Problemi
sollevati dalla ricostruzione fino ad oggi proposta per il sito
Gli studiosi
moderni sono concordi nel ritenere che il primo edificio religioso
del complesso, realizzato nel IV secolo, sia stata l'aula nata
attorno la Tomba di Felice con una orientazione nord sud e con
abside a nord. Tale abside, come risulta dall'epistolario di
Paolino, era, ancora esistente quando egli vi giunse ma era
inglobata nella parete nord di una basilica con orientazione
est-ovest ed abside ad est, realizzata con colonne in "rozza
successione". Concorde
é anche la tesi secondo la quale prima della nascita
dell'edificio contenente la tomba di Paolino una serie di edifici
funerari di origine pagana si sviluppasse ininterrottamente
lungo il lato ovest del complesso aprendovi con piccole finestre e
presentando ingressi verso est. A
nord alcuni edifici più piccoli e sempre rettangolari, contenevano
altre sepolture tra cui quella dello stesso Felice e presentavano
ingressi a sud. Ad
est sono accertati almeno altri due edifici funerari con ingresso ad
ovest. Si
veniva, così, a determinare una sorta di "peristilio" che
aveva al centro un grosso ed alto mausoleo corredato due edifici
funerari più piccoli ad est e ad ovest con ingressi verso sud. La
ricostruzione proposta e la tesi archeologica, solleva vari dubbi
connessi, per lo più, alla totale discordanza con la testimonianza
di Paolino. Sappiamo
da Paolino, infatti, che la tomba di San Felice era collocata al
centro di un orto mal coltivato che forniva pochi frutti. Nulla
ci viene detto in merito ad edifici funerari diversi da quello di
Felice, nè tantomeno di tombe pagane o non. Paolino
ci parla di 4 basiliche già esistenti prima del suo arrivo, di un
porticato che egli aveva fatto edificare al tempo della sua missione
in Campania come governatore e di un "tugurio", con
probabile estensione longitudinale che egli aveva adoperato come
sede del suo monastero. Sappiamo,
inoltre che l'unico edificio con orientazione diversa da quella
adoperata al tempo per gli edifici sacri (ingresso ad est) fu la
basilica da lui costruita ed anche che già alla fine del IV secolo,
esistevano ben 4 basiliche nel sito; non si spiega, quindi, nè la
orientazione nord sud proposta per la grande Aula, nè la
orientazione est ovest con ingresso ad ovest della Basilica Vetus. A
ben guardare le tombe più antiche e pagane, peraltro con
orientazione ovest-est ed assolutamente prive di corredo funerario,
sono collocate o all'interno dell'edifico che campeggiava in questa
sorta di peristilio funerario (sede della Basilica dei Martiri), o
lungo in margine est di questo all'aperto, o a nord in piccoli
edifici rettangolari. In
buona sostanza non si hanno prove che la lunga fila di edifici
rettangolari che si estende ad est del complesso ospitasse tombe.
Gli unici edifici che sono stati adoperati per contenere tombe
terragne e pensili, in questa lunga fila, si trovavano nelle
immediate vicinanze della tomba di Felice ma sono stati riempiti con
tombe a strati in epoca cristiana e non si hanno prove di una
presenza di uno strato pagano sul fondo. Inoltre
gli edifici più studiati (nord est) di tale fila, presentano
notevoli e singolari anomalie. Dal
Chierici sappiamo che si trattava di edifici di "almeno due
piani", con soglie in marmo e stipiti, con ingressi ad est
(tranne l'ultimo edificio che chiudeva a nord l'atrio) a doppio
battente e porte di almeno un metro di larghezza e con finestre che
davano tutte verso ovest. Se,
allora, questa serie di edifici rettangolari in fila da nord a sud,
collocati ad est del sito, non era adibita ad uso funerario,
cos'altro poteva essere?
