fruscione - vicolo Adelperga, 24

 

Certamente non fu parte del palazzo di Arechi II, come avrebbe voluto Salvatore de Renzi, poiché quella regia si concludeva verso settentrione con la cappella palatina dei Santi Pietro e Paolo, oggi San Pietro a Corte; né con quest’ultima ebbe alcun collegamento, come ancora recentemente asserito. Altrettanto certamente non fu l’archiepiscopio, come ipotizzato da monsignor Arturo Carucci, essendo tale identificazione associata al riconoscimento, rivelatosi fantasioso, dell’antica Cattedrale nel luogo di culto paleocristiano ipogeo alla stessa San Pietro a Corte. Probabilmente la parte più antica non è nemmeno di epoca normanna, ancorché si tentino stiracchiati collegamenti con le tarsie del quadriportico del duomo.

Di certo, compare nella documentazione giunta fino a noi soltanto il 9 ottobre 1522, essendo detto la casa della tenta, ossia della contessa. Di proprietà del monastero di Santa Maria della Pietà, è ceduto il 14 maggio 1619 alla famiglia Dardano, dalla quale passa agli Alfano, per pervenire, il 30 dicembre 1651 a Sebastiano de Leone, di Vignale di San Cipriano. Dagli atti di queste compravendite e da altri che lo citano in occasione di fitti e istituzioni di censi, l’immobile è descritto come consistente in più appartamenti, stalle, cortile, cellaro; sito al largo di Sant’Antonio abate di Vienne e San Pietro a Corte; utilizzato come alloggiamento.

Il 14 giugno 1685, il dottor Domenico Antonio de Leone, figlio ed erede di Sebastiano, vende il palazzo al rev. canonico d. Francesco Inglese che, il successivo 11 settembre, lo dona causa mortis alla Cattedrale. Il 12 maggio 1689, morto il canonico, l’immobile risulta a pieno titolo della Chiesa salernitana. Nell'Apprezzo del Catasto onciario, il 19 febbraio 1754 (foglio 497, particella 8), risulta in possesso di Giuseppe Longo, erede di Bartolomeo che l’aveva ottenuto in concessione enfiteutica, sito nel largo di Sant’Antuono, in parrocchia di Santa Maria dei Barbuti, consistente in quattro stalle e due appartamenti superiori per quindici stanze, confinante da levante e mezzogiorno con strade, da settentrione con la clausura del conservatorio dell’Annunziatella, da ponente con il vicolo.

Passato successivamente a vari privati, gli ultimi fra i quali i Fruscione, attualmente è proprietà comunale.