i brani che propongo sono non nuovi ed hanno suscitato varie discussioni
anche se temo siano rimaste confinate, per lo più, in ambito accademico (J.M.Baumagarten
"Does TLH in Tmple Scroll rfer to Crucifixion?; "Sudies in QUmran Law",
LEiden 1977,ecc..). Quella che propongo é, comuqnue, una nuova possibilità
interpretativa che, a mio avviso, conferma l'essenicità di Gesù ed apre una
prospettiva diversa: quella di una guerra intestina ai limiti della stato di
guerra civile tra Esseni e Farisei.
Cominciamo con la prima notizia (non nuova) che, credo, sconvolgerà alcuni
sostenitori della colpevolezza romana nella crocifissione di Gesù:
La crocifissione era una procedura in uso anche tra i farisei.
Infatti uno dei testi Qumramiani reca quanto segue:
Rotolo del Tempio LXIV (Trad. Elio Jucci ) : [7]Se vi sarà
quaalcuno che
tradisca il suo popolo e divulghi notizie dannose al suo popolo in favore
di una nazione straniera, o compia qualcosa di male verso il suo popolo, [8]
lo appenderete a un albero finché muoia. Di fronte alla testimonianza di due
testimoni o di fronte (alla testimonianza) di tre testimoni [9] sarà messo a
morte: lo appenderanno a un'albero. Quando in un uomo c'è un peccato che lo
renda reo di morte ed egli si rifugi [10]fra le nazioni e maledica il suo
popolo e i figli di Israele, appenderete anche lui a un albero [11] perché
muoia.Ma non lascerai i loro cadaveri appesi all'albero, anzi dovrai dar
loro sepoltura nello stesso giorno, poiché [12] coloro che sono appesi a
un albero sono una maledizione per Dio e per gli uomini e non devi
contaminare la terra che io[13] ti stò per dare ( "ti do", trad.
Martone-
Martinez) in eredità.
Le obiezioni potrebbero essere due:
1) La prima é che la Torah vietava la crocifissione, ma questo testo convalida
una eccezione, peraltro seguita anche da Ircano, relativa ad accuse gravissime
quali il tradimento o il peccato grave, la fuga ed il rinnegamento del proprio
popolo
2) Il testo é stato trovato a Qumran e quindi é classificabile come esseno.
In realtà questa associazione viene immediatamente messa in dubbio dalla
osservazione che gli Esseni non praticavano il Tempio che ritenevano violato
nella purezza, dai farisei tanto da rendere necessaria una sua riedificazione
fisica. Nel contempo essi si tenevano comunque allineati al calendario della
successione sacerdotale (calendario solare esseno allineato al calendario
farisaico ed alla successione sacerdotale, vedi es.:4Q321) per
quando avrebbero ripreso ad abitare a Gerusalemme e cioè 6 anni prima
dall'avvento dell'era messianica (vedi Rotolo della guerra).
Dio conseguenza il testo che contiene comunque, chiari riferimenti esseni sia in
riferimento alle feste, che al calendario esseno oltre che a diversi costumi,
va, a nostro avviso, comunque inquadrato nell'ottica di documento che tiene
traccia di quelle norme che si sarebbero dovute applicare alla ricostruzione del
Tempio di Gerusalemme con l'avvento dell'era messianica.
Ma quest'ottica non può essere l'unica. Il testo appare talmente vivo e fattivo che sembra, comunque, riportare costumanze reali ed in uso al Tempio (ovviamente da parte Sadducea e Farisea) che vengono accettate ed assorbite anche in ambito Esseno.
Infine va notato che su un argomento essenziale come quello della modalità
della pena di morte, sarebbe stato difficile mettere in pratica una norma
sacrilega se non vi fosse stato comunque, un comune modo di sentire tra Farisei
ed Esseni su questo specifico argomento.
Tornato al reato che poteva portare alla pena per crocifissione, la ipotesi
di peccato grave e fuga sembra difficilemntee applicabile a Gesù mancando
del tutto notizie su precedenti condanne che, a questo punto, avrebbero dovuto
riguardare gli anni precedenti a quelli della vita pubblica ed é ben strano che
si proceda solo dopo 3 anni all'arresto ed alla condanna definitiva.
A farci scartare questa ipotesi é, inoltre, la constatazione che i Farisei e
i Sacerdoti, dopo l'arresto cercarono di trovare, sensa successo, due testimoni
di accusa (quelli di cui parla il testo) a conferma che non poteva esserci
stato un precedente processo e la fuga prospetatte cone reato cui applicare la
morte per crocifissione.
