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a cura di Vincenzo de Simone

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Con la presa del potere da parte di Roberto il Guiscardo e l'esilio di Gisulfo II (1078) si estingueva il principato di Salerno e il titolo relativo, che era stato appannaggio delle dinastie longobarde per duecentotrentuno anni. Infatti, la dinasta degli Altavilla preferì l'appellativo di duchi di Puglia pur governando da Salerno. Poco meno di due secoli dopo, sarà la dinastia d'Angiò a ripristinare il principato di Salerno e a dare al titolo relativo un forte valore simbolico investendone l'erede al trono.

 

 

d'Angiò

 

 

Carlo II lo Zoppo (1254 – 1309), re di Sicilia (1285-1309)

Figlio primogenito di Carlo I d'Angiò, re di Sicilia (1266-1285), e di Beatrice di Provenza, sposò, nel 1270, Maria Arpad, figlia di re Stefano V d'Ungheria, seconda nella linea di successione a quel trono. Il padre gli conferirà il titolo di principe di Salerno (1271) aprendo la tradizione che vorrà gli eredi al trono angioino fregiati di tale titolo prestigioso sulla città parte del regio demanio. Fatto prigioniero nel 1284 dagli aragonesi durante la guerra del vespro, sarà liberato nel 1288 con il trattato di Campofranco, quando era già divenuto re di diritto per la morte del padre nel 1285.   

 

Carlo Martello (1271 – 1295), pretendente re d'Ungheria (1290-1295)

Figlio primogenito di Carlo II lo Zoppo e di Maria Arpad d'Ungheria, sposò Clemenzia, figlia del duca d'Austria Rodolfo I d'Asburgo (1287), che poi sarà imperatore. Nel 1289, il padre lo armò cavaliere e lo investì del principato di Salerno legittimandolo erede al trono. L'anno successivo, essendo morto il re d'Ungheria Ladislao IV, fratello della madre, questa gli trasmise i suoi diritti su quel regno, diritti che non riuscì a far valere lasciandoli al figlio Carlo Roberto, che siederà su quel trono (1309-1342) dando inizio alla linea d'Angiò Ungheria. Allo stesso tempo, premorendo al padre, non sarà neppure re di Sicilia.   

 

Roberto il Saggio (1277 – 1343), re di Sicilia (1309-1343)

Figlio terzogenito di Carlo II lo Zoppo e di Maria Arpad d'Ungheria, si ritrovò nel 1297 erede al trono di Sicilia e, conseguentemente, principe di Salerno, a seguito della morte del primo fratello, Carlo Martello (1295), e del fatto che il secondo, Ludovico, aveva rinunciato ai diritti sul trono (1296) vestendo l'abito francescano per diventare, quello stesso anno, vescovo di Tolosa. Roberto sposò (1297) Violante d'Aragona, sorella di Giacomo II, e, rimasto vedovo, Sancha de Maiorca (1304). Ebbe un solo figlio, Carlo l'Illustre, dalla prima moglie (1298), che gli premorirà nel 1328 senza essere stato investito del titolo principesco su Salerno. 

 

Giovanna I (1325 – 1382), regina di Sicilia (1343-1371). regina di Napoli (1371-1382)

Figlia primogenita di Carlo l'Illustre e di Maria di Valois, alla morte del padre (1328) si trovò ad essere la prima erede del nonno Roberto il Saggio. L'età infantile e il genere femminile la rendevano estremamente vulnerabile nei confronti delle pretese al trono dei vari rami della dinastia, per cui il nonno si affrettò (1330) a ufficializzarne la posizione e a trovarle un marito, che sarà Andrea, secondogenito di Carlo I d'Ungheria. Il contratto di nozze venne stipulato il 26 settembre 1333 e il giorno successivo Roberto creò la coppia principi di Salerno e duchi di Calabria. Andrea sarà assassinato nel 1345, anno in cui Giovanna darà alla luce il suo unico figlio maschio, Carlo Martello. Successivamente, sposerà Ludovico d'Angiò Taranto, Giacomo IV di Maiorca e Ottone IV di Brunswick. Nel 1371, rinunciò alle pretese sulla Sicilia cambiando il nome dello Stato da Regno di Sicilia a Regno di Napoli.

 

 

Carlo Martello (1345 – 1348)

Figlio unico di Giovanna I e di Andrea d'Angiò Ungheria, nacque nello stesso anno della morte del padre e la madre si affettò a sancirne lo status ereditario creandolo principe di Salerno. Con lui termina l'usanza angioina di attribuire all'erede al trono il titolo principesco sulla nostra città.     

