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a cura di Vincenzo de Simone

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araldica, Granito - pagina collegata

 

L'Enciclopedia Storico Nobiliare italiana del marchese Vittorio Spreti e collaboratori attribuisce alla famiglia Granito, patrizi di Salerno, poi marchesi di Castellabate e principi di Belmonte, lo stemma riprodotto in figura 1, così blasonandolo: Troncato: d'azzurro e d'oro; il 1° al leone nascente del secondo linguato di rosso; il 2°a sei punte del primo in palo moventi dal lembo inferiore dello scudo. Si tratta di uno stemma che, in realtà, non trova riscontro nell'araldica di tale famiglia sopratutto nel dettaglio del numero delle punte moventi dal margine inferiore dello scudo e, conseguentemente, in quelle moventi dalla partitura, ma anche nel colore della lingua del leone.      

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L'insegna dei Granito più antica e di epoca certa di cui disponiamo è quella posta, figura 2, sul monumento funebre di Matteo, prima vescovo di Cava poi arcivescovo di Amalfi, morto nel 1638, che si osserva nella navata destra della cattedrale di Salerno, addossato al pilastro fra la III e la IV cappella. Come si vede, le punte moventi dal margine inferiore dello scudo sono solo quattro, mentre cinque sono quelle moventi dalla troncatura; con lo stesso numero di punte lo stemma sarà disegnato nel Manoscritto Pinto, circa alla metà del Settecento.

Monsignor Matteo, nato nel 1578 da Loisio e da Ovidia d'Afflitto, già parroco di Santa Maria della Lama, nel cui territorio la famiglia Granito possedeva il palazzo avito, appartenne alla penultima generazione del ramo principale dei patrizi di Salerno, poiché da suo fratello Francesco Antonio nasceranno soltanto Giovanni Loisio, che non avrà discendenti, e Giovanni Angelo, che sarò arcidiacono, alla cui morte, il 16 novembre 1669, la linea genealogica avrà termine. Ma nel Cinquecento un ramo del casato si era portato a Rocca Cilento e sarà l'arcidiacono Giovanni Angelo, il 12 settembre 1667, a testificare che essi erano un ramo della sua famiglia, quindi avevano diritto al titolo di patrizi di Salerno.

Ai Granito di Rocca Cilento appartenne Parisio, che nel 1733 acquistò il feudo di Castellabate e ne ottenne il titolo di marchese nel 1745. Il nipote Silvestro, figlio di suo figlio Angelo, sarà vescovo di Cava e Sarno dal 1818 al 1832 ed è il suo stemma, figura 3, a darci conferma del numero di punte presenti nella parte inferiore del troncato.

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Angelo, nipote di mons. Silvestro, in quanto figlio del fratello maggiore Gioacchino, sposò nel 1838 Paolina Francesca Pignatelli y Aimerich Pinelli Ravaschieri, Xa principessa di Belmonte, per cui la famiglia assunse quel titolo e il cognome Granito Pignatelli di Belmonte. Figlio di Angelo fu Gennaro, cardinale del titolo di Santa Maria degli Angeli, il cui stemma partito con l'insegna dei Pignatelli, figura 4, ancora conferma il numero delle punte mentre presenta il leone linguato d'oro.    

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 5 - il cardinale Gennaro Granito Pignatelli di Belmonte
figure 4 e 5 dal sito Araldica Vaticana