I primi
studi
Purtroppo l'aspetto che rende
più importante il sito, e cioè l'essere il più antico monastero
d'Europa giunto fino a noi dopo quello di Martino di Tours, e la
identificazione problematica delle celle del monastero, non hanno
suscitato, negli studiosi moderni, la attenzione che il problema avrebbe
meritato e che aveva acceso la fantasia dei primi storici e studiosi
del complesso come il Leone, il Canina,il Remondini e per ultimo il
De Fleury che trascorse nel sito cimitilese ben 2 anni della sua
vita dedicandovi tempo ed attenzione davvero inusuale. Il
Charles Rohault De Fleury ritenne il complesso di tale importanza da
dedicarvi una lunga e dettagliata monografia con cui concluse la sua
immensa opera "La Messe", iniziata dal padre, altro grosso
archeologo di fine 800, dedicata alla storia dell'arte cristiana ed
a tutto ciò che afferisce al rito messale (Chiese, Altari, Cibori,
Tuniche ecc...). Nella
introduzione a tale monografia il De Fleury segnala come essa sia il
migliore compendio e la migliore sintesi di tutto quanto scritto nel
suo libro, proprio perché Cimitile rappresentava evidentemente, a
suo avviso, il più completo e complesso esempio di ciò che é
stata la storia del cristianesimo Europeo. Tornando
al Monastero diverse sono le ipotesi formulatein passatoi ed in maniera più o
meno documentata. L'ingresso
Si parte da
quella di Ambrogio Leone che, proponendo l'ingresso a ovest su via Portelli
ove era l'ingresso al complesso fino agli anni 50, identificò in
quest'area l'insieme degli alloggi e degli atri descritti
nell'epistolario Paolino. Segue
la ricostruzione del Remondini rivisitata successivamente dal De
Fleury. Tale ricostruzione che, all'estrema fantasia associa un
incomprensibile errore nella orientazione complessiva della mappa,
propone un ingresso opposto a quello proposto da Leone, e quindi ad
Est. 
Segue,
per ultima, quella del De Fleury: 
Il
De Fleury é, come mostra la ricostruzione, il primo ad intuire ciò
che sarebbe stato accertato dagli scavi successivi: la Basilica Nova
manteneva originariamente, orientazione nord - sud ed intersecava la
basilica Vetus (Basilica di San Felice) in un atrio centrale
con un vaso ancora presente al tempo di De Fleury (1887),
rappresentato tra le due basiliche nella pianta e misteriosamente
scomparso negli anni successivi. Non
disponendo di dati di scavo, invece, a differenza di quanto é stato
accertato successivamente, il De Fleury suppone che l'abside
originaria della Basilica Vetus fosse ad Ovest, mentre é accertato
che tale abside é successiva e che quella originaria, unica e non
tripla, come raffigurato dal Remondini, era ad est. In
entrambe i casi, però, il vestibolo di accesso, decantato da
Paolino poiché chiaramente visibile da lontano e riferimento per i
pellegrini, é collocato ove oggi si trova il sagrato della
cattedrale di San Felice affacciato sul cardo al lato est. Tale
collocazione é, però, alla luce delle conoscenze attuali,
impossibile poichè l'antica abside della Basilica Vetus, come
detto, é stata
rivenuta proprio lì dove il Remondini ed il De Fleury ponevano tale
vestibolo. Di
recente il Mercogliano, nella suggestiva ricostruzione
tridimensionale disponibile presso il negozio sito all'ingresso
delle basiliche, propone l'ingresso del complesso al lato opposto,
riprendendo la tesi del Leone, e
quindi ad Ovest lungo lungo la strada ove si trovava l'antico
ingresso prima dell'apertura di quello attuale: oltre l'arco Santo,
lungo l'antico cardo. Noi,
invece, abbiamo ritenuto che lo sviluppo del complesso, partito dal
lato sud con una possibile origine colonica, si sia poi evoluto verso nord occupando via via tutti e tre gli iugeri in precedenza
adibiti a coltivazione. Nella
immagine sottostante proponiamo la struttura da noi ipotizzata con
la indicazione delle diverse unità che componevano il sito, desunte
sulla base delle indicazioni fornite da Paolino nei suoi scritti. 