 

 

Colonna

 

 

 

Giordano (? – 1422)

Figlio di Agapito V, signore di Genazzano, e di Caterina Conti dei signori di Valmontone, patrizio e generale napoletano, acquisì il 3 agosto 1419 (regnando Giovanna II) i feudi di Salerno e di Venosa con i titoli di principe sul primo e di duca sul secondo. Sposò Mascia Annibaldeschi   

 

Antonio (1408 – 1471)

Figlio di Lorenzo Onofrio, fratello di Giordano, e di Sveva Caetani, contessa d'Albe, ereditò nel 1424 il principato di Salerno già dello zio. Nipote anche di papa Martino V, con il favore di questi, insieme ai fratelli Odoardo e Prospero, intraprese una vastissima campagna di acquisizioni di feudi e rocche, sia in territorio della Chiesa che nel Regno di Napoli. Alla morte di Martino V (20 febbraio 1431), si trovò a dover giustificare i vasti possedimenti davanti al nuovo pontefice Eugenio IV, eletto il 3 marzo di quell'anno, che accusava i tre fratelli Colonna di appropriazioni indebite anche di denaro della Chiesa. Nello scontro che seguì intervenne la regina Giovanna II che ordinò la confisca del principato di Salerno e di ogni altro bene dei Colonna nel Regno. La pace, provvisoria, fra i Colonna e il papato si ebbe il 22 settembre 1431 e costò ad Antonio due risarcimenti per 75.000 ducati e 35.000 scudi e il principato di Salerno, che non gli sarà più restituito.        

 

 

Orsini

 

 

 

Raimondo (? – 1459)

Figlio primogenito di Pirro, conte di Nola, decorato conte di Sarno e di Atripalda nel 1426, regnando Giovanna II, passò al partito aragonese ottenendo (1448) da Alfonso I il principato di Salerno e il ducato di Amalfi. Fu Gran Giustiziere del Ragno. Sposò nel 1418 Isabella Caracciolo e nel 1436 Eleonora d'Aragona. Dopo la sua morte, i figli furono accusati di fellonia e si videro confiscati i domini di Salerno e Amalfi, che tornarono nel regio demanio.  

 

 

Sanseverino

 

 

 

Roberto (circa 1435 – 2 dicembre 1474)

Figlio secondogenito di Giovanni, conte di Marsico, e di Giovanna Sanseverino di San Marco, fu nel partito aragonese nella lotta che vide Ferdinando d'Aragona opposto a Giovanni d'Angiò. In tale ambito, nel 1462 assediò Salerno, che capitolò in settembre. Il 30 gennaio 1463 ottenne il possesso e il titolo di principe della città conquistata. Fu poi nominato grande ammiraglio del Regno e, il 7 luglio 1465, al comando della flotta aragonese, fu con Alessandro Sforza uno dei vincitori della battaglia di Ischia contro gli angioini che avevano occupato l'isola.

 

 

Antonello (circa 1460 – 1499)

Figlio primogenito, unico maschio, di Roberto e di Raimondina Orsini del Balzo, figlia del duca di Venosa, nel 1474, ancora minorenne, successe al padre nei vasti feudi di famiglia comprendenti il principato di Salerno, e, nel 1475, anche nel prestigioso ufficio di grande ammiraglio del Regno. Nel 1485 riunì una coalizione di baroni avversi al regnante Ferdinando d'Aragona (fra cui i Caracciolo principi di Melfi, gli Orsini del Balzo principi di Altamura e di Venosa, i Gesualdo marchesi di Caggiano, i Guevara principi di Teramo, i Senerchia conti di Sant'Andrea e Rapone) al fine di provocare un cambio dinastico con un ritorno della fazione angioina; ma la congiura fu scoperta e immediata fu la confisca di feudi e beni, per cui Antonello fuggì in Francia, da cui fece ritorno nel 1495 al seguito di Carlo VIII, nella speranza di recuperare beni e titoli. E, in effetti, una bozza di accordo fu trovata con il nuovo re Federico, ma poi i fatti precipitarono e si arrivò (novembre 1496) a un Antonello arroccato nel castello di Teggiano e un esercito federiciano all'assedio. Lo stallo della situazione consigliò un accordo che prevedeva per il ribelle la garanzia dell'immunità oltre a un indennizzo in cambio della resa, il che avvenne il 17 dicembre. Il 10 febbraio 1497 Antonello fu a Senigallia, presso il cognato Giovanni della Rovere. Morì il 27 gennaio 1499.    

