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a cura di Vincenzo de Simone

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Clemente Tafuri (18 agosto 1903 – 11 dicembre 1971), pittore

Figlio di Giovanni, commerciante, e di Rosina Severino, frequenta a Napoli l'Accademia di Belle Arti, dimostrando sin dall'inizio la predisposizione ad una pittura vivace, nutrita di colore e di calore. È da considerarsi uno tra i maggiori artisti figurativi italiani del Novecento; figlio della tradizione del secolo precedente, riesce a ricostruire sulla tela la vita e l’essenza del suo tempo, la tragedia della guerra e le catastrofi della nostra epoca, con una drammaticità ed una potenza che lo pongono vicino ai grandi maestri del passato, Velasquez e Rembrandt tra i primi.

Sue opere sono ospitate nei più importanti musei (fra cui i Musei vaticani) e nelle più prestigiose collezioni private. Numerose e nelle maggiori città europee le mostre personali e collettive.

Nella pittura di Clemente Tefuri la verità assume un’eloquenza e una forza comunicativa che rivelano come l’Artista sia stato il degno erede di una tradizione, che è fatta di colore, ma anche di musica, di naturale armonia, di calore umano. La sua perizia di disegnatore si assomma all’esuberanza di una tavolozza nella quale la luce del meridione acquista il sapore dei frutti che quella meravigliosa terra esprime. Pietro Annigoni.

Tafuri entra nell’anima profondamente, con toni caldi e con un pennellare a volte così violento, a volte musicale, a volte carezzevole che rende il pathos dei suoi soggetti. Enrico Lama.

Egli dà alla pittura un significato umano, e in qualche modo un’illustrazione della guerra tra gli uomini nella lotta per la vita; e da ciò derivano delle rappresentazioni reali di miseria e di gloria… L’artista afferma un’arte di cui non si possono temere gli eccessi: e questa constatazione è, ahimè, troppo rara ai nostri giorni per non costituire il migliore omaggio. Patrick De Saint-Leu.

 

Clemente Tafuri, in alto: Alluvione nel salernitano; in basso: Autoritratto.