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A sinistra: Archivio di Stato di Salerno, Protocolli notarili, 5006, 1667. Pianta della Cattedrale realizzata allo scopo di assegnare i posti alle cariche ecclesiastiche e alle autorità civili in occasione delle celebrazioni. Dal punto di vista architettonico, si notano i pilastri degli arconi di ingresso al transetto, l'altare maggiore centrale, il recinto del coro, le colonne fra le navate e la mancanza delle cappelle laterali, che saranno realizzate con la ristrutturazione settecentesca. A destra: trasposizione della conformazione della Cattedrale prima della ristrutturazione su pianta in proporzioni reali. Le colonne fra le navate erano dodici per lato, di cui le ultime tre inglobate nella recinzione del coro; di esse quelle indicate in verde saranno rimosse per creare più ampie arcate, mentre le altre saranno inglobate nei grossi pilastri che oggi osserviamo. Il particolare rosso nel muro sinistro del coro rappresenta l'affresco che si vede in uno squarcio dell'ispessimento |
settecentesco. All'esterno del muro perimetrale destro, si allungava un terrapieno (area gialla) utilizzato come cimitero. Questo lato della Cattedrale aveva evidenziato problemi di stabilità fin dall'epoca dell'arcivescovo Orsini (1440-1449), che fece sostituire alcune colonne fra le navate, forse spezzatesi, con pilastri in muratura, su uno dei quali, quello sostitutivo della quinta colonna, lasciò il proprio stemma (freccia rossa); egli fece anche innalzare due contrafforti esterni (elementi 2 e 3), che, scavalcando con archi il cimitero, andavano a raggiungere il muro perimetrale. Circa un trentennio dopo, l'arcivescovo de Rocha (1471-1482) dovrà intervenire con un poderoso barbacane sull'angolo dell'abside destro (elemento 4). Infine, in assenza dell'arcivescovo Fregoso (1507-1533), nel 1525, il procuratore apostolico Lorenzo Gattinara farà edificare l'ultimo contrafforte (elemento 1). La ristrutturazione settecentesca sostituirà il cimitero con le sei cappelle di destra e i contrafforti saranno inglobati nella nuova struttura rimanendo sporgenti nella parte che già ne costituiva il piede oltre il limite del cimitero. Fra la quinta e la sesta cappella, un varco permetterà la conservazione del prezioso affresco che era stato realizzato nel cimitero, sotto l'arco costituito dal terzo contrafforte, segnando il limite su cui correva il muro guiscardiano. |
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In basso, a sinistra: il pilastro con stemma e i contrafforti fatti costruire da mons. Orsini. Al centro: il barbacane all'angolo dell'abside destro con lo stemma di mons. de Rocha. A destra: il contrafforte fatto costruire da mons. Gattinara con il suo stemma in cima. |
Sopra, a sinistra: il rapporto fra gli archi dell'XI secolo e quelli settecenteschi. Al centro: l'affresco nello squarcio della parete sinistra del coro. A destra: l'affresco nel varco fra la quinta e la sesta cappella di destra, una volta visibile nel cimitero. |
La Cattedrale di San Matteo presenta una anomalia architettonica costituita dal fatto che la navata destra, dal portale al fondo dell'abside, è più corta della sinistra misurata fra gli stessi punti. La cosa appare voluta e non dipendente da errori costruttivi, poiché a fronte di un perfetto parallelismo dei muri laterali guiscardiani, che correvano appena arretrati rispetto al fronte degli attuali pilastri divisori delle cappelle, la posizione ad essi obliqua della facciata e del lato relativo del quadriportico è ottenuta con ringrossi interni alla parete che vanno riducendosi verso destra, in modo da ottenere una parvenza di regolarità interna a fronte dell'irregolarità effettiva. Quando furono realizzati gli altri tre lati del quadriportico, il parallelismo dei muri laterali fu sostanzialmente mantenuto, mentre la facciata esterna fu anch'essa orientata come l'interna, per cui l'intero edificio venne ad essere più corto nel lato destro rispetto al sinistro. Potrebbe trattarsi di un adeguamento alle condizioni dell'ambiente in cui si operò, ma è poco probabile stante la sostanziale uniformità dell'inclinazione delle due facciate pur costruite a circa ottant'anni di distanza, quasi a perseguire un canone di tipo esoterico.