L'accusa é, quindi, quella di alto tradimento. Ma su cosa é fondata?
Ricordiamoci cosa dice Gesù suscitando, per la prima volta ed al primo incontro
con i Sacerdoti ed i Farisei in Gerusalemme, suscitando la loro ira:
Matteo 21.43 "E Perciò io vi dico: Il Regno di Dio vi sarà torlo e
sarà dato ad un popolo che lo farà fruttificare"
E' questa la frase che seguita al gesto di ingresso regale in Gerusalemme, da ai
sacerdoti spunto per l'azione legale contro Gesù.
Lo loro azione non pare affatto immotivata, infatti Gesù non solo si
dichiara re, tradendo quindi il suo re, ma dichiara che il Regno di Dio, che per
i Farisei non poteva che essere Israele, sarebbe stato consegnato ad un'altro
popolo.
Sebbene, nella ipotesi essena, Gesù parlava chiaramente dei "Molti" o
dei "Poveri" o degli "Umili" tutti termini usati dagli
Esseni per definire se stessi (essi non usano mai per loro la parola
"popolo"), i Farisei e i Sacerdoti non potevano che interpetrare male
e quindi come tradimento, quella frase sbattuta loro in faccia nel Tempio subito
dopo l'affronto dell'ingresso trionfale in Gerusalemme.
Infatti, il Vangelo di Matteo, segue dicendo "i sacerdoti ed i farisei
(e non altri) capirono che si riferiva a loro".
A questo punto é più che giustificata la frase pronunciata nella prima lettera
di Paolo: quella ai Tessalonicesi:
Tessalonicesi I 2,15 e seg "...dei Giudei, i quali hanno persino
messo a
morte il Signore Gesù e i profeti e hanno perseguitato anche noi; essi non
piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini."
La colpa viene, furbamente, dal fariseo Paolo Fariseo estesa a tutti i Giudei,
mentre in realtà sono esclusi gli Esseni.
L'ultima obiezione potrebbe essere l'automaledizione che "il popolo"
attira su se stesso alla morte di Gesù, ma la cosa si risolve subito osservando
che gli Esseni usavano per loro vari termini, ma mai il termine
"popolo", con il quale designavano tutti gli altri figli di Israele.
Si chiarisce così anche l'apparente contraddizione tra il popolo che acclama
Gesù all'ingresso in Gerusalemme (chiaramente esseno) e quello che lo condanna
di fronte a Pilato.
Oggi comprendiamo anche perchè il popolo che acclama Barabba é così
furioso contro Gesù: l'accusa era quella più infame: ALTO TRADIMENTO.
Si profila così una guerra non tra ebrei e Romani, che ci fu ma che
evidentemente é solo una componente aggiuntiva nell'assassinio di gesù, ma una
lotta intestina tra Esseni e Farisei e quindi questi e i giudeo-cristiani.
Ciò spiega l'accanimento e le persecuzioni contro i giudeo-cristiani volute dai
Sacerdoti che leggiamo in Atti e spiega anche perché, tra tutti i popoli ebrei,
i Romani consentirono solo agli esseni di insediarsi, dopo la distruzione di
Gerusalemme, a Gerusalemme sul monte degli Ulivi, ove rimasero indisturbati fino
alla estinzione.
Evidentemente gli Esseni, divenuti giudeo-cristiani, seguirono l'invito di
Gesù ad abbandonare Gerusalemme senza voltarsi indietro. Essi quindi si
recarono a Pella per rientrare a Gerusalemme solo dopo la distruzione ben accolti
dai Romani poichè non si erano uniti alla rivolta.
Quindi il quadro é quello di una guerra civile tra Farisei ed Esseni che si
affianca a quella tra Zeloti e Romani, Gesù non fu ucciso come Zelota dai
Romani, ma come traditore esseno dai farisei.
In particolare il momento dell'arresto sembra costruito per evitare una rivolta,
non di tutto il popolo, ma della componente essena che, evidentemente, é quella
che accoglie Gesù come un re all'ingresso in Gerusalemme.
Ricapitolando, il fatto, poi, che Gesù si sia autonominato re entrando come
tale in Gerusalemme, configurava già il reato di lesa maestà che equivale ad
un colpo di stato e quindi al tradimento del re di Israele e di Israele stesso.
Questo dato aggravato dalla suddetta frase porta all'arresto ed alla condanna
per crocifissione sicuramente gradita anche ai Romani, ma fortemenet voluta in
ambito Farisaico.
