Oggetto di intervento di restauro sistematico, per la Soprintendenza
BAPPSAD di Salerno e Avellino la Chiesa di Santa Maria Assunta di
Pernosano è esempio, dal 1996, di "Cantiere della
Conoscenza", aperto cioè alla divulgazione in itinere delle
delicate fasi operative. Sorta su di un sito pagano, la chiesa è
citata in un documento del 1195 in cui si fa risalire la sua
costruzione a Landolfo I, principe di Capua e Benevento dal 910 al
943. A causa del progressivo interramento e della grande umidità,
nel 1655 fu costruita una nuova chiesa sui resti della precedente
sullo stesso luogo sul quale esisteva un tempio dedicato ad Augusto,
riutilizzandone gli antichi marmi (Remondini, Della Nolana
Ecclesiastica Storia, 1747). L'indagine archeologica, che non ha
interessato i livelli sottostanti il piano di calpestio medioevale,
al momento non ha permesso di confermare tale ipotesi. La
configurazione planimetrica della chiesa altomedievale si basa su
una complessa matrice geometrica richiamata dall'intreccio dei
cerchi del velario dell'abside centrale, al momento unico esempio
conosciuto di tale motivo ad affresco che propone, sui due registri
superstiti, soggetto zoomorfi, tipici delle stoffe irano-sassanidi.
Gli affreschi che un tempo impreziosivano l'edificio sacro, se pur
frammentari, costituiscono una fonte preziosa per ricostruire le
fasi di vita della chiesa in quanto il sito è collocato sulla linea
di confine contesa tra il principato longobardo di Benevento, quello
di Salerno ed il ducato bizantino di Napoli e, pertanto, in un'area
soggetta ad alterne influenze socio-culturali, preannunciando
soluzioni stilistiche dell'ambiente romano e stabilendo punti di
contatto con i cicli pittorici di Cimitile, Capua e delle catacombe
di San Gennaro a Napoli. Il rinvenimento di affreschi raffiguranti i
santi della Chiesa nolana costituisce la più antica iconografia dei
tre pastori della Diocesi: S. Felice Martire è ricordato come primo
vescovo dai nolani, pur in assenza di fonti che ne abbiano attestato
l'esistenza. Quella di Pernosano, dunque, è la prima a documentare
l'immagine del Santo in abiti vescovili a conferma di un culto ben
radicato nel territorio e nella chiesa locale. Massimo, secondo
vescovo nolano, è ricordato nel martilologio beneventano. Paolino
da Bordeaux, primo poeta latino della cristianità, lega le sue
esperienze a quelle di S. Ambrogio, S. Gerolamo e S. Agostino;
divenuto vescovo nel 409 ha fondato i siti che oggi corrispondono
alle Basiliche Paleocristiane di Cimitile. I frammenti lapidei
rinvenuti sono costituiti sia da materiale di spoglio di età romana
(frammenti di trabeazione, materiale altomedievale: pilastrini,
transenne, plutei e capitelli, stilisticamente vicini alla
produzione figurativa che si ritrova in altre aree culturali
dell'Italia centro meridionale, molto diffusa in Campania fra IX e X
secolo; se ne ritrovano esempi, infatti, in Sant'Aspreno e S.
Restituta a Napoli, nel protiro di San Felice in Pincis e dei SS.
Martiri a Cimitile. I frammenti di pilastrini esibiscono un
repertorio figurativo familiare ai lapicidi altomedievali: tralci di
vite con andamento sinusoidale e con decorazioni vegetali centrali,
combinate talvolta con uccelli. Significativi il pluteo con
ippogrifi che affrontano un toro, conservato presso il Seminario
Vescovile di Nola, e quello conservato nel Castello di Lauro, la cui
provenienza è attribuita al sito di Pernosano, raffigurante
l'albero della vita con ai lati due cervi. |