Le
celle
Le celle sono
stare diversamente collocate dagli studio in passato. Il
Remondini le suppone, probabilmente, collocate all'estremo lato
ovest lungo il muro perimetrale che collegava le basiliche di Santo
Stefano e San Tommaso. Il
De Fleury, invece, parrebbe collocare l'edificio residenziale nella
zona est all'esterno del complesso e prospiciente il vestibolo
d'ingresso. Nessuno
dei nuovi studiosi, ad eccezione del Mercogliano e noi, azzarda
ipotesi. Il
Mercogliano propone una suggestiva possibilità collocando, nella
sua ricostruzione 3d, le celle sopra le navate della della Basilica
Vetus e di quella Nova poggiando la sua ipotesi sulla affermazione
di Paolino che indica come dalle camere degli ospiti si potevano
osservare le tombe dei martiri collocate sotto gli altari. Noi,
riteniamo,invece, che le celle dell'antico monastero siano ancora oggi
chiaramente visibili ad ovest della Basilica dei Martiri e
corrispondano a quelli che sono stati ritenuti, dagli studiosi,
mausolei funerari. Le
ragioni che adduciamo per tale tesi sono molteplici. Alla
questione meramente logica data dalla sequenza di sviluppo da sud a
nord partendo dal decumano principale e dalla casa colonica su esso
insistente che riteniamo fosse quella ricordata da Paolino nel suo
epistolario, si aggiunge l'osservazione stratigrafica. Il
piano più basso su cui insiste il primo strato di tombe nella
Basilica dei Martiri é sito a circa 2,15 mt sotto il piano attuale
di calpestio. Sulle
tombe appoggiate a tale livello sono visibili gli affreschi
stratigraficamente più bassi del complesso (quelli
veterotestamentari della Cappella di San Giacomo, uno dei tre
ambienti della Basilica dei Martiri), che riteniamo a torto
collocati al IV secolo ma in realtà realizzati intorno al III (vedi
introduzione storica e comparazione con gli affreschi identici del
III secolo siti nelle Catacombe di San Gennaro) Il
piano, invece, su cui insiste la fila rettilinea dei presunti
mausolei ad ovest é sito a 2,45 metri e quindi a soli 30 centimetri
sotto quello degli edifici originari che costituirono la Basilica
dei Martiri. Tale
lieve differenza, che in assenza di una precisa analisi
stratigrafica dei depositi può essere anche associata alla
orografia del terreno, é sicuramente, incompatibile con la
differenza di 100 - 200 anni indicata dagli studiosi che collocano
quelli che presumono essere edifici funerari nel I-II secolo. Se
così fosse ci troveremmo di fronte ad uno dei primi esempi di celle
monacali d'Europa e sicuramente il primo che sia giunto fino a noi. Nella
immagine seguente é raffigurato l'interno di una delle celle con
quello che doveva essere un corridoio di accesso
L'orto
L'orto
costituiva, per la piccola comunità mista di monaci e monache,
l'una presieduta da Paolino e l'altra dalla moglie Terasia, la prima
ed unica fonte di sostentamento. Degli
scarsi frutti di questo orto si lamenta Paolino quando afferma che
la tomba di Felice sita al margine sud del secondo iugero di terreno
dei tre su cui insiste il complesso, era collocata in un orto
scarsamente produttivo. E'
probabile che per motivi sia di esposizione che di vicinanza al
decumano, l'orto originario fosse collocato di fronte alla casa
colonica e quindi partisse da sud tra gli edifici estendendosi
all'aperto nella zona nord. La
parte nord fu poi occupata dalla Basilica Nova e quindi ci si
spostò, probabilmente ad ovest per la coltivazione degli ortaggi
mentre il vecchio orto a sud, ormai chiuso all'interno degli edifici
e privo di luce, fu, come ricorda Paolino, adibito a giardino
"quasi privato", una sorta di piccolo paradiso ove i
monaci si rifugiavano per la preghiera e la deambulazione fuori dai
rumori dei pellegrini che affollavano l'ala nord del complesso con
la basiliche Vetus e Nova. La
vita dei monaci centrata sulla scarna produzione di cereali e
legumi, quale unica fonte di sostentamento, doveva essere davvero
dura se lo stesso Paolino lamenta non solo la scarsità del cibo ma
anche la imperizia del maldestro cuoco che preparava pasticci di
ortaggi non ben identificabili. Lo
spazio disponibile per l'orto a sud poi divenuto giardino chiuso,é chiaramente visibile rappresentando
la struttura viaria delimitata dalle antiche centuriazioni da
noi ricostruita nella figura seguente sulla base della misura tipica
(35 x 70 dello iugero, nucleo minimo di una centuriazione romana), e
sulla base dei resti di tratti stradali allineati all'antico piano
viario 
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