Cronache Salerno, 22 aprile 2010 Torna in vita la cappella di San Ludovico a firma Rosanna Gentile Usato come deposito, il sito nascondeva importanti pitture murali trecentesche |
Questa immagine è stata riprodotta da questo sito, sul quale è presente fin dal 29 dicembre 2009. |
È stata inaugurata in questi giorni e in occasione della settimana della cultura la cappella di San Ludovico, facente parte del complesso dell’Archivio di Stato di Salerno, in piazza Abate Conforti. Maria Teresa Schiavino ci ha accompagnati nel sito medievale che finalmente ha ritrovato l’antico splendore. Usato come deposito, si ignorava completamente che sotto gli strati di pittura bianca ci fossero pitture murali antiche e che l’ambiente fosse una cappella. Dal 2009 sono stati messi appunto i lavori di ristrutturazione diretti dall’architetto Giovanni Villani, dal professor Antonio Braca e dalla responsabile del settore storico e artistico della Soprintendenza Rosanna Romano. Lavori eseguiti materialmente dalla ditta Prometeus di Marcello Ragone. “Il restauro – ci spiega Maria Teresa Schiavino – ha gettato nuova luce sul patrimonio artistico della Salerno angioina: nella cappella è venuto alla luce un affresco del XIV sec. raffigurante con ogni probabilità San Ludovico d’Angiò. |
Purtroppo ancora non sappiamo abbastanza su questo ambiente, ma deve trattarsi di una cappella privata”. Il sito rimarrà aperto per l’intera durata della settimana della cultura e potrà essere visitabile sempre, con prenotazione. Inoltre, sarà installata una porta vetrata per promuovere il sito, richiamando l’attenzione dei visitatori. L’edificio dell’Archivio di Stato salernitano, che in un lontano passato era la sede della Gran Corte Criminale, conserva intatta la cella in cui erano soliti attendere la sentenza i processati. Si tratta della piccola “cella Pisacane”, dedicata a Carlo Pisacane non perché ci sia stato fisicamente, ma perché in essa attesero giudizio alcuni dei superstiti della spedizione di Sapri. Secondo la tradizione in essa fu, invece, tenuto prigioniero il patriota Nicotera, dato storico che per il momento rimane leggenda dal momento in cui non è stato ancora provato dai documenti.
Cronache Salerno, 23 aprile 2010 La precisazione I dubbi sull'identità del Santo nell'affresco a firma Rosanna Gentile Già all'indomani dell'inaugurazione della cappella di San Ludovico, facente parte del complesso dell'Archivio di Stato di Salerno al civico 8, sono sorti dubbi sull'identificazione del santo dal quale prende nome. Un lettore, mediante una segnalazione giunta presso la nostra redazione, ha voluto sottolineare che l'attribuzione del santo Ludovico, che già avevamo definito "probabile" (quindi non sicura), non è certa, ma che anzi è totalmente sbagliata. Nello specifico, non sembra giusta l'interpretazione che ha visto nell'iconografia del santo che compare in una delle pitture murali il figlio secondogenito di Carlo II lo Zoppo e di Maria d'Ungheria, ossia San Ludovico d'Angiò, vissuto nella seconda metà del XIII secolo. Il quale, in seguito alla morte del fratello primogenito Carlo Martello, rinunciò ad essere erede al trono di Napoli e delle contee d'Angiò e di Provenza a favore dell'atro fratello Roberto, preferendo entrare nell'ordine francescano e divenendo santo nel 1317 con proclamazione di Giovanni XXII. Per il momento, come già abbiamo avuto modo di sottintendere, sembra azzardato conferire un'attribuzione certa al santo che compare nell'affresco trecentesco, sul quale gli addetti ai lavori stanno ancora effettuando i dovuti studi. Questi, tra l'altro, dovranno comprendere l'intero sito che, ricordiamo, è stato riportato alla luce solo di recente, grazie ai lavori di restauro partiti nel 2009, con la direzione dell'architetto Giovanni Villani della Soprintendenza Bap di Salerno e della storica dell'arte dott.ssa Rosanna Romano.
