il sito di storia salernitana

a cura di Vincenzo de Simone

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Capograsso

 

 

Palazzo Capograsso - via dei Mercanti, 76

 

Si tratta di un edificio con una lunga e complessa storia di edificazioni, demolizioni, ristrutturazioni, cambi d’uso di alcune sue parti, nell’ambito di quello che nel Medioevo era definito un quartiere di lignaggio, ossia un terreno su cui, generalmente intorno ad un cortile centrale, una famiglia edificava case di edilizia frammentaria a seconda delle necessità del momento. Nel caso specifico si tratta di una antichissima proprietà della famiglia Capograsso, patrizi salernitani.
La storia documentata dell’area inizia nel 976, quando il conte Pietro di Landolfo e la moglie Aloara vi costruiscono, nel cortile delle loro case, una chiesa dedicata a San Matteo, che poi sarà detta San Matteo Piccolo de Orto Magno o dei Capograsso. Nel 1278 il complesso risulta del giudice Giovanni Capograsso, che fra i propri ascendenti vanta Marotta, figlia di Adenolfo da Procida. Purtroppo i pur numerosi documenti riguardanti sopratutto le successioni proprietarie, sempre nell’ambito della famiglia Capograsso, non ci permettono di conoscere l’evoluzione volumetrica dell’immobile, se non la circostanza che si estendeva dalla chiesa di San Gregorio (attuale museo virtuale della Scuola medica salernitana) al giardino del palazzo arcivescovile.
La chiesa di San Matteo Piccolo de Orto Magno dalle varie linee di discendenza dal conte Pietro e dalla moglie Aloara passerà, per varie donazioni, alla badia di Cava, dalla quale nel 1278 Sergio Capograsso l’acquisirà per scambio con l’altra sua chiesa di San Pietro de Iudice. Il 15 gennaio 1516 se ne ordina la sconsacrazione per l’indecenza del luogo ove è costruita; il 31 maggio 1618 si ordina di demolirne gli altari e ridurla ad uso profano.
Nell'Apprezzo del Catasto onciario (foglio 472, particella 6), il 1° febbraio 1754, troviamo il palazzo in possesso dell’abate d. Matteo Capograsso, patrizio salernitano. Esso è descritto come sito nella parrocchia di San Gregorio, nel luogo detto Casa Capograsso, consistente in tre bassi, cortile murato, sedici stanze superiori e giardino, confinante da levante con Palazzo Carrara, da mezzogiorno con la chiesa parrocchiale di San Gregorio Magno e beni di Orazio Cavaselice (l’edificio basso di fronte la chiesa), da ponente con vicolo, da tramontana con la Sede Arcivescovile.

Sul finire dell'Ottocento sarà citato come Palazzo Massanova, sede dello stabilimento tipografico dei fratelli Jovane.

 

 

 

 

Emil Hoffmann, 19 aprile 1894