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a cura di Vincenzo de Simone

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Cola Matteo Guarna (XIV-XV secolo), giurista

Patrizio salernitano del sedile di Porta Rotese, figlio di Andrea e di Cizza Cavaselice, reggente della Magna Curia della Vicaria nel 1434, è investito del ruolo di consigliere e ambasciatore con Renato d'Angiò Valois, padrone del regno di Napoli nel 1435. Nel 1438 lo troviamo da Francesco Sforza con il compito di indurlo a muovere contro il pretendente aragonese Alfonso V; è poi rappresentante del Regno presso le repubbliche di Firenze e Venezia. Nel 1441 è di nuovo presso lo Sforza, a Cremona, per sollecitarlo ad intervenire ancora nel Regno, cosa che ottiene con l'impegno del condottiero a muovere con mille lance e mille fanti. Ma la caduta di Napoli, il 2 giugno 1442, permette ad Alfonso di disporre di forze soverchianti che, mandate incontro agli sforzeschi, con il quale viaggia Cola Matteo, li sconfiggono a Sessano del Molise (29 giugno) catturandolo.

Ancorché il trattamento dell'aragonese sia magnanimo, come dall'appellativo che lo caratterizzava (breve prigionia e restituzione dei beni feudali e burgensatici già l'anno dopo), il destino di Cola Matteo resta legato a quello di Francesco Sforza, del quale già in quel 1443 risulta delegato ad importanti affari politici. Nella fase cruciale che porterà il condottiero ad insignorirsi di Milano, lo rappresenta efficacemente proprio nella città meneghina, tenendolo costantemente informato del susseguirsi degli eventi.

Morirà fra il 1453 e il 1454, dopo aver visto il figlio maggiore Giacomo cadere contro i veneziani.