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Una ricerca senza pretese di esaustività ha evidenziato come edifici di culto caratterizzati dal lato destro più corto del sinistro o, se si preferisce, aventi la facciata obliqua con arretramento a destra rispetto ai muri laterali, è diffusa in modo notevole sia in ambito paleocristiano che romanico. Fra i diversi esempi, sono stati scelti quelli dell'immagine sopra, fra cui particolarmente significativo è Sant'Ambrogio, la cui planimetria evidenzia come ristrutturando l'antica basilica del IV secolo in canoni romanici (1088-1099), nella struttura sostanzialmente lineare, la facciata e il lato del quadriportico obliqui furono inseriti senza che vi fosse alcuna necessità di adeguamento ad una condizione ambientale contingente; questa chiesa somiglia alla Cattedrale salernitana anche per il piccolo |
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avanzamento dell'abside destro, che aumenta la differenza di lunghezza fra i due lati. Secondo Guglielmo De Angelis d'Ossat (Il problema delle facciate ad impianto obliquo nelle chiese paleocristiane in Corsi di Cultura sull'Arte Ravennate e Bizantina, XVIII, 1971) queste deviazioni avevano solo una funzione visiva: è noto che il volto e gli occhi umani si rivolgono istintivamente a destra. Secondo don Giuseppe Trecca, curato di inizio Novecento della chiesa di San Salvaro a Legnago, la facciata obliqua presentata da quell'edificio di culto rappresenta simbolicamente la torsione del Cristo crocifisso, col capo reclinato su un lato. Secondo i più, si tratta di torsioni delle planimetrie dovute a problematiche contingenti, anche se appare almeno singolare che tali problematiche si presentassero con tanta frequenza e sempre allo spigolo destro delle facciate. Fra il 1960 e il 1973, una campagna di scavi nell'area della basilica costantiniana del Santo Sepolcro a Gerusalemme permise il ritrovamento del perimetro originario del luogo di culto così come appariva al 1009, prima della distruzione da parte del califfo fatimide al-Hakim bi-amri Ilah e la ricostruzione avviata nel 1048 dall'imperatore Costantino IX e proseguita dai crociati. La pianta restitutiva evidenzia come il martyrium del complesso avesse la facciata obliqua rispetto ai muri laterali con arretramento a destra. Non sapremo mai cosa indusse gli architetti del IV secolo ad impostare in tale modo quella facciata, se necessità strutturali, motivi prospettici o canoni esoterici. Certo è che nei secoli a seguire, sia precedenti che successivi alla sua distruzione, quel modello sarà molto imitato, anche al San Matteo di Salerno. |
A lato: pianta restitutiva dal sito della Custodia Terræ Sanctæ. |
Atrio della Cattedrale con la fontana delle Paparelle oggi a Napoli, prima del 1825. |
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Philippe Benoist, aula e cripta, incisioni, 1850 circa. |
Abside centrale. A lato: immagine del fotografo svizzero Giorgio Sommer, anni novanta dell'Ottocento. In basso: xilografia dell'incisore tedesco B. Pfaff, stesso periodo. |
In alto: 1932, sistemazione all'epoca dell'area del coro con l'inferriata divisoria fra presbiterio e aula dei fedeli. A lato: abside destro, detto anticamente cappella della Crociata o di Giovanni da Procida, poi di san Gregorio VII, con la statua del Santo purtroppo sottratta al patrimonio della Cattedrale per essere trasferita al seminario di Pontecagnano. |
Anni quaranta del Novecento, altare maggiore barocco |
Nel settembre 1936 la campagna d'Etiopia era terminata da quattro mesi con la proclamazione dell'impero. A Salerno, era stato commissionato a Clemente Tafuri un grande dipinto (m. 6x4) raffigurante san Matteo da inviare in omaggio alla nuova provincia. Il 21 di quel mese l'opera lasciava la Cattedrale ed era portata con un affollato corteo al porto per essere imbarcata verso quelle terre lontane - scrisse il Bollettino della Diocesi - dove duemila anni orsono [san Matteo] portò e diffuse la parola di Cristo, incurante dei pericoli del clima malsano e del fanatismo dei selvaggi. In realtà, ad Addis Abeba la tela rimarrà per anni abbandonata in un deposito dei padri cappuccini e con la successiva guerra mondiale se ne perderanno le tracce. Al di là dell'evento, l'immagine è urbanisticamente rilevante poiché nostra in parte l'edificio che fino agli anni cinquanta del Novecento era addossato al lato sinistro della Cattedrale. |
Altra immagine che mostra l'edificio addossato al lato sinistro della Cattedrale oltre la pesante caratterizzazione barocca di facciata e campanile, anch'essa in parte rimossa negli anni cinquanta del Novecento. |
A sinistra: fermo immagine da un filmato dell'Istituto Luce dell'aprile 1931 che mostra l'allora aspetto delle gradinate della Cattedrale con fontana incassata e colonne di spoglio a sorreggere la balconata. A destra l'aspetto attuale. |
Curiosità: aprile 2016. I mosaici della Cattedrale di San Matteo ispirano la fantasia di un abitino di OVS, gruppo leader mondiale nell'abbigliamento. A indossarlo, nello scatto promozionale realizzato da Giorgia Benazzi, l'attrice e modella Margareth Madè, distesa sui marmi del duomo, quasi mimetizzata. Il vestito fa parte di una produzione limitata, Arts of Italy, che riproduce opere d'arte con lo scopo di devolvere l'utile al restauro dei monumenti rappresentati. |