 

 

Trastamara

 

 

 

Alfonso (1481 – 1500)

Figlio illegittimo di Alfonso II, re di Napoli (1494-1495), e di Trogia Gazzela, fu principe di Salerno dal 1485 alla morte avvenuta per assassinio. Fu il secondo marito di Lucrezia Borgia (1498-1500).

 

 

Sanseverino

 

 

 

Roberto II (1485 – 1508)

Figlio unico di Antonello e di Costanza, figlia del duca di Urbino Federico da Montefeltro, fu compagno del padre nell'esilio di Senigallia. Tornato nel Regno nel 1501 con l'esercito di Luigi XII di Francia (che sarà Luigi II di Napoli 1501-1504), da questi ottenne nel 1502 il privilegio per tutti i feudi avuti dal padre, fra cui il principato di Salerno. Con il trattato di Blois, che sanciva il ritorno del regno di Napoli ai Trastamara nella persona di Ferdinando III e prevedeva un ampio indulto per i baroni filoangioini, Roberto ebbe la conferma del principato di Salerno, della contea di San Severino e degli altri feudi storicamente della famiglia. Nel 1506, fu nella scorta che accompagnava in Spagna la principessa Germaine de Foix che andava a sposare il re cattolico. Qui sposò Mariana d'Aragona, figlia di Alfonso duca di Villahermosa, fratello naturale di re Ferdinando. Morirà ad Agropoli il 2 novembre 1508.  

 

Ferdinando (1507 – 1572)

Figlio, unico maschio, di Roberto II e di Mariana d'Aragona, nel 1508 fu il naturale erede del padre. Rimasto orfano anche della madre (1511), ebbe per tutore Bernardo de Villamarin,  conte di Capaccio, di cui sposò la figlia Isabella nel 1516, quando non aveva ancora dieci anni. Nel 1535 partecipò alla conquista della Goletta e di Tunisi al seguito dell'imperatore Carlo V (Carlo IV come re di Napoli), armando una galera e guidando con onore la fanteria italiana. Nel 1547, alla notizia che il viceré Pedro Alvarez de Toledo intendeva introdurre l'inquisizione  nel Regno, fu delegato, con Placido di Sangro, a recarsi a Norimberga per protestare con l'imperatore; ma Carlo V, nonostante fosse stato suo ospite a Salerno e a Napoli, si rifiutò di ascoltarlo, intimandogli di ubbidire al viceré. Tornato a Napoli in aperta rottura con il de Toledo, si vide avviato un procedimento per ribellione, eresia e sodomia, al che decise di abbandonare il Regno rinunciando ai propri feudi (1551). Diffusesi voci che tramasse con la Francia, Venezia e i turchi, fu convocato dall’imperatore e al suo rifiuto di comparire il de Toledo lo proclamò ribelle nell’aprile 1552, facendone sancire la condanna a morte dal Consiglio collaterale e l'acquisizione dei feudi al Regio demanio (1553).

 

 

Grimaldi

 

 

 

Nicolò (? – 1594)

Negli ultimi anni cinquanta del Cinquecento, la fame di introiti dell'imperatore Carlo V (Carlo IV come re di Napoli), portò alla messa in vendita dei feudi ex Sanseverino, fra cui la città di Salerno. Dopo un  possesso formale di Francesco Ferdinando d’Avalos, marchese del Vasto, cui la Città tentò di opporsi con la raccolta non riuscita di un riscatto, nel luglio 1572, regnando Filippo II succeduto al padre Carlo IV, la città fu ceduta a Nicolò Grimaldi, già possessore del ducato di Eboli, che divenne anche principe di Salerno. Si trattava di uno dei figli di Agostino, nobile banchiere in Genova, e di Bettina Centurione Becchignone, che affidò la gestione del principato al figlio Meroaldo. Fu la protervia di questi ad indurre l'Università ad una nuova raccolta di un riscatto facilitata da un tracollo finanziario del principe che lo metteva in mora verso il Regno, per cui, il 9 aprile 1590, in Napoli, alla presenza del viceré Juan de Zúñiga y Avellaneda e dei procuratori della Città Marcantonio Ruggi, Pompeo de Ruggiero e Gian Vincenzo Quaranta, veniva rogato l’atto che riportava Salerno nel Regio demanio per la somma di 60.000 ducati, con il divieto di ogni altra vendita futura.

 

 

Borbone Napoli

 

 

Leopoldo (1790 – 1851)

Quattordicesimo figlio di Ferdinando I e di Maria Carolina d'Asburgo-Lorena, per lui fu ripristinato il titolo di principe di Salerno che tenne dal 1817 alla morte.