Approfondiamo, però, il momento dell'arresto per capire come i Farisei
riuscirono ad eludere l'opposizione Essena.
La casa di Caifa é situata a sud ovest di Gerusalemme all'interno del quartiere
esseno di Gerusalemme a pochi passi dalla Porta degli Esseni che si trova a sud
ovest di Gerusalemme.
Il Monte degli Ulivi é situato a sud est di Gerusalemme subito sotto la città.
Durante quella notte (13 Nisan, vigilia di pasqua essena) il quartiere esseno é
vuoto poichè era vietato uscire durante la vigilia di pasqua.
Gli unici usciti in deroga alla legge, sono gli apostoli, autorizzati da Gesù.
Essi si sono recati nel cimitero di Gerusalemme sul monte degli Ulivi (vedi asul
sito inerenti gli scavi della Dominus Flevit).
All'arresto ci sono solo i 12 che non possono reagire ai 600 uomini inviati da
Caifa.
I 600 uomini erano stati prestati a Caifa da Pilato poichè, pur non essendo quella notte sacra per i Farisei ma solo per gli Esseni, e pur non essendoci in giro per Gerusalemme Esseni chiusi nelle loro case per la pasqua, un arresto nella notte era vietato agli ebrei.
Gesù consiglia a Pietro di rinfoderare la spada contro una inutile
resistenza.
Gesù, nella notte, é portato alla porta degli esseni e da li, attraverso la
breve scalinata che porta all'interno del quartiere esseno, a soli 100 metri
dalla scala, viene introdotto nel palazzo di Caifa ove avviene la verifica
processuale (non un processo vietato di notte e sicuramente non praticabile se
non nel sinedrio).
Nessuno reagisce perchè tutto il percorso avviene all'interno del quartiere
esseno totalmente vuoto quella notte.
I due testimoni, come richiesto dal Rotolo del Tempio, ci sono ma sono discordi:
la condanna non può essere portata al Sinedrio il giorno dopo: é necessario
trovare un'altra soluzione.
Si attende il mattino.
Gli Esseni, per i quali quel giorno é Pasqua, non possono allontanarsi dal
quartiere esseno più di poche centinaia di metri.
Sono esattamente quelli che fanno per andare fuori città e celebrare il rito
della preghiera del mattino celebrata oltre le mura di Gerusalemme inginocchiati
verso il sole.
Usati questi passi che già erano al limite del numero massimo che poteva
essere compiuto durante una Festa come quella pasquale, non avrebbero,
praticamente, più potuto muoversi dalle loro case dopo il rientro dalla
preghiera mattutina.
Alle prime luci del mattino gli Esseni escono, come previsto, dalla porta degli
Esseni e
lasciano di nuovo vuoto il quartiere.
Gesù in catene é portato da Pilato percorrendo tutto il quartiere esseno
uscendo da esso ed andando al centro della città ad est ove era il palazzo di
Erode e probabilmenete anche il domicilio di Pilato (subito fuori dal quartiere
esseno).
Nessuno degli esseni saprà nemmeno ciò stà succedendo.
Pilato non può condannare Gesù poichè non ci sono gli estremi e la lesa maestà
non é provabile, si arriva alla estrema ratio: non potendo più tornare in
dietro (Gesù libero avrebbe di certo scatenato la rivolta) si ci appella alla
folla.
La folla é costituita da tutti tranne gli Esseni, ecco perchè si verifica la
contraddizione apparente consistente nella fatto che, chi apparentemente aveva
festeggiato Gesù, successivamente ne incita la condanna.
La soluzione alla impossibilità dlela condanna processuale é, quindi, il
giudizio plebiscitario.
I Farisei sono quindi i colpevoli della condanna e pronunciano la famosa frase
"il suo sangue ricada su noi e sui nostri figli", con la quale si
assumono la piena paternità dell'omicidio, divenuto, in tal modo, atto legale.
Esseni gerosolomitani, ripeto, non ve ne sono perchè quella giornata per loro
era considerata alla stregua del sabato ed il loro percorso massimo era già
stato bruciato
per la preghiera. Probabilemente di quanto stà succedendo non sanno nulla.
Per evitare la loro partecipazione, la condanna viene svolta sul Golgota, a Nord
Est di Gerusalemme, fuori le mura della città alla massima distanza dal
quartiere Esseno.
Nessuno esseno parteciperà se non i dodici e le donne al fianco di Gesù.