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a cura di Vincenzo de Simone

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Alferio Pappacarbone († 12 aprile 1050), fondatore e primo abate della badia di Cava (1011-1050), santo

Nobile salernitano, ministro alla corte di Guaimario III, Alferio fu inviato, nei primi anni dell'XI secolo, per una ambasceria in Germania e in Francia. Attraversando le Alpi Cozie fu colto da un malore che lo costrinse ospite nella badia di San Michele della Chiusa; in quell’ambiente maturò un ardente desiderio di pace che lo portò, qualche anno dopo, ad emettere la professione monastica nell’abbazia di Cluny e ad essere elevato al sacerdozio.

Ritornato a Salerno su pressione del Principe che intendeva impegnarlo in una riforma dei monasteri cittadini, si sottrasse alla vita di corte ritirandosi con due compagni a vita eremitica nella grotta Arsicia della Cava. alle falde del monte Finestra (1011). Nel 1025, con un gesto di generosità, Guaimario III e il figlio Guaimario IV vollero attestare il loro affetto ad Alferio, definito spirituali patri nostro, donandogli la proprietà della vallata formata dal fiumicello Selano a ridosso della grotta e l'ampia zona sovrastante su cui poi sorgerà l'attuale frazione Corpo di Cava dei Tirreni, con il diritto all’indipendenza del monastero che vi sarebbe sorto nel governo spirituale e materiale. Alferio improntò la sua vita e quella dei suoi compagni ad una forma media fra l’eremitica e la cenobitica, non volle perciò che il numero dei suoi monaci oltrepassasse il dodici, facendo di questa limitazione un precetto rigido che ritratterà soltanto poco prima della morte.

Fra i discepoli che accorsero a vestire l’abito monastico sotto la guida di Alferio va ricordato Desiderio, congiunto dei principi di Benevento, che sarà abate di Montecassino (1058-1087), papa con il nome di Vittore III (1087) e beato.

Alferio muore la sera del giovedì santo del 1050 ed è sepolto nel cimitero abbaziale. Pare avesse l’età di centoventi anni. Sarà proclamato santo con decreto di papa Leone XIII del 1893. Si commemora il 12 aprile.