Cronache Salerno, 27 aprile 2010 La Cappella di S. Ludovico (Vincenzo de Simone) La restituzione alla fruizione pubblica della cappella di San Ludovico d’Angiò, sita nell’ambito dell’archivio di Stato, avvenuta il 19 scorso, ha riproposto una diatriba già suscitata all’epoca della scoperta in quell’ambiente di un affresco trecentesco raffigurante un santo vescovo di età giovanile. Allora, giugno 2008, frettolosamente, interpretando un passo della prima edizione di “Salerno Sacra” di Crisci e Campagna, lo storico dell’arte Antonio Braca suppose che il luogo di culto ritrovato fosse la chiesa parrocchiale di San Grammazio e, quindi, quel santo, il soggetto dell’affresco. Ciò che sfuggiva al dottor Braca era che la chiesa di San Grammazio era stata rasa al suolo nel 1670 e che nella seconda edizione, 2001, della stessa opera che citava era stato individuato l’ambiente dell’affresco come una delle tre cappelle al servizio della Regia Udienza. Necessario fu allora un intervento su queste stesse colonne, 24 giugno 2008, per chiarire, come curatore della seconda edizione di “Salerno Sacra”, che i documenti d’archivio citano quella cappella come San Ludovico, gentilizia prima dei della Porta, poi dei Guarna, infine dei de Samudio, prima dell’acquisizione, con le case soprastanti, da parte della Regia Udienza. Quindi, il giovane santo vescovo non poteva che essere Ludovico d’Angiò, vescovo di Tolosa, morto ventitreenne nel 1297 e canonizzato nel 1317. Queste informazioni, per altro già pubblicate sul sito “Salernostoria”, furono poste a disposizione della direzione dell’archivio e della “Prometeus” di Marcello Ragone, curatrice del restauro, e tacitamente acquisite dagli “addetti ai lavori” tant’é che il 19 scorso la restituzione alla fruizione pubblica del luogo di culto è stata presentata come la “Inaugurazione della Cappella di San Ludovico” e gli interventi degli oratori in tale ottica sono stati svolti. Stupore, quindi, ha suscitato la presa di distanza del dottor Braca (che contrariamente a quanto apparso anche su queste colonne nessun ruolo ha avuto nei lavori di recupero) tesa a dimostrare che l’affresco non rappresenta affatto san Ludovico d’Angiò, che si ignora la titolazione della cappella, che occorreranno studi accurati per identificare luogo di culto e santo. L’augurio al noto storico dell’arte è di buon lavoro. Certo è che gli sarà difficile identificare il luogo senza studiare le carte d’archivio; così come gli sarà difficile giustificare un san Grammazio (morto nel 490) con il saio del Poverello d’Assisi (regola del 1223) sotto i paramenti vescovili; e ancora difficile gli sarà trovare un francescano eletto vescovo nel Duecento, morto giovane, come l’affresco lo restituisce, e subito canonizzato che non sia Ludovico d’Angiò.
il Guiscardo, 30 aprile 2010 Cronaca d'un ritrovamento: il san Ludovico (Vincenzo de Simone) Nel giugno 2008 veniva alla luce, in un deposito dall’archivio di Stato di Salerno, un affresco raffigurante un santo vescovo di età giovanile. Il fatto emozionava, ma non stupiva, chi scrive, che già oltre un decennio prima, nel lavoro di curatore della seconda edizione di “Salerno Sacra”, poi pubblicata nel 2001, aveva individuato in quell’ambiente una delle cappelle della Regia Udienza. L’immagine rinvenuta non poteva che raffigurare san Ludovico d’Angiò, vescovo di Tolosa, morto ventitreenne nel 1297 e canonizzato nel 1317, al quale la cappella risultava dedicata nella documentazione a suo tempo studiata. In un giorno del novembre 1053, Gisulfo II donò ai conti Guaiferio e Alberto, suoi parenti, la chiesa di San Marco con tutti gli immobili annessi. L’atto di tale donazione sarà esibito il 12 agosto 1335 da Matteo della Porta insieme ad una genealogia che dimostra essere egli discendente da uno dei beneficiati dal principe e, quindi, legittimo possessore della chiesa, che era all’angolo di via delle Botteghelle con il largo Abate Conforti, e delle sue adiacenze, che comprendevano il sito oggi dell’archivio di Stato. Nel corso del tempo, l’isolato sarà diviso fra i vari rami della famiglia della Porta e se quello dei marchesi di Episcopio manterrà la proprietà dell’immobile oggi noto come palazzo Cavaselice ancora sul finire del XVII secolo, altri perderanno le loro parti, sia alienandole che per altri avvenimenti; e fu per un atto di ribellione di uno dei suoi esponenti, Francesco, che il ramo possessore dell’area oggi dell’archivio si vide confiscare le case e la cappella gentilizia che ne era parte. Impossibile stabilire quale fosse in origine il titolo del luogo di culto, certo è che i della Porta che lo possedettero, dopo la canonizzazione di Ludovico d’Angiò, ne avevano fatto affrescare l’immagine sulla parete destra e, in continuità all’icona, avevano fatto riccamente decorare la volta. Come spesso avveniva all’epoca, la nuova immagine non tardò a passare nella titolazione della cappella ed infatti come San Ludovico essa è citata il 16 marzo 1466, essendo posta sotto le case che erano state di Francesco della Porta e che nell’attualità erano possedute da Giovanni Guarna dopo essere state, a causa della confisca, nel demanio di Roberto Sanseverino, principe di Salerno. In seguito case e cappella passarono ai de Samudio di Napoli che le cedettero alla Regia Udienza; ancora nel 1616, pur essendo da tempo nell’ambito di quel tribunale, la cappella sarà citata come San Ludovico dei Guarna. La scoperta dell’affresco, come sempre avviene, scatenò una gara all’identificazione del luogo e del personaggio fra i molti esperti di storia locale che questa città annovera. L’ipotesi più bizzarra fra quelle esposte fu che il luogo fosse la chiesa parrocchiale di San Grammazio, di cui si sarebbe persa ogni traccia, e, quindi, il personaggio quel santo vescovo morto nel 490 all’età di quarantuno anni. In realtà, della chiesa di San Grammazio, lungi dall’essersi persa ogni traccia, si conosce perfettamente l’ubicazione: era sita sì al largo Abate Conforti, ma di fronte all’attuale archivio di Stato. Sarà rasa al suolo nel 1670 per permettere ai gesuiti la creazione del largo davanti alla loro chiesa, attuale Santissima Addolorata; la ritroveremo ricostruita nel 1692, ma certamente non sotto la Regia Udienza e certamente senza che vi ricomparisse miracolosamente un affresco trecentesco. Lo scorso giorno 19, ultimato il restauro condotto dalla “Prometeus” di Marcello Ragone, si procede, come recita la brochure di presentazione, alla “Inaugurazione della Cappella di San Ludovico”, con l’intervento di Amalia Galdi, che parla della figura di Ludovico d’Angiò, di Giovanni Villani, che tratta degli aspetti tecnici del recupero, di Rosanna Romano, che parla del restauro del dipinto definito “il San Ludovico”. Convitato di pietra, non invitato ad illustrare i documenti d’archivio che tratteggiano le vicende del luogo, è chi scrive, nonostante fosse stato espressamente convocato dalla direzione dell’istituto alcuni mesi or sono per una intervista televisiva sull’identità del luogo, che poi non avvenne per veti dall’alto. In alternativa, prende la parola Antonio Braca, il teorico del san Grammazio, che spiega come l’affresco non rappresenti affatto san Ludovico d’Angiò, che si ignora la titolazione della cappella, che occorreranno studi accurati per identificare luogo di culto e santo. L’augurio al noto storico dell’arte è di buon lavoro. Certo è che gli sarà difficile identificare il luogo senza studiare le carte d’archivio; così come gli sarà difficile giustificare un san Grammazio con il saio sotto i paramenti vescovili; e ancora difficile gli sarà trovare un francescano eletto vescovo nel Duecento, morto giovane e subito canonizzato che non sia Ludovico d’Angiò. |